Corso di Religione
di Luigi Santambrogio 08-03-2015 lanuovabq.it
A dieci mesi dalla sentenza della Corte costituzionale che decise
la fecondazione assistita gratis e senza limiti per tutti, che
resta di quella che per la neo sinistra gender sembrava addirittura
un’emergenza nazionale? Quante coppie hanno potuto sperimentare
lo scambio di gameti e ovociti graziosamente offerti da donatori
e donatrici di fertilità e felicità? Le cifre sono impietose e
dovrebbero pesare come pietre sulla cattiva coscienza di politici
e governatori regionali che l’estate scorsa, tranne Roberto Maroni
in Lombardia, hanno fatto a gara a chi la sparava più grossa.
Mentivano sapendo di mentire quando promettevano alle coppie interventi
immediati ed esenti da ticket. Regioni ribelli pronte al loro
federalismo bioetico, centri medici privati a offrire assistenza
alle coppie anche in clandestinità, ministri che prima annunciano
una legge e poi lo ritirano. Alla fine, nessun ospedale pubblico
italiano, salvo in un solo caso, ha cominciato il trattamento:
i soldi per garantire gratis l’eterologa non ci sono mai stati
e non tutte le donne che ne hanno fatto richiesta potranno mai
accedervi, nemmeno a pagamento.
Nel settore della fecondazione eterologa il
gioco della domanda e dell’offerta risulta sballato: la prima c’è, ed
è grande, l’altra manca del tutto. Dunque, dicevano giudici e
politici, bisogna intervenire per ristabilire le regole, eliminare
le storture dello scambio ineguale e ristabilire le priorità dei
diritti e dei desideri. Il problema è l’assenza di donatrici,
ma non è l’unico. Per trovare donne disposte a donare i propri
ovuli (sottoponendosi a pesanti trattamenti ormonali e a un intervento
chirurgico per il prelievo), bisognerebbe riconoscere loro un
premio in denaro. Senza lo stipendio alle donatrici, non restano
che i centri di riproduzione esteri, una soluzione che va per
la maggiore, anche tra i privati. Ma questa è sola l’altra faccia
di una medaglia già del tutto svalutata. Chi, infatti, in tale
deregulation del bio-mercato controllerà che non vengano commesse
mostruosità etiche e giuridiche o che sia messa in pericolo la
vita di donne e nascituri? E che non dilaghi una nuova forma di
sfruttamento biologico delle donne più deboli e indigenti? Nessuno,
tantomeno la magistratura che ha innescato la prima onda dello
tsumani legislativo, sancendo il diritto del figlio a ogni costo.
Così l’Italia rischia davvero di diventare una “bio-colonia”
per società estere
e centri specializzati di fecondazione
assistita che decidono di aprire filiali anche nel nostro Paese.
Facendo concorrenza ai già numerosi centri privati che già la
praticano per non meno di quattro-seimila euro. A Milano ha appena
aperto un ambulatorio spagnolo: l’Institut Marquès, estensione
dell’omologa clinica di Barcellona, alla quale si rivolgono duemila
coppie italiane all’anno. L’istituto, informa il Corriere della
Sera, «offre un programma chiamato Just for transfer che
prevede lo svolgimento in città delle visite mediche, delle ecografie
di controllo e soprattutto del congelamento del campione di seme
che viene spedito al laboratorio di Barcellona, dove sarà poi
fecondato con gli ovociti donati dalle spagnole». Così le pazienti
dovranno recarsi a Barcellona, solo per poche ore, per il trasferimento
degli embrioni. Il sito invita l’aspirante mamma a considerare
la convenienza dell’offerta: «Considera che se esegui il trattamento
nella nostra clinica di Milano puoi viaggiare e tornare da Barcellona
il giorno del transfer e non c’è bisogno di passare la notte in
un hotel», si legge. «Secondo i nostri ultimi studi, il riposo
dopo il transfer non è necessario né aumenta le possibilità di
gravidanza. Per questo, puoi volare al mattino da Milano o qualunque
altra città e tornare comodamente a casa la sera, con voli diretti
a meno di 100 euro». Facile immaginare che altre cliniche estere
vorranno seguire l’iniziativa spagnola. La libera circolazione
europea degli ovuli è appena iniziata.
Non solo. Tra gli effetti “nefasti” della sentenza
della Corte è il diffondersi di tecniche riproduttive, strampalate, eticamente
inaccettabili e comunque pericolose che hanno già avuto il loro
esordio all’estero. Come l'egg freezing, la maternità
ritardata attraverso il congelamento degli ovociti: una volta
prelevati, congelati e custoditi in appositi contenitori refrigerati,
mantengono intatte le rispettive proprietà e restano “giovani”,
disponibili per essere scongelati, fecondati, e trasferiti nell’utero
come embrioni. Oppure il social egg freezing a titolo
solidale. É una tecnica di crioconservazione degli ovociti che
permette il congelamento dei gameti femminili prelevati in età
fertile, in attesa che le condizioni, sociali, economiche oppure
di salute le consentano di progettare una gravidanza “sostenibile”.
É quello che ha proposto la Apple alle sue dipendenti come benefit
aziendale. Conservare gli ovuli in freezer costa dai 3 ai 5mila
euro, ma il congelamento verrebbe regalato a quelle giovani donne
disponibili a donarne la metà alle coppie infertili. A Milano
il San Raffaele s’è detto già pronto allo scambio solidale, mentre
la Regione Toscana sta studiando attentamente la pratica. Altre
possibilità: il gametes crossing, l’incrocio di gameti donati
gratuitamente e in modo anonimo, o anche l’egg sharing: la condivisione
degli ovociti, come si fa con le macchine per risparmiare benzina
e abbattere lo smog.
Ecco, se per gli ermellini della Corte, la fecondazione
assistita, eterologa
o no, doveva essere un diritto,
quel che ne è sortito di conseguenza è solo uno sgangherato supermarket
della vita in provetta, con scambi di spermatozoi e ovuli senza
nessuna garanzia sulla sicurezza e tracciabilità della procedura
e senza regole per donatori e riceventi. Le invocate discriminazioni
sono solo maschere e pretesti: sotto c’è l’arroganza di una minoranza
sociale di elevare a diritto universale ciò che non lo è, come
non sono diritti il matrimonio omosessuale, l’abolizione delle
differenze sessuali e le altre pretese della fantasia arcobaleno
e dell’ideologia gender. Ma lo sapevano fin dall’inizio che sarebbe
finita in malo modo, eppure hanno giocato in modo irresponsabile
sul dramma di tante coppie, mentendo solo per coltivare gli interessi
della loro botteguccia politica. Certo, l’educazione alla consapevolezza
che la genitorialità è svincolata dal concepimento e che l’impossibilità
ad avere figli non è una malattia, sono cose troppo grandi per
pretenderle dalla politica o dalla magistratura. Ma che almeno
la smettano di truccare cinicamente le carte.
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