REVANSCISMO DELL'INTEGRALISMO ISLAMICO IN UNA SERIE DI DOCUMENTI DIFFUSI NEL MONDO ARABO

tratto da: «Conquisteremo Roma e gli europei si convertiranno» di Fiamma Nirenstein

GERUSALEMME. Roma sarebbe il nuovo obiettivo di conquista dell'integralismo islamico, secondo una serie di documenti raccolti dall'agenzia Memri, specializzata nella traduzione di notizie dal mondo arabo. Anche se Al Qaeda, secondo nuove notizie di intelligence, si sta preparando ad attaccare altri obiettivi israeliani ed ebraici nel mondo (forse in Thailandia, dove migliaia di giovani israeliani vanno ogni mese), l'estremismo islamico piglia nuova lena anche su fronte dei «crociati», come Bin Laden chiama i cristiani.
E, a sentire Daniel Pipes, anche se la percentuale degli integralisti è molto limitata rispetto al grande Islam tradizionale (circa 200 milioni contro un miliardo e duecento milioni di musulmani), il numero è comunque molto vasto in assoluto, in crescita e non in diminuzione: persone determinate, come ripete non solo Bin Laden, a conquistare il mondo con le buone o con il terrorismo.
Ci sono articoli, sermoni del venerdì nelle moschee, messaggi su internet e interventi televisivi che mostrano un concentrarsi dell'attenzione su Roma.
«La città di Heracle (ovvero Costantinopoli) - scrive il 2 dicembre sul website Islamonline uno degli sceicchi sunniti più riveriti, Yousef Al Qaradhawi - fu conquistata... dall'ottomano Muhammad il Conquistatore nel 1453; l'altra città, Romiyya, rimane, e abbiamo la speranza e la fiducia (che sarà conquistata)... Questo significa che l'Islam tornerà in Europa come conquistatore e vincitore, dopo essere stato espulso due volte, una volta dal Sud, dall'Andalusia, e la seconda volta ad Oriente, dove ha bussato varie volte alla porta di Atene». Ma lo sceicco specifica: «La conquista stavolta non avverrà con la spada, ma con la predica e l'ideologia».
Su Al Jazeera il 24 gennaio lo sceicco spiega la conquista prossima ventura in maniera più possibilista: «Forse potremo conquistare queste terre senz'armi... L'Europa vedrà che soffre per la cultura materialista... L'Islam tornerà in Europa e gli europei si convertiranno all'Islam».
Altre opinioni sull'argomento sono scese più in dettaglio. Lo sceicco saudita Muhammad bin Abd Al-Rahman Al-Arifi, imam della moschea dell'Accademia della Difesa Re Fahd, ne discute su un altro website: «Controlleremo la terra del Vaticano, controlleremo Roma e introdurremo l'Islam. Sì, i cristiani che incidono le croci sui petti dei musulmani in Kosovo, e prima in Bosnia e prima in tanti altri luoghi, pagheranno la Jizyaa (la tassa che pagano i non mussulmani in terra di Islam) o si convertiranno».
Lo sceicco Naser Muhammad Al-Naser, nella città di Khobar, parlando nella Moschea di Al Nour definisce «inevitabile», secondo la profezia, la presa di Roma. Parla invece solo per allusioni, in un sermone nella moschea di Al Aqsa, il vice responsabile dell'Autorità Palestinese per lo Waqf (l'organizzazione mondiale che sovrintende ai luoghi santi dell'Islam), lo sceicco Yousef Juma'a Slameh: ha citato più discretamente la conquista di Costantinopoli e ha menzionato, probabilmente come parte della profezia di conquista, «Romiyya, la capitale d'Italia». Poi si è limitato a dichiarare che «dopo che i tartari entrarono a Baghdad e dopo la fine del Califfato... la gente pensò che l'Islam fosse giunto al suo punto più basso, e si dimenticò che l'Islam non era certo finito... perché quel giorno il sole si estinguerebbe e le stelle si spengerebbero».
Infine, lo sceicco sudanese nella moschea di Kartoum, Muhammad Abd Al-Karim: «Molte profezie si sono già realizzate: i musulmani hanno conquistato la Persia, hanno conquistato Bisanzio... I mussulmani hanno attaccato l'India... I mussulmani hanno conquistato Costantinopoli dove si colloca la Cristianità d'Oriente, l'Islam si espanderà e Roma sarà conquistata».
Difficile determinare il confine fra ideologia, religione, credo mistico e credo politico: certo è che molti, oggi, sembrano accettare letteralmente e anche in maniera paurosamente operativa ciò che per la maggioranza resta un'indicazione puramente simbolica.
"La Stampa" 7 dicembre 2002 .