SOMMARIO RASSEGNA STAMPA
 Anche il buddismo cambia.
Dal quietismo alla politica attiva

Ai suoi fedeli il Dalai Lama lancia ripetuti appelli alla non violenza. Ma non tutti gli obbediscono.
Come il cristianesimo e l'islam, anche questa religione irrompe sulla scena pubblica in forme nuove


di Sandro Magister http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/197585

ROMA, 15 aprile 2008 – Sei mesi prima di ricevere domani alla Casa Bianca il capo della Chiesa cattolica in visita negli Stati Uniti, il presidente George W. Bush aveva ricevuto con tutti gli onori un altro grande leader religioso, il Dalai Lama.
Le autorità di Pechino avevano protestato vivacemente, prima e dopo quell'incontro. E altrettanto energica fu la loro protesta quando poche settimane dopo, a fine novembre, il Dalai Lama annunciò una sua visita a Roma e fece capire che avrebbe incontrato volentieri Benedetto XVI, come già aveva fatto una volta nel 2006 e altre nove volte col suo predecessore Giovanni Paolo II.

A differenza del presidente americano, però, Benedetto XVI si piegò alle pressioni della Cina. L'udienza fu annullata, o meglio, si dichiarò che "non era mai stata in agenda".
In effetti, la Cina aveva minacciato la Chiesa di Roma di bloccare le nomine di nuovi vescovi a Pechino, Shanghai, Canton, Guizhou e in una quarantina di altre diocesi scoperte.

Ma c'era di più. Il peso politico sulla scena internazionale del Dalai Lama era da qualche tempo cresciuto di molto. E ancora di più sarebbe cresciuto nei mesi successivi. Di conseguenza, un gesto amichevole nei suoi confronti avrebbe provocato le ire della Cina molto più che in passato.
Annullando l'udienza col papa, quindi, la diplomazia vaticana intese agire in difesa dei cristiani della Cina, una minoranza religiosa oppressa e perseguitata alla pari di quell'altra grande minoranza costituita dai buddisti del Tibet.
Questi ultimi, però, molto meno pacifici.

* * *

Il passaggio alla politica militante – e persino all'azione armata – di una religione come il buddismo, tradizionalmente definita come contemplativa e identificata col pacifismo, è uno dei fenomeni nuovi di questa epoca.
È un passaggio che rientra nell'odierna generale evoluzione di tutte le religioni verso una più forte incidenza sulla scena pubblica.

Per il cristianesimo e l'islam questa evoluzione è sotto gli occhi di tutti. Le vicende degli ultimi mesi mostrano che il buddismo non fa eccezione.
Prima la Birmania e poi il Tibet sono stati i teatri più evidenti del passaggio del buddismo da posizioni quietiste e di sostegno allo status quo a un'azione di critica e trasformazione della società, anche affrontando pesanti repressioni.
Ma se in Birmania i metodi prescelti sono stati quelli non violenti, in Tibet sta accadendo qualcosa di diverso. La ribellione si esprime a tratti con una forza devastatrice che prende di mira non solo gli odiati cinesi, ma anche quei tibetani che appaiono favoriti dalla modernizzazione promossa dal governo di Pechino.

Anche tra le organizzazioni buddiste che dall'estero sostengono la causa del Tibet non tutte abbracciano i soli metodi non violenti.
Ne è prova la difficoltà che incontra il Dalai Lama, la più alta autorità religiosa dei buddisti tibetani, nel far rispettare le sue indicazioni pacifiste.
Il più recente dei suoi messaggi ai fedeli, emesso il 6 aprile dal suo quartier generale di Dharamsala, nel nord dell'India, si conclude infatti con questo appello a tutti i tibetani, sia in patria che in esilio:

"Voglio sollecitare i miei concittadini tibetani che vivono fuori dal Tibet a essere quanto mai vigili. Non dovremmo impegnarci in nessuna azione che possa anche minimamente essere considerata violenta. Perfino in presenza di provocazioni, non dobbiamo mai permettere che i nostri valori più preziosi e profondi siano compromessi. Credo fermamente che conseguiremo il successo seguendo la strada della non violenza. Dobbiamo essere saggi, comprendere da dove nascono l’affetto e il supporto per la nostra causa. Desidero ripetere ancora una volta il mio appello ai tibetani affinché pratichino la non violenza e non si allontanino mai da questo cammino, per quanto grave possa essere la situazione".

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