Sommario
Chi insegnerà la sessualità ai nostri figli nella
Buona Scuola ?
Sull’educazione affettiva e sessuale nelle scuole
di Claudia Di Lorenzi 10-05-2015 lanuovabq.it
Il 3 maggio l’A.Ge, Associazione Italiana Genitori, insieme ad altre
40 associazioni fra cui Agesc, ProVita,
Movimento per la Vita e Giuristi per la vita, ha consegnato al Quirinale,
all’attenzione del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, una raccolta
di oltre 180mila firme a sostegno della petizione “sull’educazione affettiva
e sessuale nelle scuole”. Un’iniziativa che contesta parte della riforma
della scuola - che arriverà il 14 maggio all’esame dell’Aula di Montecitorio
- nei passaggi che prevedono l’introduzione
di insegnamenti sulla “parità di genere” e “la prevenzione della violenza
di genere”, riconducibili alla teoria del gender. Ovvero quella ideologia
che nega la differenza fra i sessi e la riduce ad un fenomeno culturale.
Ne parliamo con Fabrizio Azzolini, Presidente dell’A.Ge.
Presidente, nello specifico, cosa prevede la riforma della scuola
allo studio del Parlamento in materia di educazione alla sessualità
e all’affettività?
Il testo del ddl La Buona Scuola uscito dal Consiglio dei ministri
non prevedeva riferimenti specifici a questi temi, che invece sono
stati affrontati negli emendamenti presentati in Commissione Cultura
alla Camera in questi ultimi giorni. In particolare è stato respinto
un emendamento di Sel che introduceva l'educazione sentimentale nelle
scuole, in attuazione della Convenzione di Instanbul sulla violenza
contro le donne, ratificata dall'Italia. Ma è stato respinto con la
proposta del sottosegretario all'istruzione, Davide Faraone, di presentarlo
come ordine del giorno nel dibattito sul ddl che sarà avviato in aula
a Montecitorio. E' invece passato un emendamento della Deputata Giovanna
Martelli, delegata alle pari opportunità per la Presidenza del Consiglio,
che introduce in tutte le scuole l'educazione di genere, la lotta alla
violenza sulle donne e a tutte le discriminazioni: facendo appello
a questo emendamento la Commissione ha respinto quello sull'educazione
sentimentale perché già contenuto in questa norma. In sostanza sta
accadendo quello è successo con la legge Cirinnà: li si parlava di
famiglia e convivenze e si è finiti col dire che la convivenza è come
la famiglia; qui si è detto che l’iniziativa nasce per contrastare
la violenza sulle donne, poi però il testo si estende a tutte le altre
violenze, e sotto questa dicitura può esser compreso tutto.
Solo il fatto che si introduca per legge l’educazione affettiva e
sessuale tra le materie d’insegnamento costituisce una novità. Ma è
competenza della scuola la formazione in questo ambito? E se si, in
che modo va affrontata?
Mi preme precisare che non si introduce nessuna materia scolastica
chiamata educazione affettiva e sessuale, come ho spiegato poco fa.
Inoltre, le cosiddette nuove materie della Buona Scuola (quindi anche
inglese, musica, arte, sport, diritto, economia, digitale) non sono
ore di materie scolastiche in più, ma discipline che la singola scuola
può scegliere o meno di introdurre nella propria offerta formativa
ricorrendo al 20% di flessibilità del proprio curricolo in base all'autonomia,
alle risorse finanziarie disponibili, attingendo i docenti dall'organico
funzionale dell'autonomia. In merito alla sua domanda, se fosse solamente
l’insegnamento all’affettività io dico che la scuola, con esperti preparati
e con protocolli ben precisi, potrebbe tranquillamente impartire lezioni
sull’affettività e la sessualità. Ma quando la scuola, il dirigente,
facendo leva sulla propria autonomia, prende dentro associazioni Lgbt
e fa fare a loro queste lezioni, che vanno a sbeffeggiare l’affettività
e la sessualità pura, allora questo non ci sta più bene. Nell’ultimo
anno ne abbiamo viste di tutti i colori. Sia chiaro, l’A.Ge non ha
nulla contro i gay e le lesbiche, noi siamo per l’accoglienza di tutti,
tutti i genitori e tutti i ragazzi delle scuole, non solo i nostri
figli. Però non vogliano mica quelle associazioni Lgbt che noi diventiamo
gay per far piacere a loro.
Cosa intende per personale tecnicamente esperto e preparato?
Intendo medici e psicologi che si preparano con protocolli chiari
ed un linguaggio che sia adeguato per la scuola primaria, la secondaria
e le superiori.
Cosa possono fare i genitori per tutelare i loro figli?
