“Se l’Europa cede è finita”
Intervista a Magdi Allam

Magdi Allam è nato al Cairo nel 1952. Giornalista e saggista, è vicedirettore ad personam del Corriere della Sera. Vive in Italia dal 1972 e si è laureato in sociologia a La Sapienza di Roma, ove tiene corsi e seminari su cultura e società islamica. Musulmano laico, come editorialista e inviato speciale si occupa dei problemi del Medio Oriente, ivi compresi il terrorismo, l’immigrazione, il confronto tra civiltà e i rapporti Nord-Sud. Tra i suoi libri ricordiamo: Bin Laden in Italia, Diario dall’Islam, Saddam, Vincere la paura (con cui ha vinto il premio Grinzane 2005 per la saggistica) e, da ultimo, Io amo l’Italia. Ma gli italiani la amano?, che è una dichiarazione d’amore ma anche un forte monito rivolto al nostro Paese e al nostro popolo. 

 

Il confronto tra Occidente e Islam, esasperato dopo l’11 settembre, è un vero e proprio scontro tra civiltà? 

È una guerra scatenata dal terrorismo di matrice islamica. L’11 settembre è stato l’evento di maggior impatto sanguinario e mediatico nell’arco di un processo che negli ultimi quaranta anni ha visto il consolidarsi dell’integralismo islamico e la sua penetrazione nei territori occidentali per trasformarli in loro roccaforti. È una guerra pianificata con il deliberato scopo di impadronirsi del potere nei Paesi islamici e di controllare le comunità islamiche per poi conquistare il potere anche nelle nazioni occidentali. È lo scontro della barbarie contro la civiltà, la salvaguardia della vita e i valori comuni dell’umanità. 

Esiste un Islam moderato? 

C’è storicamente una radice di violenza nell’Islam. Nella religione islamica vi è un rapporto diretto tra fedele e Dio talché la relazione con il testo sacro e con Dio è affidata alla soggettività. L’Islam è quindi una religione “plurale”, ma non certo pluralista. Non vi è alcun rispetto per la diversità: esistono varie anime, varie comunità che si disprezzano tra loro, che si accusano reciprocamente di eresia, che giungono a legittimare i massacri tra musulmani, come quello degli anni Novanta inAlgeria tra Sunniti e quello attuale in Iraq tra Sunniti e Sciiti. In seno all’Islam un primo tentativo di unire fede e ragione è stato fatto all’inizio del IX secolo dalla scuola Mu’tazilita secondo cui il Corano è un opera “creata”, non già “incerata”, quindi successiva a Dio: ciò legittima l’uso della ragione umana nella interpretazione del testo sacro.

Nel 1100 Averroè sarà l’apostolo emblematico della necessità di introdurre il ragionamento laddove l’interpretazione letterale porta a conclusioni contrarie alla natura umana. Più che un “Islam moderato” esistono da sempre “musulmani moderati”, che coniugano fede e ragione, che condannano il terrorismo e sostengono i valori sacri della vita e della libertà. Sono queste le persone da valorizzare in ambito sociale e mediatico per far breccia nell’oscurantismoe con cui l’Occidente deve confrontarsi. 

Qual è il Suo giudizio nei confronti di strutture come l’U.C.O.I.I. (Unione delle Comunità ed Organizzazioni Islamiche in Italia) e i “Fratelli Musulmani”? 

Sono organizzazioni integraliste ed estremiste che propugnano l’ideologia dell’odio, inneggianoai kamikaze palestinesi, negano il diritto di esistere ad Israele e ne caldeggiano la distruzione.Patrocinano un’identità islamica separata dalla comunità sociale e trasformano le moschee in luoghi di indottrinamento estremistico, dove la donna è degradata con l’imposizione del velo e non solo, dove si celebrano matrimoni combinati e poligamici, dove si lanciano condanne contro presunti apostati. Luoghi che, invece di essere riservati al culto, sono diventati centri del terrore, dove si fa l’apologia della guerra santa e si arruolano i combattenti islamici. Le autorità italiane hanno compiuto un grave errore legittimando l’U.C.O.I.I., lo stesso di tutto l’Occidente che ha riconosciuto Hamas in Palestina, i Fratelli Musulmani in Egitto e corteggia il regime nazi-islamico dell’Iran. 

È possibile una reale integrazione tra cultura occidentale e Islam? In Italia c’è più o menointegrazione rispetto al resto d’Europa? 

