Riflessione critica su una recente trasmissione televisiva nella quale si è discusso dell'esistenza dell'anima e della possibilità di comunicare con i defunti attraverso la scrittura automatica.

L’anima bussa a Porta a Porta e risponde la scrittura automatica. Assenti fede e psicologia dell’occulto

Giovedì 6 novembre 2003.

Nella trasmissione Porta a Porta si consuma il suicidio dell’anima. Il tema è appunto l’Anima, quel bel dono di Dio che secolarizzato diventa una cosa da provare, con tecniche umane. Il prof. Mario Crispo della facoltà di Medicina La Sapienza si espone con temerarietà al popolo televisivo narrando di ricevere personalmente comunicazione con la scrittura automatica da suo figlio defunto.

E’ in buona fede e anche simpatico nella sua sincerità e autocritica. Dice di avere scritto sotto dettatura automatica due libri che risponderebbero a tutte le domande. Sono presenti Paolo Crepet, psichiatra; Paolo Maria Rossini direttore del Dipartimento di Neuroscienze Osp. Fatebenefratelli; Stefano Zecchi docente d’Estetica Università Statale di Milano oltre al notissimo Vittorio Sgarbi.

In collegamento Roberto Vaccà, ingegnere e scrittore; Don Bruno Fasani direttore “Verona Fedele”; Giuditta Demebech, esoterista e scrittrice.
Si sviluppa un dibattito che risente del vizio iniziale poiché come presunta prova dell’anima è stato presentato il caso del prof. Crispo.

Don Fasani fa egregiamente i suoi interventi secondo la dottrina cattolica ma dimentica l’importante pronunciamento della Conferenza Episcopale Emiliana-Romagnola (anno 2000) che recita a proposito della scrittura automatica “L’uso di questi metodi dà solo l’illusione di comunicare: in realtà si comunica con se stessi, o meglio, con l’immagine del figlio o del defunto che è nel proprio inconscio” 15/ p.13. La nota pastorale cita fra l’altro un libro dell’autore di questo scritto.

Nel resto dei presenti solo Sgarbi si salva grazie alla sua cultura che lo porta ad ipotizzare con un linguaggio fiorito ma non psicologico la possibilità che gli scritti automatici siano frutto della psiche del padre che ha in se l’impronta del figlio. Rossini si accoda brevemente. Crepet che ben conosce, come psichiatra, il DSM IV non ha voluto forse infierire sul prof. Crispo parlando di dissociazione che è un fenomeno comunissimo che tutti viviamo in vario modo, da quando facciamo disegnini in stato di deconcentrazione cioè sovrapensiero ai casi di SCA (stati diversi di coscienza) come quelli che conducono alla scrittura automatica.

Per il resto silenzio. Emerge a tratti la vecchia polemica positivista sulla realtà dell’anima intesa come spirito eterno. Si citano gli ormai superati filosofi greci. Che fine hanno fatto gli studi di Pierre Janet, Karl Gustav Jung, Milton Erickson sulla scrittura automatica? Gli illustri presenti sembrano averli dimenticati se mai li conoscono.

La psicologia dell’occulto, nata in questi anni, tratta anche i temi scientifici sull’origine vera delle scritture automatiche e si può trovare su “I poteri misteriosi della mente” ed. Piemme dell’autore di questo scritto.

Solo Giuditta Demebech ha, a suo modo, le idee chiare e nella sua confusione sulle cause prime parla di spiritismo parola che nessuno aveva pronunciato anche poiché lo spiritismo si avvale in forma massiccia della scrittura automatica teorizzando che sia il mezzo principale per comunicare con i defunti.

In definitiva, secondo lo scrivente, la scrittura automatica può emergere spontaneamente in soggetti che hanno subito traumi per decessi e che non hanno ben elaborato il lutto. E’ l’inconscio che si fa strada pressato da un atteggiamento cosciente molto sofferto attraverso una dissociazione (che non è necessariamente una patologia mentale) che porta all’attivazione di quegli automatismi primordiali inclusi nella nostra evoluzione e che sono sempre votati alla salvezza della specie e dell’equilibrio strutturale della persona.

Vale la precisazione che, in certe situazioni, l’uso indiscriminato e illimitatamente fiducioso della scrittura automatica può portare ad una psicosi medianica che si evolve quando il soggetto non ha più bisogno di scrivere poiché sente una voce nel proprio cervello che parla e dice cosa deve fare. Da queste forme allucinatorie nascono i capi setta, i fondatori di gruppi plagiatori.

La serata si conclude con Vespa che rivolto al Crespi dice “Auguro al professore di poter continuare, con suo figlio, questo colloquio”.

Mi dissocio da quest’augurio e ne faccio un’altro: “Auguro al professore di capire (magari aiutandosi con pubblicazioni che gli spieghino la vera origine delle sua scritture automatiche) che non è suo figlio che gli detta e intraprendere una strada di vera fede che non ha bisogno di prove”.

Armando Pavese

Membro ordinario della Società di Psicologia della Religione e consulente nazionale del GRIS (Gruppo di Ricerca Socio-religiosa) per il paranormale.