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Tavola della Pace: indifferenza e isteria ci fanno male


di Antonietta Nembri    www.vita .it

Davanti alla crisi libica, dopo l'indifferenza è arrivata l'isteria, una vera e propria malattia che, secondo la Tavola della Pace rischia di fare molto male se a esserne colpiti sono i responsabili della politica e dell'informazione.

Tra indifferenza e isteria: sono questi i due estremi entro i quali si trova l’opinione pubblica guardando alla Libia. Dalla Tavola della Pace arriva un appello a usare l’intelligenza nel leggere gli avvenimenti della crisi libica, una tragedia a poche miglia dall’Italia.

Alla Tavola della Pace si dicono contenti del fatto che Matteo Renzi abbia detto: “Non si può passare dall’indifferenza all’isteria!” «Non è serio né utile: è dannoso!» ribadiscono: « Eppure è accaduto ancora una volta davanti alla tragedia libica e alle nuove minacce del cosiddetto Stato Islamico. Dopo un lungo periodo di noncuranza (che ce ne frega di quello che succede nel mondo!) – chiosa la nota - accade qualcosa che colpisce direttamente le nostre emozioni, risveglia quel che resta del nostro senso del pericolo e provoca una reazione scomposta, isterica. Ed è come una bomba d’acqua che si scarica su di noi con smisurata violenza bellicista».

Ed ecco alcune delle frasi scelte: “L’Isis ci minaccia ma noi siamo pronti a combattere”;  “Serve un intervento militare in Libia”; “La guerra è alle porte e l’intervento è diventato urgente”; “Alla guerra come alla guerra”, per finire con: “Se in Afghanistan abbiamo mandato a combattere 5000 uomini, in un paese come la Libia che ci riguarda molto più da vicino la nostra missione sarà ancora più impegnativa”.

Ad aggravare il tutto secondo il coordinamento pacifista è che l’isteria con cui si leggono gli accadimenti della Libia deformandone la realtà è una malattia che «quando colpisce alcuni dei responsabili delle istituzioni, della politica e dell’informazione fa molto male a tutti. Per questo dobbiamo trovare il modo di curarla».

Insomma, secondo Tavola della Pace la tragedia libica ci dice che ci sono dieci cose che non possiamo più permeterci di fare.

E si tratta di non poter più:
1-permetterci di chiudere gli occhi sulle tante, troppe guerre e crisi che infiammano il mondo;
2-continuare ad arrivare tardi sui problemi che ci stanno davanti e lasciare tutto nelle mani dei responsabili di tanta negligenza politica;
3-ripetere sempre gli stessi errori delegando agli eserciti e ai bombardamenti la soluzione dei problemi che la politica non ha saputo (o voluto) risolvere;
4-gestire i problemi della sicurezza con le logiche e gli strumenti arcaici che anche in questi anni di crisi distruggono decine di miliardi di euro dei nostri bilanci;
5-difendere i nostri valori e interessi in un mondo così complesso e veloce senza dotarci di una visione politica, risorse finanziarie, personale qualificato e strutture adeguate;
6-trattare l’Onu come un “quadro” o una “cornice” da invocare un giorno e ignorare l’altro senza mai metterla nelle condizioni di agire come dovrebbe;
7-invocare l’Europa e non avere un progetto per costruirne una migliore;
8-trattare il Mediterraneo come il confine meridionale dell’Europa e poi pretendere che gli altri non facciano altrettanto;
9-avere un sistema d’informazione che ci acceca e non ci aiuta a capire;
10-tollerare chi strumentalizza politicamente i drammi, l’insicurezza e le paure di tante persone fomentando odio, disprezzo e divisioni.

In poche parole la Tavola della Pace invita a usare l'intelligenza, l'unica vera "arma" contro l'idea stessa di guerra.

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