Corso di Religione


Sommario Rassegna stampa



Gender Ideology-DOSSIER

Vedi anche: - L'IDEOLOGIA DEL " GENERE  " ( Nuove Ideologie)
                    - IDEOLOGIA DEL GENERE - CORSO PER DOCENTI IRC

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Omosessuali si nasce?

Il disegno politico della perversione.

INFO: Terapia della identità  sessuale

Smontare il gender? Basta vedere le scimmie

All'origine del gender. Quelle femministe senza sesso di Marco Respinti 27-07-2015 lanuovabq.it

Con buona pace della galassia Lgbt, la “teoria del gender” non solo esiste e fa danni, ma è documentabile, ha una storia e corre sulla bocca di certi profeti. O di certe profetesse, come la scrittrice francese Monique Wittig (1935-2003), scomparsa 80 anni fa il 13 luglio.

Nella Sorbona occupata dalla contestazione del maggio 1968 fu tra le animatrici del crogiuolo da cui sorgerà  il Mouvement de Libèration des Femmes, un’organizzazione-ombrello che, mescolando marxismo, psicoanalisi ed ecologismo, federò il radicalismo femminista in nome del diritto alla contraccezione e all’aborto. Erano gli anni della “seconda ondata” femminista, che si caratterizzò per la forte sessualizzazione della “liberazione delle donne”.

La prima, infatti, a cavallo tra Ottocento e Novecento, era stata quella delle suffragette che puntavano tutto sull’ottenimento del diritto di voto, e le cui leader statunitensi, da Elizabeth Cady Stanton (1815-1902) a Susan B. Anthony (1820-1906), erano rigorosamente antiabortiste. La terza, invece, sorta negli anni 1990, incarna la fase postmoderna, infeudatasi subito all’offensiva Lgbt e quindi corifea della “teoria di genere”.

Nel passaggio dalla seconda alla terza ondata, il femminismo lesbico della Wittig, che faceva coppia fissa con la regista newyorkese Sande Zeig, è stato assolutamente strategico.

Trasferitasi negli Stati Uniti nel 1976, dottore di ricerca all’ecole des Hautes etudes en Sciences Sociales di Parigi nel 1986, la Wittig insegna per anni in diversi atenei nordamericani e nel 1990 ottiene la cattedra di Women’s Studies nell’Università  dell’Arizona di Tucson. Le sue pubblicazioni sono praticamente tutte di natura letteraria, un “flusso di coscienza” fatto di “poesie in prosa” scritte in uno stile spezzato e cerebrale.

L’Opoponax, del 1964 (trad. it. Einaudi, Torino 1966), immagina l’infanzia senza “sovrastrutture” nè gerarchia nè ordine temporale di una bambina. Le guerrigliere, del 1969 (trad. it., Autoproduzione delle Lesbacce incolte, Bologna 1996), è l’epica delle “Esse”, non-donne o forse oltre-donne che cancellano il “mondo patriarcale” fondando uno Stato sovrano di tribadi.

 Il corpo lesbico, del 1973 (Edizioni delle Donne, Milano 1976), è il “manifesto” del suo “femminismo materialista” in cui, sintetizza brillantemente Douglas Martin nell’estremo addio alla Wittig su  The New York Times  «le amanti lesbiche invadono letteralmente l’una il corpo dell’altra» e protagonista è «j/e», cioè la decostruzione/ricostruzione, come sarebbe piaciuto a Jacques Derrida (1930-2004), del pronome personale francese “je”, cioè dell’“io”, attraverso la scomposizione delle lettere del lessema e il loro successivo affastellamento visionario, spezzato per apparire indifferenziato e forzatamente asessuato o, meglio, trans-sessuato per annientare la natura.

Perchè, spiega Simonetta Spinelli, esegeta della Wittig, «il femminile e il maschile sono il risultato di una convenzione sociale che il corpo lesbico, nella sua ricostruzione di sè per sè, cancella e rende insensata » . 

E poi Virgile, non, del 1985 (trad. it.
Il Dito e La Luna, Milano 2006), che è una riscrittura parodistica in chiave lesbica de La Divina Commedia.

