La menzogna infinita dei Savi di Sion di Massimo Introvigne (il Giornale, 16 marzo 2004) Non si arresta la saga dei Protocolli dei Savi di Sion, il più
noto falso antisemita del XX secolo esposto due mesi fa nella nuova
grande Biblioteca di Alessandria d’Egitto. Dopo avere presentato
ai visitatori di una mostra sui testi sacri ebraici un’edizione
dei Protocolli come fonte di informazioni autentiche e importanti
sull’ebraismo, la direzione della Biblioteca ha ceduto alle
critiche della stampa di diversi paesi (Italia compresa), e ha tolto
dall’esposizione il volume contestato. Ora l’associazione
dei Fratelli Musulmani, la maggiore organizzazione fondamentalista
mondiale che ha la sua sede centrale in Egitto, chiede le dimissioni
del direttore della Biblioteca, accusato di servilismo nei confronti
dell’Occidente e di Israele. Cinquecento intellettuali lo difendono
in un appello, dove non manca peraltro l’immancabile riferimento
ai «legittimi diritti arabi». Nel 2002 la serie televisiva egiziana «Cavalieri senza cavallo»
ha messo in scena i Protocolli nel mese di Ramadan, con indici di
ascolto fenomenali in tutto il mondo arabo. Dopo le proteste occidentali,
per il Ramadan 2003 diverse stazioni televisive arabe hanno mandato
in onda un altro sceneggiato – questa volta siriano, La Diaspora
– che nella sostanza ha gli stessi riferimenti e anzi rincara
la dose, pur dichiarando in un’avvertenza prima di ogni puntata
di non essere basato sui Protocolli. Un autentico complesso antisionista spinge questa sinistra a tollerare benevolmente presso gli “amici” arabi quella che non è una legittima critica a Israele ma un ritorno alle manifestazioni più oscure dell’antisemitismo. E i medici compiacenti alimentano il morbo da cui il mondo arabo dovrebbe semmai essere aiutato a guarire.
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