SOMMARIO RASSEGNA STAMPA
Il diavolo e l'esorcista

 www.vittoriozincone.it © RIPRODUZIONE RISERVATA
(Sette - giugno 2010)

Gabriele Amorth

Padre Gabriele Amorth, 85 anni, è il principe degli esorcisti. Nell’ultimo quarto di secolo ha affrontato il diavolo circa settantamila volte. Lo incontro a Roma, nel complesso della basilica di San Paolo, in una stanza di convalescenza. È un po’ acciaccato. Parla lentamente, con inflessione modenese.

Per tutta la durata dell’intervista tiene la testa piegata verso il basso. Resta impassibile anche quando maramaldeggio: gli cito l’Esorciccio di Ciccio Ingrassia («Non credo di averlo visto») e la scena del Marchese del Grillo, in cui Sordi viene innaffiato di acqua santa (ricordate? «Vade retro carbonaro!»). Ma quando gli faccio notare che anche molti prelati sono scettici sulla sua attività, alza lo sguardo, mi fissa, e spara la sentenza:

«So bene che ci sono vescovi e sacerdoti che non vogliono sentir parlare di esorcismi. Ma sa perché?».

Perché?

«Perché non ne hanno mai visto uno».

Amorth ha raccontato le sue battaglie contro il demonio in una decina di libri, tradotti in ventotto lingue. L’ultimo (Memorie di un esorcista, Piemme), scritto col vaticanista Marco Tosatti, è una piccola galleria degli orrori: donne striscianti, bambini che acquisiscono una forza sovrumana, uomini legati che delirano in lingue sconosciute. Minacce, sputi, calci. Amorth sostiene che i casi di possessione sono rari e che spesso le vittime sono persone che hanno a che fare con cartomanti, messe nere, sette sataniche e sedute spiritiche.

«Nella maggior parte dei casi si tratta di cialtronate», spiega, «ma c’è una piccola percentuale di operatori dell’occulto che lavora davvero per il maligno. Il problema è che di tutto questo la Chiesa parla troppo poco».

Partiamo da qui, allora.

La Chiesa sta abbandonando gli esorcisti?
«Gesù li faceva per strada gli esorcismi. Adesso bisogna farli quasi di nascosto».

Si pensa che sia folclore. E poi ormai la medicina e la scienza arrivano ovunque.
«Ma io non faccio l’esorcismo al primo che passa! Prima controllo le cartelle cliniche, i risultati di analisi e visite psichiatriche. Intervengo con le preghiere di liberazione solo quando la medicina non fa effetto».

Come si accorge se una persona è posseduta?
«Con un esorcismo diagnostico».

È vero che recentemente sono state introdotte nuove regole per gli esorcismi?
«Sì. Ho contrastato fortemente soprattutto una delle novità».

Quale?
«Quella per cui si può fare un esorcismo solo su una persona che è palesemente posseduta. Assurdo».

Perché?
«Perché gli esorcismi servono anche per stanare il diavolo».

È come permettere di intercettare solo i mafiosi conclamati o chi è già palesemente colpevole di un reato?
«Esatto. Fortunatamente sono stato ascoltato».

I vescovi le remano contro.
«Non esageriamo. Diciamo che anche i vescovi che acconsentono a nominare esorcisti, lo fanno malvolentieri».

Nel libro scritto con Tosatti lei racconta che le sette sataniche sono entrate in Vaticano. Dice: «Ne fanno parte anche preti e monsignori».
«Ho usato espressioni un po’ colorite. Qualche spiraglio si è aperto e ha permesso l’ingresso del fumo di Satana, ma non significa che il Vaticano non resista».

Che cosa ne pensa delle polemiche sui preti pedofili?
«Penso che l’attacco alla Chiesa sia forte. La porta delle tentazioni è aperta. Ma parliamo di tentazioni, non di possessioni. E poi bisogna pensare che Satana predilige tentare i vertici».

Quali vertici?
«Quelli spirituali, politici, del mondo dell’industria. È normale che attacchi anche il Vaticano».

