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Myanmar: cristiani espulsi da monaci buddisti

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Una famiglia è stata cacciata dal proprio villaggio in quanto cristiani. In un altro villaggio viene negata la libertà di fare culti e incontri di preghiera ad una chiesa. Alla base di queste limitazioni vi è l'opera di monaci buddisti locali indispettiti dalla presenza dei cristiani. source: porteaperteitalia.org

Il 25 gennaio scorso, una famiglia di credenti è stata cacciata dal villaggio di Apaw (stato di Shan, Myanmar o Birmania) in quanto cristiani. Oltre alla coercitiva applicazione dell'espulsione, i monaci buddisti del villaggio hanno anche fatto un pubblico annuncio attraverso gli altoparlanti del loro tempio, intimando a tutti i cittadini il divieto di comunicare con la famiglia cristiana espulsa per qualsiasi ragione.

Anche un gruppo di cristiani del villaggio di Mayang (sempre nello stato di Shan, Birmania) sono stati ostacolati a più riprese nello svolgimento dei culti in chiesa, a seguito di restrizioni imposte dai monaci buddisti del loro villaggio. Il 28 dicembre scorso i monaci assieme alle autorità del villaggio hanno anche inviato una lettera di richiamo intimando lo stop di ogni culto o servizio nella chiesa.

Trattandosi di cristiani ex-buddisti, questi credenti dei 2 villaggi succitati si trovano in grande difficoltà, poiché vengono aspramente discriminati (e addirittura espulsi dal villaggio!) e ciò mette a dura prova tanto la loro vita in generale, quanto la loro fede.

L'aumento di questi episodi mostra un altro lato del buddismo assai poco conosciuto in Occidente, ossia quella tendenza registrata da tempo della crescita di un nazionalismo religioso che scuote la stabilità sociale e infierisce sulle minoranze, in questo caso cristiane.

Caso internazionale è poi quello dell'etnia Rohingya, di religione musulmana, trattata duramente dal governo birmano, all'interno della quale i convertiti al cristianesimo subiscono una doppia persecuzione: dal governo e dalla stessa società Rohingya. Il Myanmar si trova al 28° posto della WWList 2017.


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