fonte : Libero 6 gennaio 2007
Secondo Marco Pannella erano "un milione o un milione e mezzo" gli
aborti clandestini che si facevano prima della legge 194 (tg5,
venerdì 4 Gennaio 2008 sera). Con tante donne vittime. Per questo si è voluto
l'aborto legale e assistito.
Premesso che è un argomento per me
insensato perché anche gli omicidi sono migliaia, ma nessuno propone
di "risolvere" il problema legalizzando l'omicidio, bisogna capire,
una volta per tutte, se quel dato è vero o falso. Intanto le cifre
erano visibilmente sparate a caso. Per esempio secondo la proposta di
legalizzazione fatta dal Psi al Senato nel 1971 erano ogni anno dai 2
ai 3 milioni gli aborti clandestini con circa 20 mila donne morte
(nell'analogo progetto presentato alla Camera le morti lievitavano
inspiegabilmente a 25 mila). Sui giornali le cifre oscillavano in
modo abnorme: il "Corriere della sera" del 10 settembre 1976 per
esempio dava da 1,5 a 3 milioni di aborti clandestini l'anno. E "Il
Giorno" del 7 settembre 1972 da 3 a 4 milioni l'anno. In sostanza si
davano i numeri (da 1,5 a 4 milioni), del tutto incontrollati e mai
provati. Ma questa ossessiva campagna produsse la sensazione
dell'emergenza nazionale e fece passare la legge 194.
Eppure bastava qualche piccolo accertamento per scoprire la verità.
Secondo calcoli fatti da statistici ipotizzando 3 (o addirittura 4)
milioni di aborti clandestini l'anno ne derivava un tasso medio di
abortività in base al quale – alla fine - "tutte le donne italiane
avrebbero praticato nella loro vita almeno 8 aborti procurati
clandestini" (Palmaro).
Uno scenario ovviamente assurdo.
Che i "milioni di aborti clandestini" ogni anno fossero un argomento
totalmente infondato, è provato, in modo indiscutibile, oggi, dai
dati ufficiali sugli aborti legali in Italia, fermi attorno ai 130
mila l'anno (dal 1978 hanno raggiunto al massimo la cifra di 240 mila
all'anno, ma attestandosi subito molto al di sotto dei 200 mila). Se
questo è il numero delle donne che interrompono la gravidanza oggi
che l'aborto è facile, legale e assistito, in qualunque ospedale, e
addirittura propagandato, è ovvio che dovevano essere un numero molto
inferiore a praticarlo quando era illegale, si rischiava il carcere,
la faccia e la pelle, ed era difficile trovare le "mammane" che lo
praticassero.
Ma passiamo al cuore del problema.
L'aborto clandestino – dicevano –
provocava ogni anno in Italia la morte di 25 mila donne. Per questo
fu reso legale e assistito. Ma era vero quel dato? No, era del tutto
assurdo. E ci voleva poco a capirlo.
Dall'Annuario Statistico del 1974 risulta infatti che le donne in età
feconda (cioè dai 15 ai 45 anni) decedute nell'anno 1972, cioè prima
della legge 194, furono in tutto 15.116. Già il fatto che le morti
totali siano la metà delle presunte morti per aborto parla chiaro. Ma
poi si scopre che di quelle 15 mila solo 409 risultavano morte di
gravidanza o parto.
Naturalmente fra tutte le morti "per gravidanza o parto" quelle
dovute ad aborto clandestino erano una piccola parte: qualche decina
ogni anno. Una cifra certo triste (umanamente anche una singola morteè una tragedia), ma non una emergenza nazionale. Erano molto più
rilevanti, per capirci, le altre cause di decesso delle donne come le
morti per parto, per infortuni domestici, per incidenti o per
omicidio.
Le cifre che abbiamo visto per l'anno 1972 risultano costanti.
Infatti nel 1969 le donne morte in età fertile per complicazioni da
gravidanza, parto e puerperio furono in totale 550 (Annuario
statistico italiano, 1971); 481 nel 1970 (Annuario 1972); 460 nel
1971 (Annuario 1973); 370 nel 1973 (Annuario 1975). E ogni anno le
vittime dell'aborto clandestino erano poche unità.
