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Sinodo sull’eucaristia- Le proposizioni finali

Nei precedenti sinodi, le proposizioni finali sono state tenute di norma segrete. Questa volta, invece, Benedetto XVI ha voluto che fossero subito rese pubbliche. La sala stampa vaticana ne ha diffuso la versione “non ufficiale” in lingua italiana il giorno stesso della loro votazione finale in aula, sabato 22 ottobre 2005.
Le proposizioni sono in tutto 50. E sintetizzano gli orientamenti usciti dalle tre settimane di discussione tra i 256 padri sinodali e il papa.

Sinodo 2005. Selezione delle proposizioni finali

Proposizione 2

La riforma liturgica del Vaticano II

L’Assemblea Sinodale ha ricordato con gratitudine il benefico influsso che la riforma liturgica attuata a partire dal Concilio Vaticano II ha avuto per la vita della Chiesa. Essa ha messo in evidenza la bellezza dell’azione eucaristica che splende nel rito liturgico. Abusi si sono verificati nel passato, non mancano neppure oggi anche se sono alquanto diminuiti. Tuttavia simili episodi non possono oscurare la bontà e la validità della riforma, che contiene ancora ricchezze non pienamente esplorate; piuttosto urgono ad una maggior attenzione nei confronti dell’ars celebrandi da cui viene pienamente favorita l’actuosa participatio.

Proposizione 7

Eucaristia e sacramento della Riconciliazione

L’amore all’Eucaristia porta ad apprezzare sempre più il sacramento della Riconciliazione, nel quale la bontà misericordiosa di Dio rende possibile un nuovo inizio della vita cristiana e mostra l’intrinseco rapporto tra Battesimo, peccato e sacramento della Riconciliazione. La degna ricezione dell’Eucaristia richiede lo stato di grazia.
È compito di grande importanza pastorale che il Vescovo promuova nella diocesi un deciso recupero della pedagogia della conversione che nasce dalla Eucaristia e favorisca per questo la confessione individuale frequente. I sacerdoti, da parte loro, si dedichino generosamente all’amministrazione del sacramento della Penitenza.
Il Sinodo raccomanda vivamente ai Vescovi di non permettere nelle loro diocesi il ricorso alle assoluzioni collettive, se non nelle situazioni oggettivamente eccezionali stabilite dal Motu Proprio Misericordia Dei, del 7 aprile 2002, del Papa Giovanni Paolo II. I Vescovi procurino, inoltre, che in ogni chiesa ci siano luoghi idonei alle confessioni (cf. CIC 964 § 2). Si raccomanda che il Vescovo nomini il penitenziere.
In questa prospettiva bisognerebbe anche approfondire le dimensioni della riconciliazione già presenti nella celebrazione eucaristica (cf. CCC 1436), in particolare il rito penitenziale, affinché si possano vivere veri momenti di riconciliazione in essa.
Le celebrazioni penitenziali non sacramentali menzionate nel rituale del sacramento della Penitenza e della Riconciliazione possono risvegliare il senso del peccato e formare uno spirito di penitenza e di comunione nelle comunità cristiane, preparando così i cuori alla celebrazione del sacramento.
Il rinnovamento della spiritualità eucaristica può essere l’occasione per approfondire la comprensione e la pratica delle indulgenze. Questo Sinodo ricorda che i Vescovi e i parroci possono chiedere alla Penitenzeria Apostolica l’indulgenza plenaria per celebrare diverse occasioni e anniversari. Il Sinodo incoraggia una catechesi rinnovata sulle indulgenze.

Proposizione 9

Eucaristia e poligamia

La natura del matrimonio esige che l’uomo sia legato in modo definitivo ad una sola donna e viceversa. In questo orizzonte i poligami che si aprono alla fede cristiana siano aiutati ad integrare il loro progetto umano nella novità e nella radicalità del messaggio di Cristo. In quanto catecumeni, Cristo li raggiunge nella loro specifica situazione e li chiama alle rinunce e alle rotture necessarie alla comunione, che un giorno potranno celebrare mediante vari sacramenti, anzitutto mediante l’Eucaristia.
La Chiesa li accompagnerà nel frattempo con una pastorale piena di dolcezza e di fermezza.