Il nucleo filosofico del pensiero della Wittig è comunque la raccolta di saggi The Straight Mind andOther Essays, del 1992, dove tra altri trovano posto One Is Not Born a Woman (“Non si nasce donna”), pubblicato originariamente in francese nel 1980, e quello che dà  il titolo alla raccolta, The Straight Mind (“Il pensiero eterosessuale”), pubblicato originariamente nel 1980, ma prima letto a New York nel 1978 alla Modern Language Association Convention, dedicata quell’anno proprio alle lesbiche americane.

La Modern Language Association Convention: non è un caso che le tesi dirompenti della Wittig facciano coming out in un assise di quel genere. La Wittig spiega perchè in un altro scritto di quella medesima raccolta, Point of ViewUniversal or Particular?, appunti stilati traducendo in francese Spillway and Other Stories della scrittrice “cripto-lesbica” americana Djuna Barnes (1892-1982) con il titolo La passion (Flammarion, Parigi 1982; trad. it. La passione, Adelphi, Milano 1994): il gender non è la differenziazione tra maschile e femminile, ma il suo superamento per sublimazione in un pleroma unitario e indistinto, come nell’antichissimo sogno del pensiero gnostico.

Il maschile è infatti il genere “forte”, che, dalla grammatica alla filosofia, diviene universale e passepartout, e cosଠil femminile, genere particolare, viene oppresso, riassorbito e cancellato.

Ma, come fanno la scrittura della Barnes e del francese Marcel Proust (1871-1922), omosessuale, occorre ripensare tutto rendendo obsoleti il maschile/femminile e la loro dicotomia/oppressione: un compito di liberazione totale che la “profezia lesbica” assolve perfettamente.

La rivoluzione del linguaggio gender punta insomma a sovvertire dal profondo la parola, a rifare la lingua, a dare significati nuovi e arbitrari alla comunicazione del pensiero umano,

un po’ come il “Newspeak” del romanzo 1984 di George Orwell (1903-1950) e un po’ come l’Humpty Dumpty de Le avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie di Lewis Carroll (1832-1898): «Quando io uso una parola questa significa esattamente quello che dico io, nè più nè meno. [...] Bisogna vedere chi è che comanda; è tutto qua».

One Is Not Born a Woman   riprende del resto il discorso là  dove la femminista francese Simone de Beauvoir (1908-1986) lo aveva lasciato nel 1949 pubblicando Il secondo sesso (trad. it. Il Saggiatore, Milano 1961) e sentenziando: «Donna non si nasce, lo si diventa».

Prosegue infatti la Wittig: «ciò che fa di una donna una donna è la sua specifica relazione sociale con un uomo, una relazione che ho già  chiamato servaggio, una relazione che implica obblighi personali, fisici ed economici (“il tetto coniugale forzato”, le corvèe domestiche, i doveri coniugali, l’illimitata produzione di figli, e cosଠvia), una relazione cui le lesbiche sfuggono rifiutandosi di diventare o di rimanere eterosessuali».

Pertanto, occorre «[...] distruggere la “donna” [...]», perchè «[...] per ora il lesbismo fornisce l’unica forma sociale in cui possiamo vivere liberi. Il lesbismo è l’unico concetto che io conosca che sta oltre le categorie del sesso (donna e uomo) poichè il soggetto in questione (la lesbica) non è una donna nè economicamente nè politicamente nè ideologicamente». 

Sulla medesima linea, ma ancora più compiutamente, è il ragionamento postmarxista di  The Straight Mind , tradotto in italiano nel febbraio 1990 sul bollettino del Collegamento tra Lesbiche Italiane (CLI) da Rosanna Fiocchetto, tra le fondatrici del Cli, del Centro Femminista Separatista e degli Archivi Lesbici Italiani, altra esegeta della Wittig.

 The Straight Mind propone l’abbattimento dell’eterosessualità  giudicata struttura borghese di potere politico ed economico oppressivo in funzione della quale vengono creati e imposti gli stereotipi “uomo”, “donna” ma anche “sesso” nell’illusione che siano reali.

