Piccolo Corso Biblico

IL LIBRO DEI SALMI


INTRODUZIONE

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Il Salterio come proposta di felicità(LOGOS-Corso di studi biblici-VolIV-ELLE DI CI)

Il termine "beato" ritorna 26 volte nel Salterio e le beatitudini sono così suddivise all'interno dei libri:

primo libro: 8 volte
secondo libro: 1 volta
terzo libro: 4 volte
quarto libro: 2 volte
quinto libro: 11 volte


E' difficile dire quale sia il senso di questa distribuzione, ma è improbabile che sia casuale. Si può notare come il numero più abbondante di beatitudini sia concentrato nel primo e nell'ultimo libro, mentre invece in quelli centrali sia nettamente più esiguo. Sembra che nel Salterio la proclamazione della felicità (con l'invito ad appropriarsene in essa contenuto) non sia una convinzione ingenua, né un entusiasmo effimero.

Ne è prova il fatto che il maggior numero di beatitudini è contenuto nel primo libro (nel quale si trovano in stragrande maggioranza salmi di lamento individuale) e nell'ultimo (che è formato soprattutto da salmi di lode): quasi a suggerire che la felicità non è legata ad una particolare "situazione" spirituale, ma è una promessa incondizionata che trascende, penetra e collega i due poli fondamentali dell'esistenza.

E tuttavia appare chiaro come la stessa proclamazione della felicità non possa essere qualcosa di uniforme, di monotonamente ripetitivo: tra un massimo iniziale e finale (primo e quinto libro), c'è un lungo percorso intermedio costituito dagli altri libri in cui questo annunzio viene a rarefarsi: è un richiamo al fatto che tale felicità è comunque a caro prezzo e, in quanto tale, essa è pure rara.

Funzione canonica del salterio
L'inizio e la fine di un libro sono generalmente importanti per capire l'argomento trattato. La funzione introduttiva del salmo 1 è stata riconosciuta e studiata molto, specialmente nella letteratura esegetica recente.

La relazione tra i salmi 1 e 2 e il ruolo che essi svolgono come introduzione a tutto il Salterio è invece discussa. Indiscutibili sono alcuni fatti:

a) le connessioni linguistiche tra i due salmi;
b) l'assenza di titolo;
c) il termine "beato" che apre il salmo 1 e chiude il salmo 2 e funge da inclusione.

Sal 1,1     Beato l'uomo che non segue il consiglio degli empi, non indugia nella via dei peccatori e non siede in compagnia degli stolti; 2 ma si compiace della legge del Signore, la sua legge medita giorno e notte. 3 Sarà come albero piantato lungo corsi d'acqua, che darà frutto a suo tempo e le sue foglie non cadranno mai; riusciranno tutte le sue opere. 4 Non così, non così gli empi: ma come pula che il vento disperde; 5 perciò non reggeranno gli empi nel giudizio, né i peccatori nell'assemblea dei giusti. 6 Il Signore veglia sul cammino dei giusti, ma la via degli empi andrà in rovina.

Sal 2,1 Perché le genti congiurano perché invano cospirano i popoli? 2 Insorgono i re della terra e i principi congiurano insieme contro il Signore e contro il suo Messia: 3 «Spezziamo le loro catene, gettiamo via i loro legami». 4 Se ne ride chi abita i cieli, li schernisce dall'alto il Signore. 5 Egli parla loro con ira, li spaventa nel suo sdegno: 6 «Io l'ho costituito mio sovrano sul Sion mio santo monte». 7 Annunzierò il decreto del Signore. Egli mi ha detto: «Tu sei mio figlio, io oggi ti ho generato. 8 Chiedi a me, ti darò in possesso le genti e in dominio i confini della terra. 9 Le spezzerai con scettro di ferro, come vasi di argilla le frantumerai». 10 E ora, sovrani, siate saggi istruitevi, giudici della terra; 11 servite Dio con timore e con tremore esultate; 12 che non si sdegni e voi perdiate la via. Improvvisa divampa la sua ira. Beato chi in lui si rifugia.

Le connessioni tra i due salmi sono evidenti e indicano che, almeno a livello del testo attuale, i due salmi vanno letti insieme come introduzione al Salterio.

