Corso di Religione

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Ecoteologia

Introduzione
         


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VEDI ANCHE : ETICA ECOLOGICA

«Il problema non è tanto salvare la Terra quanto cambiare la nostra relazione con essa. La Terra può tranquillamente continuare a vivere senza di noi, mentre noi non possiamo sopravvivere senza di lei». [ Leonardo Boff ]


AGGIORNAMENTI

-  Dio e la peste  
- Amazzonia : per una ecologia integrale
- Il Sinodo al servizio dell’agenda neo-pagana

Concilium nel 2009 metteva a fuoco il rapporto tra ecologia e teologia, manifestando l ’esigenza di un rinnovamento urgente e radicale della teologia per rispondere alla crisi ecologica del nostro tempo. Rivista CONCILIUM n. 3/2009

" Di seguito, ci limitiamo a illustrare brevemente le idee che ci sembrano più interessanti e promettenti.

1) Responsabilità della scienza e delle religioni nella devastazione della Terra:

non basta denunciare il ruolo antiecologico della scienza cartesiana, occorre ammettere che anche le religioni, specie quelle monoteistiche ( interventi di L.Boff e J. Da Costa) hanno svolto un ruolo deleterio, tendendo a svalutare la natura e gli esseri non-umani. Ciò vale anche per il Cristianesimo, nella misura in cui è stato interpretato in modo antropocentrico.

2) Rinnovamento della teologia:

occorre una teologia riconciliata con la spiritualità della Terra, e non in opposizione ad essa; una teologia in grado di occuparsi della salvezza della Terra e di tutti gli esseri (non solo dell ’uomo, come per troppo tempo è stato). In questo ambito, abbiamo molto da imparare da quelle saggezze che già prima del Cristianesimo avevano elaborato questo atteggiamento di compassione cosmica ( per esempio i Veda e la Terra-madre ). Perciò, scrive Felix Wilfred (già presidente dell ’Associazione Teologica indiana) occorre abbandonare le concezioni di Dio che lo vedono come ente separato dal creato, o che lo pensano, inadeguatamente, come Causa prima (applicando in teologia un concetto forse adatto per altri contesti).

3) Ecoteologia interreligiosa:

Dio non è monopolio di nessuna tradizione, e lo stesso dicasi per l’ecologia. E’ importante perciò rivisitare e va lorizzare gli aspetti ecologici presenti nelle varie religioni, per giungere ad una effettiva ecologia interreligiosa, senza pretese esclusivistiche (ancora Felix Wilfred, nel suo articolo Ecoteologia in prospettiva interreligiosa).

4) Ecologia spirituale, Ecosofia :

le radici della crisi ecologica sono spirituali, perciò anche il rimedio deve essere intriso di spiritualità, poiché le soluzioni meramente tecniche da sole non bastano. Di qui la necessità di una vera e propria Ecosofia o Ecologia Profonda ( il teologo colombiano Alirio Aguirre che cita Panikkar, Naess e perfino Guattari), già operante nelle saggezze millenarie di molti popoli indigeni. In questa prospettiva, occorre affermare il principio per cui la Terra e tutti gli esseri vanno rispettati in quanto tali, e non in base a calcoli di convenienza: occorre mettere al bando espressioni tipiche della ragion calcolante, quali “risorse naturali”, “risorse umane”…

5) Un paradigma ecocentrico anche nell ’educazione:

la crisi attuale è la sfida planetaria più inquietante ed impegnativa, ma ha dei risvolti positivi poiché segnala la fragilità del vecchio mondo, avviato al tramonto, e annuncia il possibile passaggio verso un nuovo paradigma capace di plasmare nuovi esseri umani e un nuovo mondo (Leonardo Boff) tramite un approcci o ecocentrico all’educazione: così scrive J. Clammer nel suo intervento “Imparare dalla Terra”. L’autore denuncia non solo le ristrettezze ed il grigiore dell ’educazione teologica consueta, troppo inadeguata rispetto alla complessità ed ai problemi del mondo at tuale, ma anche i limiti simmetrici della scuola e dell ’università. Seguendo l’ecoteologo Thomas Berry, Clammer ribadisce che queste istituzioni sono orientate in modo antiecologico poiché in definitiva tendono a convalidare lo sfruttamento della Terra, imponendo una formazione scolastica e professionale finalizzata a soggiogare la Terra, invece di insegnare a entrare in relazione intima e simpatetica con essa. Proprio per questo, urge anche qui una radicale inversione di rotta, riformando l’educazione in chiave ecocentrica: dicendo così, Clammer individua quello che è un compito fondamentale e prioritario per il nostro tempo.


La Terra redenta dall'eco-teologia di Jurgen Moltmann in “Avvenire” del 18 maggio 2012

Ci troviamo oggi alla fine dell’epoca moderna e all’inizio del futuro ecologico del nostro mondo, se il nostro mondo deve sopravvivere.
Con ciò si intende un nuovo paradigma, nel suo nascere, che lega tra loro la cultura umana e la natura della Terra in maniera diversa da come è avvenuto nel paradigma dell’età moderna.