Come tale, «[...] la società  eterosessuale è la società  che non solo opprime le lesbiche e i gay, ma opprime anche molti differenti altri, opprime tutte le donne e molte categorie di uomini [...]».

Dunque «è la lotta di classe tra donne e uomini che abolirà  gli uomini e le donne [...]. Il concetto di differenza non ha nulla di ontologico in sè. àĀˆ solo il modo in cui i padroni interpretano una situazione storica di dominio».

Ma, non potendo «[...] più essere [...] donne e uomini», e dovendo «[...] queste, come classi e come categorie di pensiero o di linguaggio [...] sparire politicamente, economicamente, ideologicamente», «se noi, come lesbiche e gay, continuiamo a parlare di noi stessi e a concepire noi stessi come donne e come uomini, siamo strumentali al mantenimento dell’eterosessualità ».

Bisogna allora rifuggire da questi stereotipi classisti, come fanno, ottenendo il loro “paradiso materialista”, le lesbiche della parodia Virgile, non dove, scrive la poetessa Nadia Agustoni , «[...] l’affermazione di una collettività  non naturale ma di classe [...] e nello stesso momento la distruzione delle categorie di dominio “dell’eterosessualità  obbligatoria”). La fuoriuscita della lesbica dal femminile è definitiva [...]».

 Dunque, «che cos’è una donna?», si domanda in sintesi e in apice la Wittig. «Francamente, è un problema che le lesbiche non hanno a causa di un cambiamento di prospettiva, e sarebbe scorretto dire che le lesbiche si associano, fanno l'amore, vivono con le donne, perchè “donna” ha un significato solo nei sistemi eterosessuali di pensiero e nei sistemi economici eterosessuali. Le lesbiche non sono donne [...]».

Ecco come i gay sposarono l'ideologia del gender  di Giorgio M. Carbone lanuovabq.it 13-05-2015


La nuovabq.it ha pubblicato un capitolo del libro intitolato "Gender" e scritto da padre Giorgio M. Carbone per le Edizioni Studio Domenicano (ESD), che spiega come l'ideologia del genere, lanciata dal medico chirurgo John Money, è stata fatta propria dall'attivismo gay.

Un passaggio interessante che aiuta a capire anche la strategia attuale del movimento gay.La nuova accezione di genere e la correlativa separazione tra identità sessuale e ruolo sessuale, formulate da John Money, sono accolte anche dagli attivisti del mondo omosessuale.


Oltrepassare i ruoli sessuali
Già nel luglio del 1969 il Gay Liberation Front, una delle associazioni all’epoca tra le più attive negli Stati Uniti, aveva esplicitato i propri obiettivi in modo molto chiaro: «Noi siamo un gruppo rivoluzionario di uomini e donne, costituitosi prendendo coscienza che la completa liberazione sessuale per tutti non può avvenire finché le istituzioni sociali esistenti non siano abolite. Noi rifiutiamo il tentativo della società di imporre ruoli sessuali e definizioni della nostra natura. Noi stiamo oltrepassando questi ruoli e semplicistici miti» ( 1 ).

Se consideriamo che nel 1969 l’orientamento omosessuale era considerato una malattia mentale e molti Stati della Federazione condannavano penalmente la condotta omosessuale, quelle parole suonarono come una dichiarazione di guerra.

Inoltre, si tenga presente di un altro dato di fatto: nel marzo dello stesso anno, 1969, Frederick Jaffe, primo presidente del Guttmacher Institute e vice-presidente della International Planned Parenthood Federation (enti statunitensi noti per la promozione di campagne abortiste e contraccettive) redige per Bernard Berelson, presidente del Population Council, e per l’Organizzazione Mondiale della Sanità un memorandum strategico per ridurre la fertilità umana. Tra i mezzi funzionali allo scopo di ridurre le nascite Jaffe individua i seguenti: «Ristrutturare la famiglia, posticipando o evitando il matrimonio; alterare l’immagine della famiglia ideale; educare obbligatoriamente i bambini; incrementare percentualmente l’omosessualità»  (2) .

Si tratta solo di una coincidenza di date o di un unico e articolato progetto politico?

