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Dietro la richiesta di riconoscimento della poligamia in Italia , si cela l'8 per mille.

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Negli ultimi giorni molto si è discusso della proposta lanciata da Hamza Roberto Piccardo, uno dei più noti italiani convertiti all’islam, circa la necessità di riconoscere, dopo le unioni civili, anche la poligamia. fonte: lanuovabq.it - di Valentina Colombo 11-08-2016

Con stupore dello stesso Piccardo, che già nel 1994 in un commento della sua edizione del Corano si esprimeva a favore della poligamia, la stampa nazionale ha ripreso la non-notizia.

Tuttavia sono in pochi ad avere notato che la questione dell’islamicamente corretto e, quindi anche dell’islamicità della poligamia, rappresenta solo la punta dell’iceberg di un dibattito molto acceso in seno all’islam organizzato italiano.

Il dibattito ha un attore principale, Hamza Roberto Piccardo, e un interlocutore chiave, l’Unione delle Organizzazioni e delle Comunità islamiche in Italia (UCOII), presieduta da Ezzeddine Elzir. Il nocciolo della questione riguarda la rappresentanza dei musulmani in Italia e il rapporto dell’islam con lo Stato ovverosia l’Intesa per potere godere di un riconoscimento e dell’8 per mille.

Circa un mese fa, a seguito dell’ultima riunione del tavolo per l’islam istituito presso il Ministero dell’Interno da Angelino Alfano, Francesco Tieri, convertitosi nel 2004 al sufismo della confraternita Jerrahi-Halveti e coordinatore del Coordinamento Associazioni Islamiche del Lazio (CAIL), ha lanciato una petizione sollevando una serie di problemi concreti:

Assistiamo ormai da tempo alla convocazione di Organizzazioni Islamiche Italiane, presso il Ministero dell'Interno, a seguito di attentati che avvengono fuori dall'Italia. Lunedì 11 luglio 2016 il Consiglio per le Relazioni con l'Islam Italiano, consulta di esperti insediatasi a gennaio presso il Viminale, ha avanzato delle proposte alle suddette Organizzazioni, in merito a tematiche che da tempo sono oggetto di dibattito da talk show. In particolar modo, per il solo Culto Islamico, ci sarebbero delle "indicazioni" sulla formazione dei Ministri di Culto (gli Imam), un "invito" a "re-interrogare la tradizione, compresi i testi sacri", ed un utilizzo mediatico-strumentale, da parte del Ministro, di non ben definite "direttive" che riguarderebbero la Liturgia (utilizzo della lingua italiana per i sermoni). Trattasi di ingerenza in ambiti che in alcun modo ricadono nelle prerogative delle istituzioni cosi come, essendo tale ingerenza esercitata solo nei confronti dei Musulmani, si configura una vera e propria discriminazione. E' oltremodo inspiegabile che le Organizzazioni Islamiche convocate non rivendichino mai la propria autonomia, ne facciano mai riferimento alla libertà di culto. *** Stop alla trattativa in corso *** *** Basta con le strumentalizzazioni *** *** Libertà di Culto Vera per i Musulmani in Italia ***

La petizione, accolta e firmata da Piccardo, denuncia sia l’ingerenza dello Stato nelle questioni islamiche sia la sottomissione e il silenzio delle Associazioni islamiche referenti del Ministro, che vedono in prima fila l’UCOII.

La petizione è stata quindi firmata da un migliaio di persone ed ha sollevato un dibattito interno all’islam italiano vicino all’UCOII e a Piccardo, nel quale non ha mancato di schierarsi – ovviamente a fianco del padre – Davide Piccardo, coordinatore del CAIM.

Il primo agosto, il giorno successivo alla visita di molti musulmani – compreso il presidente dell’UCOII – in diverse chiese d’Italia dopo la barbara uccisione di padre Hamel, si assiste a un nuovo passo in avanti. Hamza Piccardo critica l’iniziativa e lancia su Facebook l’idea di una Costituente dell’islam italiano: “Appello ai musulmani e alle musulmane in Italia"

"Ieri molti sono stati ingannati, altri credevano in buona fede che fosse la cosa giusta da fare, qualcuno era stato prezzolato, le organizzazioni sono state codine. In generale la preoccupazione era che fossero notate le assenza piuttosto che le presenze.

Oggi l'enfatizzazione regna sovrana sui media mainstream con malcelata soddisfazione. 18, 20,23 mila partecipanti? Per la questura 500!