L’integrazione è un processo che concerne anzitutto le persone che devono condividere con le popolazioni autoctone lo spazio, la vita civile e i valori. La base è essenzialmente il rispetto dei valori, delle tradizioni, delle leggi e delle consuetudini sociali. Si tratta di una linea rossa invalicabile, di una cornice al cui interno è possibile la coesistenza di pluralità religiose e linguistiche. Il rispetto dei valori è quindi l’unica base, pena l’esplosione di una schizofrenia identitaria che porta a scardinare l’identità collettiva e a mettere una contro l’altra le varie identità etniche e confessionali, come è avvenuto in quei Paesi che hanno adottato il multiculturalismo, tipo l’Olanda, o l’assimilazionismo, come la Francia. Rispetto agli altri Paesi europei, in Italia è minore la percentuale di immigrati e ciò attutisce, per ora, l’impatto del problema. Ma in proposito l’Italia è una nave che naviga a vista, che se non prenderà serie misure per ovviare all’assenza di una reale strategia di integrazione si scontrerà presto con gli stessi scogli emersi nelle altre nazioni europee. 

La fede può favorire o essere d’ostacolo all’armonia tra le due realtà?

 La fede non solo favorisce, ma è un pilastro della vera integrazione che può realizzarsi solo laddove vi sia una certezza identitaria nelle popolazioni autoctone. La fede è l’ambito in cui, più che in qualsiasi altro, sussiste la certezza valoriale e perciò essa è il fulcro dell’integrazione. 

Quale ritiene sia il giudizio dei musulmani su un’Europa che, financo nella sua Carta Costituzionale, ha scelto di omettere ogni accenno alle comuni radici cristiane dei Paesi membri? 

La giudicano come un territorio di senza-Dio in cui imperversa la corruzione, l’amoralità, edove è legittimo perseguire l’espansione dell’Islam quale religione portatrice di autentici valori. Prima o poi l’Europa dovrà essere convertita all’Islam proprio per colmare questo vuoto assiologico e religioso che la affigge. 

Come giudica le reazioni dei governi occidentali dinanzi all’attacco subito da Benedetto XVI da parte delle comunità islamiche?

 Assolutamente vergognose. I governi europei hanno in effetti omesso di difendere il cardinedella civiltà occidentale che è la libertà di espressione. L’attacco al Papa è stato un attacco alla libertà di espressione di tutti, ben più grave ma sostanzialmente analogo alle reazioni sproporzionate dinanzi alla pubblicazione delle vignette su Maometto da parte del quotidianodanese Jyllands-Posten. Siamo all’assurdo: il Papa deve sentirsi in dovere di giustificare e spiegare più volte il senso delle proprie parole, a Berlino la messa in scena dell’opera Idomeneo di Mozart è stata sospesa per paura delle reazioni islamiche perché in una scena compare la testa mozzata di Maometto… L’Occidente non sa far altro che attuare delle autocensure preventive in nome dell’“islamicamentecorretto”. Gli europei pensano che cedendo si possa giungere ad un’intesa con chi non ha il minimo rispetto della libertà altrui. Io, da musulmano laico, dico chiaramente: se l’Europa cede è finita! 

In un articolo sul Corriere della Sera Lei afferma che la Chiesa e l’Occidente «hanno fattoproprio lo stereotipo dell’homo islamicus». Cosa significa?

Che il musulmano è visto come una razza a sé, un prototipo di fedele che è il riflesso diretto e univoco del dogma della fede, senza spazio alcuno per la dimensione dell’individuo. L’Islam viene visto come un blocco monolitico integralista e criminalizzato in toto. 

Nel Suo ultimo libro Lei dichiara per il nostro Paese «un amore genuino e appassionato» che però è «ferito dal sentimento di resa e di tradimento degli italiani». Cosa vuol dire?

 Il mio amore per l’Italia è un sentimento che ho fatto proprio per scelta di vita e perché ho avuto la fortuna di studiare in scuole cattoliche italiane al Cairo. Un sentimento “ferito”, perché gli italiani attraversano oggi una grave crisi identitaria e valoriale che rende impossibile per l’Italia affrontare le sfide della globalizzazione economica e sociale. La classe politica italiana è allo sbando e continua a privilegiare i miopi interessi elettorali all’interesse della collettività.

(Emanuele Gagliardi)
Dicembre 2006 -www. radicicristiane.it