Le ragioni di un successo
Nell’arco di pochi anni la situazione mutò radicalmente in ragione di diversi fattori.

1. Molti giovani attivisti iniziano a rifiutare la parola “omosessuale” perché – a loro dire – sarebbe troppo clinica e ridurrebbe l’omosessualità al solo atto fisico rafforzando così l’idea che l’omosessualità ruota solo intorno al sesso, e così scelgono la parola “gay”.  *3

«Poiché la comunità nera si è posta lo stesso tipo di problemi e di obiettivi e ha ottenuto un discreto successo adottando il motto “nero è bello” la North American Conference of Homophile Organization delibera di adottare lo slogan “gay è bello”»  *4.

Questa operazione linguistica fu funzionale a presentare le persone omosessuali, non più per le loro abitudini sessuali, ma per una specie di gaiezza, di felicità che sarebbe mancata agli altri gruppi di persone, e quindi conferiva loro una connotazione positiva.

Poi, lo slogan “gay è bello”, richiamando implicitamente “nero è bello”, otteneva un altro eccellente risultato, quanto meno a livello inconscio: se discriminare chi è nero è razzismo, allora anche discriminare chi è gay è razzismo. Accomunando i gay ai neri, gli attivisti diventavano una nuova “razza”, che lottava per la propria emancipazione.

2. Il 15 dicembre 1973 l’American Psychiatric Association annuncia l’esito di un referendum condotto al suo interno: l’omosessualità non comparirà più nel Diagnostic and Statistical Manual, cioè nella lista ufficiale dei disordini mentali. Su questo tema ritorneremo più ampiamente dopo .

3. Il successo della strategia elaborata da Marshall Kirk e Hunter Madsen. Gli obiettivi sono:

1) la gente comune deve accettare la cultura gay;
2) le unioni gay devono essere un diritto;
3) l’opposizione deve essere messa a tacere;
4) i movimenti gay devono conquistare il potere.


I mezzi strategici sono quattro.
1) Desensitize, cioè anestetizzare o distrarre dalla minaccia omosessuale, inondando la società di messaggi omosessuali perché l’esposizione prolungata a tali messaggi fa diminuire il pregiudizio contro di essi. Ad es.: «Parla dell’omosessualità finché il tema non sia diventato assolutamente noioso» (178)5.

2) Jam, cioè bloccare, mettere a tacere chiunque abbia un’opinione diversa. Ad es.: «Ritrai i gay come vittime, e non come provocatori violenti».

3) Convert, cioè condurre la gente comune ad avere atteggiamenti positivi verso i gay e oltraggiosi verso gli anti-gay. Ad es.: «Dai ai potenziali simpatizzanti una giusta causa» (187).

4) «Usare immagini che distraggano, blocchino o convertano il bigotto a un livello emotivo» e per converso «sfidare le opinioni e le azioni omofobiche su di un livello (non troppo) intellettuale. Ricorda che il messaggio razionale serve a mimetizzare la nostra sottostante richiesta emotiva» (173). Perciò non bisogna dare neanche l’impressione di voler essere contro la famiglia, bisogna chiedere appoggio, non a favore dell’omosessualità, ma solo contro la discriminazione (cf. 83 e 90).


Il traguardo dichiarato è la normalizzazione:
«Il punto vero è che le unioni civili sono un obiettivo simbolico formidabile. Rappresentano la legittimazione dell’identità gay e lesbica attraverso una battaglia di libertà come quelle sul divorzio o sull’aborto, che dispone di argomenti semplici e convincenti: primo tra tutti la proclamazione di un modello normativo di omosessualità rassicurante [...].

Pressappoco il messaggio è questo: i gay non sono persone sole, meschine, nevrotiche, ma persone splendide, affidabili ed equilibrate, tanto responsabili che vogliono metter su famiglia. Con questa immagine affettiva, non esente dai rischi di perbenismo, si fa appello ai sentimenti più profondi del Paese e si vede a portata di mano il traguardo della normalità» .

