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L’Islam moderato antidoto al male

30 agosto 2014 © RIPRODUZIONE RISERVATA Massimiliano Melilli www.corriere.it

L’allarme terrorismo

Non bastava il ricordo agghiacciante delle Torri Gemelle, la strategia del terrore di Al Qaeda e il film (drammaticamente reale) del blitz in Pakistan dei «Navy Seals» e della morte di Osama bin Laden. Per anni, autorevoli analisti strategici hanno lanciato allarmi inascoltati sull’evoluzione dell’integralismo fondamentalista e sulla «campagna acquisti» in Europa. Non sbagliavano. Anzi. Così qualche giorno fa abbiamo conosciuto l’orrore dei miliziani dello Stato islamico della Siria e dell’Iraq del Levante, l’Isis. Biglietto da visita: il giornalista americano freelance James Foiley decapitato, ripreso in video e divulgato sul web, con tanto di clip raccapricciante. Ancora.

( il video che segue non è indicato per i minori )

 

Pare – almeno così sostiene l’intelligence – che Foiley sia stato torturato e orrendamente ucciso da un cittadino inglese convertito all’islam e arruolato dall’Isis. Fatti, misfatti e scenari che ritenevamo esclusiva di mondi lontani e più o meno esotici, dalla Siria all’Iraq all’Afghanistan alla Striscia di Gaza fino alle alture del Golan, ora entrano prepotentemente nella nostra quotidianità. La cancelliera Angela Merkel ha denunciato: «Dei duemila miliziani europei che hanno abbracciato la causa dell’Isis, almeno 400 sono proprio tedeschi ». Anche Gran Bretagna e Francia fanno i conti con lo stesso fenomeno. Da noi, almeno tre Procure - Milano, Genova e Venezia - indagano a vario titolo su ipotesi di fiancheggiamento, sostegno e arruolamento di cittadini italiani (e non solo) da parte dell’Isis.

In Veneto, l’indagine dei Ros alza il velo anche sul ruolo delle donne da assoldare alla causa e porta alla pista balcanica, in verità non da oggi «palestra dei fondamentalisti. Proprio davanti al drammatico ripetersi di fatti di sangue riconducibili all’Isis, che il presidente degli Stati Barack Obama definisce i «nuovi gesti di un terrore globale», è opportuno sottolineare che il primo deterrente all’offensiva fondamentalista, quello più naturale e meglio attrezzato, è l’islam moderato. Lo stesso islam che in Italia nel 97% dei casi frequenta le moschee occasionalmente e che in otto casi su dieci, condanna e prende le distanze da qualsiasi gesto di violenza attribuibile alla galassia fondamentalista.

Parliamo di un islam moderno, al passo con i tempi, che guarda con favore (e partecipazione) al pontificato di Papa Francesco e ai suoi gesti: la preghiera davanti al Muro del Pianto a Gerusalemme, la visita nella Corea del sud con l’apertura alla Cina, il continuo richiamo al dialogo come strumento unico e irrinunciabile da seguire nei tanti, troppi conflitti internazionali. Quelle stesse aree di crisi dove alligna un fondamentalismo feroce, che non si limita alla propaganda ma persegue geometrie di sangue. Si tratta degli stessi terroristi che ormai, al tempo della Rete, non hanno esclusivo bisogno delle moschee per reclutare martiri pronti a immolarsi. E’ il web la nuova accademia del male, dove connessioni e byte sono utilizzati in modo subdolo non solo dall’Isis ma anche da altre sigle del terrore: brigate al aqsa, brigate al Nusra, brigate Ezzedin al-Qassam. Parliamo solo di alcuni dei simboli della galassia fondamentalista, visti come nemici numero uno dall’islam moderato. E da noi.

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