CITTA' DEL VATICANO - Se vogliono «contrastare
lo scontro di civiltà», i cristiani devono studiare
le grandi religioni «a cominciare dall'Islam,dal
Buddismo e dall'Induismo»: lo ha detto ieri il Papa,
con un discorso a un convegno della Pontificia Università
Urbaniana.
L'invito di Giovanni Paolo a studiare «le
grandi religioni mondiali» non è occasionale,
ma strategico: le varie Università pontificie - a partire
dalla più importante, la Gregoriana - sono state già
sollecitate ad aprire dipartimenti per lo studio delle religioni.
Il «dipartimento» della Gregoriana ha appena avviato
il primo anno accademico e un dipartimento analogo dovrà
nascere a seguito della richiesta fatta ieri dal Papa - nell'Università
Urbaniana.
La necessità di migliorare la conoscenza delle grandi religioni
riguarda soprattutto il Buddismo e l'Induismo, perché a riguardo
dell'Islam è già attivo dal 1964, in Roma, un prestigioso
«Istìtuto di studi arabi e d'islamistica», che
ha accompagnato l'elaborazione della linea del dialogo con il mondo
musulmano, voluta dal Concilio Vaticano II.
Nulla di simile invece esisteva fino a ieri - per il Buddismo e
l'Induismo. Queste religioni erano studiate negli istituti di missionologia»,
cioè in corsi finalizzati alla preparazione del personale
missionario, senza specifica attenzione alla loro storia e alla
loro originalità culturale.
Il Papa delle giornate interreligiose di Assisi ora chiede, invece,
che tutte le grandi religioni vengano studiate per se stesse, nelle
Università pontificie, con lo stesso impegno posto finora
nello studio dell'Islam.
Il Papa ha inserito il suo richiamo in un passaggio del discorso
dedicato allo «spirito della missione»,
intesa come «predicazione»
alle genti: «Fa parte di questo spirito,
oggi in modo particolare, lo sviluppo di una particolare attenzìone
alle culture dei popoli e alle grandi religioni mondiali ».
Ed ecco il passaggio più impegnativo del discorso: «Senza
rinunciare ad affermare la forza del messaggio evangelico, è
un compito importante, nel mondo lacerato di oggi, che i cristiani
siano uomini di dialogo e contrastino quello scontro di civiltà
che a volte sembra invitabile». Un compito che appare
al Papa ogni giorno più urgente, nei nostri «tempi
non facili», nei quali «la
violenza, il terrorismo, la guerra non fanno che costruire nuovi
muri tra i popoli ».
Ed ecco l'invito, si direbbe anzi la consegna precisa data dal Papa
ai suoi ospiti: «Guardando al futuro
sarebbe auspicabile che l'università Urbaniana si distinguesse
tra gli atenei romani proprio per un'attenzione particolare alle
culture dei popoli e alle grandi religioni mondiali, a cominciare
dall'Islam, dal Buddismo e dall'Induismo e di conseguenza considerasse
con cura il problema del dialogo interreliigioso nelle sue implicazioni
teologiche, cristologiche e ecclesiologiche».
Il rettore, monsignor Ambrogio Spreafico, dice che l'Università
Urbaniana è pronta a sviluppare questa «attenzione»
alle religioni: «Da alcuni anni ci stiamo qualificando su
questa tematica. Quanto al dialogo tra le culture, abbiamo studenti
provenienti da 110 nazioni e 90 istituti affiliati in più
di 40 paesi. Siamo già dunque un laboratorio di confronto
e di convivenza tra i popoli».
Luigi Accatoli.