Ci vorrebbero esorcisti piazzati a Palazzo Chigi, a viale dell’Astronomia e nelle sedi dei partiti?
«Non sarebbe una cattiva idea. Basterebbe stare lì e recitare qualche preghiera di liberazione, anche solo dalle tentazioni. In Italia il decadimento morale è evidente. Le famiglie sono spesso sfasciate. I miei confratelli a pranzo mi informano di quel che succede nel mondo. Non è un bel sentire. Sa che cosa farei io se fossi Papa per un minuto?».

Che cosa?
«Estenderei a tutti la possibilità di fare esorcismi. Come avviene nella Chiesa ortodossa. Lì, non c’è bisogno del permesso di un vescovo».

Il Papa crede negli esorcismi?
«Sì. Benedetto XVI ci ha ricevuti. Il suo predecessore, Giovanni Paolo II, ne ha pure celebrato qualcuno».

Lei lo ha assistito?
«No, ma lo so perché è intervenuto su una donna che seguivo da molto tempo».

Racconti.
«Questa mia “paziente”, un giorno venne portata in piazza San Pietro. Al passaggio di Papa Wojtyla si mise a sbraitare. Lui la vide e chiese ai suoi assistenti di fargli incontrare quella donna. In seguito, le fece un esorcismo».

Riuscì?
«Il Papa aveva una forza straordinaria, le diede sollievo, ma non funziona come un’aspirina che la prendi e il male passa. Ci possono volere anni per liberare una persona dal demonio».

Le sono mai capitate liberazioni lampo?
«Una sola volta. Una ragazzina che aveva partecipato con un’amica a un rito satanico. Rientrata a casa, aveva cominciato a urlare e a scalciare. Il padre ce la portò subito».

Magari aveva preso qualche stupefacente.
«No. Durante l’esorcismo mi morse la mano. Ma il diavolo la possedeva solo da poche ore e quindi in pochi minuti siamo riusciti a liberarla».

Lei ha dichiarato di aver fatto più di settantamila esorcismi.
«Ma non su settantamila persone. Ne ho dovuti fare anche un centinaio sullo stesso individuo».

Come è diventato esorcista?
«Un po’ per caso, nel 1986. Un giorno andai a trovare il cardinal Poletti, presidente della Conferenza episcopale. All’epoca ero direttore del giornale mariano Madre di Dio. Chiacchierando venne fuori che conoscevo padre Candido, lo storico esorcista della Scala Santa, a Roma. Poletti cominciò subito a scrivere su un foglio».

Che cosa?
«La mia nomina a esorcista».

Bisogna avere un “dono” per fare l’esorcista?
«Macché».

Non faccia il modesto.
«Un esorcista che non capisce che il bene viene da Dio e non dalle sue mani, ha sbagliato mestiere».

Lei prima del 1986 non aveva mai pensato di fare l’esorcista?
«Mai».

Mi racconta la sua infanzia?
«Vengo da una famiglia molto religiosa. Mio padre era avvocato, a Modena. Era amico di Don Sturzo e aveva fondato la sezione modenese del Partito Popolare».

Che studi ha fatto?
«Il liceo. Poi nel ’43 venni richiamato dai fascisti della Repubblica di Salò. Scappai, per aderire ai gruppi cattolici che facevano la Resistenza. Mi hanno arrestato e condannato a morte più volte. Ma sono sempre riuscito a fuggire. Ho avuto una medaglia al valore militare. Il nostro capo partigiano era Ermanno Gorrieri».

Cattolico democratico, politico e sindacalista.
«Esatto. Invece il punto di riferimento più alto era Giuseppe Dossetti».

Altro ex Dc e padre costituente.
«Dossetti era un amico, nonché il mio professore di Diritto Canonico all’Università. Finita la guerra disse che era il momento di fare politica. E che ci si doveva iscrivere alla Dc. Fu lui a insistere perché mi trasferissi a Roma».

A fare che cosa?
«Il vice delegato dei giovani democristiani. Il delegato era Giulio Andreotti. Ma lui pensava soprattutto a stare al fianco di De Gasperi».

Com’era il giovane Andreotti?
«Brillante. Siamo ancora amici».

