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Cose da fine del mondo. I "novissimi" secondo Francesco ... ( sono Secondo i Vangeli ).

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Cose da fine del mondo. I "novissimi" secondo Francesco
source : http://magister.blogautore.espresso.repubblica.it/ 20 Ott 2017 [ English Español Français]

"Sull'importante quotidiano "la Repubblica" di cui è fondatore, Eugenio Scalfari , autorità indiscussa del pensiero laico italiano, lo scorso 9 ottobre è tornato a riferire così quella che egli ritiene una "rivoluzione" di questo pontificato, raccolta dalla viva voce di Francesco nel corso dei frequenti colloqui che ha con lui:

Il papa annuncia il Vangelo : (Testo CEI2008) 1Gv 3,14 Noi sappiamo che siamo passati dalla morte alla Vita ( zoe= vita eterna) , perché amiamo i fratelli. Chi non ama rimane nella morte ( = non possiede la Vita-zoe quindi quando muore non risorge ) . [N.D.R.]
"Papa Francesco ha abolito i luoghi dove dopo la morte le anime dovrebbero andare: inferno, purgatorio, paradiso. La tesi da lui sostenuta è che le anime dominate dal male e non pentite cessino di esistere, mentre quelle che si sono riscattate dal male saranno assunte nella beatitudine contemplando Dio".

Osservando subito dopo:

Mt 13,19 Ogni volta che uno ascolta la parola del Regno e non la comprende, viene il Maligno e ruba ciò che è stato seminato nel suo cuore.

Il sig Scalfari conclude con una deduzione erronea perchè ha ascoltato il Vangelo ma non l'ha capito . Il giudizio universale è già in atto : Gv 12,48 Chi mi rifiuta e non accoglie le mie parole, ha chi lo condanna: la parola che ho detto lo condannerà nell' ultimo giorno . [N.D.R.]
"Il giudizio universale che è nella tradizione della Chiesa diventa quindi privo di senso. Resta un semplice pretesto che ha dato luogo a splendidi quadri nella storia dell’arte. Nient’altro che questo".

C'è seriamente da dubitare che papa Francesco voglia davvero liquidare i "novissimi" nei termini descritti da Scalfari.

C'è però nella sua predicazione qualcosa che inclina a un effettivo offuscamento del giudizio finale e degli opposti destini di beati e dannati.

Il Papa annuncia il Vangelo : Tutto, è Gesù, l'Alfa e l'Omega ( Ap 1,8), espressione che significa Tutto. Chi è " trovato in Lui" ( Fil 3,8ss) alla morte è Uomo Compiuto , cioè salvo. Nell'Uomo Compiuto è ricapitolato Tutto. [N.D.R.] Mercoledì 11 ottobre, nell' udienza generale in piazza San Pietro, Francesco ha detto che non c'è da temere tale giudizio, perché "al termine della nostra storia c’è Gesù misericordioso", e quindi "tutto verrà salvato. Tutto.". Quest'ultima parola, "tutto", nel testo distribuito ai giornalisti accreditati presso la sala stampa vaticana era evidenziata in grassetto.

Tutti gli uomini : che sono risorti perchè hanno la Vita-zoe. Gli altri ( i vili // e gli increduli etc.) sono rimasti - a detta di Gesù stesso- nella morte : lo stagno ardente di fuoco e di zolfo che incenerisce tutto, questa è la seconda morte, quella irreversibile, che non porta a risurrezione .. [N.D.R.] Anche in un'altra udienza generale di pochi mesi fa, quella di mercoledì 23 agosto, Francesco ha dato della fine della storia un'immagine tutta e solo consolante: quella di "una immensa tenda dove Dio accoglierà tutti gli uomini per abitare definitivamente con loro".