I genitori sono chiamati a una grande responsabilità nell'esercizio
del loro prioritario diritto alla libertà di scelta educativa dei figli:
quando scelgono la scuola dei propri figli devono informarsi e pretendere
tutte le informazioni da parte della scuola sul Pof e sul nuovo piano
triennale dell'offerta formativa. Sui temi etici, poi, resta il diritto
educativo dei genitori costituzionalmente garantito, come proprio il
ministro dell'istruzione Giannini e suoi sottosegretari Faraone e Toccafondi
hanno più volte ribadito, anche recentemente, rispondendo a precise
interrogazioni parlamentari o question time. Ai genitori va chiesto
il consenso informato e, se non lo concedono, la scuola non può discriminare
l'alunno a cui deve garantire un'attività alternativa. E' il modello
dell'insegnamento della religione cattolica (Irc): mi domando perché
faccia paura, nel caso dell'Irc ha dimostrato negli anni un consenso
plebiscitario costante.
Gli “attivisti” del gender si trincerano dietro il principio della
“lotta alla discriminazione e alla violenza di genere”...
Un principio validissimo, che noi per primi difendiamo così come combattiamo
ogni tipo di discriminazione o violenza. Ma il punto non è questo.
La questione, che i fatti dell'ultimo anno e mezzo confermano puntualmente,
è che troppo spesso dietro progetti per docenti, studenti o genitori
contro l'omofobia, ma anche sull'educazione sessuale e oggi la violenza
contro le donne, si nasconde subdolamente l'indottrinamento alla teoria
del gender che nulla c'entra con le finalità 'ufficiali' di quei progetti.
Non capiamo poi perché i titolari di questi progetti siano diventati
quasi esclusivamente le associazioni Lgbt. Mentre denunciamo che la
Strategia Unar sia stata elaborata solo da queste associazioni o da
atre loro vicine senza coinvolgere associazioni familiari o di docenti.
Eppure la raccomandazione europea all'origine della Strategia esplicitamente
parlava di coinvolgimento dei genitori.
Cosa chiede la petizione di cui siete promotori?
Precise direttive del Miur che rispettino il ruolo della famiglia
a scuola e il diritto dei genitori di educare i figli. In particolare
su temi etici e sensibili come l’educazione alla sessualità e all’affettività.
E disapplicare la Strategia nazionale Unar. Sì a una sana educazione
all'affettività e sessuale, non a una scuola che indottrina.
Cosa chiedete al Presidente Mattarella?
Le nostre richieste sono quelle formulate nella petizione, le stesse
che rivolgiamo anche al Premier Renzi e al ministro Giannini. Il Presidente
Mattarella ha un ruolo istituzionale importantissimo. essere garante
della Costituzione, che all'art. 30 fissa il diritto e il dovere dei
genitori a mantenere, educare, istruire i figli.
Come ha accolto il Capo di Stato questa iniziativa? Avete ricevuto
un riscontro? Lo incontrerete?
No, non abbiamo avuto nessun riscontro anche perché sono passati solo
alcuni giorni dal deposito. Il fatto significativo è che nel Presidente
della Repubblica vi sia stato l’ascolto della domanda che viene dal
basso.
Pensate di inviarla anche al Presidente del Consiglio Matteo Renzi
e al ministro dell’Istruzione Stefania Giannini. Che tipo di intervento
vi aspettate?
La petizione è rivolta anche a loro fin dall'origine. Abbiamo chiesto
a entrambi di poter consegnare loro le firme, ma finora ci ha risposto
e accolto solo il Presidente della Repubblica Mattarella. Confidiamo
che il Premier Renzi ed il Ministro Giannini si pongano anche loro
in ascolto della base. Intanto venerdì a mezzogiorno siamo stati ricevuti
nella sede del PD, al Nazareno, insieme a tutte le associazioni che
fanno parte del Forum Nazionale dei Genitori e della Scuola, il FoNaGS,
istituito presso il MIUR, che io stesso coordino come presidente dell’A.Ge.
Siamo stati in audizione da Francesca Puglisi (Responsabile scuola
per la Segreteria nazionale del PD) e dal vicesegretario del PD Lorenzo
Guerini. Ho detto loro che i genitori sono terrorizzati perché non
sanno assolutamente chi va ad impartire ai figli lezioni di sessualità
e affettività. E ho chiesto che siano chiari nella scrittura della
legge, perché le parole hanno una chiara etimologia. Non diciamo “violenza
di genere” solo per mettere dentro tutto. Dobbiamo dire piuttosto che
si faranno lezioni sull’affettività. Vede, a fare lezioni di matematica
va un professore di matematica non uno psicologo. Significa che servono
persone professionalmente preparate, e il solo fatto di appartenere
ad associazioni Lgbt non autorizza a fare queste lezioni.
Cosa le hanno risposto Guerini e Puglisi?
Hanno risposto a tutte le domande, ma su questo tema non si sono espressi.
Se la legge dovesse passare così, il genitore può andare dal dirigente,
farsi mostrare il progetto delle lezioni, e se ritiene opportuno farle
seguire ai propri figli allora li manda a scuola, altrimenti, in base
al principio del consenso informato, se non ritiene opportuno che le
seguano può tenerli a casa.
Nella riflessione sulla riforma sono stati coinvolti i genitori?
