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Siamo fatti di polvere di stelle (provenienti da altre galassie): lo prova una ricerca scientifica

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L’esplosione delle supernove produce nubi di molecole e polveri con temperature basse, che i «venti» intergalattici riescano a spostare. E uno studio dell’Università dell’Illinois quantifica il circa il 50% la parte dei nostri corpi di origine cosmica. source:corriere.it28 luglio 2017 (modifica il 28 luglio 2017 | 09:54) © RIPRODUZIONE RISERVATA

I nostri corpi sono composti (anche) della stessa materia di cui sono fatte le stelle.

A stabilirlo è una ricerca pubblicata sul Monthly Notices of the Royal Astronomical Society: un team di astrofisici coordinati dalla Northwestern University di Evanston (Illinois) è arrivato alla conclusione che quasi la metà del nostro corpo ha origine cosmica.

Le simulazioni

Gli scienziati hanno realizzato simulazioni al computer e sono riusciti a capire come le galassie — Via Lattea compresa — acquisiscano materia grazie al trasferimento intergalattico. La nostra galassia assorbe ogni anno una quantità di polveri pari al peso del Sole: e sono proprio le esplosioni di supernove a disseminare lo spazio di gas e polveri.

Una ricerca coordinata dall’Università di Cardiff ha smentito infatti la convinzione diffusa che le esplosioni delle supernovae distruggano tutto, senza lasciare traccia: la morte delle stelle, al contrario, potrebbe produrre delle nubi di molecole e polvere con temperature estremamente basse, le stesse condizioni che si ritrovano nelle «culle» di nuove stelle.

Un risultato mai ottenuto prima

Vista la quantità di materiale che viaggia nello spazio, dice Daniel Angles-Alcazar capo del team, «in un certo senso ciascuno di noi può considerarsi un viaggiatore spaziale o un migrante extragalattico in quella che pensiamo sia la `nostra´ galassia».

E «la cosa sorprendente è che i venti galattici portano decisamente molto più materiale di quanto pensassimo. In termini di ricerca sull’evoluzione galattica è una scoperta eccitante. È un nuovo modo di crescita della galassia che non avevamo mai considerato prima».

Meno «provinciali» di quanto pensiamo


L’astronomo Claude-André Faucher-Giguere spiega che, prima di questa dimostrazione, si riteneva che l’accrescimento delle galassie avvenisse per assorbimento di materiale rilasciato al momento del big-bang.

«Lo studio modifica la nostra comprensione dell’evoluzione delle galassie. Ci dà la misura di come le cose intorno a noi siano connesse a oggetti distanti nel cielo e ci porta a concludere che le nostre origini siano molto meno locali di quanto pensassimo».

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