Si noti l’insistenza con cui è detto che i discorsi devono fare appello all’emotività degli interlocutori. Non meraviglia perciò se i grandi mezzi di comunicazione affrontino il tema dei cosiddetti diritti dei gay non sul piano della ragione, ma sul piano della compassione, costruendo ad esempio casi pietosi oppure erigendo a sistema casi reali ma particolarissimi.
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NOTE

1  Si tratta dello Statement of Purpose [Dichiarazione di intenti] riprodotto in CLENDINEN D., NAGOURNEY A., Out for Good. The Struggle to Build a Gay Rights Movement in America, Simon & Schuster, New York 1999, 32.

2  JAFFE F. S., Activities relevant to the study of population policy for United States, Memorandum to Bernard Berel-son (11 marzo 1969); ID., in «Family Planning Perspec-tive» 1970, 2, 4, 25-31. Il Memorandum è tradotto e am-piamente riportato in PUCCETTI R., CARBONE G., BALDINI V., Pillole che uccidono, Edizioni Studio Domenicano, Bo-logna 2012, 2a ed., 190-193. 

3  Cf. CLENDINEN D., NAGOURNEY A., Out for Good, cit., 30-31. 

4  Risoluzione della North American Conference of Homophile Organization, citata in DANNEMEYER W. E., Shadow in the Land. Homosexuality in America, Ignatius Press, San Francisco 1989, 127.

5 KIRK M., MADSEN H., After the Ball. How America will conquer it fear and hatred of Gays in the 90’s, Penguin, New York 1989, il numero della pagina citata è indicato nel testo tra parentesi tonde.


La nuova "bisessualità " di Veronesi5 Settembre 2013-di Assuntina Morresi - ilsussidiario.net/News/Cronaca/2013/9/5/IL-CASO-Morresi-la-nuova-bisessualita-di-Veronesi-Un-mix-di-ideologia-e-follia-/424425/

"I bisessuali domineranno l'umanità ", parola di Umberto Veronesi. In una recente intervista rilasciata a Repubblica, il noto oncologo è tornato a ribadire la propria teoria, già  espressa diversi anni fa, secondo cui un giorno saremo tutti bisessuali. Il motivo è addirittura scientifico: il cambiamento dei ruoli familiari e sociali dell'uomo e della donna, spiega Veronesi, nel tempo ha prodotto una modificazione nella stessa biologia umana.

Da una parte, infatti, l'uomo si avvicina sempre più "a ruoli che non richiedono particolare mascolinità , come avveniva nell'antichità , tipo cacciare, uccidere, combattere altri uomini, faticare per procurarsi il cibo". Dall'altra la donna è costretta a "sviluppare aggressività  per imporsi socialmente, fare carriera, comandare persone, assumersi responsabilità ".

Se nel caso maschile l'inevitabile conseguenza (secondo Veronesi) è che i testicoli rallenteranno la loro funzionalità  giorno dopo giorno, in quello femminile "l'ovaio tenderà  a ridurre la produzione di estrogeni".

A cambiare non sarà  però solo il fisico, ma anche la sessualità , pronta ad aprirsi sempre più (secondo Veronesi) all'omosessualità  e alla bisessualità .

E se tutto ciò non bastasse, sarà  opportuno aggiungere che tale diminuzione delle differenze fra generi porterà  anche a una "valorizzazione della donna e della femminilità , fino a poco fa discriminate". Questo fattore, unito al crollo di molti tabù sessuali, "può influire sul desiderio di cambiare sesso, quasi sempre a favore del sesso femminile".

Abbiamo commentato le parole di Veronesi con Assuntina Morresi, membro del Comitato nazionale di bioetica.


Veronesi parla di ipotesi basate "su dati obiettivi e considerazioni scientifiche". Cosa ne pensa?

Francamente non conosco gli studi a cui fa riferimento il professor Veronesi, quindi sarà  opportuno prima verificare quanta scientificità  ci sia dietro queste affermazioni. Sono però dell'idea che, finchè saranno le donne a mettere al mondo i bambini e a essere nettamente distinte dai maschi per le gravidanze, allora Veronesi può riferirsi al massimo a una tendenza, a un atteggiamento. Il vero dato obiettivo è che, dal punto di vista della natura e dell'evidenza dei fatti, maschi e femmine sono diversi. Basti pensare a quanto si parla oggi di medicina di genere...

