Sommario
Omosessuali non si nasce. Lo dice la scienza
I recenti servizi giornalistici dedicati a Luca
di Tolve e ai gruppi d'incontro da lui condotti a Brescia, benché sollevino
molti dubbi sull'imparzialità argomentativa con cui sono stati redatti, hanno
il merito di aver riportato l'attenzione sulla psicologia dell'omosessualità. di Stefano Parenti 11-07-2015 http://www.lanuovabq.it
Si tratta di una tematica poco argomentata e, a mio avviso,
volutamente omessa dal pubblico dominio. Le numerose
prese di posizione, anche autorevoli, contro le cosiddette “teorie riparative”
hanno indotto l'opinione pubblica a ritenere che non possa esservi alcuna
terapia per l'omosessualità, ovvero che le attrazioni sessuali per le persone
dello stesso sesso siano “naturali” o congenite. In realtà, le ricerche
che hanno tentato d'indagare i fattori genetici, ormonali o neuroanatomici
non hanno dimostrato «alcun termine di correlazione fisica
con l'omosessualità» (cfr. la review redatta nel 2005 da Gerard Van Den
Aardweg Omosessualità e fattori biologici: prove reali
– nessuna; interpretazioni fuorvianti: molte, che si integra con la più recente On
the psychogenesis of Homosexuality del 2011).
Come dunque potersi spiegare l'origine di attrazioni sessuali rivolte
alle persone dello stesso sesso? Una
volta decadute le ipotesi congenite o, comunque, biologiste, non rimane
che ritornare ai fattori psicologici. È quello che propone Egidio
Ernesto Marasco, medico e didatta della Società
Italiana di Psicologia Individuale, ritraducendo e ridando alle stampe un importante libro
di Alfred Adler: Das problem der Homosexualitat (tr. it. Psicodinamica
dell’eros, Mimesis, Milano, 18 euro).
Alfred Alder fu un collaboratore
di Sigmund Freud a Vienna, ma poi si staccò dalla psicoanalisi, non
condividendone le ossessioni per la sessualità, ed edificando una
scuola psicologica autonoma, chiamata “psicologia individuale comparata”.
Nell'introduzione, Marasco spiega che «Adler impiega il termine “omoerotismo”
per definire questo comportamento. Afferma così, anche in questo modo,
che questa presa di posizione erotica non rappresenta né l'appartenenza
a un genere diverso né un atto criminale, ma soltanto un modo sbagliato
di difendersi da presunti pericoli della normale sessualità» (p. 18).
Per Adler «l'omosessualità è un ripiego malinteso e malriuscito» (p.
97) e «rivela un fallito tentativo di compenso in uomini con un evidente
sentimento d'inferiorità» (p. 98). Le percezioni soggettive di «debolezza»
(p. 37), di «insicurezza» (p. 96), di uno «scarso sentimento del proprio
valore» (p. 47), di sentirsi «sminuiti» (p. 38), di «un forte scoraggiamento
e di un disperato pessimismo» (p. 96) danno origine a quello che è
il «senso d'inferiorità», che può palesarsi sia nei confronti degli
altri uomini, sia nei confronti delle donne. «Non
può essere una coincidenza – dice Adler – che
nell'anamnesi di tutti i miei casi, e non soltanto quelli pubblicati, io
abbia rilevato una profonda insicurezza del paziente sul suo ruolo sessuale» (p. 48).
Sentirsi inferiori, però, non piace a nessuno, e così «la mente umana
escogita una serie di artifici per costruirsi finzioni di sicurezza
e di superiorità» (p. 38). Il primo di questi artifici è di celare a
se stessi tali sentimenti, creando una «distanza» con l’altro sesso
tramite delle scuse, evitando i «compiti di vita» attraverso dei falsi
ragionamenti, mirando «a raggiungere una agognata superiorità non con
l’alternativa di un’aggressione diretta, ma presentandosi in modo serpentinamente
tortuoso» (p. 54). Risulta così che «l'omosessualità
sia il risultato di un training, messo in atto, sin dalla sua infanzia,
da un essere umano scoraggiato che, coll'imbroglio dell'omosessualità,
percorre una via che dovrebbe evitargli la possibilità di sconfitte
ma che, invece, lo esclude dall'altro sesso e gli preclude la normale
evoluzione del problema dell'amore» (p. 34).
Quali sono i fattori che promuovono tali sentimenti di inferiorità?