Proposizione 10

Modalità delle Assemblee Domenicali in attesa di Sacerdote

Nei paesi in cui la penuria di sacerdoti e le grandi distanze rendono praticamente impossibile la partecipazione all’Eucaristia dominicale, è importante che le comunità cristiane si radunino per lodare il Signore e fare memoria del Giorno a Lui dedicato in comunione con il Vescovo, con tutta la Chiesa particolare e con la Chiesa universale. Di grande importanza è anche precisare la natura dell’impegno dei fedeli a partecipare a queste assemblee domenicali.
Si vigili perché la liturgia della Parola organizzata sotto la cura di un diacono o di un responsabile della comunità al quale questo ministero è stato regolarmente affidato dall’autorità competente, si compia secondo un rituale specifico approvato a tale scopo. Per non privare i fedeli troppo a lungo della Comunione eucaristica, i sacerdoti si sforzeranno di visitare frequentemente queste comunità. Tocca agli Ordinari ed alle Conferenze episcopali regolare la possibilità di distribuire la Comunione.
Si dovrà evitare ogni confusione tra celebrazione della Santa Messa e assemblea domenicale in attesa di sacerdote. Per questo non si dovrà cessare di incoraggiare i fedeli a recarsi, per quanto possibile, laddove la Santa Messa viene celebrata.
Le Conferenze episcopali curino appositi sussidi che spieghino il significato della celebrazione della Parola di Dio con la distribuzione della Comunione, e le norme che la regolano.

Proposizione 11

Scarsità di sacerdoti

La centralità dell’Eucaristia per la vita della Chiesa fa sentire con acuto dolore il problema della grave mancanza di clero in alcune parti del mondo. Molti fedeli sono così privati del Pane di vita. Per venire incontro alla fame eucaristica del popolo di Dio, che spesso per non brevi periodi deve fare a meno della celebrazione eucaristica, è necessario fare ricorso ad iniziative pastorali efficaci.
In questo contesto i Padri Sinodali hanno affermato l’importanza del dono inestimabile del celibato ecclesiastico nella prassi della Chiesa latina. Con riferimento al Magistero, in particolare al Concilio Vaticano II e degli ultimi Pontefici, i Padri hanno chiesto di illustrare adeguatamente ai fedeli le ragioni del rapporto tra il celibato e l’ordinazione sacerdotale, nel pieno rispetto della tradizione delle Chiese orientali. Certuni hanno fatto riferimento ai “viri probati”, ma quest’ ipotesi è stata valutata come una strada da non percorrere.
Inoltre si deve tenere conto che, per offrire il dono eucaristico a tutti i fedeli, hanno un peso decisivo la qualità cristiana della comunità e la sua forza di attrazione. Si tratta in particolare di:
- sollecitare i pastori a promuovere le vocazioni sacerdotali; a scoprirle e a diventarne gli “annunciatori”, già a cominciare dai ragazzi, e prestando cura ai “ministranti”;
- non temere di proporre ai giovani la radicalità della sequela di Cristo;
- sensibilizzare le famiglie, che in alcuni casi sono indifferenti se non addirittura contrarie;
- coltivare la preghiera per le vocazioni in tutte le comunità e in ogni ambito ecclesiale;
- curare, da parte dei Vescovi, coinvolgendo anche le famiglie religiose, rispettando il carisma loro proprio, una più equa distribuzione del clero e sollecitare il clero stesso a una grande disponibilità per servire la Chiesa là dove ve ne è bisogno, anche a costo di sacrificio.