Vale a dire?

Mi riferisco al fatto che, ad esempio, le sperimentazioni ai farmaci non possono essere eseguite solo sui maschi e che i risultati non possono essere estesi anche alle donne, proprio perchè la natura femminile è completamente diversa. Nonostante ciò, al tempo stesso si sostiene che stiamo andando verso una "fusione" dei due sessi, il che è molto curioso.

L'essere umano, che sia maschio o femmina, è sessuato fin dallo zigote, cioè l'embrione monocellulare, quindi non esiste alcun sesso incerto o ambiguo. Se poi per bisessuale intendiamo i comportamenti sessuali, allora questo è un altro argomento che può essere frutto anche di costumi.

Veronesi sostiene che cambierà  anche la sessualità , sempre più vicina alla omosessualità  e alla bisessualità .

Se ad essere ereditati saranno i comportamenti, allora Veronesi sta parlando di un'evoluzione diversa da quella che conosciamo, e comunque sarebbe una teoria tutta da dimostrare.

Come ho già  detto, è necessario distinguere i comportamenti sessuali dal corpo sessuato: del primo caso si può anche discutere, ma probabilmente sarebbe opportuno consultare uno psicanalista.


Si legge poi che la diminuzione delle differenze fra generi porterà  a una valorizzazione della donna e della femminilità . E' d'accordo?

Veronesi dovrebbe ricordare tutto il pensiero basato sulla differenza tra corpi sessuati. La diminuzione delle differenze fra generi non valorizza proprio niente, ma rappresenta solo di un appiattimento verso un individuo asessuato che non ha nulla a che fare con il genere umano.

E aggiunge che questa valorizzazione può influire sul desiderio di cambiare sesso...

Io mi attengo ai fatti, senza entrare nel campo delle opinioni e della libertà  personale: c'è un'ampia tradizione del pensiero della differenza che in Italia ha ancora rappresentanti significative come Luisa Muraro, la quale avrebbe certamente molto da dire a riguardo e senza dubbio nella direzione opposta rispetto a quanto sostenuto da Veronesi.

Si sostiene infine che sono in aumento le richieste di cura per neonati dal "sesso incerto" e che questo "biologicamente è una patologica accentuazione della bisessualità ". Cosa ne pensa?

Non è possibile sapere se tali patologie siano più numerose rispetto al passato, ma l'ipotesi secondo cui questo rappresenti un'introduzione alla bisessualità  non mi convince affatto. E' molto probabile che queste patologie non siano aumentate rispetto al passato, ma che semplicemente siano più segnalate. Da sempre sappiamo dell'esistenza di patologie che riguardano l'apparato genitale e che rendono difficile l'immediata attribuzione del sesso, ma che ci sia un aumento di richieste di cure potrebbe anche essere un fatto positivo.

Come mai?

Perchè rappresenterebbe una volontà  non di nascondersi, ma di curare. Un conto è venire alla luce, un altro è il verificarsi di nuove patologie. Le faccio un esempio: si dice che siano in aumento i casi di spettro autistico, chiamato cosଠperchè l'autismo si può presentare in tante forme diverse, ma quasi certamente non è davvero aumentato il numero di persone affette da una sindrome autistica.

Il numero è in aumento perchè oggi si possono avere diagnosi corrette di patologie che prima non si conoscevano. Detto questo, è assolutamente necessario capire se davvero il numero di queste patologie è in aumento, e poi individuarne le cause. Ma tra questo e un'ipotesi di bisessualità  c'è comunque un abisso.

Legami culturali che affondano le radici nel satanismo di Gian Domenico Daddabbo http://www.simoneventurini.it

Il 2010 è l'anno in cui in Argentina furono approvati i matrimoni fra persone dello stesso sesso con tanto di 'diritto d'adozione'. Con buona pace dei cristiani tiepidi, gay-friendly e politically correct che usano le parole del Santo Padre «Chi sono io per giudicare un omosessuale?» in base alle loro deduzioni e non di certo sulla base degli insegnamenti della Chiesa, l'allora Cardinal Jorge Mario Bergoglio, Arcivescovo di Buenos Aires e attuale Papa Francesco (ma guarda un po'!), scrisse una lettera alle suore carmelitane di Buenos Aires in cui il Presule metteva in guardia dall'ideologia gender.