Immagine non sua, ripresa dal capitolo 21 dell'Apocalisse, ma di cui Francesco s'è guardato dal citare le successive parole di Gesù: "Chi sarà vincitore erediterà questi beni; io sarò suo Dio ed egli sarà mio figlio. Ma per i vili e gli increduli, gli abietti e gli omicidi, gli immorali, i maghi, gli idolatri e per tutti i mentitori è riservato lo stagno ardente di fuoco e di zolfo. Questa è la seconda morte".

Il testo non citato dal Papa ripete quello già detto ; l'abito nuziale -che i convocati per le strade evidentemente non potevano avere con sè - non è un vestito ma un habitus ed è la mentalità nuova del Regno di Dio : siamo passati dalla morte alla Vita ( zoe= vita eterna) , perché amiamo i fratelli. Questo corrisponde all'" essere trovati in Lui". Risorgere. essere Uomini compiuti. [N.D.R.] E ancora. nel commentare, all' Angelus di domenica 15 ottobre, la parabola del convito nuziale (Matteo 22, 1-14) letta quel giorno in tutte le messe, Francesco ha evitato con cura di citarne i passaggi più inquietanti. Sia quello in cui "il re si indignò, mandò le sue truppe, fece uccidere quegli assassini e diede alle fiamme la loro città". Sia quello in cui, visto "un uomo che non indossava l'abito nuziale", il re ordinò ai suoi servi: "Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti".

La domenica precedente, 8 ottobre, un'altra parabola, quella dei vignaioli omicidi (Matteo 21, 33-43), aveva subito lo stesso trattamento selettivo.


I due testi citati non sono parole di condanna-vendetta divina ma un richiamo dei Vangeli : c'è una auto-condanna per chi non accoglie la Parola-proposta di Gesù. Mc 16,16 Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato... Dalla sua stessa scelta di non chiedere quindi non accogliere la Vita ( zoe) che lo compie come Uomo e lo risorge da morte come fu per Gesù. Gv 8,24 Vi ho detto che morirete nei vostri peccati; se infatti non credete che Io Sono, morirete nei vostri peccati». L'uomo non è costretto da Gesù a credere ma è avvertito delle condeguenze. [N.D.R.]
All' Angelus , nel commentare la parabola, il papa ha omesso di dire che cosa il padrone della vigna fa a quei contadini che gli hanno ucciso i servi e da ultimo il figlio: "Quei malvagi li farà morire miseramente". Né tanto meno ha citato le parole conclusive di Gesù, riferite a se stesso come "pietra angolare": "Chi cadrà sopra questa pietra si sfracellerà; e colui sul quale essa cadrà, verrà stritolato".

Piuttosto, papa Francesco ha insistito nel difendere Dio dall'accusa di essere vendicativo, quasi a voler mitigare gli eccessi di "giustizia" ravvisati nella parabola:

"È qui la grande novità del cristianesimo: un Dio che, pur deluso dai nostri sbagli e dai nostri peccati, non viene meno alla sua parola, non si ferma e soprattutto non si vendica! Fratelli e sorelle, Dio non si vendica! Dio ama, non si vendica, ci aspetta per perdonarci, per abbracciarci".

Nell' omelia della festa di Pentecoste, lo scorso 4 giugno, Francesco ha polemizzato, come spesso fa, con "chi giudica". E nel citare le parole di Gesù risorto agli apostoli e implicitamente ai loro successori nella Chiesa (Giovanni 20, 22-23) le ha troncate volutamente a metà: "Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati". Tacendo il seguito: "A coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati".
Mt 13,19 Ogni volta che uno ascolta la parola del Regno e non la comprende, viene il Maligno e ruba ciò che è stato seminato nel suo cuore.

