SOMMARIO -RASSEGNA STAMPA

Cammino Neocatecumenale : due richiami autorevoli;
il primo dal papa, il secondo dai vescovi di Terra Santa.

di Sandro Magister- www.chiesa.espressonline.it

La Quaresima del Cammino: doppia penitenza a Roma e Gerusalemme
Prima il papa e poi i vescovi di Terra Santa rivolgono al Cammino Neocatecumenale due severi richiami. Ecco come e perché


ROMA, 5 marzo 2007 – Nel giro di tre giorni, all'inizio della Quaresima, il Cammino Neocatecumenale ha ricevuto due richiami autorevoli: il primo dal papa, il secondo dai vescovi di Terra Santa.

Il Cammino Neocatecumenale, fondato in Spagna negli anni Sessanta e diretto dai laici Kiko Argüello (nella foto) e Carmen Hernández e dal sacerdote Mario Pezzi, è uno dei movimenti cattolici più rigogliosi. Conta 20.000 comunità in 6.000 parrocchie di 900 diocesi di tutti i continenti, con 3.000 preti e 5.000 religiose. Ha una rete internazionale di 63 seminari “Redemptoris Mater”. Alla sua espansione contribuiscono numerose famiglie che partono in missione per terre lontane.

Con simili frutti, è naturale che il Cammino raccolga il sostegno di numerosi vescovi e cardinali. Ma contro di esso sono arrivate e arrivano anche molte critiche altrettanto autorevoli, di cui www.chiesa ha dato conto in precedenti servizi.

Nel dicembre del 2005 la congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti ordinò al Cammino Neocatecumenale di correggere i modi con cui le sue comunità celebrano la messa. E il successivo 12 gennaio 2006 Benedetto XVI sollecitò il Cammino ad "attentamente osservare" le norme prescritte. All'uno e all'altro richiamo, sia allora che dopo, l'obbedienza è stata molto parziale.

Un altro punto controverso riguarda le catechesi che il Cammino predica nelle sue comunità. I testi sono tuttora in larga parte segreti e alcuni di essi hanno incontrato obiezioni in varie congregazioni vaticane, compresa quella per la dottrina della fede.

Infine, è in forse la riconferma degli statuti del Cammino, approvati dalla Santa Sede il 29 giugno 2002 "ad experimentum" per un quinquennio che scade tra pochi mesi.

Che l'approvazione definitiva degli statuti sia davvero in forse l'ha detto Benedetto XVI in persona:

"Ci si domanda se dopo cinque anni di esperimento si debbano confermare in modo definitivo gli statuti per il Cammino Neocatecumenale o se ancora ci voglia un tempo di esperimento o se si debbano forse un po' ritoccare alcuni elementi di questa struttura".

Era il 22 febbraio, primo giovedì di Quaresima, e il papa stava parlando al clero di Roma. Lo spunto gli fu offerto da un prete appartenente alla comunità di Schönstatt, Gerardo Raul Carcar, che interpellò il papa sul rapporto tra la Chiesa e i movimenti.

E proprio sul non pacifico rapporto tra le comunità neocatecumenali e le parrocchie e le diocesi in cui operano sono intervenuti, il successivo 25 febbraio, prima domenica di Quaresima, il patriarca latino di Gerusalemme, Michel Sabbah, e gli altri vescovi cattolici di terra Santa.

Sono intervenuti con una lettera collettiva indirizzata ai membri del Cammino, cortese nella forma ma severa nei contenuti.

Ai neocatecumenali, i vescovi di Terra Santa rimproverano di fare gruppo a sé, di celebrare la messa separati dalle parrocchie, di non osservare i riti liturgici, di estraniarsi dalla lingua e dalla cultura della gente del luogo.

Queste critiche, i vescovi le hanno maturate per esperienza diretta. In Terra Santa i neocatecumenali sono presenti in modo massiccio. La loro cittadella è una estesa costruzione sulle pendici del Monte delle Beatitudini, a Ovest del Lago di Tiberiade, chiamata "Domus Galilaeae" e inaugurata il 24 marzo 2000 da Giovanni Paolo II in persona, alla presenza di 50.000 neocatecumenali lì convenuti da tutto il mondo.

L'architettura e la decorazione della "Domus", con bizzarre mescolanze di allegorie cristiane ed ebraiche, è opera del fondatore del Cammino, Kiko Argüello.

Alle numerose loro comunità stabilitesi in Terra Santa si aggiunge un incessante flusso di pellegrini neocatecumenali, accuratamente separati dagli altri visitatori. Anche le messe le celebrano separatamente. E lo svolgimento dei loro riti è identico a quello che essi usano in qualsiasi altra parte del globo, compresi i canti composti dal loro fondatore e capo supremo, Kiko.

