Corso di Religione

Sommario




Algeria, bastione anti-Isis

home

commenta




powered by FreeFind


Oggi in molti si chiedono se i jihadisti del Gruppo Stato islamico (ls) possano estendere Ia loro presenza anche nel Maghreb arabo. Diversi sono gli indizi che inducono a tale legittimo interrogativo. di Mostafa El Ayoubi Nigrizia settembre 2015

Un primo elemento e la militanza di migliaia di maghrebini nelle file dell’ls in Siria e in Iraq (circa 3mila tunisini, 2mila marocchini e 600 algerini). Molti di questi jihadisti sono destinati a tornare a casa con il loro bagagilo ideologico criminale. C'è il rischio che questi "portatori” di terrorismo diventino operativi anche nei loro paesi di origine.

Di recente le autorita marocchine hanno arrestato 200 dei loro cittadini di ritorno dalia Siria. Un secondo elemento e legato al fatto che l’ls comincia ad avere le sue filiali nel Nordafrica. Dopo aver piantato le sue basi in Libia, diventata ormai terra di nessuno, l’ls tende ad averne altre nel resto delia fascia nordafricana.

Negli ultimi tempi in Algeria alcuni gruppi hanno abbandonato l'Aqmi (al-Qaida nel Maghreb islamico) per passare allo Stato islamico; tra questi, Jund al- Khalifa, Ansar al-Khalifa e Katibat al—Khouraba. Dopo la scomparsa di Bin Laden, al-Qaida ha perso molto del suo potere, passato oggi in mano a suo figilo, l’ls, il quale sta diventato una grande transnazionale del jihadismo.

I piccoli imprenditori del terrore corrono dietro il suo marchio per aprire in franchising per Ie loro "attivita” in aitre parti del mondo musulmano. La sua bandiera nera e diventata una garanzia per i gruppi jihadisti. Un terzo elemento é il moltiplicarsi degli attentati jihadisti in Tunisia e Algeria. In Tunisia, le stragi del museo Bardo, nel marzo scorso, e della spiaggia di Sousse, alla fine di giugno, sono indicative in tai senso.

Questi attentati si sono verificati in un paese che vive dal 2011 una lunga fase di transizione fortemente marcata da una instabilita politica interna e dal caos in Libia. Quello che preoccupa di più gli osservatori e l’Algeria, paese strategico. In un attentato avvenuto il 17 luglio scorso, nove soldati sono stati uccisi dai jihadisti (neli’aprile 2014, aitri undici militari erano stati fatti fuori dai terroristi).

Tuttavia, nonostante gli elementi clericali, il rischio che l’lsis possa ripetere “l'exploit” siro—iracheno e improbabile. La diga principale contro l’attecchimento dell’lsis nel Maghreb e proprio l’Algeria. Questo paese ha sofferto il terrorismo negil anni '90 e lo ha sconfitto. ll popolo algerino ‘e vaccinato contro questo male e non vuole che la violenza torni nelle strade delle sue citta e villaggi. Oggi non vi sono contesti accoglienti e protettori dei jihadisti in Algeria, mentre in Iraq e in Siria ci sono clan e ”tribù" di sunniti che hanno accolto e sostenuto i'ls.

Inoltre, vi e uno stato solido sostenuto da un esercito influente — forse troppo per gli standard di una democrazia — Che e di fatto la più potente organizzazione politica del paese. Certo, vi sono pit] di 980 Chilometri di frontiera condivisa con la Libia, terra di smistamento di armi, droga e combattenti, ma ( paradossalmente una frontiera meno permeabile di quella che accomuna la Siria alla Turchia, che di fattocombatte la Siria attraverso i jihadisti che Ankara accoglie, addestra e introduce nel territorio siriano.

Finché alI’ls sara permesso di continuare a essere operative in Siria e in Iraq, il ruolo dei gruppuscoli jihadisti presenti nei paesi del Maghreb, in Algeria in particolare — quelli che resteranno dell’Aqmi e quelli che transiteranno verso lo Stato islamico - in parte si limitera a essere, com’era anche in passato, quello di fornire manovaianza al terrorismo internazionale. In tai senso, e utile ricordare il fenomeno degli afghani— arabi, moiti dei quali erano maghrebini che combattevano i sovietici in Afghanistan.

Un altro loro ruolo sara quello di continuare a gestire il traffico di droga, uno dei principail canali di finanziamento dei vecchi e nuovi gruppi jihadisti. Dopo il rafforzamento della lotta al traffico di droga attraverso la rotta dei mare Caraibico, una parte di questo Commercio e stata spostata verso l’Africa occidentale. Secondo l’Onu, ogni anno 35mila chilogrammi di Cocaina passano dall’Africa verso il mercato europeo. Tra le frontiere coinvolte vi sono quelle del Mali e della Libia, dove vi e una presenza accertata dei jihadisti dell’Aqmi ( = Al Qaeda nel Maghreb islamico ) dell’ls.



Sommario

DISCLAIMER. Si ricorda - ai sensi della Legge 7 marzo 2001, n. 62 - che questo sito non ha scopi di lucro, è di sola lettura e non è un "prodotto editoriale diffuso al pubblico con periodicità regolare" : gli aggiornamenti sono effettuati senza scadenze predeterminate. Non può essere in alcun modo ritenuto un periodico ai sensi delle leggi vigenti né una "pubblicazione"  strictu sensu. Alcuni testi e immagini sono reperiti dalla rete : preghiamo gli autori di comunicarci eventuali inesattezze nella citazione delle fonti o irregolarità nel loro  uso. Il contenuto del sito è sotto licenza Creative Commons Attribution 2. 5 eccetto dove altrimenti dichiarato. Navigando nel sito se ne accetta la   PRIVACY POLICY