Adler ne individua diversi, come la paura dell'altro sesso ritenuto
arbitrariamente «superiore» e, quindi, fonte di «paura»: «Le
tendenze alla perversione degli uomini si rivelano come aspirazioni
compensatorie, indotte e sperimentate nell'intento di rimuovere un
sentimento di inferiorità generato da un sopravvalutato potere della
donna. Allo stesso modo, anche le perversioni delle donne sono tentativi
compensatori per porre rimedio al sentimento di inferiorità femminile
nei confronti dell'uomo, considerato più forte» (p. 40).
Tuttavia sono soprattutto le percezioni
di inferiorità fisiche, le pratiche educative e le configurazioni familiari
su cui Adler pone l’attenzione: «Per lo più sono le
inferiorità fisiche e psichiche, anche se suscettibili di compensazione,
che costituiscono le cause più importanti [di un disarmonico sviluppo].
Ma anche gli errori nell'educazione agiscono in modo altrettanto forte,
se fanno apparire insuperabile al bambino la sua distanza dall'adulto» (p. 43).
Un'educazione
autoritaria, fredda e sminuente o, al contrario, permissiva, lassista
ed indifferente che può avere luogo in un contesto familiare in cui
il padre è «tirannico» ed eccessivamente «severo», ma anche quando si
è figli di una «madre forte e inflessibile», con «brama di potere»,
che ostacola la formazione di una «vera fiducia in se stesso, soprattutto
nei confronti delle donne».
Adler denuncia la numerosità di persone con tendenze omosessuali che
vogliono disfarsi di attrazioni sessuali indesiderate: «molti omosessuali
oppongono una violenta resistenza alla loro perversione e cercano di
guarire» (p. 90), «[...] tanti pervertiti sentivano la loro perversione
come un pesante, o davvero insopportabile, martirio e che ne volevano
essere liberati a qualsiasi prezzo» (p. 91). Eppure già allora: «[...]
nessuno aveva mai reso noto in più ampie cerchie neppure uno dei casi
di inconfutabile guarigione dall'omosessualità, tanto che tutti i, pur
numerosi, casi di “superamento dell'omosessualità” sono stati dimenticati»
(p. 90).
Nel testo Adler descrive sette casi clinici, con cui intraprende
una vera e propria terapia: «trasformare un codardo
già adulto in un essere umano coraggioso […]. È infatti su questo che si
incentra principalmente la terapia dell'omosessualità, come del resto anche
quella della psiconevrosi» (p. 47), che altrove dice essere «[...] sinonimo di incoraggiamento
del paziente» (p. 83).
Parole come «codardia» e «coraggio», ma anche
«perversione» e «nevrosi», potrebbero scandalizzare i benpensanti della
nostra epoca, abituati sino all’ipocrisia a rifuggire qualsiasi etichetta.
Tutt’altro che disprezzante, Adler difende a più riprese la decolpabilizzazione
giuridica delle persone con attrazioni omosessuali e, come terapeuta,
sembra essere animato da una appassionata inclinazione affettiva per
i suoi pazienti, come ben testimoniano le seguenti parole: «L'intero
processo educativo [della terapia] necessita della massima delicatezza
pedagogica e di modi molto garbati» (p. 48).
Adler parla di psiconevrosi
e perversione per descrivere l'omosessualità, senza, peraltro, ben distinguere
le differenze tra le due accezioni. Si potrebbe dunque obiettargli che
dal 1917 a oggi la medicina ha compiuto copiosi progressi, uno dei quali
è la ben nota derubricazione dell'omosessualità dai più diffusi manuali
diagnostici (ad es. le più recenti edizioni del D.S.M., a cura dell'American
Psychiatric Association). A tale rilievo risponde Egidio Ernesto Marasco
nell'introduzione: «Non vediamo in ciò un segno di
un'evoluzione della società e della morale sociale, ma constatiamo piuttosto,
un po' preoccupati, che ciò corrisponde alla sparizione di un certo milieu
culturale dalla task force degli psichiatri che hanno messo mano alla revisione». E
più avanti prosegue: «Le parole, certo, hanno un magico
potere creativo, ma non è che abolendo i termini che definiscono i disturbi
o non menzionando la loro egodistonicità si eliminano questi problemi» (p. 21).
Una presa di posizione coraggiosa, coerente, del resto, con i giudizi
sostenuti nell'introduzione: «La complementarità
uomo-donna è quanto richiede la biologia, la psicologia e la civiltà
umana, sia ciò sancito o meno da leggi e nosografie psichiatriche» (p. 18).