Inoltre, sul terreno politico, le comunità neocatecumenali non nascondono un marcato orientamento filoisraeliano: all'opposto dei cristiani che abitano in quelle terre, che sono quasi tutti arabi e filopalestinesi.

Ecco dunque qui di seguito le parole del papa riguardanti i neocatecumenali e la lettera loro indirizzata dai vescovi di Terra Santa, le prime del 22 febbraio e la seconda del 25:


1. Le parole di Benedetto XVI

Dalla conversazione con il clero di Roma del 22 febbraio 2007

[...] In questi mesi ricevo i vescovi italiani in visita "ad limina". [...] Alcuni sono critici e dicono che i movimenti non si inseriscono. [...] Mi sembra che abbiamo due regole fondamentali. La prima regola ce l'ha data San Paolo nella prima lettera ai Tessalonicesi: non spegnere i carismi. Se il Signore ci dà nuovi doni dobbiamo essere grati, anche se a volte sono scomodi. Ed è una bella cosa che nascano nuove forme di vita nella Chiesa, come del resto sono nate in tutti i secoli.

Inizialmente erano sempre scomode: anche san Francesco era molto scomodo e per il papa era molto difficile dare una forma canonica a una realtà che era molto più grande dei regolamenti giuridici. Per san Francesco era un grandissimo sacrificio lasciarsi incastrare in questo scheletro giuridico, ma alla fine è nata una realtà che vive ancor oggi e che vivrà in futuro: essa dà forza e nuovi elementi alla vita della Chiesa.

In tutti i secoli sono nati movimenti. [...] Si inseriscono nella vita della Chiesa non senza sofferenze, non senza difficoltà. San Benedetto stesso ha dovuto correggere l’iniziale direzione del monachesimo. E così anche nel nostro secolo il Signore, lo Spirito Santo, ci ha dato nuove iniziative con nuovi aspetti della vita cristiana. Vissuti da persone umane con i loro limiti, esse creano anche difficoltà.

Prima regola dunque: non spegnere i carismi, essere grati anche se sono scomodi. La seconda regola è questa: la Chiesa è una; se i movimenti sono realmente doni dello Spirito Santo, si inseriscono e servono la Chiesa e nel dialogo paziente tra pastori e movimenti nasce una forma [...] edificante per la Chiesa di oggi e di domani.

Questo dialogo è a tutti i livelli. Dal parroco, dal vescovo e dal successore di Pietro è in corso la ricerca delle opportune strutture. In molti casi la ricerca ha già dato i suoi frutti. In altri si sta ancora studiando: ad esempio, ci si domanda se dopo cinque anni di esperimento, si debbano confermare in modo definitivo gli statuti per il Cammino Neocatecumenale o se ancora ci voglia un tempo di esperimento o se si debbano forse un po' ritoccare alcuni elementi di questa struttura.

In ogni caso, io ho conosciuto i Neocatecumenali dall'inizio. È stato un cammino lungo, con molte complicazioni che esistono anche oggi, ma abbiamo trovato una forma ecclesiale che ha già molto migliorato il rapporto tra i pastori e il Cammino. E andiamo avanti così! Lo stesso vale per gli altri movimenti.

Come sintesi delle due regole fondamentali direi: gratitudine, pazienza e accettazione anche delle sofferenze che sono inevitabili. Anche in un matrimonio ci sono sempre sofferenze e tensioni. E tuttavia [gli sposi] vanno avanti e così matura il vero amore. Lo stesso avviene nella comunità della Chiesa: portiamo pazienza insieme! Anche i diversi livelli della gerarchia – dal parroco, al vescovo, al sommo pontefice – devono avere insieme un continuo scambio di idee, devono promuovere il colloquio per trovare insieme la strada migliore. Le esperienze dei parroci sono fondamentali, ma anche le esperienze del vescovo e la prospettiva universale del papa hanno un proprio luogo teologico e pastorale nella Chiesa. [...]

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2. La lettera dei vescovi di Terra Santa

Gerusalemme, 25 febbraio 2007

Fratelli e Sorelle del Cammino Neocatecumenale,

1. La pace e l'amore di nostro Signore Gesù Cristo siano sempre con voi. Noi, ordinari cattolici di Terra Santa, vi rivolgiamo questa lettera all'inizio della Quaresima, nel quadro del piano pastorale comune per quest'anno, che ha come tema la catechesi e l'educazione religiosa nella parrocchia.