Vogliamo dire forte e chiaro che la solidarietà e il cordoglio sono doverosi, il modo in cui molti di noi sono stati in qualche maniera costretti ad esprimerla, non adeguato e anzi perfino scorretto.

Traiamo da questa lezione insegnamento e operiamo per realizzare una nostra rappresentanza democratica che possa interagire con le istituzioni, i media e l'insieme della società civile.  Votiamo un'assemblea costituente islamica. Lo facciamo on line.  Raccoglieremo centinaia di migliaia di firme su programmi e candidati. Un processo che può durare fino al prossimo Chaban ma che eleggerebbe uno strumento Costituente la Comunità Islamica Italiana, nelle sue componenti sociali, culturali e di orientamento giuridico e spirituale. Condividete, fate girare. Cerco volontari per la realizzazione di una piattaforma web adeguata”.

Nel dibattito intervengono molti volti noti dell’islam italiano, molti convertiti e convertite, tra cui anche Francesco Tieri che, a sua volta esprime una proposta e una riflessione molto interessanti:

Invito tutti i miei contatti (ovviamente musulmani :-) ) ad aderire (almeno inizialmente) alla proposta lanciata da Hamza Roberto Piccardo. Il mio invito è rivolto soprattutto a: coloro con cui ho già discusso di iniziative simili, coloro che hanno la cittadinanza italiana (spiegherò, in sha Allah, questo “requisito”), coloro che sono fuori dal giro UCOII (Fratelli Musulmani, Tariq Ramadan, GMI, associazioni satelliti varie, ecc... penso si capisca cosa voglio dire ma… in sha Allah spiegherò anche questo “requisito”), coloro che NON ricevono alcun compenso (soprattutto “straniero”) per il cosiddetto “lavoro islamico” (questo si capisce?), coloro che non hanno mai partecipato al programma di “scambio” con gli Usa per la formazione di "leaders islamici moderati", o ritengono di sconsigliarlo (dopo avervi partecipato). All’iniziativa (che non è mia) possono partecipare tutti, ma io ritengo che un contributo importante possa e debba venire da chi rientra nell’elenco di cui sopra. Chi mi conosce sa che ho rapporti personali (non virtuali) con tutti, e che molti miei amici appartengono alle categorie “escluse” dal suddetto elenco. Ma credo che qualcosa vada fatto, per non ripetere gli errori di quelli che al momento sono stati i più “attivi”. Non è in discussione l’intenzione di nessuno, ma il mio giudizio sul lavoro fin qui svolto è molto severo (parlo dei risultati, anche in termini di fitna consolidata)”.

Qualche giorno dopo Tieri chiarisce meglio la propria posizione rispetto all’iniziativa di Piccardo:

Perché ho detto che “invito” soprattutto quelli con cittadinanza italiana? Per prima cosa l’iniziativa non è mia, io ho dato la mia adesione, ed il mio cosiddetto “invito” è rivolto alle persone insieme alle quali mi piacerebbe dare un contributo a questa iniziativa. La maggioranza dei musulmani in Italia non è italiana. Quindi sembrerebbe “sproporzionato” chiamare a raccolta gli italiani. Ma non è cosi. Chi mi conosce sa (non solo che non sono razzista ma) che il mio pallino, da italiano di fede islamica, è l’ottenimento dell’Intesa ai sensi dell’art.8 della Costituzione. Ed è una cosa che lo Stato fa con una Comunità Religiosa Italiana (non straniera e residente in Italia). Ma la mia motivazione di fondo per questa (apparente!!!) “discriminazione” è un’altra. Uno dei motivi dell’inadeguatezza della Rappresentanza Islamica in Italia è proprio il suo non essere italiana. Per lingua, per cultura, per concezione…

Questo si palesa negli interventi TV, nella totale manca di strategia, nell’essere insomma un corpo sociale “estraneo”. Ma soprattutto, si manifesta nella debolezza di chi è in balia di : finanziamenti esteri, ambasciate estere, servizi segreti esteri ed italiani, richieste di cittadinanza… in sintesi, parliamo di persone sotto ricatto internazionale perenne! (parliamo anche di intere famiglie sotto ricatto). Gli italiani sono migliori? Beh, almeno nella new economy (ma non solo) esiste quasi un filone letterario (auto)ironico sulla incapacità italiana nell’organizzazione aziendale, e sulla scarsa dedizione al lavoro. Ma è una responsabilità (quella dei Musulmani Cittadini Italiani) che secondo me dobbiamo oggettivamente prenderci. Dobbiamo a mio avviso essere socialmente più produttivi e più utili, nei confronti dello Stato italiano e nei confronti della Comunità Islamica. E’ anche colpa nostra se ha dilagato una certa tracotanza panarabica.