Nel salmo 1 viene presentata un'opposizione totale tra l'uomo giusto e i malvagi. Il mondo che viene descritto è un mondo diviso in due in cui ciascuno si situa a seconda della posizione che adotta di fronte al male:

- si può scegliere di divenirne complici, lasciandosi progressivamente sedurre (v. 1),
- o rifiutarlo aderendo alla TORAH del Signore (v. 2).

Se questo mondo è diviso in due, è necessario un giudizio (escatologico o, comunque, futuro) per indicare la verità delle cose (1,5-6).

Questo confronto drammatico tra il bene e il male domina tutto il Salterio, specialmente il primo libro . Nel salmo 2 il confronto prosegue, ma su un piano diverso: non più il giusto, ma il re; non più i malvagi, ma i re e le nazioni. E mentre l'uomo aderisce alla legge del Signore e vede il successo (1,2-3), il messia del salmo 2 è oggetto della scelta di Dio di fronte alle nazioni (2,4-6).

Alla vanità dei malvagi che non hanno consistenza: (1,4) corrisponde l'annientamento delle nazioni (2,7-9). La prima parte dell'introduzione (il salmo 1) affronta un problema individuale, la seconda si confronta con la storia; il primo salmo tratta il problema del giusto nella società, il secondo quello del rapporto con le nazioni; c'è una scelta tra due vie per il singolo e per le genti.

Mediante questi paralleli, la prima pagina del Salterio sembra allora designare il re come il tipo del giusto contro cui si alzano invano i rappresentanti del male. E' una chiave di lettura importante per l'insieme del libro: ogni giusto che aderisce alla legge del Signore è in qualche modo una figura del messia . Viceversa, il messia, con l'onore che gli viene conferito dall'elezione del Signore, è, a sua volta, figura del giusto.

Nel libro del Deuteronomio, infatti, viene prescritto al re di avere una copia personale della legge (17,18-20) da leggere ogni giorno per imparare a temere il Signore. Nell'ideale deuteronomico l'uomo che trova il suo diletto nella legge del Signore e che la medita continuamente, è il re. Il re ideale è quindi l'israelita modello, colui che rappresenta simbolicamente tutto il popolo davanti alle nazioni.

Il salmo 2 completa il salmo 1: se là si diceva che il giusto evita di associarsi agli empi, il salmo 2 (1-3) afferma che le nazioni si oppongono frontalmente a colui che il Signore ha scelto. Ciò significa che, se l'uomo giusto cerca semplicemente di evitare i malvagi, questi non glielo permetteranno, anzi, cercheranno di attentare alla sua vita (cf Sal 10,84 l; 17,11-12; 37,12-14; 83,3-5; ecc.).

E' quello che descrive l'inizio del salmo 2 che dunque situa il libro sullo sfondo di una lotta tra gli alleati di Dio e i loro nemici. Bisogna anche aggiungere che se, nel salmo 1, Dio non prende posizione nei confronti dei malvagi, ma ha rapporto solo col giusto, nel salmo 2 si colloca chiaramente a fianco del messia (5.8-9.12).

Una prospettiva complementare a quella del salmo 1: lungi dall'essere indifferente al combattimento che l'uomo deve sostenere, Dio si schiera decisamente dalla sua parte, anche se l'esito del confronto, nella sua visibilità storica, è rimandato al futuro.

Il Salterio si apre con queste due affermazioni che troveranno uno sviluppo nel prosieguo del discorso: la felicità di ciascuno dipende dalla scelta che egli fa del Signore; la figura del messia è al centro della storia dei popoli.

Questi salmi sono complementari: il salmo 1 mostra ciò che l'uomo deve fare e il salmo 2 ciò che Dio fa e farà. L'intenzionale accoppiamento dei salmi 1-2 all'inizio del Salterio contiene anche un'indicazione di lettura preziosa per quelli che seguono: tutti i salmi che trattano il problema del modo in cui condurre un'esistenza fedele alla legge del Signore devono essere letti nella luce del regno di Dio e tutti i salmi cosiddetti regali devono essere compresi e recitati avendo di fronte la prospettiva della torah.


I salmi preghiera cristiana
I salmi possono apparire desueti all'uomo contemporaneo il quale è tentato di lasciarli da parte per ispirarsi, soprattutto nella preghiera, a linguaggi e a temi apparentemente più moderni.

