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Lo Stato islamico avanza nella provincia di Homs, nel mirino una cittadina cristiana

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Nel fine settimana i miliziani hanno strappato all’esercito governativo il controllo di Maheen; una località strategica sede di un vasto complesso militare e di un deposito di armi. Ora l’obiettivo è Sadad, centro a maggioranza assiro, dove si parla ancora oggi l’aramaico antico. asianews.it-30/10/2015

Damasco (AsiaNews/Agenzie) - Le milizie dello Stato islamico (SI) avrebbero assunto il controllo della cittadina siriana di Maheen, nella provincia centrale di Homs, strappandola all’esercito governativo. Secondo quanto riferiscono testimoni locali, citati dall’Osservatorio siriano per i diritti umani - gruppo con base a Londra e una fitta rete di informatori sul terreno -, i jihadisti hanno lanciato l’offensiva il 31 ottobre con l’esplosione di due autobombe.



Al momento sono in corso scontri anche nella vicina Sadad, una cittadina a maggioranza cristiana della regione . L’offensiva dei miliziani sembra dunque continuare, incurante dei raid aerei sferrati dalla Russia - che è entrata nel conflitto a fine settembre - e degli caccia della coalizione internazionale guidata dagli Stati Uniti.

Dalle roccaforti nel nord e nell’est della Siria, i miliziani hanno cominciato a espandersi verso la provincia centrale di Homs negli ultimi mesi. I fondamentalisti hanno conquistato a maggio la cittadina di Tadmur, dove sorge lo storico complesso di Palmyra, e qualche mese più tardi, ad agosto, hanno assunto il controllo di al-Qaryatain.

L’offensiva di questi giorni, che ha come obiettivo Maheen e Sadad, porta i miliziani dello SI a soli 20 km dalla strada principale che collega la capitale, Damasco, con altre quattro grandi città più a nord, fra cui Homs.

Nei combattimenti di questi giorni sarebbero stati uccisi o feriti almeno 50 soldati dell’esercito governativo. L’attacco, iniziato il sabato 31 ottobre, si è concluso nella mattinata di ieri con l’ingresso dei miliziani in città e il controllo dell’area. Maheen è una località strategica, al cui interno sorgono un vasto complesso militare e un deposito di armi. Intanto continuano gli scontri fra governativi e jihadisti nei pressi della cittadina di Sadad, dove vive una numerosa comunità cristiana assira e in cui si parla ancora oggi l’aramaico antico.

Sul fronte della diplomazia, ieri il ministro siriano degli Esteri Walid Muallem ha incontrato l’inviato speciale Onu Staffan del Mistura a Damasco, per discutere dei recenti colloqui internazionali sul conflitto e la situazione nel Paese.

Secondo Muallem a Vienna sono stati fissati alcuni “punti importanti” tra gli alleati della Siria (Iran e Russia) e gli avversari (Stati Uniti Arabia Saudita, Turchia), che potrebbero favorire un percorso di pace che coinvolga tanto il governo siriano quanto il fronte degli oppositori.

Dal marzo 2011, data di inizio degli scontri fra il governo Assad e una multiforme coalizione di oppositori, sono decedute oltre 245mila persone. Gli sfollati, secondo i dati delle Nazioni Unite, sono circa 10 milioni. Almeno 4 milioni hanno scelto le nazioni confinanti – Turchia, Libano, Giordania e Iraq – mentre altri 150mila hanno chiesto asilo all’Unione Europea.

Gli altri 6,5 milioni sono invece sfollati interni, persone che hanno dovuto abbandonare tutto ma hanno scelto di rimanere nel Paese.

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