SOMMARIO RASSEGNA STAMPA |
Nel
mondo sunnita una
rivoluzione religiosa contro le violenze dello Stato
Islamico |
di aleteia.org Il Grande Imam del principale centro religioso sunnita prepara una riforma della dottrina islamica Un argine contro l'Islam violento che non ha nulla a che fare con la dottrina del Corano. Fanno ancora discutere le dichiarazioni di Ahmed El Tayyeb, Grande Imam dell’Università di Al Azhar ( Egitto) , il maggiore centro religioso sunnita. C'è una fetta consistente del mondo musulmano che si sta smarcando sempre più dalla strategia omicida dello Stato Islamico. «Bisogna combattere gli estremisti che diffondono interpretazioni corrotte
del Corano e della vita del Profeta Maometto», ha detto
pubblicamente El Tayyeb, Grande, rivolgendosi da La Mecca a «studiosi, accademici e insegnanti» per
sconfiggere sul piano della teologia il pensiero jihadista che alimenta lo Stato
Islamico (La Stampa, 24 febbraio). In concreto, evidenzia La Stampa, ciò significa accusare i «gruppi
terroristi» - come Egitto e Arabia Saudita definiscono Al Qaeda, Isis,
Fratelli Musulmani e cellule salafite jihadiste - di stravolgere l’Islam
e la figura di Maometto per «generare violenza e dividere i musulmani» portando
a «instabilità sociale». Questo tipo di affermazioni, trasforma il Grande imam di
Al-Azhar nel portavoce della «rivoluzione religiosa» auspicata dal presidente egiziano Al
Sisi, nel discorso di fine dicembre agli Ulema egiziani, e sostenuta
dal sovrano giordano Abdullah all’indomani della morte
del pilota Muath Al Kasasbeh arso vivo da Isis (Corriere
della Sera, 24 febbraio). Nell'ambito di questa "rivoluzione", Al Azhar propone un curriculum
per correggere «concetti falsi e ambigui». Una riforma dell’istruzione
religiosa che permetta a tutti di comprendere la metodologia usata per l’interpretazione
dei testi potrebbe far capire che citare il Corano e i detti del Profeta «non
basta a stabilire una lettura autentica». Ma ci sono delle contraddizioni, fa notare il Corriere. Per esempio,
Al Tayeb è stato criticato perché fa appello alla tolleranza ma
anche a crocifiggere i jihadisti; e poi il curriculum religioso imposto dall’Isis è simile
a quello in vigore in Arabia Saudita, ma di questo lo Sceicco non ha parlato,
spostando il discorso sui «complotti per dividere i musulmani» attuati «da
colonialisti e sionisti». Il grande sheikh ha fatto rumore per aver detto che jihadisti
come quelli che hanno arso vivo il pilota giordano, meritano
di essere «uccisi o crocifissi» (Avvenire,
24 febbraio). Per al Azhar, poi, la strategia anti-terrore non passa
solo attraverso le aule scolastiche: come per i seguaci dello
Stato islamico, ma i mezzi di comunicazione più in generale giocano un ruolo di primo piano. Una sorta di contro campagna di informazione per bilanciare
quella macabra dello Stato Islamico. E in tal senso lo sceicco
ha anche proposto una conferenza di accademici musulmani
per rafforzare i valori comuni dell'islam, per educare i
fedeli di ogni Paese a praticare quanto deciso (Asianews, 24 febbraio). Una svolta anti-fanatici nel mondo musulmano la richiede anche Hamza Piccardo, tra i primi italiani convertiti all’Islam, quarant’anni fa, nel 1975, per anni al vertice dell'Unione delle Comunità Islamiche d’Italia, su La Repubblica (24 febbraio). «Recita un versetto del Corano - ricorda Piccardo - “Ci sono segni per coloro che hanno intelletto”. Non basta imparare a memoria il Corano, bisogna comprenderlo e quindi anche interpretarlo. Il letteralismo tradisce lo spirito pretendendo di rispettare la lettera». |
SOMMARIO RASSEGNA STAMPA |