«Che uomini o donne
non si nasca ma si diventi, è un'illusione assolutamente svincolata
da qualsiasi contestualizzazione biopsicosociale, che richiama le finzioni
di cambiamento di specie da cui, da dopo Esopo, tutta la favolistica
è piena» (p. 12). Marasco ribadisce la supremazia della realtà sul pensiero,
ovvero di «leggi del cosmo» e di «imperativi categorici dell’uomo» a
cui è bene accostarsi: «Se è vero infatti che il benessere
psicofisico di una persona è testimoniato dal fatto che essa risponda a
cosa la società si aspetta da lei, è altrettanto vero che anche ogni società
deve sottostare alle leggi del cosmo e agli imperativi
categorici di quell’infinito universo che è la coscienza dell’uomo e, quando
ci si discosta da questi, lo si può fare solo mettendo in atto delle finzioni
e mentendo a se stessi» (p. 16).
Desidero concludere la presentazione di questa importante
riedizione con una considerazione personale. Da cattolico mi rendo conto
che il tema dell’omosessualità solleva un problema di ragione: la modernità
pretende di sostenere che l’omosessualità
sia innata o naturale; la Chiesa, d’altra parte, propone la complementarità
dei sessi come forma salubre della sessualità.
Si apre così una frattura
che può banalizzarsi come un divario tra la ragione e la fede, o tra la
scienza e la fede. Lo studio approfondito delle ricerche sperimentali,
da una parte, e il recupero di una teoria della clinica dall’altra - ora
possibile grazie al rilancio convinto del contributo di Adler - riporta
la questione sul terreno suo proprio, quello della ragione e della scienza.
Il contributo di Adler e le esperienze di Luca di Tolve e altri pongono
un problema di ragione alla modernità, testimoniando che è possibile sostenere
ragionevolmente e scientificamente che l’omosessualità non sia né innata
né naturale. È bene che i cattolici prendano le distanze da teorie ingenue
e infondate non solamente sulla base di un’appartenenza ecclesiale – il
ben noto: «lo dice la Chiesa» – ma rispondendo con argomentazioni ragionevoli
basate su fatti e su teorie.
Adler stesso, in tempi non sospetti, richiamava all’importanza di testimoniare
la verità: «Raccogliendo più dettagliate informazioni,
risultò che il paziente considerasse l’omosessualità una tendenza
immutabile, avvalorando la sua opinione con citazioni di celebri Autori.
Non voglio dire che questo, peraltro molto diffuso ed erroneo punto
di vista degli Autori, procuri automaticamente un danno. Ma nella
perversione, che già si basa su un guazzabuglio di errori che tengono
il paziente prigioniero delle superstizioni, affermazioni autorevoli
se hanno, ad esempio, questo tenore: «è impossibile guarire dall’omosessualità»,
sono molto appropriate per sostenere il castello di menzogne del paziente.
Coerentemente al nostro punto di vista, è quindi opportuno che noi
prendiamo le distanze da simili affermazioni» (p. 50).
I gay nascono tali? La maggior
parte degli americani oggi dicono " sì", ma la
scienza dice " no".https://www.lifesitenews.com
Wed May 20, 2015 - 4:29 pm EST
PRINCETON, NJ, 20 MAGGIO 2015 (LifeSiteNews.com) - Per
la prima volta nella storia la maggioranza degli americani crede che gli omosessuali
siano "nati in
questo modo."
Secondo l'ultimo sondaggio Gallup, il 51 per cento degli americani
dicono che le persone nascono gay o lesbica, mentre solo il 30 per cento dice
che sono fattori esterni, come l'educazione e l'ambiente a determinare l'orientamento
sessuale.
Tuttavia, la scienza non è daccordo.
Non meno di otto grandi
studi provenienti da tutto il mondo hanno provato che l'omosessualità non è una
condizione genetica.
Peter Sprigg del Family Research Council, dice che numerosi e rigorosi
studi di gemelli identici hanno ormai reso impossibile sostenere che esiste un "gene
gay". Se l'omosessualità fosse innata e predeterminata quando un
gemello identico è omosessuale, l'altro dovrebbe esserlo pure lui.
Eppure, uno studio di Yale e Columbia University ha trovato l'omosessualità comune
a solo nel 6,7 per cento dei gemelli identici di sesso maschile e nel 5,3 per
cento dei gemelli identici di sesso femminile.
Il basso tasso di omosessualità comune nei gemelli identici - circa il sei per
cento - si spiega facilmente con l'educazione più che con la natura.