Tutte le Associazioni del FoNaGS, compresa la mia, credo abbiano coinvolto
la loro base. L’A.Ge. per quanto mi riguarda ha proposto sul proprio
sito (www.age.it) una consultazione in analogia con “la Buona Scuola“
ed è stato un risultato eccellente: hanno risposto non solo genitori
iscritti all’A.Ge. ma anche i non iscritti, il tutto è stato elaborato
in un report a disposizione nel sito, ed è interessantissimo. L’A.Ge.
farà altre consultazioni on-line perché vuole essere sempre più al
servizio dei genitori, le nostre 260 Associazioni federate ed il momento
storico ce lo chiedono.
La petizione ha raccolto il consenso di numerosi cittadini, più di
180mila. L’AGE si confronta quotidianamente con i genitori, che atteggiamento
rileva rispetto al tema del gender?
I genitori, ma anche i docenti e in generale i cittadini, sono disinformati
e disorientati sulla teoria del gender. Per questo motivo ci siamo
ormai da oltre un anno impegnati come A.Ge. a informarli in modo oggettivo
e scientifico, senza nessuna ideologia o pregiudizio. Proseguiremo
ancora più capillarmente nei prossimi mesi. Registriamo un fatto di
cui di solito nessuno parla: negli incontri che le nostre associazioni
locali stanno organizzando sul territorio le persone partecipano numerosissime,
dovunque i posti a sedere non bastano. Una grande partecipazione a
cui di solito segue la comprensione del tema e soprattutto la consapevolezza
delle persone, che chiedono di impegnarsi a loro volta su questi temi.
Non si può negare, tuttavia, che spesso proprio le famiglie sono “latitanti”
nell’educazione affettiva e sessuale dei figli, per ragioni culturali
o per mancanza di conoscenza...
Purtroppo la "latitanza" delle famiglie non riguarda solo l'educazione
sessuale e all'affettività. I genitori, le famiglie non sono consapevoli
dei loro diritti, dei doveri che questi comportano. Il caso dell'art.
30 della Costituzione è emblematico e per questo motivo l'A.Ge. ha
scelto di farne l'oggetto dell'edizione 2015 del concorso “Tricolore
Vivo” rivolto alle scuole italiane di ogni ordine e grado di cui a
maggio conosceremo i vincitori che saranno ricevuti dal Presidente
della Repubblica. Genitori informati, formati, consapevoli sono veri
educatori dei figli e buoni alleati delle istituzioni, iniziando dalla
scuola, per il bene(ssere) delle nuove generazioni e il bene comune
del Paese. L'impressione che si ha è che lo Stato per primo non voglia
famiglie, quindi cittadini, di questo tipo. Il caso del rinvio a tempo
indefinito, ormai da anni, della Conferenza nazionale sulla Famiglia,
tra l'altro da mesi pronta, misura significativamente la temperatura
di questa "malattia" italiana.
Contro l’indottrinamento al gender, l’Age propone progetti di educazione
condivisi fra scuola e famiglia. Di cosa si tratta?
Per rendere con un’immagine ciò che rappresenta la pubertà per l’età
evolutiva e quindi il rapporto con la corporeità, immaginiamo di affidare
ad un tredicenne una Ferrari senza che nessuno gli abbia insegnato
a guidarla. Le informazioni che i ragazzi spesso ricevono nei corsi
scolastici, propongono schemi di condotta sessuale che riducono la
sessualità alla pura genitalità, presentano un’ambigua differenziazione
fra i sessi, indicano l’attività sessuale come fine a se stessa, non
affrontano le conseguenze determinate dai comportamenti. La condotta
sessuale nel tempo ha sempre delle conseguenze fisiche e psicologiche,
certi atteggiamenti esasperati che leggiamo sui media, rendono palesi
le frustrazioni di una sessualità vissuta in modo non corrispondente
all’età evolutiva che i ragazzi stanno attraversando. L’A.Ge. propone
un’educazione alla sessualità che coinvolge i genitori, considera che
non si può separare la dimensione affettiva dalle esigenze della corporeità,
orienta i ragazzi alla consapevolezza che le azioni non sono il mero
frutto di pulsioni emozionali ma hanno sempre una rilevanza esterna,
mai priva di conseguenze per la loro vita ed il loro futuro.
Esistono già progetti pilota, come quello in corso a Bologna. Ce ne
parla?
Ci stiamo lavorando…..Posso dirle che il pansessualismo imperante
propone, in modo trasversale, comportamenti adulti, quando biologicamente
la pulsione sessuale è in fase latente o quando i ragazzi non hanno
ancora raggiunto la maturità relazionale e emotiva per entrare in rapporto
con un’alterità. Gli adolescenti spesso ci appaiono “smarriti”, non
si attivano per accelerare i processi di transizione, rimangono sospesi
a metà tra il non- essere più piccoli e il non-essere ancora adulti.
Stiamo elaborando dei progetti che, inserendosi in questo contesto
socio-culturale, tengano conto delle diverse tappe dell’età evolutiva.
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