Corso di Religione

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Nuove ideologie e politica : il disegno politico della perversione.

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Recalcati e quel puntuale elogio alla perversione di Roberto Marchesini 10-03-2016 lanuovabq.it

" .. Ho conosciuto Massimo Recalcati circa venti anni fa, quando era un simpatico e straordinariamente intelligente giovane psicoanalista. Ancora oggi, che è il più famoso psicoanalista italiano, continua a suscitare la mia ammirazione.

Qualche giorno fa, su Repubblica , ha pubblicato uno straordinario articolo che vorrei aver scritto io. Non perché io sia concorde con Recalcati, ma perché spiega esattamente la situazione nella quale siamo.

[ "..Nell’Epistola ai Romani Paolo di Tarso ha messo bene in evidenza il nesso che lega la Legge al peccato. Solo se esiste una Legge può esistere anche il senso della sua trasgressione, ovvero il senso del peccato.

È questa la dimensione della perversione che accompagna ordinariamente il desiderio umano, il quale può intensificarsi e inebriarsi grazie all’esistenza di un limite e al brivido provocato dal suo oltrepassamento trasgressivo.


Lo insegna anche il mito biblico di Genesi: è l’interdizione dell’oggetto (il frutto dell’albero della conoscenza) che lo rende un oggetto di desiderio. Più si rende un oggetto qualsiasi proibito e inaccessibile, più si alimenta il suo desiderio. "
...]


Notate che chiarezza di pensiero:

“Questa spinta del desiderio a superare il limite della Legge, non definisce però ancora la vera perversione.

Per intenderne davvero il significato bisogna abbandonare la dialettica tra Legge e desiderio sul quale si fonda l’iscrizione simbolica del tabù.

Il vero perverso, infatti, vuole distruggere ogni tabù, cioè vuole liberare il desiderio da ogni forma di Legge, vuole sfidare la Legge degli uomini nel nome di un’altra Legge.

È quello che Lacan vede incarnarsi nell’opera libertina del marchese De Sade .

Questi non si accontenta della versione paolina della Legge (Rm 7,7ss) e della sua trasgressione.

Questa nuova Legge con la quale il vero perverso pretende di smascherare la Legge degli uomini come un’impostura, una maschera, un artifizio ipocrita è la Legge del godimento .

Essa non trova posto nei Codici, ma è per Sade iscritta nella Natura”
.

Il termine “natura” non va inteso in senso metafisico. La natura metafisica non è altro che una “Legge degli uomini” (una “costruzione sociale”, dicono gli ideologi di genere ) da “smascherare come un'impostura, una maschera, un artifizio ipocrita”.

La “natura” di Sade e di Lacan è fisica, è la materia. Il desiderio è una legge materiale, biologica, darwiniana. È la legge che governa il nostro parlamento quando legifera a proposito di matrimoni gay: l'importante è l'“amore”, ci dicono.

“Amore” non inteso come progetto, come dono consapevole di sé all'altro; “amore” come sentimento, spinta pulsionale, emotiva. “Chimica”, come si dice.

Forse i lettori della Bussola ricordano: ne abbiamo già scritto .

[ " ... il divin marchese. Il quale, è vero, scrisse che «Possedere in esclusiva una donna è ingiusto quanto possedere degli schiavi».

Ma leggendo questa affermazione nel suo contesto possiamo coglierne il vero significato: «Tutti gli uomini hanno dunque un diritto di godimento uguale su tutte le donne; non c'è dunque nessun uomo che, secondo le leggi della natura, possa arrogarsi un diritto unico e personale su una donna. La legge che le obbligherà a prostituirsi finché noi lo vorremo, nelle case di piacere di cui abbiamo parlato, e che le costringerà se vi si rifiutano, che le punirà se vi mancano, è dunque una legge delle più eque, contro la quale nessun motivo legittimo o giusto potrebbe essere sollevato». (La filosofia del boudoir).

Altro che liberazione della donna: schiavitù (sessuale), addirittura per legge....Non esistono leggi morali o religiose (che possano salvare le donne); esiste solo la forza e la ricchezza, e il dominio del più forte sul più debole. Questo spiega il divin marchese ai suoi lettori.

