SOMMARIO RASSEGNA STAMPA

La CEI e l'etica della famiglia.
Il Filosofo cattolico Reale : «Valori non negoziabili, niente imposizioni»
C' è una notevole confusione quando si parla di autentica fede con delimitazioni giuridiche.

(31 marzo, 2007) Corriere della Sera

MILANO - Il fondo di Francesco D' Agostino, apparso sull' Avvenire di ieri, è stato un serio invito a riflettere sulla «Nota» del Consiglio permanente della Cei sulla famiglia. Dopo la lettura dei due testi, sorge spontanea una domanda: quali sono i limiti dell' autonomia decisionale dei cattolici nel dibattito delle attuali questioni antropologiche? E ancora: quanti e quali sono i temi non negoziabili? Ne abbiamo parlato con Giovanni Reale, il filosofo cattolico che è stato chiamato direttamente da Giovanni Paolo II: il pontefice, dopo un loro incontro, decise di affidargli la pubblicazione delle sue opere.

Reale dirige la collana «Il pensiero occidentale» (edita da Bompiani), ormai la più vasta del panorama editoriale filosofico italiano, e dopo la lettura dei due testi ricordati si è rivolto a chi scrive con una domanda: «Per dirsi cattolici oggi, in cosa bisogna credere?».
E si è dato una risposta: «Essere un cattolico significa credere in Cristo come Figlio di Dio che si è incarnato ed è diventato uomo per prendere su di sé tutti i mali, compreso il nemico ultimo: la morte. Significa soprattutto credere nel mistero pasquale di morte e resurrezione».

Certo, il cattolico realizza la sua fede anche attraverso una tradizione, che comunque Reale vede implicita nei grandi misteri ricordati. Detto questo, egli fa un passo avanti. Precisa: «A volte mi sembra che ci sia una notevole confusione, soprattutto quando si parla di autentica fede cattolica in dimensione socio-politica, se non addirittura la si offre con delimitazioni giuridiche». Per Reale, in altri termini, il cattolico ha dei punti di riferimento indiscutibili e non dei vincoli che lo limitano nel pensiero e nell' azione. Per questo chiama in causa il grande magistero di Agostino, sul quale ha riflettuto anche l' attuale pontefice Benedetto XVI: «Il santo e filosofo, che ci ha lasciato un' opera come La città di Dio, ci ha esplicitamente detto: prima uniamoci a Lui per mezzo della fede, per essere poi vivificati per mezzo dell' intelligenza. Perché noi abbiamo creduto per poter conoscere; se infatti avessimo voluto conoscere prima di credere, non saremmo riusciti né a conoscere né a credere».

In altri termini, in queste parole che riprendono quelle di Agostino, si invita a rovesciare la prospettiva di tanti dibattiti attuali: la fede non deve essere la conseguenza di una serie di vincoli, ma ogni vincolo può essere superato e capito attraverso la fede. Reale, sia chiaro, riconosce sia al documento della Cei che al commento ricordato saggezza e valori che possono essere utili oltre il mondo cattolico. In particolare, rileva che non è il caso di aggiungere figure giuridiche diverse dal matrimonio, pur non provando paure o problemi nel parlarne. Anche perché «l' uomo democratico si realizza con la capacità di sentire il diverso». E questo, sottolinea Reale, in un tempo in cui «si desidera praticare una libertà che sconfina nella licenza, giacché non riconosce alcun vincolo». Precisa ancora: «Qualunque proposta del magistero ecclesiastico non può essere impositiva ma soltanto propositiva; deve essere un invito e non un ordine: a me pare che Cristo si comportasse in questo modo». Insomma, le nuove formulazioni della famiglia non riescono a sostituire il matrimonio, non devono danneggiare i figli e non vanno formulate come leggi-tornaconto. Ma il dibattito ci deve essere e i cattolici è bene che ad esso partecipino con fede e non armati di codicilli giuridici. Platone, aggiunge Reale «che diede un duro colpo all' idea di famiglia (tra i custodi del potere e della difesa) in fondo anticipò - stando alle più accreditate interpretazioni - gli ordini monastici. Come dire: tu non riconoscerai il tuo figlio fisico, ma li amerai tutti come se fossero tuoi. Certo, con Platone gli orizzonti si ampliano a dismisura. Il filosofo che ha universalizzato la famiglia forse non aveva presente i dibattiti del nostro tempo e i drammi in essi contenuti».

Torno Armando

           SOMMARIO RASSEGNA STAMPA