E' però importante ricordare che i salmi sono stati, oltre che l'espressione privilegiata della preghiera di Israele, anzi, proprio per questo, i testi che hanno alimentato la preghiera di Gesù. Inoltre il Salterio è uno dei libri più citati dal Nuovo Testamento e questo significa che i primi cristiani, per comprendere ed esprimere il mistero di Gesù, hanno fatto ricorso a questi testi.

Il Salterio è divenuto il libro per eccellenza della preghiera cristiana, «summa et compendium » di tutto il messaggio biblico, come diceva il Bellarmino. Ambrogio, descrivendo le ondate sonore di uomini, donne, vergini e bimbi che popolavano la sua chiesa di Milano cantando i salmi, le raffrontava al «maestoso ondeggiare dei flutti dell'oceano» (Hexaemeron 111,5, PL 14,178).

Il Salterio, infatti, non è stato solo il libro della preghiera nazionale e della liturgia ufficiale d'Israele (lCr 16; 25; 2Cr 7,3; Esd 3,10-11; Ne 11,17), né è soltanto un'espressione dei sentimenti dell'umanità intera quando interroga Dio nel dolore, nella gioia, nella vita e nella morte: esso è divenuto soprattutto il testo della meditazione orante cristiana, come già testimonia la comunità apostolica, che ai salmi riserva una nuova applicazione (Ef 5,19; Coi 3,16; Gc 5, 13) e una nuova ermeneutica cristiana (At 1,16.20; 4,33-35 ... ).

Alcuni salmi occupano una posizione di prestigio in questo processo di reinterpretazione. Così i salmi regali (soprattutto 2 e 110) subiscono un'ermeneutica cristologica di grande rilievo (per il Sal 2,1 vedi Ap 11, 18; per Sal 2,1-2 vedi At 4,25ss; per Sal 2,7 vedi Mt 3,17 par. e Mt 17,5 par.; At 13,33; Eb 1,5; 5,5; per Sal 2,8-9 vedi Ap 2,26; 12,5; Eb 1,2; Ap 19,15; etc.)

La lettura cristologica, dominante anche in epoca patristica, non è un fatto puramente letterario, ma ha implicazioni più profonde: il Cristo, Gesù di Nazaret, è il giusto, il perseguitato, il sapiente, colui che confida in Dio, di cui parlano i salmi. Preghiera di Israele, di Cristo, della Chiesa, i salmi diventano per ogni credente una scuola privilegiata di orazione.

Molti cristiani sentono l'esigenza di esprimere la loro dimensione spirituale, ma non sanno come pregare, per questo è utile ricordare quanto diceva D. Bonhoeffer il quale paragonava la preghiera ad una lingua straniera per apprendere la quale occorre ripetere vocaboli, memorizzare espressioni tipiche, non pretendere immediatamente di avere una grande familiarità.

«Come si acquisisce una lingua straniera, cosi si impara a pregare: ripetendo a Dio la lingua di Dio fino a quando essa non diventa pure la nostra, nel senso che informa i nostri pensieri, le nostre attitudini, i nostri desideri.» Infine, occorre ricordare che i salmi sono re-azione ad un evento che precede il quale coinvolge tutto l'uomo e lo confronta con le grandi domande che riguardano l'esistenza.
L'uomo che grida, gioisce o si lamenta nei salmi è rivolto al Signore: ogni domanda, ogni anelito, anche se inconsapevolmente, ha come interlocutore il Dio che ama la vita e lì trova spazio di ascolto e di accoglienza, di senso.


PREGARE I SALMI CON FEDE CRISTIANA ( cf : Luigi Della Torre-41 SALMI E CANTICI DA CELEBRARE-Queriniana)


Lungo la sua tradizione la Chiesa ha sempre raccomandato e usato il Salterio come libro di preghiera cristiana. Lo ha fatto senza però separarlo dalla sua matrice ebraica in quanto parte della Bibbia cristiana che indissolubilmente contiene libri dell'Antico e del Nuovo Testamento. E dunque parola di rivelazione.Da quanto il Risorto ha «aperto la mente dei discepoli alla intelligenza delle Scritture», mostrando loro come si erano «compiute in lui tutte le cose scritte su di lui nella Legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi»  (Lc 24,44-45), la Chiesa ha cercato nei salmi le promesse divine  su Cristo e le ha usate nella sua opera di evangelizzazione. 