Proposizione 19

L’omelia

La migliore catechesi sull’Eucaristia è la stessa Eucaristia ben celebrata. Per questo si chiede ai ministri ordinati di considerare la celebrazione come loro principale dovere. In particolare debbono preparare accuratamente l’omelia, basandosi su una conoscenza adeguata della Sacra Scrittura.
Che l’omelia ponga la Parola di Dio proclamata nella celebrazione in stretta relazione con la celebrazione sacramentale (cf. SC 52) e con la vita della comunità, in modo tale che la Parola di Dio sia realmente sostegno e vita della Chiesa (DV 21) e si trasformi in alimento per la preghiera e per l’esistenza quotidiana.
L’omelia conformata agli insegnamenti dei Padri della Chiesa, è una vera mistagogia, ossia una vera iniziazione ai misteri celebrati e vissuti.
È stata inoltre suggerita la possibilità di fare ricorso, partendo dal lezionario triennale, ad omelie ‘tematiche’ che, lungo l’anno liturgico, possano trattare i grandi temi della fede cristiana: il Credo, il Padre nostro, le parti della Messa, i Dieci Comandamenti e altri argomenti. Queste omelie tematiche corrisponderanno a ciò che è stato autorevolmente riproposto dal Magistero della Chiesa nei quattro ‘pilastri’ del Catechismo della Chiesa Cattolica e nel recente Compendium. Per questo scopo si è anche proposto di elaborare un sussidio pastorale, basato sul lezionario triennale, che leghi la proclamazione delle Scritture alle dottrine della fede che scaturiscono da esse.

Proposizione 23

Il segno della pace

Il saluto di pace nella Santa Messa è un segno espressivo di grande valore e profondità (cf. Gv 14,27). Tuttavia, in certi casi, assume un peso che può divenire problematico, quando si protrae troppo a lungo o addirittura suscita qualche confusione proprio prima di ricevere la Comunione.
Forse sarebbe utile valutare se il segno di pace non vada collocato in un altro momento della celebrazione, anche tenendo conto di consuetudini antiche e venerabili.

Proposizione 24

Ite missa est

Per rendere più esplicito il rapporto tra Eucaristia e missione, che appartiene al cuore di questo Sinodo, si preparino nuove formule di congedo (benedizioni solenni, preghiere sul popolo od altro) che sottolineino la missione nel mondo dei fedeli che hanno partecipato all’Eucaristia.

Proposizione 25

La dignità della celebrazione

Quanti partecipano all’Eucaristia sono chiamati a vivere la celebrazione con la certezza di essere il popolo di Dio, il sacerdozio regale, la nazione santa (cf. 1Pt 2,4-5.9). In essa ciascuno di loro esprime la propria vocazione cristiana specifica. Quelli che tra di loro hanno ricevuto un ministero ordinato lo esercitano secondo il loro grado: il Vescovo, i presbiteri e i diaconi. In particolare il ruolo dei diaconi e il servizio dei lettori e degli accoliti meritano una maggiore attenzione. Soprattutto i Vescovi, quali moderatori della vita liturgica, promuovano una degna celebrazione dei sacramenti nella propria diocesi, correggano gli abusi e propongano il culto della chiesa cattedrale come esempio.
Questo Sinodo rinnova il suo apprezzamento per la cura che i presbiteri prestano nel celebrare la liturgia in un modo degno, “attente ac devote”, a grande beneficio del popolo di Dio. Essi documentano in tal modo l’importanza della fede, della santità, dello spirito di sacrificio e della preghiera personale per celebrare l’Eucaristia. Si eviti l’eccesso di interventi che può condurre ad una manipolazione della Santa Messa, come per esempio quando si sostituiscono i testi liturgici con testi estranei o quando si dà alla celebrazione una connotazione non liturgica.
Un’autentica azione liturgica esprime la sacralità del mistero eucaristico. Questa dovrebbe trasparire nelle parole e nelle azioni del sacerdote celebrante, mentre egli intercede presso Dio Padre sia con i fedeli sia per loro.
Come tutte le espressioni artistiche anche il canto deve essere intimamente armonizzato con la liturgia, partecipare efficacemente al suo fine, ossia deve esprimere la fede, la preghiera, lo stupore, l’amore verso Gesù presente nell’Eucaristia.
Il valore, l’importanza e la necessità della osservanza delle norme liturgiche siano messi in luce. La celebrazione eucaristica rispetti la sobrietà e la fedeltà al rito voluto dalla Chiesa, con quel senso del sacro che aiuta a vivere l’incontro con Dio e con quelle forme anche sensibili che lo favoriscono (armonia del rito, delle vesti liturgiche, dell’arredo e del luogo sacro). Sarà importante che i sacerdoti e i responsabili della pastorale liturgica facciano conoscere i vigenti libri liturgici (Messale, Lezionario) e la relativa normativa.
Per guidare i fedeli al mistero celebrato è necessaria una catechesi previa che favorisca la loro attiva partecipazione impregnata di autentica pietà. I ministri aiutino questa piena partecipazione con la proclamazione dei testi, e raccomandando tempi di silenzio, gesti e atteggiamenti appropriati.