Nel testo scritto il 22 Giugno 2010, il futuro Papa avveriva che


" ..dietro a questa legiferazione scellerata sulla famiglia c'è l'invidia del diavolo
, 'attraverso la quale - si legge nel testo - il peccato entrò nel mondo: un'invidia che cerca astutamente di distruggere l'immagine di Dio, cioè l'uomo e la donna che ricevono il comando di crescere, moltiplicarsi e dominare la terra. Non siamo ingenui: questa non è semplicemente una lotta politica, ma è un tentativo distruttivo del disegno di Dio. Non è solo un disegno di legge (questo è solo lo strumento) ma è una mossa del padre della menzogna che cerca di confondere e d'ingannare i figli di Dio. "

Il padre della menzogna è infatti Satana, pertanto l'allora porporato spiegava in maniera inequivocabile che non c'è inganno peggiore che l'equiparazione di una coppia dello stesso sesso a una coppia di coniugi formata da uomo e donna, infatti unire due persone dello stesso sesso in un cosiddetto 'matrimonio' significa equiparare l'una all'altra, per cui è inutile che ci raccontiamo storie.

Il giornalista cattolico Massimo Introvigne ci fa notare che l'ideologia di genere trova le sue origini nel femminismo e lo spiega molto bene lo storico svedese Per Faxneld nel suo libro 'Satanic Feminist'.

L'intento di Faxneld non è di critico, piuttosto analitico, tanto che lui stesso si dichiara femminista e manifesta simpatia per alcuni dei personaggi astenendosi da giudizi di valore.

'Il quadro che emerge è comunque impressionante,- spiega Introvigne - al di là  di valutazioni di singoli personaggi su cui il dibattito è aperto e gli specialisti'.

Il giornalista cattolico afferma in seguito che faxneld individua due tipi di satanismo: uno in senso stretto, l'altro in senso lato.

Il primo è la venerazione diretta di satana presentato nella Bibbia, con tanto di riti religiosi attuati da persone che si schierano apertamente dalla parte del principe delle tenebre.

L'altro è la promozione e l'esaltazione di satana da persone che non credono nella sua esistenza e lo rappresentano come simbolo di ribellione e di riscatto attraverso un'avversione che spinge verso l'odio.

A riguardo Introvigne ci offre l'esempio del poeta massonico italiano Giosuè Carducci (1835-1907) con il suo 'Inno a Satana', in cui il letterato presenta il diavolo come simbolo del progresso.

Lo storico Faxneld mostra anche come satana viene esaltato anzitutto dai socialisti e poi dai comunisti e infine dagli anarchici e viene visto come motore delle ribellioni contro le gerarchie tradizionali, la religione e la proprietà  privata.

I riferimenti a satana più originali sono tratti dal socialismo americano che ha prodotto la rivista 'Lucifer' a cavallo fra i secoli XIX e XX e dalla socialdemocrazia svedese la quale, prima di 'imborghesirsi' come partito di governo, propose nel 1886 'I dieci Comandamenti di Lucifero' ai lavoratori svedesi, un vero e proprio scimmiottamento dei Comandamenti di Dio, come il venerabile arcivescovo statunitense Fulton John Sheen lo avrebbe definito, infatti recitano gli ultimi due di questi 'Comandamenti': 'Non desiderare la donna d'altri, a meno che sia lei a desiderare te, ma desidera la roba del vicino e portagliela via appena puoi'.

Ancor prima che nella politica, la rilevanza della società  teosofica che distingue fra Satana come immagine del male e Lucifero, di cui viene proposta una chiave di lettura gnostica, si afferma anzitutto nella letteratura con il romanzo detto 'gotico', genere tipico delle letterature inglese e francese.