Conclusione: le cifre sparate dalla propaganda abortista (25 mila
donne morte) che hanno portato alla legalizzazione dell'aborto erano
del tutto infondate. Erano balle. Lo conferma il fatto che
dall'entrata in vigore della legge 194 la mortalità delle donne in
età feconda, non ha avuto alcuna significativa diminuzione statistica
improvvisa, quindi la 194 non ha modificato
alcunché. "Ciononostante", scriveva Roberto Algranati su
Liberal "anche in epoca recente, l'onorevole Pannella ha riaffermato
il vecchio luogo comune secondo il quale la legge sull'aborto avrebbe
salvato la vita a centinaia di migliaia di donne".
In realtà non ha portato neanche alla sparizione dell'aborto
clandestino. Infatti sull' "Espresso" del 10 novembre 2005, Chiara
Valentini scrive che la relazione del ministro della Salute nell'anno
2005 stima circa in 20 mila gli aborti clandestini. E la stessa cifraè ribadita dal demografo Massimo Livi Bacci. Dunque la 194 è
clamorosamente fallita: non ha estirpato neanche la piaga della
clandestinità. E lo stesso fenomeno è accaduto in Gran Bretagna, nei
Paesi Scandinavi, in Germania, Giappone, Russia Polonia, Romania e
via dicendo.
Ma se la 194 non ha cancellato l'aborto clandestino – a 30 anni dalla
sua approvazione – cos'ha prodotto? Rendere legale, facile, assistito
e gratuito l'aborto può solo banalizzarlo e moltiplicarlo. E così è
stato. Da 20-30 mila clandestini a 150-200 mila legali. Due
ricercatori dell'Università di Trento, Erminio Guis e Donatella
Cavanna ("Maternità negata", Milano 1988) hanno scoperto che il 32
per cento delle donne che hanno abortito non l'avrebbe fatto se non
ci fosse stata la legge 194 a permetterlo. Quindi migliaia di aborti
che – in mancanza della 194 – sarebbero stati evitati. "Risultati del
tutto analoghi" aggiunge Mario Palmaro "sono stati condotti in
Francia. Il significato di questi dati è evidente: la legge incide in
modo decisivo sui comportamenti".
E' vero che c'è stata una relativa diminuzione degli aborti legali
dal 1978 ad oggi, ma intanto bisogna considerare la diffusione di
abortivi chimici. In secondo luogo il fenomeno è tutto italiano ed è
dovuto a una forte sensibilizzazione sui temi della vita fatta dalla
Chiesa italiana (basti dire che i Centri di aiuto alla vita, anche
concretamente, hanno salvato circa 80 mila bambini e altrettante
mamme). Infatti negli altri Paesi europei, come Francia e
Inghilterra, dove la presenza cattolica (e la cultura della vita) è
irrilevante, gli aborti legali non sono in discesa, ma semmai in
salita.
Infine 30 anni fa si costruì un'assordante campagna sulle "morti per
aborto clandestino", ma perché oggi non si parla delle morti per
aborto praticato legalmente e assistito? Perché tanto silenzio sulle
morti che hanno fatto clamore in America in relazione alla pillola
abortiva (New York Times, 23.11.2005)? La sorte delle donne non
interessa più?
La dottoressa Kustermann, dall'insospettabile pulpito di Micromega
(7/05), fa sapere che "con la Ru486 c'è anche il dolore fisico, che
almeno con l'aborto chirurgico non c'è". Poi ha svelato quanto sia
devastante anche l'aborto chirurgico legale che presenta "un rischio
del 4 per cento di complicazioni più o meno gravi, che vanno dalla
necessità di ripetere l'intervento, all'emorragia, alla perforazione
dell'utero, all'infezione dell'utero che si manifesta nei giorni
seguenti con febbre alta e dolori intensi. Quindi…
permangono dei rischi che possono determinare anche conseguenze di
lungo periodo per la donna: per esempio un'infezione grave o una
perforazione uterina" che "può determinare una sterilità permanente".
La Kustermann aggiunge che "non c'è quasi nessun aborto che sia per
sempre indolore". Il dolore psichico è evidente in tante donne che
hanno vissuto questo trauma. Ma, avverte la Kustermann, anche per le
donne che "riescono a superare l'evento indenni", dal punto di vista
psicologico, "l'aborto può essere un fattore di rischio nel momento
in cui intervengono depressioni legate al desiderio di maternità
irrealizzato nel corso della vita".
Insomma, aver presentato l'aborto come una conquista civile ha messo
gravemente in ombra le conseguenze cui va incontro la donna. E ha
spazzato via 4 milioni e 500 mila bambini. Un orrore.
Antonio Socci
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