SOMMARIO RASSEGNA STAMPA
Milioni di bambine mutilate e spose.
Stop alla barbarie

di Anna Bono 24-07-2014 lanuovabq.it

Il 22 luglio è iniziato il Girl Summit 2014.
Per un futuro libero dalle mutilazioni genitali femminili e dai matrimoni imposti e infantili.

Si tratta di un vertice internazionale, organizzato dall’Unicef e dal governo britannico, che riunisce a Londra decine di esperti e di personalità politiche allo scopo di individuare metodi di contrasto efficaci e rapidi contro le mutilazioni genitali femminili (Mgf) e i matrimoni precoci.

 

 

Un rapporto presentato al vertice di Londra conferma l’ampia diffusione delle Mgf. Circa due milioni di bambine vengono sottoposte ogni anno a escissione o infibulazione, le due forme di Mgf più praticate e anche le più dolorose e pericolose, sia al momento dell’intervento (per infezioni ed emorragie) che nel corso dell’intera vita di chi le subisce, a causa delle lesioni e delle disfunzioni permanenti che comportano. Attualmente si stima che le donne tra i 15 e 49 anni mutilate siano in tutto circa 125 milioni, concentrate in 29 Stati africani e in alcuni Paesi asiatici, principalmente del Medio Oriente. Il dato positivo è che in alcuni Stati negli ultimi 30 anni la percentuale di bambine mutilate è diminuita: in Kenya e Tanzania di un terzo, in Iraq, Liberia, Nigeria e Repubblica Centrafricana quasi della metà. Sono dati che però non sempre rispecchiano del tutto la realtà: dove, infatti, le autorità hanno tentato con discreto impegno di contrastare la pratica, molte famiglie semplicemente hanno continuato a seguire la tradizione, ma di nascosto, di solito approfittando delle vacanze scolastiche per mutilare le figlie: è quel che succede ad esempio in Kenya. 

Nel complesso, si legge nel rapporto, la probabilità oggi che una bambina venga mutilata è diminuita del 33% rispetto a 30 anni fa. Tuttavia, tenuto conto della crescita demografica, nei prossimi decenni, il numero di bambine mutilate ogni anno è destinato a rimanere pressoché invariato. Per quanto riguarda i matrimoni precoci, nel mondo le donne che si sono sposate prima di diventare maggiorenni sono più di 700 milioni, circa un quinto del totale, e 250 milioni sono quelle che sono state costrette al matrimonio, combinato dai parenti, prima dei 15 anni: anche a meno di dieci. In Iran, ad esempio, dal 1979, anno della rivoluzione khomeinista, per le donne l’età minima per il matrimonio è stata ridotta a nove anni. 

Ogni anno circa 14 milioni di adolescenti e di bambine vengono costrette a sposarsi: spesso con sconosciuti e con uomini di età molto maggiore della loro. Interruzione degli studi, gravidanze precoci con frequenti complicazioni ed elevata mortalità da parto, stato di soggezione e rischio maggiore di subire violenze fisiche e morali sono conseguenze comuni dei matrimoni infantili. Quando i contratti matrimoniali prevedono il pagamento del prezzo della sposa (dal marito ai genitori della sposa) o della dote (dai genitori della sposa al marito), la condizione delle giovani mogli peggiora ulteriormente: nel primo caso diventano proprietà a vita dei mariti che hanno pagato per averle, nel secondo il loro benessere e la loro stessa sopravvivenza dipende dalla volontà dei loro genitori di consegnare l’intera dote pattuita. In India, dove il 47% delle donne si sposa prima di diventare maggiorenne, migliaia di mogli ogni anno vengono uccise dai mariti perché i loro genitori hanno smesso di pagare la dote. 

All’apertura dei lavori del summit, il primo ministro britannico David Cameron ha dichiarato che occorre fare in modo che Mgf e matrimoni infantili scompaiano entro pochi anni: non solo dalla Gran Bretagna dove, come nel resto del mondo occidentale, sono state importate ormai da decenni, ma dall’intero pianeta. “L’obiettivo è semplice, nobile e buono”, ha detto Cameron sollecitando un’azione globale, “si tratta di bandire le Mgf e i matrimoni forzati e infantili dappertutto, per tutti, entro una generazione”. Le sue parole risuonavano nel salone in cui si svolge il Girl Summit 2014 proprio mentre si spargeva la notizia che Abu Bakr al-Baghdadi, il leader dei jihadisti dell’Isis, lo Stato islamico dell’Iraq e del Levante, avrebbe ordinato che le tutte donne del califfato vengano mutilate, citando gli “hadith”, i racconti sulla vita di Maometto che insieme al Corano definiscono le leggi islamiche, in cui il Profeta parla delle Mgf approvandole. 

Subito sono comparse sui mass media reazioni sconvolte alla notizia, accompagnate da rimproveri all’Unione Europea, alle Nazioni Unite, all’Occidente intero che lascia colpevolmente mano libera ad al-Baghdadi.

Almeno questa brutta notizia, comunque, è stata smentita il giorno successivo alle reazioni pubbliche: L'Isis non ha mai ordinato l'infibulazione genitale femminile nei territori iracheni e siriani che controlla militarmente. Si sarebbe trattato di un falso comunicato. Almeno una cattiva notizia in meno. Anche se il problema dell'infibulazione resta, per 125 milioni di donne.


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