SOMMARIO RASSEGNA STAMPA
 Le conversioni al cristianesimo nei paesi musulmani

di Magdi Allam -http://www.magdiallam.it/

Un censimento delle conversioni al Cristianesimo dall'Islam nei paesi musulmani risulta più difficile rispetto alle conversioni in Occidente, a causa della mancanza di libertà religiosa a livello legale, in quanto in quasi tutti i paesi a maggioranza islamica il proselitismo a favore di fedi che non siano l'islam è sanzionato penalmente. Spesso le cifre vanno prese con prudenza anche perchè la stampa locale tende a gonfiarle per provocare allarmismo e incitare le folle contro i missionari. Lo sceicco Ahmad al Katani arrivò a dichiarare in un'intervista ad al Jazira che ogni anno 6 milioni di africani lasciano l'islam per la religione cristiana.

I CONVERTITI NEI PAESI ISLAMICI E GLI ASPETTI LEGALI

AFGHANISTAN:
La legge imposta dai talebani prevedeva la pena di morte per la conversione ad altre religioni che non fossero l'islam. Il portavoce del movimento talebano Abdul Hayy Motamin spiegò che ''qualunque musulmano afghano sarà condannato a morte se accetterà di abbracciare il cristianesimo''. La nuova costituzione, nata sotto gli auspici del governo Karzai, dichiara, nell'articolo 2, illegittime le leggi che si contrappongono ai principi dell'islam. Non si parla di libertà di coscienza. Il convertito afghano Abdul Rahman, condannato a morte in un primo momento nel febbraio 2006, riuscì ad avere salva la vita solo per ''infermità mentale''.

ALGERIA:
La stampa locale ha parlato, nei primi anni 2000, di 10.000 convertiti dall'islam. Nel 2001 il quotidiano algerino ''al Yaum'' affemava che vi sarebbero nel Paese sei conversioni al cristianesimo ogni giorno, attribuendo il fenomeno ad un rigetto dell'islam causato dalle stragi compiute dai gruppi armati islamici nel paese. Nel marzo 2005 la rivista protestante francese ''Mission'' ha parlato di circa un migliaio di algerini che ogni anno sarebbero passati al cristianesimo. Molte conversioni hanno luogo in Cabilia, ovvero tra i berberi, che sentono l'islam come una religione imposta dagli arabi. Lo stato algerino ha reagito con una più dura legge contro il proselitismo entrata in vigore nel settembre 2006.

ARABIA SAUDITA:
La sharia è l'unica fonte di diritto in Arabia Saudita. L'articolo 1 della Carta Fondamentale recita: ''Il Regno dell'Arabia Saudita è uno stato islamico pienamente sovrano e la sua costituzione è l'islam''. Nell'articolo 48 è precisato che ''i tribunali applicano le prescrizioni della legge islamica nei casi presentati ad essa, in accordo con quanto presente nel Libro e nella Sunna''. Sebbene non esista codificazione scritta, l'abbandono dell'islam sunnita è punito con la morte. Si hanno casi di convertiti al cristianesimo o all'islam sciita torturati dalla polizia religiosa, e sono frequenti retate in luoghi ove si celebrano messe (come la retata del 21 aprile 2005 che ha visto l'arresto di 40 pakistani).

EGITTO:
Vi sono tentativi di censire il fenomeno. Alcune fonti parlano di 100 egiziani convertiti al cristianesimo ogni anno. L'articolo 2 della Costituzione del 1971 stabiliva che la sharia era ''una fonte principale della legislazione''. L'articolo è stato modificato in base all'emendamento del 22 maggio 1980 proposto da Anwar al Sadat secondo il quale la sharia diventata ''la fonte principale della legislazione''. Il proselitismo teoricamente non sarebbe perseguito in termini di legge, ma gli integralisti usano contro i convertiti un articolo del Codice Penale che punisce gli atti che attentano all'unità nazionale o alla pace sociale. Nel 2003 ci fu l'arresto di una coppia di neocristiani, Yousef Makari Suleiman e sua moglie Mariam Girgis Makar, che portò all'arresto di altri 22 convertiti con l'accusa di ''falsificazione di documenti''. L'ultimo caso è quello dell'agosto 2007 riguardante il convertito Mohammed Hegazi, meritevole di morte secondo il parere del rettore della facoltà di scienze islamiche di al Azhar Soad Saleh.