Proposizione 27

L’arte a servizio della celebrazione Eucaristica

Nella storia della celebrazione della Santa Messa e dell’adorazione eucaristica riveste una funzione di grande importanza l’arte sacra nelle sue varie espressioni a cominciare dall’architettura. Essa infatti traspone il significato spirituale dei riti della Chiesa in forme comprensibili e concrete, che illuminano la mente, toccano il cuore e formano la volontà. Inoltre, lo studio della storia dell’architettura liturgica e più in generale dell’arte sacra, da parte dei laici, dei seminaristi e soprattutto dei sacerdoti, è in grado di illuminare la riflessione teologica, arricchire la catechesi e ridestare quel gusto per il linguaggio simbolico che facilita la mistagogia sacramentale. Infine, una approfondita conoscenza delle forme che l’arte sacra ha saputo produrre lungo i secoli può aiutare coloro che sono chiamati a collaborare con gli architetti e gli artisti a pianificare adeguatamente, a servizio della vita eucaristica delle comunità di oggi, tanto gli spazi celebrativi quanto la programmazione iconografica.
Nel caso di conflitti tra aspetto artistico e celebrativo si dia priorità alle necessità liturgiche della celebrazione seconda la riforma approvata dalla Chiesa.

Proposizione 28

Il tabernacolo e la sua collocazione

In conformità con l’Introduzione Generale del Messale Romano (cf n. 314), il Sinodo ricorda che il tabernacolo per la custodia del Santissimo Sacramento deve avere nella chiesa una collocazione nobile, di riguardo, ben visibile, curata sotto il profilo artistico e adatta alla preghiera. Allo scopo si consulti il Vescovo.

Proposizione 30

Dies Domini

Come frutto dell’anno dell’Eucaristia, il Sinodo raccomanda vivamente di fare sforzi significativi per valorizzare e vivere il Dies Domini per tutta la Chiesa. È necessario riaffermare la centralità della Domenica e della celebrazione della Eucaristia domenicale nelle diverse comunità della diocesi, in particolare nelle parrocchie (cf. SC 42). La Domenica è veramente giorno nel quale si celebra con gli altri il Cristo risuscitato, giorno santificato e consacrato al Creatore, giorno di riposo e di disponibilità. La celebrazione eucaristica domenicale è una grazia umanizzante per l’individuo e la famiglia perché nutre l’identità cristiana al contatto con il Risorto. Per questo il dovere di parteciparvi è triplice: verso Dio, verso se stessi e verso la comunità.
Si propone di aiutare i fedeli a considerare come paradigmatica l’esperienza della comunità primitiva e quella delle generazioni dei primi secoli. Ai cristiani sia data l’opportunità, attraverso la catechesi e la predicazione, di meditare sul dies Christi come giorno della resurrezione del Signore e, proprio per questo, come festa di liberazione, giorno donato per gustare i beni del Regno di Dio, giorno della gioia per l’incontro con il Vivente presente tra noi.
Noi ci auguriamo dunque che il Giorno del Signore divenga anche il giorno dei cristiani, rispettato dalla società intera con il riposo ddl lavoro. Che intorno alla celebrazione eucaristica della domenica siano organizzate manifestazioni proprie della comunità cristiana, quali incontri amicali, formazione della fede per bambini, giovani e adulti, pellegrinaggi, opere di carità e momenti diversi di preghiera.
Anche se il sabato sera appartiene già alla Domenica (Primi Vespri) ed è permesso di compiere il precetto domenicale con la Messa prefestiva, è necessario rammentare che è il giorno della Domenica in se stesso che merita di essere santificato perché non sia “vuoto di Dio”.