Anche qui la Parola evangelica non è compresa : il testo citato si riferisce all'avvertimento di Gesù :(Testo CEI2008) Mt 18,35 Così anche il Padre mio celeste farà con voi se non perdonerete di cuore, ciascuno al proprio fratello». Coloro che la Chiesa non perdona costituiscono un problema perl a Chiesa! Avvertimento per i cristiani , non condanna delegata alla Chiesa! (Testo CEI2008) Lc 6,37 Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati.
[N.D.R.]
Che il troncamento fosse deliberato è provato dalla sua reiterazione. Perché un taglio identico a queste parole di Gesù Francesco l'aveva fatto anche il 23 aprile precedente, al Regina Coeli della prima domenica dopo Pasqua,

Anche il 12 maggio scorso, in visita a Fatima , Francesco ha mostrato di voler esonerare Gesù dalla fama di giudice inflessibile, alla fine dei tempi. E per questo ha messo in guardia dalla seguente falsa immagine di Maria: "Una Maria abbozzata da sensibilità soggettive che la vedono tener fermo il braccio giustiziere di Dio pronto a punire. Una Maria migliore del Cristo, visto come giudice spietato".

Va aggiunto che la libertà con cui papa Francesco taglia e cuce le parole della Sacra Scrittura non riguarda solo il giudizio universale. Assordante, ad esempio, è il silenzio in cui egli ha sempre avvolto la condanna fatta da Gesù dell'adulterio (Matteo 19, 2-11 e passi paralleli).

Con sorprendente coincidenza, questa condanna era contenuta nel brano del Vangelo che si leggeva in tutte le chiese del mondo proprio la domenica d'inizio della seconda sessione del sinodo dei vescovi sulla famiglia, il 4 ottobre 2015. Ma né nell'omelia, né all' Angelus di quel giorno papa Francesco vi fece il minimo cenno.

E neppure vi ha fatto cenno all' Angelus di domenica 12 febbraio 2017, quando quella condanna è stata di nuovo letta in tutte le chiese. Non solo. Le parole di Gesù contro l'adulterio non compaiono neppure nelle duecento pagine dell'esortazione postsinodale " Amoris laetitia ".

Così come non vi compaiono nemmeno le terribili parole di condanna dell'omosessualità scritte dall'apostolo Paolo nel primo capitolo della Lettera ai Romani.

Primo capitolo anch'esso letto – altra coincidenza – nelle messe feriali della seconda settimana del sinodo del 2015 (come anche nelle messe di pochi giorni fa). A dire il vero senza che quelle parole figurassero nel messale, ma in ogni caso senza che il papa o altri mai le citassero, mentre in sinodo si discuteva di cambiare i paradigmi di giudizio sull'omosessualità:

E' noto che il linguaggio di Paolo è quello di un rabbino ebreo di un popolo atico : tutto è rimandato a Dio. Se si traduce il testo nel linguaggio contemporaneo si comprende che espressione come " Dio li ha abbandonati" ( tralaltro Gesù rivela che Dio non abbandona nessuno) significano che " tutti coloro che hanno rifiutato la conoscenza di Dio ... si sono abbandonati a passioni infami. Autogiudizio, già detto.[N.D.R.] "Per questo Dio li ha abbandonati a passioni infami; le loro donne hanno cambiato i rapporti naturali in rapporti contro natura. Egualmente anche gli uomini, lasciando il rapporto naturale con la donna, si sono accesi di passione gli uni per gli altri, commettendo atti ignominiosi uomini con uomini, ricevendo così in se stessi la punizione che s'addiceva al loro traviamento. E poiché hanno disprezzato la conoscenza di Dio, Dio li ha abbandonati in balìa d'una intelligenza depravata, sicché commettono ciò che è indegno, colmi come sono di ogni sorta di ingiustizia, di malvagità, di cupidigia, di malizia; pieni d'invidia, di omicidio, di rivalità, di frodi, di malignità; diffamatori, maldicenti, nemici di Dio, oltraggiosi, superbi, fanfaroni, ingegnosi nel male, ribelli ai genitori, insensati, sleali, senza cuore, senza misericordia. E pur conoscendo il giudizio di Dio, che cioè gli autori di tali cose meritano la morte, non solo continuano a farle, ma anche approvano chi le fa" (Romani 1, 26-32).