Parlo qui di una parte degli egiziani/siriani/giordano-palestinesi. Ma anche della superbia di una parte dei marocchini. Non possiamo permettere che si protragga oltre l’esclusione (discriminatoria) di intere comunità, come quella albanese, per non parlare del vero e proprio razzismo che c’è nei confronti degli immigrati del Bangladesh (da parte degli italiani, e da parte dei musulmani). La prima svolta dobbiamo segnarla noi Italiani, smettendola di rimanere sulla finestra. Per come la vedo io, e se dipendesse da me, nella Costituente Islamica nessun ruolo direttivo dovrebbe essere assegnato a chi non ha la cittadinanza italiana. E dovrebbe essere mantenuto sotto una certa soglia il numero di ruoli assegnai a chi ha doppia cittadinanza. Questo almeno in una fase iniziale. Anche per essere più liberi da ingerenze e ricatti che, è inutile nascondersi dietro un dito, ci sono e nella migliore delle ipotesi sono paralizzanti. Tutti a mio avviso possono dare un contributo, tutti i partecipanti avrebbero diritto al voto. Ma è assurdo pensare ad un’ulteriore leadership straniera. Che finirebbe anche per essere l’accozzaglia dei esclusi altrove”.

Piccardo e Tieri hanno sollevato il problema chiave del rapporto delle istituzioni italiane con l’islam e i musulmani: i sedicenti rappresentanti sono stati eletti dai membri delle rispettive organizzazioni. Ad esempio, il presidente dell’UCOII rappresenta solo i membri della propria associazione che, a quanto sostengono Tieri e Piccardo, ha perso per strada l’elemento italiano, soprattutto nel direttivo, a favore di dirigenti di origine egiziana, siriana, algerina.

Anche le associazioni partner dell’UCOII a livello internazionale sono espressione dell’islam arabo, in modo particolare quello ideologicamente legato alla Fratellanza musulmana. L’UCOII ha anche ricevuto un consistente contributo economico (25 milioni di euro) dal Qatar.

Piccardo ha nel frattempo ribadito che dalla primavera 2015 non è più dirigente UCOII, ma – come si evince dal comunicato di Tieri – non è certamente al di fuori dell’islam politico, essendo portavoce del European Muslim Network di Tariq Ramadan, nipote del fondatore della Fratellanza musulmana e pupillo della sheikha Moza del Qatar che gli ha affidato la direzione del Center for Islamic Lgislation and Ethics a Doha.

Tuttavia l’UCOII sembra volere mantenere stretto il nucleo arabo, i legami famigliari con le famiglie storiche come i Breigheche e i Dachan, a scapito di alcuni fondatori, come Piccardo, che sono stati funzionali a “italianizzare” l’associazione e a rappresentare l’italianità della stessa con le istituzioni e i mezzi di comunicazione. Probabilmente è questo uno dei motivi del contendere, unitamente alla questione, non di poco conto, dei finanziamenti che Elzir monopolizza, di sicuro, nel caso dei flussi provenienti dalla Qatar Charity e, forse, di quelli provenienti dalla Turchia.

L’UCOII sembra altresì sempre più concentrata nei rapporti istituzionali – dal Ministero dell’Interno al Vaticano, dal Ministero della Giustizia al Sindaco di Firenze – e nelle apparizioni mediatiche. Forse l’UCOII sta dimenticando la base? Quella base che Piccardo conosce molto bene e che in parte ha cresciuto? Ma quel che più conta è che il dibattito in corso sta facendo emergere in modo sempre più chiaro che l’UCOII non rappresenta i musulmani che vivono in Italia, tanto meno i convertiti italiani, ma si presenta come unico referente di istituzioni e finanziatori.

Non si tratta qui di una difesa di Hamza Piccardo, del quale non condivido opinioni e posizioni, ma credo che abbia colto il tallone d’Achille dell’islam in Italia. Il Ministro Alfano farebbe bene a cogliere questa occasione per aprire un dialogo con tutte, dico tutte, le anime dell’islam italiano e non cadere nella trappola dei “signori Islam”. Forse la costituente dell’islam italiano è un’utopia, ma conoscere l’islam in tutte le sue sfaccettature può solo favorire una migliore comprensione di un fenomeno che conosciamo e interpretiamo ancora come un monolite, ma non lo è.

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