SOMMARIO RASSEGNA STAMPA
Linee guida Legge 40.
Nota del Centro di Ateneo di Bioetica dell’Università Cattolica 

Il Direttore del Centro di Ateneo di Bioetica dell’Università Cattolica, prof. Adriano Pessina, in merito alle pubblicazione delle linee guida della Legge 40 ha dichiarato:

Le linee guida all’applicazione della Legge 40 sulla procreazione medicalmente assistita firmate dal ministro della Salute Livia Turco, e pubblicate sulla Gazzetta Ufficiale, introducono alcune novità che di fatto stravolgono lo spirito e la lettera della stessa legge. In particolare, l’estensione della possibilità di ricorrere alle tecniche di procreazione medicalmente assistita anche alle coppie in cui l’uomo sia portatore di malattie virali sessualmente trasmissibili (virus HIV e di quelli delle Epatiti B e C), e l’introduzione della diagnosi preimpianto, contrastano con quell’intento terapeutico che la Legge 40 tentava faticosamente di conservare e introducono una chiara impronta eugenetica.

Non si può infatti ignorare che queste linee guida, che applicano soprattutto la volontà dell’onorevole Turco, sono ispirate all’ideologia del cosiddetto diritto al figlio sano, diritto che non passa più attraverso le cure delle malattie, ma si attua tramite la selezione embrionale, cioè attraverso una prassi di discriminazione e uccisione di tutti quei figli allo stadio embrionale che risultano portatori di patologie conosciute e individuabili. Va ricordato che la stessa Legge 194 ha escluso in linea di principio che il cosiddetto aborto terapeutico fosse funzionale all’eliminazione dei figli allo stato fetale affetti da patologie: la definizione “terapeutica” dell’interruzione volontaria della gravidanza, infatti, faceva riferimento, allo stato di salute fisica e psichica della donna per rendere legale l’aborto.

Con queste linee guida si evidenzia il disegno eugenetico che collega la selezione embrionale all’interruzione volontaria di gravidanza e che mina quel diritto alla vita e alla cura dei malati che è il fondamento di ogni ulteriore diritto e che non può essere subordinato alla volontà di nessuno. L’esistenza umana, infatti, costituisce un bene indisponibile alla volontà altrui, di cui lo Stato dovrebbe sempre farsi garante. A nessuno sfugge che queste nuove linee guida nulla hanno a che fare con le prassi di cura delle malattie, bensì esplicitano in chiave pragmatica quell’ eugenetica liberale che concede agli individui, con la complicità dello Stato, di disporre della vita embrionale come fosse puro materiale biologico.

Chiamare alla vita qualcuno per impedirgli di varcare la soglia della nascita in nome del fatto che è affetto da malattia significa ritornare, con la complicità della tecnologia, ad antiche prassi discriminatorie e confermare in modo latente lo stigma nei confronti dei malati che ha percorso per lunghi tratti la storia del Novecento attraverso un progetto neo-darwiniano che oggi è riproposto alla libertà degli individui. Evitiamo di esprimere valutazioni di ordine politico in merito alla tempistica con cui l’on. Turco ha voluto confermare i propri progetti ideologici, ma non possiamo esimerci dall’auspicare che il nuovo Governo sappia farsi custode sia della volontà dei cittadini che, con un referendum, hanno impedito di modificare la Legge 40, sia della rinnovata tutela del diritto alla vita e alla cura di tutti, ma in particolare di quanti vengono chiamati alla vita e debbono trovare la nostra consapevole e doverosa accoglienza.

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