Proposizione 32

La celebrazione Eucaristica nei piccoli gruppi

A proposito delle Sante Messe celebrate per piccoli gruppi, esse devono favorire una partecipazione più consapevole, attiva e fruttuosa all’Eucaristia. Sono stati proposti i seguenti criteri:
- i piccoli gruppi devono servire a unificare la comunità parrocchiale, non a frammentarla;
- devono rispettare le esigenze delle varie categorie di fedeli, così da favorire la partecipazione fruttuosa dell’intera assemblea;
- devono essere guidati da direttive chiare e precise;
- devono tener presente che, nella misura del possibile, bisogna preservare l’unità della famiglia.

Proposizione 35

La recezione della Santa Comunione

Nella nostra società pluralistica e multiculturale conviene che il significato della Santa Comunione sia spiegato anche a non battezzati o ad altri non appartenenti a Chiese e comunità non cattoliche, che siano presenti alla Santa Messa in occasione, per esempio, di Battesimi, Confermazioni, Prime Comunioni, Matrimoni, Funerali. In molte metropoli e città, soprattutto di arte, visitatori di altre religioni e confessioni, e non credenti sono presenti non di rado all’Eucaristia.
A questi ugualmente deve essere spiegato in maniera delicata ma chiara che la non ammissione alla Santa Comunione non significa una mancanza di stima nei loro confronti. Anche fedeli cattolici che, permanentemente od occasionalmente, non adempiono i necessari requisiti, debbono divenire consapevoli che la celebrazione della Santa Messa, anche senza la partecipazione personale alla Comunione sacramentale, rimane valida e significativa. Nessuno deve temere di suscitare un’impressione negativa con il suo non avvicinarsi alla Comunione. In talune situazioni è raccomandabile una celebrazione della Parola di Dio al posto della Santa Messa. Ai pastori di anime stia a cuore di condurre il maggior numero possibile di uomini a Cristo, il quale chiama tutti a Sé - e non soltanto nella Santa Comunione - affinché essi abbiano la vita eterna.

Proposizione 36

L’uso del latino nelle celebrazioni liturgiche

Nella celebrazione dell’Eucaristia durante gli incontri internazionali, oggi sempre più frequenti, per meglio esprimere l’unità e l’universalità della Chiesa, si propone:
- di suggerire che la (con)celebrazione della Santa Messa sia in latino (eccetto le letture, l’omelia e la preghiera dei fedeli). Così pure siano recitate in latino le preghiere della tradizione della Chiesa ed eventualmente eseguiti brani del canto gregoriano;
- di raccomandare che i sacerdoti, fin dal Seminario, siano preparati a comprendere e celebrare la Santa Messa in latino, nonché a utilizzare preghiere latine e a saper valorizzare il canto gregoriano;
- di non trascurare la possibilità che gli stessi fedeli siano educati in questo senso.

