Sommario
Il modello nazional-religioso della fede va in crisi
trovando, in ciò, la Chiesa largamente impreparata.
Riflessione del professor Massimo Borghesi, ordinario
di filosofia morale all'università di Perugia, tratta dal suo volume "Critica
della Teologia politica" (edito da Marietti nel 2013), decisamente attuale.
25-05-2015 aleteia.org
(pagine 278-279) ... "L’89 ha segnato il tramonto
di quella identificazione tra religione e nazione che trovava il
suo punto di forza nell’opposizione al totalitarismo comunista. Il
caso della Polonia è certamente emblematico. Assurta a valore di
modello negli anni di Solidarnosc la Polonia cattolica, posta sotto l’insegna
della Madonna di Czestochowa, pareva rivivere il sogno messianico di Adam
Mickiewicz.
Raccolta sotto il mantello ecclesiale la società polacca ritrovava
una sua unità, di credenti e non credenti, nella comune opposizione
al potere comunista. Tutto questo doveva però declinare con la disgregazione
di quel potere.
La Polonia, dagli anni ’90 in avanti,
si è avviata verso un processo sociale e di costume del tutto analogo
a quello degli altri Paesi europei. Il consenso accordato in precedenza alla
Chiesa, dovuto al fatto che era l’unica autorità morale in grado
di opporsi al regime, è venuto meno nel nuovo quadro democratico-liberale.
Il modello nazional-religioso della fede va in crisi
trovando, in ciò, la Chiesa largamente impreparata.
Come ha osservato il filosofo Karol Tarnowski
la difficoltà presente della Chiesa polacca risiede nella «paura della libertà»,
nella «pigrizia mentale», nell’incapacità di superare la posizione
di rendita che le derivava dall’occupare lo spazio dell’opposizione .
Il clericalismo, favorito dall’indebita identificazione tra
Chiesa e nazione, determina, nel contesto nuovo, un processo di autochiusura,
una incapacità di dialogo e di incontro documentata dal fatto che la gran
parte del mondo giovanile risulta non sensibile, o addirittura avversa,
ai richiami ecclesiali.
Il risultato è che il cattolicesimo tradizionale
diviene sempre più una mondo a parte, sequestrato, in qualche modo, dai
richiami nostalgici e autoritari di Radio Maryja. Il modello nazional-religioso
dimostra il suo limite, la sua incapacità a confrontarsi con un orizzonte
aperto e pluralista di società favorito dal moto di globalizzazione.
Nell’Europa del post-’89 un caso analogo a quello della Polonia
è stato quello dell’Irlanda «cattolica». Anche in questo caso una nazione
fortemente connotata in senso identitario-religioso, per la sua tradizionale
lotta di indipendenza contro l’Inghilterra protestante, ha assistito, nel
corso degli ultimi anni, ad una crisi ecclesiale senza precedenti.
Un Chiesa
che aveva consegnato la sua appartenenza all’identità irlandese e ad un
messaggio incentrato soprattutto sulla dottrina morale si è trovata allo
scoperto sia per gli scandali che hanno investito il clero, sia per il
venir meno della polemica antiprotestante privata del suo terreno dagli
accordi tra cattolici e protestanti, nell’Irlanda del Nord, favoriti dal
presidente americano Clinton e dal governo inglese di Tony Blair. Il risultato
è l’abbandono della Chiesa e la crisi della fede nelle giovani generazioni.
Il caso polacco così come quello irlandese documentano, pertanto,
la crisi dei modelli nazional-religiosi, eredità, in qualche
modo, del romanticismo dell’800".