Fratelli e sorelle del Cammino, siete benvenuti nelle nostre diocesi. Ringraziamo Dio per la grazia che il Signore vi ha data e per il carisma che il Santo Spirito ha effuso nella Chiesa tramite il vostro ministero della formazione post-battesimale. Siamo riconoscenti per la vostra presenza in alcune delle nostre parrocchie, per la predicazione della Parola di Dio, per l'aiuto offerto ai nostri fedeli nell'approfondimento della loro fede e nel radicarsi nella loro propria chiesa locale, in "una sintesi di predicazione kerygmatica, cambiamento di vita e liturgia" (Statuti, Art. 8).

In seguito alla lettera che il papa Benedetto XVI vi ha indirizzato il 12 gennaio 2006, e a quella della congregazione per il culto divino del 1 dicembre 2005, vi domandiamo di prendere posto nel cuore della parrocchia nella quale annunciate la Parola di Dio, evitando di fare un gruppo a parte. Vorremmo che poteste dire con S. Paolo: " Mi sono fatto servo di tutti per guadagnarne il maggior numero" (I Corinzi 9, 19).

II principio al quale dobbiamo tutti insieme restare fedeli e informare la nostra azione pastorale dovrebbe essere ”una parrocchia e una Eucaristia”. II vostro primo dovere perciò, se volete aiutare i fedeli a crescere nella fede, è di radicarli nelle parrocchie e nelle proprie tradizioni liturgiche nelle quali sono cresciuti da generazioni.

In Oriente, noi teniamo molto alla nostra liturgia e alle nostre tradizioni. È la liturgia che ha molto contributo a conservare la fede cristiana nei nostri paesi lungo la storia. Il rito è come una carta d'identità e non solo un modo tra altri di pregare. Vi preghiamo di aver la carità di capire e rispettare l'attaccamento dei nostri fedeli alle proprie liturgie.

2. L'Eucaristia è il sacramento di unità nella parrocchia e non di frazionamento. Chiediamo pertanto che le celebrazioni eucaristiche, in tutti i riti orientali, nonchè nel rito latino, siano sempre presiedute dal parroco, o, nel caso del rito latino, in pieno accordo con lui. Celebrate l'Eucaristia con la parrocchia e secondo il modo della Chiesa locale. "Là dove c'è il vescovo, lì c'è la Chiesa", ha scritto S. Ignazio di Antiochia. Insegnate ai fedeli l'amore per le loro tradizioni liturgiche e mettete il vostro carisma al servizio dell'unità

3. Vi chiediamo inoltre di mettervi seriamente allo studio della lingua e della cultura della gente, in segno di rispetto per loro e quale strumento di comprensione della loro anima e della loro storia, nel contesto della Terra Santa: pluralismo religioso, culturale e nazionale. Inoltre, nei nostri paesi, Palestina, Israele, Giordania, tutti sono alla ricerca della pace e della giustizia, una ricerca che fa parte integrante della nostra vita di cristiani. Ogni predicazione dovrebbe guidare i nostri fedeli negli atteggiamenti concreti da assumere nel diversi contesti della vita e nella stessa situazione di conflitto che continua in Palestina: atteggiamento di perdono e di amore per il nemico, da un lato, e dall'altro, esigenza dei propri diritti: specialmente la dignità, la libertà e la giustizia.

Vi chiediamo di predicare un Vangelo incarnato nella vita, un Vangelo che illumini tutti gli aspetti della vita e radichi i fedeli in Gesù Cristo Risorto e in tutto il loro ambiente umano, culturale e ecclesiale.

Domandiamo a Dio di colmare i vostri cuori della sua forza e del suo amore, e di darvi la grazia affinché possiate colmare i cuori dei fedeli del suo amore e della sua forza.

+ Michel Sabbah, patriarca latino di Gerusalemme;
+ Elias Shakour, arcivescovo greco melchita cattolico di Acri, Haifa, Nazaret e di tutta la Galilea;
+ George El-Murr, arcivescovo greco melchita cattolico di Filadelfia, Petra e della Giordania;
+ Paul Sayyah, arcivescovo maronita di Haifa e della Terra Santa ed esarca patriarcale maronita di Gerusalemme, dei Territori Palestinesi e della Giordania;
+ Fouad Twal, vescovo coadiutore latino, Gerusalemme;
+ Kamal Bathish, vescovo ausiliare latino, Gerusalemme;
+ Selim Sayegh, vicario patriarcale latino per la Giordania;
+ Giacinto-Boulos Marcuzzo, vicario patriarcale latino per Israele;
+ Pierre Melki, esarca patriarcale siro-cattolico di Gerusalemme, di Terra Santa e della Giordania;
+ George Bakar, esarca patriarcale greco melchita cattolico di Gerusalemme;
+ Rafael Minassian, esarca patriarcale armeno cattolico di Gerusalemme, di Terra Santa e di Giordania.

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