I ricercatori Peter Bearman e Hannah Brueckner hanno concluso che l'ambiente
è il fattore determinante. Hanno rifiutato apertamente la tesi che l'" influenza
genetica sia indipendente dal contesto sociale" come motivo per l'omosessualità. "I
nostri risultati
supportano l'ipotesi che una socializzazione meno di genere nella prima infanzia
e preadolescenza produce successivamente romantiche
preferenze sessuali per lo stesso genere ." "con «meno
socializzazione di genere» si
intende un ragazzo senza una figura paterna positiva o una ragazza
senza una figura materna positiva."
Alla luce degli elementi di prova, Sprigg ha detto semplicemente: "Nessuno
è nato gay".
Gli psichiatri William Byne e Bruce Parsons riassumono così la loro scienza: "La
revisione
critica mostra le prove a favore della mancanza di una teoria biologica [
dell'omosessualità ] ... Infatti, la tendenza attuale potrebbe
essere quella di sottovalutare il potere esplicativo di modelli psicosociali
esistenti.".
In altre parole, l'omosessualità è una malattia psicologica, non qualcosa di
innato .
Alcuni omosessuali ammettono apertamente che il loro stile di vita è una scelta.
Lindsay Miller, che si descrive come una "donna strana," si lamentò
in The Atlantic Monthly, "Mi sento frustrato per la condiscendenza velata
delle persone etero che credono che i queers non possono far e a meno di esserlo
e che quindi devono essere trattati con tolleranza e pietà. "
"Io non sono nato in questo modo", ha scritto. "La
vita che ho ora non è qualcosa che
ho perché non avevo altre
opzioni. Non sbagliatevi , è una
vita che ho scelto ".
Bryan
Fischer della American Family Association ha scritto: "E
tempo di mandare il mito dell' " e' nato così " al
cimitero delle idee bigotte, sepolto nel terreno accanto al mito del sole
gira intorno alla terra,".
Eppure il mito continua a guadagnare credenti anche tra i conservatori ( americani)
. Secondo il nuovo sondaggio Gallup, i repubblicani sono divisi sulla questione
: sono nati omosessuali (40 per cento) , l'orientamento omosessuale
è determinato da fattori ambientali (36 per cento).
Nei sondaggi precedenti, la maggioranza dei Repubblicani diceva che l'omosessualità
non è innata. In questo sondaggio sono allo stesso modo disposti a visualizzare
l'orientamento sessuale come innato, piuttosto che come una scelta o una conseguenza
di come sono state cresciute le persone. Il 62 per cento dei democratici
credono che gli omosessuali siano nati in quel modo.
Il problema riguarda i politici repubblicani che, come tutti i politici, basano
le loro dichiarazioni pubbliche sulle urne. Il candidato presidenziale dottor
Ben Carson recentemente chiesto scusa semplicemente per aver suggerito che le
persone scelgono di essere gay o lesbiche. Il senatore Marco Rubio ha detto che,
mentre lui non supporta il matrimnonio omosessuale
crede però che le persone nascono gay o lesbica.
Fischer dice che la nostra società [ americana] e in particolare i nostri candidati
alla presidenza dovrebbero fare politica basandosi sulla realtà medica e scientifica,
non sui sondaggi. "Se
il comportamento omosessuale è una scelta allora la politica pubblica
può liberamente farsi una idea ,attraverso una analisi seria,
se questa scelta comportamentale sia sana e debba essere incoraggiata o se sia
non salutare e pericolosa e di conseguenza debba essere scoraggiata"
Non vi è alcun dibattito sui rischi per la salute derivanti dallo
stile di vita omosessuale. Fischer rileva che il Gay and
Lesbian Medical Association ammette che gli omosessuali siano più a rischio
di AIDS, l'abuso di alcol e sostanze, depressione e ansia, epatite, malattie
sessualmente trasmissibili, e malattie della prostata e del colon.
Fischer ha scritto che "Il comportamento omosessuale
non è un comportamento che una società razionale possa tollerare, approvare,
sovvenzionare, ricompensare, promuovere o sanzionare nel privato come nel pubblico.E'
una scelta ed una delle peggiori"
Il sondaggio Gallup del 6-10 maggio 2015 riporta anche un nuovo numero record
di americani favorevole al "matrimonio" fra persone dello stesso sesso.
Il sondaggio si basa su interviste telefoniche e su un campione casuale di 1.024
adulti, di età superiore ai 18 anni, che vivono negli Stati Uniti. L'organizzazione
afferma che il suo margine di errore di campionamento è di ± 4 punti percentuali
ad un livello di attendibilità del 95 per cento.