Inoltre, qualche volta papa Francesco si prende anche la libertà di riscrivere a modo suo le parole della Sacra Scrittura.

E' bene annotare che l'Osservatore Romano -citato- riporta chiaramente l'intento della frase del Papa : Per Pietro avviene dunque «questo incontro con Gesù Cristo», l’incontro tra i suoi peccati e la forza del Signore che salva. In tale situazione, ha evidenziato il Pontefice, «il segno della salvezza è stato il miracolo della pesca; il luogo privilegiato per l’incontro con Gesù Cristo sono i propri peccati». Il papa cita liberamente s. Paolo per focalizzare che il luogo privilegiato per l’incontro con Gesù Cristo sono i propri peccati. Lo fanno anche gli evangelisti che non fanno dottrine ma catechesi.
[
N.D.R.]
Ad esempio, nell' omelia mattutina a Santa Marta del 4 settembre 2014 a un certo punto il papa attribuì testualmente a san Paolo queste parole "che scandalizzano": "Io mi vanto soltanto dei miei peccati". E concluse invitando anche i fedeli presenti a "vantarsi" dei propri peccati, in quanto perdonati dalla croce di Gesù.

Ma in nessuna delle lettere di Paolo si trova una simile espressione. Piuttosto l'apostolo dice di se stesso: "Se è necessario vantarsi, mi vanterò delle mie debolezze" (2 Corinti 11, 30), dopo aver elencato tutte le traversie della sua vita, le incarcerazioni, le fustigazioni, i naufragi.

Oppure: "Di me stesso non mi vanterò, se non delle mie debolezze" (2 Corinti, 12, 5). O ancora: "Egli mi ha detto: 'Ti basta la mia grazia; la forza infatti si manifesta pienamente nella debolezza'. Mi vanterò quindi ben volentieri delle mie debolezze, perché dimori in me la potenza di Cristo" (2 Corinti 12, 9), con di nuovo cenni agli oltraggi, alle persecuzioni, alle angosce sofferte.


Gesù, colui che rivela Dio in pienezza ( Gv 1,18 Dio, nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato.) rivela che Dio non giudica , non punisce , non condanna ma propone la Luce-Grazia che guida a compiersi come Uomini Definitivi nella risurrezione, la sua Vita-zoe che supera la morte. ( Gv 3,17 Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Gv 12,47 Se qualcuno ascolta le mie parole e non le osserva, io non lo condanno; perché non sono venuto per condannare il mondo, ma per salvare il mondo. ) E' la scelta personale che compie il giudizio : " È un'immagine che "chiama in causa la responsabilità". Anche B16 annuncia il Vangelo. Tornando al giudizio finale, anche papa Benedetto XVI riconosceva che "nell'epoca moderna il pensiero del giudizio finale sbiadisce". Ma nell'enciclica " Spe salvi ", tutta scritta di suo pugno, ha riaffermato con forza che il giudizio finale è "l'immagine definitiva della speranza".

È un'immagine che "chiama in causa la responsabilità", perché "la grazia non esclude la giustizia", anzi, "la questione della giustizia costituisce l'argomento essenziale, in ogni caso l'argomento più forte, in favore della fede nella vita eterna", perché "solo con l'impossibilità che l'ingiustizia della storia sia l'ultima parola diviene pienamente convincente la necessità del ritorno di Cristo e della nuova vita".

E ancora: "La grazia non cambia il torto in diritto. Non è una spugna che cancella tutto, così che quanto s'è fatto sulla terra finisca per avere sempre lo stesso valore. Contro un tale tipo di cielo e di grazia ha protestato a ragione Dostoëvskij nel suo romanzo 'I fratelli Karamazov'. I malvagi alla fine, nel banchetto eterno, non siederanno indistintamente a tavola accanto alle vittime, come se nulla fosse stato".

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