E' appena stato distribuito nelle librerie il (Libreria Ateneo Salesiano pp. 840,€ 35,00), edito su iniziativa del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace. ROMA, lunedì, 12 dicembre 2005 (ZENIT.org).
Da dove è nata l'idea e perché avete deciso di pubblicare un Dizionario di Dottrina Sociale? L'idea è nata diversi anni fa. Il Santo Padre Giovanni Paolo
II incaricò la preparazione di un Compendio di Dottrina Sociale
della Chiesa al Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace.
Allora il Presidente di questo Consiglio era il compianto Cardinale
Van Thuân. Lui vide che, oltre al Compendio, poteva essere utile
la preparazione di un sussidio che spiegasse in modo tematico i concetti
più salienti della Dottrina Sociale della Chiesa, seguendo
appunto il testo del Compendio. In gran parte del mondo cattolico, anche ecclesiale, c'è l'idea che la Dottrina Sociale sia qualcosa che ognuno decide da sé, caso per caso, interpretando l'applicazione del Vangelo alle diverse situazioni. Mentre mi sembra di capire che sia il Compendio che questo Dizionario indichino un preciso e autorevole insegnamento magisteriale. E' così? È certamente così, ma non è un'innovazione recente.
Occorre non dimenticare che il disegno divino, creatore e redentore,
Ciò dovrebbe essere uno stimolo a conoscere meglio e, soprattutto, a praticare l'insegnamento della Chiesa in questo ambito. È anche vero che, alla fin fine, i doveri sociali comportano l'applicazione del Vangelo alle diversi situazioni. Ma tale applicazione non può discostarsi dagli insegnamenti autorevoli del Magistero. Perciò il Papa Benedetto XVI ha ricordato che i fedeli devono "assumersi sempre più le proprie responsabilità nella società, in particolare nel campo dell'economia e della politica, con un senso morale alimentato dal Vangelo e dalla Dottrina Sociale della Chiesa" (Discorso ai Vescovi del Ruanda, 21 maggio 2005). L'intervento dei Vescovi in campo sociale è sempre più manifesto. Ma come si fa a distinguere l'intervento giusto da quello meno opportuno? Per esempio il Cardinale Camillo Ruini è intervenuto sulle vicende riguardanti la difesa della vita e della famiglia, ma ci sono Vescovi che sono intervenuti per opporsi alla costruzione di un termovalorizzatore. Cosa dice la Dottrina Sociale in merito? In senso stretto, la Dottrina Sociale della Chiesa è il Magistero della Chiesa che riguarda la sfera del sociale. Ha le stesse caratteristiche e la stessa autorevolezza di tutto il Magistero. Non si deve confondere con le opinioni o le dichiarazioni di alcuni Pastori. Difatti la sua obbligatorietà dipende dal collegamento con la verità umana e cristiana: la Dottrina Sociale della Chiesa non propone soluzioni tecniche ai problemi; essa indica principi, criteri e direttive di carattere morale, vale a dire che favoriscono lo sviluppo integrale delle persone. Così la difesa della vita umana e della famiglia, che sono valori importantissimi per la crescita personale e sociale, è un atto dovuto di ogni cattolico (e anche di ogni persona che abbia a cuore il bene umano), indipendentemente dal suo schieramento politico e sociale. Come si fa a distinguere se un intervento appartiene alla Dottrina della Chiesa o è un'opinione personale? Studiando meglio la Dottrina Sociale della Chiesa, leggendo e consultando frequentemente il Compendio e, mi si permetta, il Dizionario. In Italia così come in quasi tutti i Paesi dove c'è libertà religiosa, si discute attualmente del rapporto tra Stato e Chiesa. Il principio di libera Chiesa in libero Stato, sembra non essere più sufficiente di fronte a forme di laicismo radicali intolleranti nei confronti della Chiesa cattolica. Qual è il punto di vista della Dottrina Sociale? Il principio di libera Chiesa in libero Stato è corretto se ben interpretato. Non di rado però lo si intende nel senso che la Chiesa è libera soltanto entro le mura delle chiese. Si pretende di impedire il suo ruolo "pubblico", propugnando che in questo campo i cattolici dovrebbero rinunciare alla propria Dottrina quando agiscono in una funzione pubblica: ciò è illusorio e ingiusto. Illusorio, poiché le convinzioni di una persona, derivate o meno da una fede religiosa, influiscono ecessariamente su quanto tale persona decide e su come agisce; ingiusto, perché i non cattolici, per quanto si è appena detto, applicano in questo ambito le proprie Dottrine. Difatti, tutti i cittadini, siano o meno cristiani, hanno il diritto e il dovere di agire coerentemente con le proprie idee, rispettando le differenze e la dignità di ogni persona. Anzi, accantonare le proprie convinzioni nella vita politica, accademica, culturale, ecc., comporterebbe una mancanza di sincerità, che è una virtù indispensabile nei rapporti sociali. Perciò i cristiani, in particolare coloro che partecipano da protagonisti all'impegno complesso e gravoso della gestione della vita pubblica, non possono eludere la responsabilità di un'adeguata conoscenza dell'insegnamento sociale della Chiesa e di una pratica politica che sia con essa coerente. Il relativismo morale e religioso, per anni presentato come il modello
culturale per le società libere e democratiche, è In questo ambito è particolarmente importante non confondere
la giusta autonomia dei cattolici in politica con la disattenzione
nei confronti dei valori etici umani e cristiani. Non va dimenticato
che le persone fanno crescere Che cosa intende la Chiesa quando parla di Civiltà dell'Amore? Il Nuovo Testamento insegna che "Dio è amore" (1
Gv 4,8.16), un amore che è costante donazione reciproca all'interno
Penso che un buon riassunto sull'importanza della "civiltà
dell'amore" si trova nel numero 208 del Compendio: "Per
tanti aspetti, il prossimo da amare si presenta 'in società',
così che amarlo realmente, sovvenire al suo bisogno o alla
sua indigenza può voler dire qualcosa di diverso dal bene che
gli si può volere sul piano puramente inter-individuale: amarlo
sul piano sociale significa, a seconda delle situazioni, avvalersi
delle mediazioni sociali per migliorare la sua vita oppure rimuovere
i fattori sociali che causano la sua indigenza. È indubbiamente
un atto di carità l'opera di misericordia con cui si risponde
qui e ora ad un bisogno reale ed impellente del prossimo, ma è
un atto di carità altrettanto indispensabile l'impegno finalizzato
ad organizzare e strutturare la società in modo che il prossimo
non abbia a trovarsi nella miseria, soprattutto quando questa diventa
la situazione in cui si dibatte uno sterminato numero di persone e
perfino interi popoli, www.zenit.org |