Proposizione 40

I divorziati risposati e l’Eucaristia

In continuità con i numerosi pronunciamenti del Magistero della Chiesa e condividendo la sofferta preoccupazione espressa da molti Padri, il Sinodo dei Vescovi ribadisce l’importanza di un atteggiamento e di un’azione pastorale di attenzione e di accoglienza verso i fedeli divorziati e risposati.
Secondo la Tradizione della Chiesa cattolica, essi non possono esser ammessi alla Santa Comunione, trovandosi in condizione di oggettivo contrasto con la Parola del Signore che ha riportato il matrimonio al valore originario dell’indissolubilità (cf. CCC 1640), testimoniato dal suo dono sponsale sulla croce e partecipato ai battezzati attraverso la grazia del sacramento. I divorziati risposati tuttavia appartengono alla Chiesa, che li accoglie e li segue con speciale attenzione perché coltivino uno stile cristiano di vita attraverso la partecipazione alla Santa Messa, pur senza ricevere la Santa Comunione, l’ascolto della Parola di Dio, l’Adorazione Eucaristica, la preghiera, la partecipazione alla vita comunitaria, il dialogo confidente con un sacerdote o un maestro di vita spirituale, la dedizione alla carità vissuta, le opere di penitenza, l’impegno educativo verso i figli. Se poi non viene riconosciuta la nullità del vincolo matrimoniale e si danno condizioni oggettive che di fatto rendono la convivenza irreversibile, la Chiesa li incoraggia a impegnarsi a vivere la loro relazione secondo le esigenze della legge di Dio, trasformandola in un’amicizia leale e solidale; così potranno riaccostarsi alla mensa eucaristica, con le attenzioni previste dalla provata prassi ecclesiale, ma si eviti di benedire queste relazioni perché tra i fedeli non sorgano confusioni circa il valore del matrimonio.
Nello stesso tempo il Sinodo auspica che sia fatto ogni possibile sforzo sia per assicurare il carattere pastorale, la presenza e la corretta e sollecita attività dei tribunali ecclesiastici per le cause di nullità matrimoniale (cf. Dignitas connubii), sia per approfondire ulteriormente gli elementi essenziali per la validità del matrimonio, anche tenendo conto dei problemi emergenti dal contesto di profonda trasformazione antropologica del nostro tempo, dal quale gli stessi fedeli rischiano di esser condizionati specialmente in mancanza di una solida formazione cristiana.
Il Sinodo ritiene che, in ogni caso, grande attenzione debba esse assicurata alla formazione dei nubendi e alla previa verifica della loro effettiva condivisione delle convinzioni e degli impegni irrinunciabili per la validità del sacramento del matrimonio, e chiede ai Vescovi e ai parroci il coraggio di un serio discernimento per evitare che impulsi emotivi o ragioni superficiali conducano i nubendi all’assunzione di una grande responsabilità per se stessi, per la Chiesa e per la società, che non sapranno poi onorare.

Proposizione 41

Ammissione dei fedeli non cattolici alla Comunione

Sulla base della comunione di tutti i cristiani, che l’unico Battesimo già rende operante, anche se non ancora in maniera completa, la separazione alla mensa del Signore è sperimentata giustamente come dolorosa. Sia dentro la Chiesa cattolica come da parte dei nostri fratelli e sorelle non cattolici, viene avanzata di conseguenza molto spesso la richiesta urgente della possibilità di Comunione eucaristica tra i cristiani cattolici e gli altri. Si deve chiarire che l’Eucaristia non designa e opera solo la nostra personale comunione con Gesù Cristo, ma soprattutto la piena communio della Chiesa. Perciò chiediamo che i cristiani non cattolici comprendano e rispettino il fatto che per noi, secondo l’intera tradizione biblicamente fondata, la Comunione eucaristica e la comunione ecclesiale si appartengono intimamente e quindi la Comunione eucaristica con i cristiani non cattolici non è generalmente possibile. Ancor più è esclusa una concelebrazione ecumenica.
Parimenti dovrebbe essere chiarito che in vista della salvezza personale l’ammissione di cristiani non cattolici all’Eucaristia, al sacramento della Penitenza e all’Unzione dei malati, in determinate situazioni individuali sotto precise condizioni è possibile e perfino raccomandata (UR 8, 15; Direttorio Ecumenico 129-131; CIC 844 § 3 e 4; CCEO 671 §4; Lettera enciclica Ut unum sint 46; Lettera enciclica Ecclesia de Eucaristia 46). Il Sinodo insiste perché le condizioni espresse nel Catechismo della Chiesa Cattolica (1398-1401) e nel suo Compendio (293), siano osservate.