Non esistono leggi morali o religiose, esse sono costruzioni sociali ingiuste; esistono solo passioni. Questo è il nocciolo dell'illuminismo. Non esistono leggi morali o religiose; esistono solo le leggi della materia, ossia di quanto cade sotto i nostri sensi. Questo dicevano gli empiristi inglesi.

Questa è la filosofia che ha giustificato il ritorno dell'usura in Inghilterra, nonostante l'opposizione della Chiesa; che, sfruttando le miserie umane di un sovrano, ha risolto alla radice il problema eliminando la presenza della Chiesa sul suolo britannico (e appropriandosi delle sue proprietà); è la filosofia di Francis Bacon (esistono solo le leggi della materia, il resto sono idola), per diffondere la quale è stata fondata la Royal Society; è la filosofia che giustifica l'usura, l'adulterio, il divorzio, la spoliazione dei beni ecclesiastici, la pirateria, il colonialismo, il capitalismo, l'eugenetica di Malthus e il darwinismo, anche sociale.

È la filosofia che, approdata in Francia con Voltaire, ha raggiunto le sue logiche conseguenze con il Terrore. E, guarda un pò, è la filosofia che sottostà all'ideologia di genere: il sesso biologico (la materia) è naturale; il resto (il genere) è costruzione sociale.

La società imporrebbe delle leggi ingiuste e discriminatorie (ruoli di genere, una "eterosessualità normativa"...), alle quali è giusto ribellarsi. Esattamente quanto sostenevano gli illuministi.

L'ideologia di genere (ops: i gender studies) è nata per tutelare i diritti delle donne? Come no, come l'Illuminismo: «Al lavoro, schiava, al lavoro! Mi servo di una donna per necessità, come ci si serve di un vaso per un altro bisogno». .. "]


Recalcati si permette persino di esplicitare le conseguenze di questo pensiero:

“È il fondamento vitalistico che anima il sogno del perverso: seguire la Legge della Natura per raggiungere un godimento puro, non ancora corrotto dal linguaggio.

Per questo
la pedofilia è una delle espressioni più forti e inquietanti della perversione: godere dell’innocente significa ricuperare un godimento pieno, assoluto, non ancora contaminato dall’esistenza della Legge.

Nessun tabù, compreso quello dell’
incesto, deve ostacolare questo dispiegamento onnipotente e cinico del godimento.

Il disegno politico della perversione si chiarisce così come sforzo inumano di liberare le leggi della Natura dalle catene repressive delle Leggi della Cultura per riportare l’uomo al suo fondamento materialistico, vitalistico,..

..come spiega pedagogicamente M.me Saint-Ange alla sua giovane depravata discepola Eugénie ne La filosofia nel boudoir: «Spezza le tue catene a qualunque costo, disprezza le vane rimostranze di una madre imbecille, a cui non devi che odio e disprezzo. Se tuo padre ti desidera, concediti: goda di te, ma senza incatenarti; spezza il giogo se vuole asservirti… Fotti, insomma, fotti: è per questo che sei al mondo. Nessun limite ai tuoi piaceri se non quelli delle tue forze o delle tue volontà»”.


Quando è la Bussola a tirare le conclusioni è allarmismo, complottismo, esagerazione. Qui è Recalcati che, con sincerità, racconta dove porta il pensiero empirista, illuminista, romantico, strutturalista.

Pedofilia e incesto ( e omicidio, ovviamente ) sono le conseguenze del rifiuto della metafisica. L'unica legge è quella della materia, quella biologica: la legge del più forte, la legge delle pulsioni sessuale e di morte di Freud, stupro e omicidio, nella versione nietszciana.

Prosegue, Recalcati, splendidamente: “Il teatro perverso di Sade, le giovani donne straziate, degradate, seviziate, umiliate dai loro carnefici, non ha altro fine che questo: riportare il godimento alla sua Origine, liberandolo definitivamente da ogni mancanza.

Il richiamo alla Legge della Natura avviene così contro la Legge degli uomini, falsa e corrotta. Il vero crimine non è, infatti, quello del libertino, ma quello della Legge che osa imporre dei limiti al godimento; il vero crimine non è quello sadiano, ma quello dell’uomo falsamente morale che non rispetta le leggi della Natura.

