SOMMARIO RASSEGNA STAMPA |
«Eluana può mangiare» «No, serve il sondino» «No, le verrebbe la polmonite» I Gesuiti : «La nutrizione artificiale può essere accanimento» |
«Eluana può mangiare»«Ora basterebbe un cucchiaino» «No, serve il sondino» MILANO - Non c' è pace per la famiglia Englaro. Non basta una sentenza passata in giudicato, né aver trovato una clinica disponibile a metterla in pratica. Ora sospendere idratazione e alimentazione artificiali alla povera Eluana in stato vegetativo da quasi 17 anni, come autorizza il decreto della Corte d' appello di Milano, come confermato dalla Corte di Cassazione, e come supervisionato, indirettamente, dalla Corte europea dei diritti dell' uomo, potrebbe passare anche per quella che ieri, sulle pagine del quotidiano cattolico «Avvenire» è apparsa come una «scoperta» in grado di mutare lo scenario della vicenda: «Eluana può deglutire». Una lettera, a firma di Giuliano Dolce, 80 anni, neurologo, direttore scientifico dell' Istituto Sant' Anna di Crotone, clinica accreditata specializzata in stati vegetativi, descrive le condizioni cliniche dalla ragazza, fino a due giorni fa protette dal segreto professionale: «Ho visitato Eluana lo scorso 18 gennaio, nel giorno del 16° anniversario del suo incidente. Ho notato che non perdeva saliva dalla bocca, ho fatto domande alle operatrici che l' assistono. Insomma ho scoperto che la paziente ingoia saliva, che può deglutire. Mi hanno poi raccontato che è stata sua madre, per un certo periodo, ad alimentarla con un cucchiaino. Dopo si è passati al sondino nasogastrico». Parole pesanti, seguite dagli ormai usuali oppositori del verdetto Englaro: Domenico Di Virgilio (Pdl) chiede che una commissione di medici visiti Eluana; Luca Volontè (Udc) parlando di «impostazione ideologica delle sentenze, sconfessate dalle osservazioni medico-scientifiche», chiede «un decreto salvavita»; non si discostano le 34 associazioni firmatarie del ricorso a Strasburgo, con un appello al presidente Napolitano «affinché la Corte di appello di Milano riveda il proprio giudicato sullo stato di salute di Eluana». Silenzio a casa Englaro; poche parole da parte dell' avvocato Vittorio Angiolini indirizzate al dottor Dolce: «Non è lui il medico curante di Eluana, quindi taccia». Non perde la calma Carlo Alberto Defanti, neurologo, che da 12 anni cura Eluana: «Dolce ha visto la ragazza solo una volta. Io posso dire che spesso ha un ingombro delle vie aeree alte a causa di problemi alla deglutizione: se la alimentassimo per bocca, parte del cibo le finirebbe in trachea, rischiando la broncopolmonite. Ecco il perché del sondino». Linea confermata anche dal presidente della Società italiana di nutrizione artificiale, Maurizio Muscaritoli. Nessun cambiamento di rotta alla clinica «Città di Udine, disponibile ad accogliere Eluana: «Noi rispettiamo la sentenza». «Ora basterebbe un cucchiaino»di Mottola Grazia Maria-Pagina 22- (24 dicembre 2008) - Corriere della Sera MILANO - «La scoperta di Dolce? Getta un' ombra sul modo in cui sono state accertate le condizioni cliniche di Eluana, perlomeno su quello descritto nel decreto della Corte di appello. Spetta ora alla magistratura chiedere un approfondimento». Non ha mezzi termini Gian Luigi Gigli, neurologo, tra i firmatari dell' appello affinché la Procura generale impugnasse la sentenza Englaro: «Il decreto non è applicabile - sottolinea -: se prima era in contrasto con le regole della buona medicina che impongono di alleviare le sofferenze eliminando la causa e non con i sedativi, ora c' è l' imperativo di alimentare Eluana con il cucchiaino: visto che deglutisce, non saremmo più nella condizione di nutrizione assistita prevista nella sentenza. In caso contrario - avverte Gigli - ci troveremmo di fronte all' abbandono di un disabile incapace, cioè a una vera e propria sentenza di morte». «No, le verrebbe la polmonite» «La nutrizione artificiale può essere accanimento» MILANO - «L' obbligo di somministrare cibo e acqua per vie artificiali c' è nella misura in cui e fino a quando dimostra di raggiungere la sua finalità propria». Il gesuita Bartolomeo Sorge cita un documento della Congregazione per la dottrina della Fede dell' agosto 2007. «Il problema è capire se può trasformarsi in accanimento terapeutico - spiega -. Ma chi può decidere? È un parere tecnico che spetta solo all' équipe sanitaria in scienza e coscienza». |
SOMMARIO RASSEGNA STAMPA |