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Islam e Cristianesimo : "Con la spada e la croce alla conquista dello Stato" |
(7 giugno, 2007) Corriere della Sera Lettore: Caro .........., Dopo la fine dell' Impero d' Occidente, la Chiesa si dedicò all' evangelizzazione dei territori che erano rimasti al di là dei confini romani. Mentre i monaci celti operavano in Irlanda, quelli inviati da Gregorio Magno introdussero la fede cristiana e la cultura latina presso gli anglosassoni e raggiunsero in breve risultati straordinari. Ma non avrebbero ottenuto tali successi se non fossero riusciti a convincere il padrone di un territorio che il passaggio alla cristianità gli avrebbe garantito i favori di Dio e avrebbe reso il suo regno più facilmente governabile. Il sovrano sarebbe stato incoronato con le solenni liturgie della fede cristiana, sarebbe stato «unto dal Signore», avrebbe potuto esigere obbedienza esercitando un potere che era stato benedetto dalla grazia divina. Nella storia degli Stati moderni il monoteismo cristiano (ma anche quello musulmano) fu percepito come un fattore di modernizzazione e razionalità sociale. Al battesimo del re seguiva generalmente il battesimo collettivo dei suoi sudditi. In Europa orientale, dove i monaci greci diffusero i riti e gli insegnamenti del Cristianesimo greco, il caso più singolare fu quello di Vladimiro principe di Kiev. Decise che il suo Paese si sarebbe convertito al monoteismo, ma si chiese quale fosse, fra le principali religioni presenti sul territorio dell' Europa, quella più adatta ai suoi sudditi. Convocò alla sua corte un certo numero di preti, rabbini, ulema, ebbe con loro alcune conversazioni e giunse alla conclusione che la scelta migliore fosse il Cristianesimo. Gli piacquero lo splendore dei riti, la magnificenza degli arredi sacerdotali, e, perché no, la tolleranza dell' alcol, così severamente bandito dalle regole musulmane. Ai rabbini disse che il loro Dio era troppo vendicativo per piacere al suo popolo e agli ulema che la proibizione delle bevande alcoliche non sarebbe mai stata accettata nelle sue terre. Vi furono quindi anni in cui era sufficiente, per convertire una nazione, convertire il suo re, e in cui la lealtà alla Chiesa era garantita dal potere del sovrano. La situazione cambiò quando la Riforma predicata da Lutero divise i popoli e costrinse i re a scegliere. Se governa «per grazia di Dio», un sovrano non può permettere che la dottrina religiosa da cui deriva il suo potere possa piacere a una parte della sua nazione e spiacere all' altra. Mentre i protestanti, per la Chiesa di Roma, erano eretici, per i re cattolici erano potenziali dissidenti. Qualcuno scelse di continuare a essere cattolico e perseguitò i protestanti. Qualcuno passò al protestantesimo e perseguitò i cattolici. Più tardi, verso la metà del Seicento, i Trattati di Westfalia decisero che la religione di uno Stato sarebbe stata quella del suo principe. Alcune fra le più importanti migrazioni europee (gli ugonotti francesi in Germania, i nonconformisti inglesi nell' America del Nord) furono religiose. Erano uomini e donne che non volevano conformarsi alla regola imposta dal loro sovrano e cercavano altrove la libertà di culto che era stata loro negata in patria. Come vede, caro.............. Romano Sergio |
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