Sade ci costringe a invertire il punto di vista morale della distinzione tra Bene e Male, tra Virtù e Vizio. Il vero peccato non è quello del libertino — il Vizio — ma quello della morale — la Virtù — che nega i desideri “naturali” che costituiscono l’essere umano.

La Legge degli uomini è vista come un serpente o una vipera velenosa dalla quale bisogna difendersi. Essa impone sacrifici, limiti, soglie simboliche inutili che mutilano la spinta auto-affermativa di godimento della vita.

In questo
il marchese de Sade anticipa una svolta epocale in corso del nostro tempo dove i suoi proseliti si moltiplicano mostrando che la Legge degli uomini è solo una maschera artefatta della sola Legge che conta: l’affermazione incontrastata della propria volontà di godimento”.

Il vero peccato è la morale, il concetto di bene e male, è la legge morale e religiosa che “nega” i desideri “naturali”. Che splendida sintesi della modernità, dal Cinquecento ad oggi!

Spero che ora sia tutto chiaro e che questo articolo ci aiuti a capire le cause e le conseguenze del momento che stiamo vivendo
.

SVEZIA, C'E' CHI CHIEDE INCESTO E NECROFILIA LEGALI
di Tommaso Scandroglio

Il desiderio di buona morte



Il desiderio dell'utero in affitto o in comodato d'uso.

Il tempo, la merce e il desiderio: ecco perché l'utero in affitto è moralmente un'aberrazione di Michele Paolini Paoletti 10-03-2016 lanuovabq.it

E dunque: è moralmente accettabile la maternità surrogata?

Per non generare confusione, bisogna distinguere due situazioni:

1-la maternità surrogata “pagata”

2- e quella “gratuita” o “donata”.

Vediamo il primo caso.

Quando io pago una persona per qualcosa, come già spiegava più di due secoli fa Adam Smith, io non sto semplicemente comprando un bene o un servizio da quella persona. Sto comprando il suo tempo.

Quando compro un orologio, sto comprando il tempo che un artigiano ha impiegato per realizzare il mio orologio – e anche il tempo che egli ha impiegato per imparare a costruire un buon orologio. Quando compro un chilo di carne, sto comprando il tempo di colui che ha macellato la carne, ma anche il tempo di chi ha allevato gli animali.

Il tempo misura il valore di qualcosa ben prima del suo valore di mercato. In tempi di capitalismo finanziario, abbiamo dimenticato questa banale verità. Ad ogni modo, non tutto può essere quantificato in termini di tempo. Se il valore del rapporto con una persona consistesse soltanto nel tempo trascorso assieme (o nel tempo “libero” cui rinunciamo per stare con lei), allora i rapporti meno duraturi sarebbero per definizione di minore valore.

Ma chiedete agli Apostoli quale valore ebbe per loro passare pochissimi anni o mesi con Gesù, rispetto a tanti altri rapporti… Di alcuni si racconta che bastò uno sguardo, o una semplice parola, per cambiare tutto. Inoltre, se il valore della vita di un figlio fosse quantificabile in termini di tempo, allora un figlio che vive fino ad ottant’anni avrebbe maggiore valore di un figlio che, purtroppo, muore in tenera età.

Nessun genitore assennato penserebbe mai una cosa del genere. Insomma, ci sono cose il cui valore non è quantificabile in termini temporali, cose che non hanno prezzo – e probabilmente sono le stesse cose che più ci avvicinano all’eternità.

Quando una madre rinuncia al proprio figlio per darlo ad una coppia che paga per esso, non vi è alcun prezzo che possa esprimere il valore di ciò che quella madre perde – che quella madre se ne renda conto o meno.

Non i nove mesi della gravidanza, non il tempo strappato ad altre occupazioni, non il tempo che non potrà trascorrere con il proprio figlio… Nessuna misura di tempo può quantificare il valore perduto. E ogni prezzo pagato sarà pur sempre troppo basso.