INDONESIA:
Nel 1991 il missionario musulmano Ahmad Deedat parlava di ''15 milioni di convertiti al cristianesimo in sei anni'' in Indonesia, valutazioni riprese anche dalla rivista ''Panji Masyarakat''. La Costituzione afferma, nel'articolo 29, la laicità dello stato.

IRAN:
Secondo l'articolo 4 della Costituzione la sharia è fonte unica della legislazione. L'islam è religione di stato secondo l'articolo 12 e l'articolo 13 precisa che zoroastriani, ebrei e cristiani sono le uniche minoranze riconosciute e possono esercitare il loro culto ''nei limiti della legge''. Non si parla di libertà di coscienza. Hassan Mohammadi, funzionario del Ministero dell'Educazione di Teheran , ha dichiarato nel 2004 che ogni giorno ''50 ragazzi iraniani, maschi e femmine, si convertono in segreto al cristianesimo''. Le stime parlano di circa 30.000 protestanti, 17.000 evangelici, 7.000 carismatici e 4.000 pentecostali in maggioranza convertiti dall'islam (Patrick Johnstone, ''Charisma News Service'' agosto 2004). In Iran vi sono state uccisioni di convertiti al cristianesimo (Hossein Soodman, impiccato nel 1990, Mehdi Dibaj trovato morto nel 1994, Mohammad Bagheri Yousefi, trovato impiccato ad un albero nel 1996).

IRAQ:
Secondo la nuova Costituzione emanata sottoposta a referendum il 15 ottobre 2005 la sharia è ''una fonte principale della legislazione'' ed è vietato ''emanare leggi e disposizioni contrarie ai principi dell'islam''. Non sono mancati episodi di intolleranza come l'uccisione nel 2004 del tassista convertito Ziwar Mohammed Ismail, che lavorava nella zona curda. E' proprio tra i curdi che è in atto un dibattito sul rigetto dell'arabità dopo il genocidio compiuto nei loro confronti dal leader panarabo Saddam Hussein. A questo proposito ''al-Ryadh'' scrisse l'11 agosto 2005: ''il punto è che (i curdi) hanno rigettato anche l'eredità islamica. E' forse l'inizio di un passaggio ad un'altra religione''.

MALESIA:
L'articolo 3 della Costituzione dichiara l'islam religione di stato e prevede che ogni abitante di etnia malese sia considerato musulmano sin dalla nascita. Le stime parlano di circa 100 malesi passati al cristianesimo ogni anno. Secondo il rapporto ACS sulla libertà religiosa 2005 i cristiani sarebbero più di queli che si dichiarano apertamente. Nel 1998 quattro malesi che avevano rifiutato apertamente la religione musulmana furono condannati a tre anni da scontare in un campo di rieducazione islamico.

MAROCCO:
L'articolo 6 dichiara che ''l'islam è religione di stato che garantisce a tutti libertà di religione''. Tuttavia l'articolo 220 del Codice Penale del 1962 punisce chi induce un musulmano a lascire l'islam e ordina la chiusura del luogo ove tale conversione avvenga. Il partito dell'Unione socialista ha denunciato, nel 2002, la moltiplicazione di convertiti al cristianesimo ad opera di missionari evangelici. Secondo la testimonianza di un convertito i neofiti sarebbero passati da 400 nel 2000 a 800 nel 2004 (Catherine Simon, ''nouveaux chrétiens au Maghreb'', 6 mrzo 2005), ma le stime sono approssimtive, come nota il giornalista Bahaa Trabelsi, dovute alla difficoltà di censire una comunità priva di diritto all'esistenza.

