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La castità è virtù. Anche per gli omosessuali

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Divorzio e omosessualità. Continuano ad essere questi i due punti più controversi, nell’intervallo tra le due sessioni del sinodo sulla famiglia. di Sandro Magister http://magister.blogautore.espresso.repubblica.it/  06 mag 2015

I vescovi della Germania hanno detto in questi giorni la loro, in 17 pagine di risposta al questionario proposto da Roma come traccia di lavoro: Sinodo. I vescovi tedeschi mettono il carro davanti ai buoi .

Ma proprio mentre il loro documento di netta rottura con la tradizione faceva il giro del mondo, mercoledì 6 maggio dall’Italia sono venuti due segnali di tutt’altro orientamento, fedelissimi questi al magistero vigente della Chiesa: l’uno, sul divorzio, dall’arcidiocesi di Milano; l’altro, sull’omosessualità, dal quotidiano della conferenza episcopale italiana “Avvenire”.

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L’arcivescovo di Milano, cardinale Angelo Scola, ha istituito in diocesi un “ Ufficio per l’accoglienza dei fedeli separati “, con tanto di decreto ufficiale, di lettera di presentazione e di istruzioni pratiche, al fine di “favorire l’accelerazione dei tempi per un eventuale avvio del processo di verifica di nullità” e soprattutto di “aiutare a vivere la condizione di separazione in modo conforme all’insegnamento della Chiesa”.

Rispetto ai vescovi tedeschi la distanza è netta. Per costoro le facilitazioni dei processi di nullità “non costituiscono una soluzione del problema” e “non si dovrebbe dare troppa importanza a queste misure”. Meglio, a loro giudizio, accettare la realtà diffusa delle seconde nozze e assicurare ai risposati l’assoluzione e la comunione, come di fatto già avviene quasi ovunque a nord delle Alpi.

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Avvenire” ha invece dedicato un’intera pagina a una rete internazionale di sostegno ai cattolici, uomini e donne, con attrazione per lo stesso sesso, finalizzata ad aiutarli a vivere questa loro condizione “con castità e rispetto del progetto di Dio sulla sessualità”. “Ciò richiede un impegno di santità che è sia fisico: evitare atti omosessuali; sia spirituale: custodire la mente e il cuore, i pensieri e i desideri”, dice il direttore di questa rete di sostegno, padre Philip Bochanski, intervistato da Luciano Moia.



Il nome della rete è “ Courage International “. È stata fondata nel 1980 a New York per impulso dell’allora arcivescovo Terence Cooke, servo di Dio in via di beatificazione. È attiva in una mezza dozzina di nazioni tra cui l’Italia. Due suoi aderenti, Piotr e Daniele, in una lettera nella stessa pagina di “Avvenire”, scrivono di voler testimoniare con la loro vita, gioiosamente e cristianamente, che non è affatto un esito obbligato l’identificazione dell’omosessuale con “l’avanguardia della sregolatezza sessuale e dell’individualismo post-borghese”.

Anche qui, la distanza tra queste posizioni e quelle sostenute dai vescovi tedeschi è netta. Costoro vogliono un deciso cambiamento della dottrina e della morale cattolica in materia, che comprenda l’approvazione dei rapporti omosessuali e il riconoscimento giuridico di coppie dello stesso sesso.

Né omettono di squalificare come “irritante” e “discriminante” – in pieno ossequio al lessico dell’ideologia LGBT – la formula “tendenza omosessuale” adottata dalla segreteria generale del sinodo nella domanda “ad hoc” del questionario, la numero 40: “Come la comunità cristiana rivolge la sua attenzione pastorale alle famiglie che hanno al loro interno persone con tendenza omosessuale?”


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