Per questo crediamo che ci siano “beni” che non possono divenire “merci”: non già perché la maggioranza delle persone, se potesse, non si presterebbe alla loro mercificazione, ma perché tali “beni”, oggettivamente, non possono diventare “merci”, non potendo avere alcun prezzo.

Chi ha davvero lottato perché il tempo del lavoro di un operaio non fosse rubato dal capitalista, perché il prodotto, i mezzi e la natura stessa dell’atto di produzione trovassero riconosciuta la loro dignità a prescindere dal mercato e dai suoi interessi, dovrebbe ora alzare le barricate contro queste gravissime pretese di mercificazione. E invece…

Ma veniamo al secondo caso, quello della maternità surrogata “gratuita”.

È moralmente accettabile che una donna, liberamente e senza compensi o rimborsi, e anzi ritenendo in buona fede che il suo sia un grandissimo gesto di amore, si offra come madre surrogata per realizzare il desiderio di genitorialità di una coppia (eterosessuale o omosessuale)?

Cosa potrebbe esservi di sbagliato nell’esaudire gratuitamente un desiderio e nel garantire così un diritto – come avviene nel civilissimo Regno Unito?

Di più: che differenza vi sarebbe con una qualsiasi adozione?


All’ultima domanda si può rispondere con quanto notato intelligentemente da Serena Sileoni (Il Foglio, 2 marzo 2016):

“l’adozione non è un istituto che primariamente soddisfa il desiderio di genitorialità, ma che guarda a un minore in stato di abbandono”; “

nell’adozione, è già al mondo un fanciullo in difficoltà, una prospettiva completamente diversa da quella di un adulto che desidera far nascere un bambino”.

In un’adozione il bambino è accolto come il centro dell’intero processo: tutto ruota attorno al suo diritto di avere un padre e una madre e di vivere in modo soddisfacente.

Viceversa, il motore propulsore di una maternità surrogata è il desiderio di una coppia di avere un figlio.

Dispiace dirlo, ma in questa prospettiva sia il figlio che la madre surrogata sono primariamente dei mezzi per soddisfare tale desiderio.

Pertanto, ciò che viene meno in una maternità surrogata è la condizione necessaria di ogni diritto e di ogni libertà in una democrazia liberale: il fatto che l’umanità propria e quella degli altri, per dirla con Kant, siano trattate come fini, e mai siano trattate come mezzi.

In effetti, i miei diritti contano qualcosa solo se la mia natura e la mia esistenza non sono dei mezzi.

Viceversa,
( qui n.d.r. ) ogni diritto può essere piegato al volere di chi mi usa ( come un mezzo n.d.r.) per i propri scopi.

Per inciso: qui non si tratta della semplice libertà di fare ciò che si vuole purché non si sia di ostacolo ad altri. Anche in uno Stato totalitario si potrebbe godere di una simile libertà: se lo Stato riuscisse a determinare ciò che voglio (con la propaganda e la persuasione), esso potrebbe garantirmi tale libertà e i diritti che ne conseguono. Tuttavia, non si tratterebbe affatto di una democrazia liberale, poiché io sarei trattato come un mezzo per soddisfare i bisogni dello Stato e di chi lo governa.

La natura della madre surrogata (il suo essere donna) e la natura del figlio (il suo essere un umano) sono piegate ( usate come mezzi n.d.r.) al progetto di soddisfazione di un desiderio. ( umanamente comprensibile n.d.r.)

Certamente, lo stesso tipo di operazione potrebbe avvenire nelle intenzioni di chi compie un atto riproduttivo naturale: il figlio e/o la madre potrebbero essere usati solo per soddisfare un forte desiderio di genitorialità.

Nondimeno, lo Stato non è chiamato a legiferare sulle intenzioni, ma sugli atti.

E la maternità surrogata è un atto che esprime, in maniera inequivocabile, una visione aberrante dell’umanità. Ancora una volta dispiace dirlo, ma conta poco, in termini di giustificazione morale, che una donna si presti felicemente a questo progetto.

E conta poco che qualcuno avverta fortemente il desiderio (pur buono) di essere padre o madre. ... E nessuno intende negare che il figlio di una madre surrogata sarà amato dalla coppia che lo ha voluto. ..."



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