I cristiani pur partendo dalla interpretazione ebraica dei salmi li hanno da sempre reinterpretati per il senso che hanno per la loro fede in Gesù e per l'orizzonte che aprono al la loro speranza posta in Gesù. Di fattura ebraica, essi li pregano in riferimento a Cristo Gesù. La Chiesa ha sempre anche  interpretato i salmi in rapporto a se stessa, leggendovi la sua situazione di popolo di Dio in cammino verso il Regno definitivo e facendo dei salmi  una preghiera liturgica e una preghiera quotidiana, attuale.

Per compiere una "interpretazione cristiana" dei salmi, come di tutti i libri veterotestamentari, esegeti e autori spirituali non si mantennero sempre nella sobria comprensione della tradizione  o della ricerca del "senso spirituale", ma con spiegazioni complicate ricorsero all'allegoria, che pretende di trovare nel testo biblico, a volte in una parola, "altro" da quello che dice il "senso letterale". Ne è venuto un discredito della "lettura spirituale" dell'A.T. e in particolare dei salmi.  Un documento della Pontificia Commissione Biblica (L'interpretazione della Bibbia nella Chiesa, 15/4/1993) precisa:

«Possiamo definire il "senso spirituale", compreso secondo la fede cristiana, il senso espresso dai testi biblici quando vengono letti sotto l'influsso dello Spirito santo nel contesto del mistero pasquale di Cristo e della vita nuova che ne risulta. Questo contesto esiste effettivamente, il N.T. riconosce in esso il compimento delle Scritture.
E' perciò normale rileggere le Scritture alla luce di questo nuovo contesto, quello della vita nello Spirito» (11 B 2).


Tale "senso spirituale" non è soggettivo ma neppure si può sempre trovare in modo univoco e indiscutibile. La "polisemia" dei linguaggio biblico, specialmente quello poetico proprio dei salmi, si presta a più letture, su più piani.

  Nella tradizione antica per lo più i salmi venivano "cristianizzati" interpretandoli in ogni versetto, soffermandosi su un vocabolo e seguendo ogni allusione. Oggi si preferisce cogliere il "senso cristiano" nella globalità della composizione letteraria, del suo contesto storico originale e quindi, attraverso l' " analogia di situazione", nella sìtuazione attuale degli oranti. Che non è solo quella individuale ma anche della comunità di fede nella quale e con la quale essi vivono in sintonia di preghiera.

In questo caso non è necessario offrire un "commento" per ogni versetto; basta indicare un orientamento che poi ogni singolo orante tiene presente nella recitazione, applicandolo creativamente al testo che recita o ascolta. Ne viene che un uso cristiano dei salmi è sempre spiritualmente creativo: il credente pregando il testo biblico si pone nella corrente suscitata dallo Spirito santo che ha ispirato quel testo e ora suggerisce il modo di renderlo preghiera attuale.

«Così vuole lo Spirito, che ha ispirato il salmista e che assisterà ogni uomo di sentimenti religiosi aperto ad accogliere la sua grazia» (PNLO 104).


La Liturgia delle Ore
«Nella Liturgia delle Ore la Chiesa prega  con quei bellissimi canti che i sacri autori ebrei hanno composto nell'Antico Testamento», essa sa che «i salmi, tuttavia, non offrono che un'immagine imperfetta di quella pienezza dei tempi che apparve in Cristo Signore e dalla quale trae vigore la sua preghiera» (Principi e Norme per la Liturgia delle Ore PNLO, 100-101).

«lo Spirito santo, sotto la cui ispirazione i salmìsti hanno cantato, assiste sempre con la sua grazia coloro che eseguono tali inni con fede e buona volontà» (ivi 102).

Perciò, «chi recita i salmi a nome della Chiesa, deve badare al senso pieno dei salmi, specialmente al senso messianico, per il quale la Chiesa ha adottato il Salterio».

Seguendo la via aperta da Gesù (vedi n. 1), «i santi Padri accolsero e spiegarono tutto il Salterio come profezia di Cristo e sulla Chiesa; e con lo stesso criterio i salmi sono stati, scelti nella sacra Liturgia» (ivi 109).

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