SOMMARIO RASSEGNA STAMPA

Anche quando l'uomo e la donna sono divenuti papà e mamma
devono continuare ad alimentare la loro unione con i gesti della tenerezza,
compresi quelli fisici dell'intimità.

Lettera a Famiglia Cristiana-18/2007

«Perché si parla sempre dei padri di famiglia che vanno con le prostitute pur essendo sposati? Perché non ci si interroga come si comportano certe mogli coi loro mariti?
C'è una categoria di mogli che vive la sessualità come un "dovere" e pensa all'atto coniugale solo come a un "bisogno" del marito.
Modo di pensare, questo, che è molto diffuso, specie nelle generazioni di una certa età. La sessualità è uno dei pilastri principali del matrimonio e, se non funziona, l'appagamento lo si cerca fuori. Mi rendo conto di quanto sia difficile per una donna farsi curare, ma non dimentichiamo che esiste anche la frigidità...
Nella nostra cultura se un marito va con un'altra donna si punta subito il dito contro di lui, ma non si pensa alle possibili colpe della moglie, che ha sempre fatto il "suo dovere"... Parlo anche per esperienza personale. Spesso, nei momenti di intimità con la propria moglie si ha la sensazione di avere a che fare con una prostituta: tutto di fretta, magari con un'interruzione per qualcosa che interessa di più... a volte, poco dopo si riprende, come se si stesse lavando i piatti... E non parliamo poi degli innumerevoli alibi: «ho mal di testa», «è tardi», «mi sento usata»... Ricordo le tante lettere pubblicate sull'argomento, come quella intitolata: «Adesso basta, il "mio dovere" l'ho fatto», oppure quella del marito 35enne la cui moglie rifiutava i rapporti sessuali per non avere un secondo figlio! Perché, padre, non si parla un po' di più anche di queste cose che fanno di certi matrimoni delle autentiche tragedie silenziose? »

G.P.

Risponde il Direttore don Antonio Sciortino

Tutto dipende da come si concepisce la sessualità. Nonostante i tentativi della Chiesa di far passare una nuova concezione, continua a dominare la vecchia idea che la sessualità si identifichi con la genitalità (= uso degli organi genitali). Se è solo genitalità allora non si vede altra finalità che la procreazione o il piacere.
Per cui qualcuno può pensare che, dopo aver assolto al dovere di procreare, possa porre fine a questa attività perché non ha senso utilizzarla solo per il piacere. Pensano che a una certa età si è adulti e si deve smettere di giocare. Ci sono cose molto più serie cui dedicarsi, e queste persone si sentono, in qualche modo autorizzate a negare al coniuge il gesto dell'intimità.

Ma allora non si capisce perché la Chiesa nel documento conciliare Gaudium et Spes dica che:
«là, infatti, dove è interrotta l'intimità della vita coniugale, non è raro che la fedeltà sia messa in pericolo e possa venir compromesso il bene dei figli...».
Questi cristiani dimenticano due aspetti che la Chiesa ha messo in evidenza in vari documenti. Il primo consiste nel fatto che la sessualità non si identifica con la genitalità, ma permea tutta la persona, costruendola come maschio e femmina. Il secondo aspetto nasce dal primo e rivela che la sessualità è un rapporto di relazione. L'essere uomo e donna non si esaurisce in una semplice qualificazione della persona, ma è un'energia di vita che sospinge l'uomo e la donna l'uno verso l'altra non solo per procreare, ma per "uscire dalla solitudine".

La sessualità prima ancora di procreare serve a creare comunione di vita e a togliere la creatura umana dalla sua insufficienza, mettendola in grado di raggiungere quella completezza che è indispensabile per vivere in modo umano. Tutti igesti che nascono dalla maschilità e dalla femminilità servono anzitutto a creare vita nell'uomo e nella donna, facendo "di due una carne sola", premessa indispensabile perché l'uomo e la donna possano essere procreatori di vita.

La procreazione suppone l'unione, non solo nel momento del concepimento, ma per tutto il tempo che il figlio esiste. Non c'è procreazione umana ed educazione senza questa unione dei genitori.
Per tale motivo l'uomo e la donna divenuti papà e mamma devono continuare ad alimentare la loro unione con i gesti che nascono dall'essere maschio e femmina. Non solo con i gesti della tenerezza, della dolcezza, della disponibilità, della comprensione, dell'unione degli spiriti, ma anche con i diversi gesti fisici legati all'intimità.

Per questo la Gaudium et spes afferma che l'assenza di intimità mette in pericolo non solo la vita dei coniugi, ma pure quella dei figli: «allora corrono pericolo anche l'educazione dei figli e il coraggio di accettarne altri».

Sappiamo che esistono situazioni in cui un coniuge si nega all'altro, dicendo che sono capricci o richieste che non hanno senso; e spesso coprono questo rifiuto con motivazioni spirituali. Dimenticano che Dio si serve anche delle cose materiali per giungere allo spirito, e delle cose umili per produrre effetti grandiosi. Il gesto dell'intimità è una piccola cosa, ma porta in sé la capacità di creare la coppia e di porre nell'esistenza l'essere che è fatto a immagine di Dio. Perciò l'uomo e la donna devono considerarlo un dono di Dio e servirsene nella loro vita non solo per procreare, ma per creare la coppia e per continuare a mantenerla viva nel tempo. È un talento di cui si dovrà rendere conto a Dio.
D.A.

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