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Isis, torture sui ragazzini di Kobane «Ci frustavano coi cavi elettrici»

di di Marta Serafini corriere.it 4 novembre 2014 | 12:10 © RIPRODUZIONE RISERVATA

Sequestrati per mesi, i minori raccontano di torture e abusi. Costretti a guardare i filmati delle decapitazioni e agli studi islamici. Il rapporto della Ong statunitense

LA DENUNCIA DI HUMAN RIGHTS WATCH

Ancora orrore. Ancora torture. Secondo la denuncia di Human Rights Watch molti ragazzi tra i 14 e i 16 anni della città curda di Kobane, in Siria, hanno subito per mesi abusi fisici e psicologici da parte dei jihadisti dello Stato islamico (Isis) che li avevano fatti prigionieri nel maggio scorso. Una relazione agghiacciante che arriva dopo il racconto degli adulti sopravvissuti ai rastrellamenti in Iraq e dopo la denuncia di attivisti di Raqqa che hanno raccontato a Corriere.it come Isis non esisti ad arruolare i bambini.

Costretti a vedere i filmati delle decapitazioni

Nel dettagliato rapporto della Ong si leggono le testimonianze di quattro ragazzini. Tutti tra i 14 e i 16 anni, raccontano di essere stati rapiti con altri 153 compagni mente tornavano a casa da una scuola a Manbiji, 53 chilometri a sud est di Kobane. Una notizia confermata anche dal fatto che di recente i jihadisti hanno rilasciato 25 bambini in cambio del rilascio di loro prigionieri. I sopravvissuti, una volta tratti in salvo in Turchia, hanno riferito di essere stati picchiati e frustati con cavi elettrici. Particolarmente presi di mira quei bambini che hanno i genitori nelle fila delle milizie curde. «Chi aveva un genitore nell'Ypg (la sigla con cui si indica la guardia curda, ndr) soffriva di più», racconta uno di loro. Ma non solo. I bambini sono anche sati costretti a vedere i filmati delle decapitazioni di Isis e delle azioni di battaglia. Tenuti in ostaggio da giordani, libici, sauditi e tunisini, oltre a siriani venivano picchiati con ogni pretesto, compreso lo scarso rendimento negli studi islamici, cui erano costretti.

«Non invocare tua madre, ma Allah»

In un caso, secondo uno dei testimoni, un ragazzo di 15 anni è stato legato e lasciato sospeso con le mani legate dietro alla schiena, e un piede legato alle mani, dopo che aveva invocato la madre per la paura. Al giovane ostaggio i suoi carcerieri hanno detto che era Dio che doveva invocare, non la madre. Qualche volta veniva concesso ai prigionieri di chiamare i genitori a casa ma senza poter parlare la lingua curda. «Dall'inizio della rivolta in Siria, i minori hanno sofferto degli orrori della detenzione e della tortura, prima ad opera del governo di Assad e adesso dell'Isis», ha detto Fred Abrahams, consigliere speciale per i diritti dei minori di Hrw. Le cento ragazze che erano tra i sequestrati sono state rilasciate dopo alcune ore. Gli altri sono stati liberati a scaglioni, in parte in cambio del rilascio di jihadisti dell'Isis fatti prigionieri dalle milizie curde dell'Ypg.

Donne vendute come schiave

Nel frattempo non si fermano le denunce sulla condizione terribile delle donne nei territori conquistati da Isis. La commissione per la tutela dei diritti umani del Senato italiano ha ascoltato questo pomeriggio l’Alto Commissario del Governo Regionale del Kurdistan, Rezan Kader, che ha denunciato «le violenze di Isis nei confronti della popolazione civile curda, in particolare le donne - segnatamente yazide e cristiane - trattate crudelmente e vendute come schiave».

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