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«Eluana può mangiare» «No, serve il sondino» «No, le verrebbe la polmonite»
I Gesuiti : «La nutrizione artificiale può essere accanimento»

«Eluana può mangiare»«Ora basterebbe un cucchiaino» «No, serve il sondino»
di Mottola Grazia Maria-Pagina 22- (24 dicembre 2008) - Corriere della Sera

MILANO - Non c' è pace per la famiglia Englaro. Non basta una sentenza passata in giudicato, né aver trovato una clinica disponibile a metterla in pratica. Ora sospendere idratazione e alimentazione artificiali alla povera Eluana in stato vegetativo da quasi 17 anni, come autorizza il decreto della Corte d' appello di Milano, come confermato dalla Corte di Cassazione, e come supervisionato, indirettamente, dalla Corte europea dei diritti dell' uomo, potrebbe passare anche per quella che ieri, sulle pagine del quotidiano cattolico «Avvenire» è apparsa come una «scoperta» in grado di mutare lo scenario della vicenda: «Eluana può deglutire».

Una lettera, a firma di Giuliano Dolce, 80 anni, neurologo, direttore scientifico dell' Istituto Sant' Anna di Crotone, clinica accreditata specializzata in stati vegetativi, descrive le condizioni cliniche dalla ragazza, fino a due giorni fa protette dal segreto professionale: «Ho visitato Eluana lo scorso 18 gennaio, nel giorno del 16° anniversario del suo incidente. Ho notato che non perdeva saliva dalla bocca, ho fatto domande alle operatrici che l' assistono. Insomma ho scoperto che la paziente ingoia saliva, che può deglutire. Mi hanno poi raccontato che è stata sua madre, per un certo periodo, ad alimentarla con un cucchiaino. Dopo si è passati al sondino nasogastrico».
Che cosa cambia?
Secondo Dolce, che da presidente dell' associazione «Vive» ha firmato il ricorso (dichiarato «irricevibile») alla Corte di Strasburgo (ed è tra i 25 neurologi che chiesero alla Pg milanese di impugnare il decreto Englaro), la conseguenza è logica: «Prima di applicare la sentenza, si dovrebbero valutare le capacità residue della deglutizione con un esame radiologico, anche perché - avverte il medico -, chi applicasse la sentenza, verrebbe denunciato per omicidio oltre che per tortura di incapace».

Parole pesanti, seguite dagli ormai usuali oppositori del verdetto Englaro: Domenico Di Virgilio (Pdl) chiede che una commissione di medici visiti Eluana; Luca Volontè (Udc) parlando di «impostazione ideologica delle sentenze, sconfessate dalle osservazioni medico-scientifiche», chiede «un decreto salvavita»; non si discostano le 34 associazioni firmatarie del ricorso a Strasburgo, con un appello al presidente Napolitano «affinché la Corte di appello di Milano riveda il proprio giudicato sullo stato di salute di Eluana».

Silenzio a casa Englaro; poche parole da parte dell' avvocato Vittorio Angiolini indirizzate al dottor Dolce: «Non è lui il medico curante di Eluana, quindi taccia». Non perde la calma Carlo Alberto Defanti, neurologo, che da 12 anni cura Eluana: «Dolce ha visto la ragazza solo una volta. Io posso dire che spesso ha un ingombro delle vie aeree alte a causa di problemi alla deglutizione: se la alimentassimo per bocca, parte del cibo le finirebbe in trachea, rischiando la broncopolmonite. Ecco il perché del sondino». Linea confermata anche dal presidente della Società italiana di nutrizione artificiale, Maurizio Muscaritoli. Nessun cambiamento di rotta alla clinica «Città di Udine, disponibile ad accogliere Eluana: «Noi rispettiamo la sentenza».

«Ora basterebbe un cucchiaino»
di Mottola Grazia Maria-Pagina 22- (24 dicembre 2008) - Corriere della Sera

MILANO - «La scoperta di Dolce? Getta un' ombra sul modo in cui sono state accertate le condizioni cliniche di Eluana, perlomeno su quello descritto nel decreto della Corte di appello. Spetta ora alla magistratura chiedere un approfondimento». Non ha mezzi termini Gian Luigi Gigli, neurologo, tra i firmatari dell' appello affinché la Procura generale impugnasse la sentenza Englaro: «Il decreto non è applicabile - sottolinea -: se prima era in contrasto con le regole della buona medicina che impongono di alleviare le sofferenze eliminando la causa e non con i sedativi, ora c' è l' imperativo di alimentare Eluana con il cucchiaino: visto che deglutisce, non saremmo più nella condizione di nutrizione assistita prevista nella sentenza. In caso contrario - avverte Gigli - ci troveremmo di fronte all' abbandono di un disabile incapace, cioè a una vera e propria sentenza di morte».

«No, le verrebbe la polmonite»
di Mottola Grazia Maria-Pagina 22- (24 dicembre 2008) - Corriere della Sera

MILANO - «Che Eluana deglutisca non è una cosa sconvolgente, assolutamente non in grado di cambiare le condizioni in cui si trova». Mauro Zampolini, responsabile del Dipartimento Riabilitazione Asl 3 in Umbria, e direttore del «Giscar», gruppo italiano per lo studio delle gravi cerebrolesioni acquisite, parla alla luce della sua esperienza tra i pazienti in stato vegetativo: «È ricorrente che questi malati conservino in parte la capacità di deglutire, ma si tratta di un' attività incosciente, quindi rischiosa. Per questo motivo si usa alimentarli con il sondino. Non bisogna stupirsi, però, che provando a nutrirli per bocca, li si veda deglutire. Il problema è che parte del cibo potrebbe finire in trachea. Che cosa succederebbe a Eluana? Se la si alimentasse per via naturale, morirebbe di polmonite».

«La nutrizione artificiale può essere accanimento»
Ravizza Simona-Pagina 22 (24 dicembre 2008) - Corriere della Sera

MILANO - «L' obbligo di somministrare cibo e acqua per vie artificiali c' è nella misura in cui e fino a quando dimostra di raggiungere la sua finalità propria». Il gesuita Bartolomeo Sorge cita un documento della Congregazione per la dottrina della Fede dell' agosto 2007. «Il problema è capire se può trasformarsi in accanimento terapeutico - spiega -. Ma chi può decidere? È un parere tecnico che spetta solo all' équipe sanitaria in scienza e coscienza».
Il sacerdote ha dedicato al caso di Eluana Englaro l' editoriale del prossimo numero della rivista Aggiornamenti sociali, di cui è direttore dal gennaio ' 97. «La vicenda ripropone un grave interrogativo: l' idratazione e la nutrizione artificiali si possono ritenere procedure mediche sproporzionate, cosicché possano essere lecitamente interrotte?». Anche se «in linea di principio sono da considerare un mezzo ordinario di conservazione della vita, non sempre è facile da applicare nella prassi ciò che è chiaro in linea di principio», scrive padre Sorge. Di qui la posizione di apertura al dialogo del gesuita, alla guida della Residenza di San Fedele a Milano. «Esiste un diritto a morire con dignità, evitando sofferenze inutili - ricorda il sacerdote, Catechismo della Chiesa cattolica alla mano -. Pertanto, l' interruzione di procedure mediche sproporzionate rispetto ai risultati attesi può essere legittima. In tal caso si ha la rinuncia all' accanimento terapeutico. Non si vuole così procurare la morte: si accetta di non poterla impedire». Chi può dire l' ultima parola? «È necessario il testamento biologico».

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