Indro Montanelli una volta ha scritto: «Sempre più si diffonde sulla nostra stampa il brutto vezzo di chiamare Andreotti col nome di Belzebù. Piantiamola. Belzebù potrebbe anche darci querela». Il grande esorcista amico del Belzebù della politica.
«Quando Andreotti entrò nel governo come sottosegretario avrei dovuto prendere il suo posto nella Dc. Invece decisi di lasciare la politica».

Perché?
«A diciassette anni avevo promesso a don Giacomo Alberione che lo avrei seguito nella sua Società di San Paolo. Sin da ragazzo aspiravo a prendere i voti».

Quando viene ordinato sacerdote?
«Dopo la laurea, il noviziato e gli studi di teologia, nel 1954. Cinque anni dopo, col permesso della Conferenza episcopale, riuscii a organizzare la consacrazione dell’Italia al cuore immacolato di Maria. Un’impresa. Mi aiutò lo stesso Andreotti».

Come?
«Dovevamo portare in pellegrinaggio la statua della Madonna di Fatima in tutta Italia. Lui, come ministro della Difesa, ci mise a disposizione elicotteri e aerei. Riuscii a portare la statua pure da padre Pio».

Lo conosceva?
«Tra il 1942 e il 1968 sono stato da lui tutti gli anni. Ho visto le sue stigmate e l’ho sentito parlare del demonio. Padre Pio tra l’altro ha raccontato che a Venafro aveva visto il diavolo nella figura della Madonna e poi in quella di un cane feroce».

Lei che immagine ha dei diavoli?
«Io non ho un’immagine del diavolo. Sono puri spiriti. Angeli decaduti».

La voce…?
«È normale. Ma il demonio in genere cerca di nascondersi. Non si rivela facilmente. Per stanarlo spesso gli preparo delle trappole: gli offro acqua benedetta…».

Quando si rivela che lingua usa?
«A volte anche linguaggi incomprensibili. Demoniaci. Spesso l’aramaico, il greco o il latino. Tutte lingue legate al cristianesimo. Dimenticavo… gli sputi».

Gli sputi?
«Spesso i posseduti cercano di sputarti. Una volta, mentre cercavo di bloccare uno sputo, mi sono ritrovato in mano tre chiodi».

Come, scusi?
«Durante l’esorcismo può capitare che in bocca al posseduto si materializzino oggetti metallici».

Un trucco?
«Direi proprio di no».

Quali sono gli strumenti del mestiere?
«Io uso acqua santa, una croce che ha incastonata una medaglia di San Benedetto e una stola viola, lunga, in modo che i lembi possano scivolare sulle spalle dei posseduti. Ma lo strumento principale è la preghiera».

È vero che si può essere posseduti da più diavoli?
«E anche da anime dannate, sempre guidate da Satana. Una volta chiesi a un diavolo che si era impossessato di una suora se era solo. Lui mi rispose: “No, siamo legioni e legioni”».

I diavoli si impossessano solo dei cristiani?
«Lavorano per allontanare gli uomini da Dio e dalla Chiesa, ma possono colpire chiunque».

Qual è il caso più incredibile che le è capitato?
«Non saprei fare una classifica. Ho incontrato una donna posseduta per colpa di un mago assoldato da un ex fidanzato lasciato, suocere occultiste, cibi maleficiati, mariti indemoniati e truffati dai cartomanti… Di sicuro le reazioni che fanno più impressione sono quelle violente. Ma ormai non mi stupisco più di niente».

Amorth. Lo sa che il suo sembra un nome d’arte?
«È di origini tedesche».

Ha visto L’esorcista?
«Certo. Ho la cassetta. È un bel film».

Lì la posseduta spruzza vomito a metri di distanza. La testa le ruota come una trottola.
«Ci sono delle esagerazioni. Il cinema ne ha bisogno. Ma quel film ha avuto un merito: far tornare a parlare di esorcismi».

Ultima domanda. A cena col nemico?
«Non mi è mai capitato. Ed eviterei… considerato chi sono i miei nemici».

VZ.

           SOMMARIO RASSEGNA STAMPA