Tipico esempio di questo genere che Introvigne ci illustra è ' Dracula ' dell'irlandese Bram Stoker (1847-1912). Come il romanzo gotico in generale, Stoker presenta le figure diaboliche come 'i cattivi' che tuttavia finiscono affascinare il lettore più rispetto ai buoni. Il fascino verso il male ci porta al nocciolo della questione del testo di Faxneld, ossia l'ideologia di genere legata al satanismo.

Tale legame deriva dalla poesia romantica inglese che offre un'interpretazione rovesciata della caduta di Adamo ed Eva rispetto agli insegnamenti della Chiesa. Questa poesia proclama che nel Giardino dell'Eden, satana ha offerto a Eva la possibilità  di riscattarsi dal controllo patriarcale di Dio e di Adamo, in definitiva viene celebrato come liberatore delle donne, ma anche degli uomini, visto e considerato che Eva, dopo aver mangiato, offre del frutto proibito al marito (Cfr Genesi 3,6-7).

Come simbolo di avversione e del rovesciamento, il demonio diviene anche maestro della donna e dell'uomo e insegna a entrambi a scegliere liberamente la loro identità  di genere, di conseguenza l'angelo ribelle imprime il suo sigillo sulla scelta omosessuale.

Alla luce di questa interpretazione del brano della Genesi sul peccato originale, Massimo Introvigne cita lo storico anticlericale Jules Michelet (1798-1874) il cui libro 'La Strega' del 1862 dipinge le streghe del Medioevo come donne libere, spesso capaci di reinventarsi un'identità  maschile o affermarsi lesbiche.

La visione offerta da Michelet emerge in modo ancor più chiaro in autrici meno note come Renèe Vivien (pseudonimo di Pauline Mary Tarn, 1877-1909) e le romanziere americana e britannica Mary MacLane (1881-1929) e Sylvia Townsend Warner (1893-1978), anch'esse lesbiche.

Ciò dimostra come è stretto il legame fra satanismo e ideologia gender, tanto che a tal punto bisognerebbe domandarsi dal satanismo in senso lato a quello in senso stretto e tuttavia il confine fra i due è molto sottile e non sempre evidente.

Con la sua analisi, lo storico svedese Faxnell arriva a dimostrare che il femminismo, l'ideologia di genere e la promozione dell'omosessualità  nascono dall'interpretazione rovesciata delle vicende bibliche della rivolta di Lucifero e della caduta di Adamo ed Eva.

Tale interpretazione, come abbiamo accennato, è prettamente simbolica e viene offerta da intellettuali che non credevano nè in Dio nè nel diavolo e alla fine alcuni di questi intellettuali, senza alcuna ambiguità , sono arrivati a servire quest'ultimo.

La ricerca accademica dello storico svedese sembra confermare le intuizioni dell'allora Cardinal Bergoglio nella sua lettera del 2010 e, prima di lui, quelle della scuola cattolica contro-rivoluzionaria.

Ancora di più la preoccupazione del futuro Papa Francesco sono confermate nel Messaggio per la XLVI Giornata Mondiale per la Pace (01 Gennaio 2013) in cui Papa Benedetto XVI ribadisce l'urgenza di riconoscere e promuovere la struttura naturale del matrimonio, fondato sull'unione fra uomo e donna 'rispetto ai tentativi di renderla giuridicamente equivalente a forme radicalmente diverse di unione che, in realtà , la danneggiano e contribuiscono alla sua destabilizzazione, oscurando il suo carattere particolare e il suo insostituibile ruolo sociale.

"Questi principi non sono verità  di fede, nè sono solo una derivazione del diritto alla libertà  religiosa. Essi sono inscritti nella natura umana stessa, riconoscibili con la ragione, e quindi sono comuni a tutta l'umanità . L'azione della Chiesa nel promuoverli non ha dunque carattere confessionale, ma è rivolta a tutte le persone, prescindendo dalla loro affiliazione religiosa". (dal Messaggio per la Giornata Mondiale per la Pace 2013).

Neanche a farlo apposta, nello stesso anno, lo Spirito Santo ha nominato nuovo Papa quello stesso Cardinal Bergoglio che tre anni prima nella sua Buenos Aires aveva con franchezza messo in guardia dal dilagare dell'ideologia gender e la battaglia continua.



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