Proposizione 42

Eucaristia e missione

I fedeli sono invitati a prendere coscienza che una Chiesa autenticamente eucaristica è una Chiesa missionaria. Di fatto, l’Eucaristia è fonte di missione. Nella Eucaristia diventiamo sempre più discepoli di Cristo, ascoltando la Parola di Dio, la quale ci porta a un incontro comunitario con il Signore mediante la celebrazione del memoriale della sua morte e risurrezione e attraverso la comunione sacramentale con Lui. Questo incontro eucaristico si realizza nello Spirito Santo che ci trasforma e santifica. Risveglia nel discepolo la volontà decisa di annunciare agli altri, con audacia, quanto si ha ascoltato e vissuto, per condurre anche loro allo stesso incontro con Cristo. In questo modo, il discepolo, inviato dalla Chiesa, si apre ad una missione senza frontiere.
Mentre diciamo grazie a tutti i missionari cristiani operanti nel mondo, richiamiamo la necessità di riconoscere Cristo come l’unico salvatore. Nell’educazione missionaria la centralità dell’affermazione dell’unicità andrà fatta emergere in tutti i modi. Ciò impedirà di ridurre in chiave meramente sociologica la decisiva opera di promozione umana implicata nell’evangelizzazione.
I Padri hanno rilevato le gravi difficoltà che investono la missione di quelle comunità cristiane che vivono in condizioni di minoranza o addirittura in contesti privi di libertà religiosa.

Proposizione 46

Coerenza eucaristica di politici e legislatori cattolici

I politici e legislatori cattolici devono sentirsi particolarmente interpellati nella loro coscienza, rettamente formata, sulla grave responsabilità sociale di presentare e sostenere leggi inique. Non c’è coerenza eucaristica quando si promuovono leggi che vanno contro il bene integrale dell’uomo, contro la giustizia e il diritto naturale. Non si può separare l’opzione privata e quella pubblica, mettendosi in contrasto con la legge di Dio e l’insegnamento della Chiesa, e questo deve essere considerato anche di fronte alla realtà eucaristica (cf. 1Cor 11, 27-29).
Nell’applicare questo orientamento i Vescovi esercitino le virtù della fortezza e della prudenza tenendo conto delle situazioni locali concrete.

Proposizione 48

Dimensione sociale dell’Eucaristia

Il sacrificio di Cristo è mistero di liberazione che ci interpella. È nell’impegno a trasformare le strutture ingiuste per ristabilire la dignità dell’uomo, creato a immagine e somiglianza di Dio, che l’Eucaristia diventa nella vita ciò che essa significa nella celebrazione. Questo movimento dinamico si apre alle dimensioni del mondo: mette in questione il processo di globalizzazione che non di rado fa crescere lo scarto tra paesi ricchi e paesi poveri; denuncia quelle potenze politiche ed economiche che dilapidano le ricchezze della terra; richiama le gravi esigenze della giustizia distributiva davanti alle disuguaglianze che gridano verso il cielo; incoraggia i cristiani a impegnarsi e a operare nella vita politica e nell’azione sociale.
Ambiti di particolare preoccupazione sono la pandemia del HIV/AIDS, la droga e l’alcolismo.
Una singolare cura pastorale meritano i carcerati perché possano partecipare all’Eucaristia e ricevere la Santa Comunione.
Chi partecipa all’Eucaristia deve impegnarsi a costruire la pace nel nostro mondo segnato da molte violenze e guerre, e oggi in modo particolare, dal terrorismo, dalla corruzione economica e dallo sfruttamento sessuale. Condizioni per costruire una vera pace sono la restaurazione della giustizia, la riconciliazione e il perdono.
Per educarsi alla carità e alla giustizia, i fedeli si giovino del Magistero sociale, recentemente riproposto nel Compendio della dottrina sociale della Chiesa.

Proposizione 49

Eucaristia e riconciliazione di popoli in conflitto

L’Eucaristia è sacramento di comunione tra i fratelli che accettano di riconciliarsi in Cristo, il quale ha fatto di ebrei e greci un popolo solo, abbattendo il muro di odio che li separava (cf. Ef 2,14). Nel corso di questo Sinodo varie testimonianze hanno riferito che, grazie alle celebrazioni eucaristiche, popoli in conflitto hanno potuto radunarsi attorno alla Parola di Dio, ascoltare il suo annuncio profetico della riconciliazione tramite il perdono gratuito, ricevere la grazia della conversione che permette la comunione allo stesso pane ed allo stesso calice. Gesù Cristo che si offre nell’Eucaristia rafforza la comunione tra i fratelli e, in particolare, urge coloro che sono in conflitto ad affrettare la loro riconciliazione attraverso il dialogo e la giustizia. Ciò consente di comunicare degnamente al Corpo e al Sangue di Cristo (cf. Mt 5,23-24).