PAKISTAN:
La maggior parte dei cristiani pakistani sono discendenti di pakistani convertiti più di un secolo e mezzo fa, e sono discriminati socialmente. La famigerata legges sulla blasfemia, prevista dal Codice Penale al paragrafo 295C punisce con la morte o l'ergastolo qualunque manifestazione ritenuta irrispettosa nei confronti dell'islam. Sebbene non venga citato esplicitamente il reato di apostasia, spesso questa legge viene usato contro i convertiti. E' il caso di Kingri Masih, cristiano convertito all'islam e ritornato alla sua fede originaria. Viene condannato a morte nel 2002 e al pagamento di 50.000 rupie.

SUDAN:
Il Codice Penale del 1991 prevede, all'articolo 126 comma, che chi si converte dall'islam ''è invitato a pentirsi in un tempo determinato in tribunale. Se persiste nell'apostasia e non si è convertito da poco all'islam, sarà punito con la morte''. Il Sudan è tristemente noto per il genocidio di 2 milioni fra cristiani e animisti.

TUNISIA:
Il giornalista Ridha Kéfi parla di conversioni al cristianesimo raramente opera di missionari, ma avvenute tramite Internet, letture o dopo aver seguito trasmissioni radiofoniche e televisive. Si parla di circa 500 conversioni.

TURCHIA:
La Turchia è uno stato laico, in base all'eredità kemalista, e l'articolo 24 stabilisce che ''nessuno sarà incriminato o criticato per le sue credenze o convinzioni religiose''. In realtà il fondamentalismo islamico è in crescita nel paese e nel 2005 il nunzio apostolico Fhrat denunciava una ''cristianofobia istituzionale non molto dissimile a quella esistente in altri paesi musulmani''. Le conversioni vengono denunciate con toni isterici: il quotidiano ''Zaman'' scrisse, il 31 dicembre 2004, riguardo un fantromatico piano volto alla ''conversione al cristianesimo del 10% dei turchi entro il 2020''. Le cifre sui convertiti sono discordanti: il direttore degli Affari religiosi Mohammed Nouri Yelmaz parla di 100 turchi convertiti, mentreilrapporto sulle ''attività missionarie in Turchia e nel mondo'' parla di ''15.000 turchi convertiti al cristianesimo e ad altre religioni, come quella baha'i, negli ultimi anni''. Si hanno notizia di due azioni giudiziarie contro convertiti: nel 2001 contro il convertito Kemal Timur, accusato di aver affermato che ''Maometto era uno stregone'' mentre distribuiva copie del Vangelo. L'imputato è stato prosciolto nel 2002. Nel 2001 il convertito Yshar Tugral viene prelevato dalla polizia antiterrorisno con l'accusa di adescare i convertiti col denaro.

YEMEN:
L'articolo 3 stabilisce la sharia ''fonte di tutte le legislazioni''. L' abbandono dell'islam è sanzionato con pene corporali all'articolo 12 assieme a furto, rapina, ribellione, adulterio, falsa accusa di adulterio e consumo di vino. Il censimento dei convertiti è pertanto difficile. Un servizio di al Jazira a cura di Murad Hachem del 16 marzo 2002 parla di ''campagne di evangelizzazione segrete'' e dice che i convertiti ''tengono nascosta la loro fede, non soltanto perchè temono di essere processati e condannati a morte per apostasia, ma anche per evitare la reazione sociale e l'ira dei parenti''. Tuttavia è da segnalare il caso di Mohammed Omer Haji, rifugiato somalo in Yemen condannato a morte per la sua conversione al cristianesimo assieme alla moglie. Dopo carcere e torture, riesce ad ottenere l'asilo in Nuova Zelanda. I giornali yemeniti negano che vi sia stata condanna a morte nei confronti di Haji e lo accusano di essersi convertito per benefici economici.

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