SOMMARIO RASSEGNA STAMPA
Sant'Egidio, le religioni alla radice della pace

http://www.avvenire.it 5 ottobre 2010

Il dialogo, una «pericolosa ingenuità» in un mondo dove tutti e tutto pare si fronteggino e ciascuno sembra voglia sopraffare l’altro.

Tuttavia, il dialogo va portato avanti tra culture e fedi diverse. Resta questo il messaggio principale che traspare da tutti i dibattiti di lingue, fedi e culture diverse dall’Incontro internazionale per la Pace della Comunità di Sant’Egidio, il 24° da quello di Assisi del 1986. 

È Andrea Riccardi a illustrare il coraggio di questa ingenuità. Il fondatore della Comunità è influenzato, e tocca al presidente Marco Impagliazzo portare le sue parole all’Assemblea che vede presenti numerosi vescovi e sei cardinali, oltre a rappresentanti della Chiesa ortodossa, dell’islam e dell’ebraismo. Quest’anno, infatti, gli incontri si muovono su due piani: il dialogo, fautore di pace, in Paesi dilaniati dove ancora non si avverata la profezia di Isaia delle lance trasformate in falci, e il dialogo ecumenico e interreligioso. «Non basta predicare la tolleranza – dice dunque il fondatore di Sant’Egidio –. Non si compra l’unità con il mercato. Ci vuole qualcosa di profondo, capace di mettere insieme le tante diversità con il senso di un destino unico». Riccardi cita il Corano, la sura 33: «Metti la tua fiducia in Dio, ti basti la sua protezione». E aggiunge: «Le religioni, parlando a un uomo dopo l’altro, attente ai dolori e ai pensieri del singolo, educano a una visione di sé, dell’altro e del mondo: è la visione di pace». Non si pensi a una sorta di omologazione delle fedi. Riccardi si dice consapevole che «le religioni sono irriducibilmente differenti», eppure – aggiunge – «ciascuno trova nella propria tradizione religiosa quel messaggio pacifico che fa spazio alla dignità di chi è differente, anzi che riconosce in lui un familiare».

Unirsi intorno al tema della pace, valore comune. La pace è una via, appare come un barlume. Lo afferma anche il cardinale Geraldo Majella Agnelo, l’arcivescovo di Salvador De Bahia, auspicando il maggior dialogo tra Chiese cristiane e poi tra le fedi monoteiste. Ai cristiani, citando la Lettera apostolica di Giovanni Paolo II Novo Millennio ineunte, ricorda che «tocca ricominciare da Gesù» e aggiunge: «Questa è la strada maestra perché ci siano nel mondo uomini e donne capaci di accogliere in modo incondizionato, di amare con gratuità, di costruire rapporti di amicizia, di solidarietà e di vita fraterna, capaci di creatività per costruire una pace che raggiunga come un abbraccio di bene ogni uomo, ogni nazione e tutti popoli della terra». 

La pace, con il suo «desiderio inestirpabile di felicità», è poi il nucleo intorno al quale modulare tutti i tentativi per avvicinarsi, comprendersi e convivere in un mondo dove tutto «sembra affidato al buon funzionamento di sistemi e meccanismi sociali capaci di fare a meno della morale e dunque della religione». Nemmeno per il cardinale Majella Agnelo c’è rischio di omologazione: «Tutte le identità culturali, etniche e religiose, certamente come forma di resistenza a queste tendenze omologanti, rivendicano il riconoscimento della loro specificità, la legittimazione di ogni differenza. E nel caso di popoli che sono portatori di un’altra tradizione religiosa, come per esempio l’Islam, questa resistenza assume tinte di una forte reazione a quella che è percepita come una minaccia di distruzione della loro cultura e della loro religione». 

All’incontro di Barcellona, che si concluderà oggi, sono molte anche le voci che vengono dall’islam e che condividono questa ansia di Sant’Egidio nel tessere orditi di pace. La coesistenza è così una «vitale necessità» per Mahmoud Zakzouk, ministro degli Affari religiosi dell’Egitto, appunto una di queste voci del dibattito in terra catalana. «Noi – dice – siamo convinti che le religioni possono dare un contributo effettivo per creare l’atmosfera propizia per una coesistenza delle nazioni e i popoli, considerato il rispetto e la stima di cui le religioni godono tra i loro fedeli. Il nostro appello – conclude – dovrebbe raggiungere tutti i credenti di tutte le religioni in tutti i luoghi di culto del mondo affinché le religioni possano avere il ruolo che nel mondo è stato loro affidato, e cioè stabilire la pace tra gli esseri umani, che sono veramente fratelli, figli dello steso padre e della stessa madre, essendo tutti discendenti i Adamo e di Eva».

E da Barcellona, a questo fine, una proposta che potrebbe apparire ingenua, ma è stata espressa con un entusiasmo tale che ha contagiato la sala liberty del Palazzo della Musica Catalana. Viene dal rabbino capo di Israele, Yona Metzger: una organizzazione mondiale delle religioni, per così dire una specie di Onu delle fedi.: «Se vogliamo essere fratelli e vivere in pace – ha detto il rabbino – , appoggiamoci gli uni verso gli altri».

Giovanni Ruggiero

           SOMMARIO RASSEGNA STAMPA