SOMMARIO RASSEGNA STAMPA
India: uccidere un prete vale 250 dollari   

di Marco Tosatti- La stampa 26-11-2008

I fondamentalisti indù offrono ricompense in denaro vestiti o altro a chi uccide un pastore protestante o un prete, o a incendiare una chiesa.

Correggeteci se ci sbagliamo, ma non abbiamo trovato, nei giorni scorso, sulla grande stampa una notizia che ci sembra interessante, e che è stata rilanciata da “Asia News”. Ve la riportiamo così come l’ha data l’agenzia del PIME, aggiungendo poi al fondo qualche altra informazione.

“I fondamentalisti indù offrono ricompense in denaro, vestiti o generi di prima necessità a quanti riescono a uccidere leader cristiani, distruggere le loro proprietà o incendiare le chiese. L’aggravarsi della situazione ha spinto il governo indiano a creare un reparto speciale delle forze di sicurezza, per fermare l’ondata di violenze che ha investito il Paese. Questa mattina il ministro degli interni Shivraj Patil, nel corso di un summit con i vertici della polizia, ha ricordato le violenze contro i cristiani in Orissa, nel Karnataka e nel Kerala, aggiungendo che solo un reparto di sicurezza speciale può garantire una adeguata protezione alle vittime e agli sfollati. Una fonte dell’All India Christian Council (Aicc) parla di taglie che variano a seconda dell’importanza dell’obiettivo: il “prezzo corrente” per la morte di un prete o un pastore è di 250 dollari Usa, ma vengono offerti anche cibo, benzina, superalcolici importati dall’estero. Per portare a termine il progetto di estirpare la presenza cristiana in Orissa, i fondamentalisti assoldano anche le donne, le quali ricevono un addestramento specifico nei centri avviati dal Bajrang Dal, l’ala giovanile del partito nazionalista indù Vishwa Hindu Parishad. “Obiettivi diversi hanno taglie differenti”, riferisce l’Ong britannica Release International riportando le parole del portavoce dell’Aicc e possono variare “dall’omicidio, alla distruzione di chiese o proprietà dei cristiani”. La morte di un pastore o un prete – conferma Faiz Rahman, presidente di Good News India – vale “250 dollari Usa”. Rahman racconta di aver aiutato 25 preti a lasciare i campi profughi, ma vi sono ancora “circa 250 leader religiosi ospitati nei centri predisposti dal governo”. Egli sostiene che “rappresentano obiettivi di primo piano” per i fondamentalisti indù, e per questo bisogna aiutarli a lasciare i campi profughi verso mete più sicure. Fonti dell’Aicc affermano che oltre alle taglie, il Bajrang Jal ha iniziato dei corsi di addestramento specifici per le donne-soldato da usare nella campagna di sterminio contro i cristiani. “Si incontrano in segreto – riferisce il portavoce del movimento cristiano – e le addestrano all’uso di spade e bastoni per combattere e distruggere”.

Oltre alle persecuzioni, i cristiani rifugiati nei centri di accoglienza devono affrontare i rigori dell’inverno ormai alle porte: “Migliaia di cristiani si trovano ad affrontare l’inverno nei campi profughi – dice Andy Dipper, capo di Release International – abbiamo bisogno urgente di aiuti. Il governo dell’India deve intraprendere iniziative serie per contenere le violenze, che si diffondono in altri stati. È compito delle autorità salvaguardare la vita e le case dei cristiani, sui quali pende la minaccia dei fondamentalisti indù”. “Aci prensa” riferisce che nonostante le minacce i cristiani del sub-continente celebreranno come sempre il Natale, anche a fronte di pericoli specifici, come quelli che possono nascere da una marcia di protesta dei fondamentalisti indù in Orissa prevista per il 25 dicembre . “Siamo tranquilli e speriamo che non succeda nulla”, ha detto il segretario della diocesi, padre Matteo Kallarangatt. “speriamo che i fedeli possano partecipare regolarmente alle messe che abbiamo programmato”. I laici indiani hanno poi proposto di celebrare il 25 agosto la “Giornata dei martiri cristiani dell’India”. L’iniziativa è nata in un congresso realizzato a Bhopal, la capitale del Madhya Pradesh. Il coordinatore del congresso a cui parteciparono cinquecento persone, Anand Muttungal, ha spiegato ce la data del 25 agosto è stata scelta “perché fu il giorno in cui il maggior numero di vittime cristiane è caduto nel distretto di Kandhamal, in Orissa. Con questa iniziativa che proponiamo al paese, vogliamo ricordare il loro sacrificio”

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