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Insegnanti di Sostegno : cattedra mista , cattedra mista no

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CITTA' DEL VATICANO  source : vita.it -di Dario Ianes

A lanciare il sasso nello stagno è stato Dario Ianes, professore di pedagogia dell'inclusione e grande esperto di questi temi ( qui una sua recente intervista ad ampio raggio).

Secondo Ianes questo approccio su cui si starebbe costruendo anche una proposta normativa va superata la separazione fra insegnanti di sostegno e insegnanti “normali”.

Con le cattedre miste ogni insegnante incaricato su posto comune dedicherebbe parte del suo orario al sostegno e viceversa in base alla classe di concorso dell’insegnante di sostegno.

VITA ha raccolto due pareri importanti. Quello di Francesca Palmas , responsabile scuola di Abc Italia, oltre che del suo Centro Studi e quello del presidente della Fish (Federazione italiana superamento handicap), Vincenzo Falabella.

La prima più possibilista. Il secondo fermamente contrario.

Palmas:
«Non credo alle logiche degli insegnanti di sostegno che vengono dipinti come “relegati” al loro ruolo, soggetti a burnout etc. Vedo invece sempre maggiore la possibilità reale che quella dell’insegnante di sostegno, adeguatamente formato, sia una figura che funge da “facilitatore” di un processo collettivo, da regista; un po’ come un direttore d’orchestra dirige, orienta e conduce tutti gli altri musicisti, armonizza la melodia con ogni singola variazione, valorizzando e coordinando il ruolo di ciascuno al fine di una buona realizzazione e riuscita del brano nel suo insieme. In questo contesto, la cattedra mista di cui si discute in queste settimane credo possa essere utile all’interno di un lavoro di squadra: non per convertire ruoli e responsabilità intercambiabili, ma appunto in un’ottica di corresponsabilità e collaborazione dove ciascuno mette a disposizione degli altri la propria professionalità»

Per Falabella quella delle classi miste è una proposta sbagliata:
«Ci rendiamo conto dei diversi problemi organizzativi che tale proposta comporterebbe? Non tutti gli attuali docenti hanno la stessa abilitazione, pertanto nei momenti di scambio delle cattedre si potrebbero verificare delle scoperture disciplinari, inoltre, ci vorranno ben vent’anni per formare tutti i nostri insegnanti curriculari o forse se saremo bravi (ed io ho qualche dubbio), 15 anni. Senza considerare i vuoti che verrebbero a crearsi a causa dei pensionamenti. Nel frattempo? Che ne sarà dei nostri alunni e alunne, studenti e studentesse con disabilità?».

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