L’età moderna è stata determinata dalla presa di potere dell’uomo sulla natura e le sue forze. Queste conquiste e presa di possesso della natura sono oggi giunte al loro limite. Tutti gli indizi indicano che il clima della terra si va alterando drasticamente ad opera di influenti comportamenti umani. Le calotte di ghiaccio ai poli della terra si sciolgono, il livello dell’acqua si innalza, alcune isole scompaiono, aumentano i periodi di siccità, si estendono i deserti e così via.

Conosciamo tutto ciò, ma non facciamo nulla in rapporto a quanto sappiamo. La maggior parte delle persone chiudono gli occhi o sono come paralizzate. Eppure nulla favorisce tanto le catastrofi quanto il non far nulla paralizzante.

Abbiamo bisogno di comprendere in modo nuovo la natura e di una nuova immagine di uomo , e perciò di una nuova esperienza di Dio nella nostra cultura. Una nuova teologia ecologica ci può in questo aiutare.
Secondo le tradizioni bibliche Dio non ha infuso il proprio spirito divino soltanto nell’uomo, ma in tutte le sue creature: «Nascondi il tuo volto: li assale il terrore; / togli loro il respiro: muoiono, / e ritornano nella loro polvere. / Mandi il tuo spirito, sono creati, / e rinnovi la faccia della terra» (Sal 104, 29.30).

Si può dedurne: se l’immagine e somiglianza divina dell’uomo dipende dallo Spirito divino che abita in lui, allora tutte le creature, nelle quali abita lo Spirito di Dio, sono immagini di Dio e devono essere dunque rispettate.

In ogni caso gli esseri umani fanno parte della natura della Terra in un modo così stretto che si trovano nella stessa situazione irredenta e nella comune speranza della redenzione.

Gli uomini non saranno salvati 'da' questa terra, ma 'con' questa terra dalla caducità e dalla morte.
Paolo ha udito il «gemiamo interiormente aspettando… la redenzione del nostro corpo» (Rm 8,23) da parte di coloro che sono animati dallo Spirito di Dio. Egli perciò ha ascoltato anche il «gemito e l’attesa» della creazione non umana attorno a sé (Rm 8,22). Egli era convinto che è lo stesso Spirito di Dio che fa gemere noi e tutta la creazione in attesa della redenzione dal destino di morte.

Lo Spirito presente è il principio della nuova creazione, nella quale non ci sarà più la morte, poiché egli è lo Spirito della risurrezione di Gesù e la diffusa presenza del Risorto. La teologia ortodossa ha espresso ciò con la speranza non solo nella divinizzazione degli esseri umani, bensì anche nella divinizzazione del cosmo: «Tutta la natura è destinata alla gloria, della quale gli uomini avranno parte nel regno del compimento».

Gli uomini, nella loro singolarità, nella loro destinazione e nella loro speranza di vita, sono una parte della natura. Dunque essi non sono al centro del mondo, ma per sopravvivere si devono integrare nella natura della Terra e nella comunità delle creature con cui vivono.
L’arroganza del potere sulla natura e la libertà di fare di essa ciò che vogliono non compete loro, ma compete piuttosto una 'umiltà cosmica' e una considerazione attenta per tutto ciò che essi fanno alla natura. Solo quando saremo consapevoli della nostra dipendenza dalla vita della Terra e dall’esistenza degli altri esseri viventi diventeremo da «divinità superbe e infelici» (Lutero) degli uomini umani.

Il vero sapere non è il potere, ma la sapienza. Le nuove astroscienze hanno dimostrato le interazioni tra gli ambiti inanimati e quelli animati del nostro pianeta Terra. Da questo deriva l’idea che la biosfera della Terra forma con l’atmosfera, gli oceani e le pianure un sistema complesso, unico nel suo genere, che possiede la capacità di produrre vita e di creare spazi vitali.

È la pluridiscussa teoria di Gaia, di James Lovelock . Nonostante il nome poetico della dea greca della Terra, non si intende con ciò fare una divinizzazione della Terra. La Terra viene però concepita come un organismo vivente che produce vita e crea spazi vitali. Se si intende la vita in senso puramente biologico, allora la terra non è 'vivente', perché essa non si riproduce. Essa, tuttavia, va detta più che vivente, perché produce vita.

Essa non è neppure un 'organismo', nel senso in cui noi conosciamo gli organismi biologici. Essa è più che un organismo, poiché produce organismi. La Terra è un soggetto di tipo particolare, incomparabile e unico. Non è un agglomerato a caso di materia e energia, non è né cieca né muta. È intelligente, poiché produce intelligenze.

Ad un preciso punto della sua evoluzione la Terra ha incominciato a sentire, a pensare, a prendere coscienza di se stessa e a meritare rispetto. Noi uomini siamo creature della Terra. Dunque non stiamo di fronte alla Terra come suoi soggetti, ma nella nostra dignità di esseri umani siamo parte della Terra e membri della comunità terrena delle creature. Noi stessi siamo 'con-creature', insieme con gli altri esseri viventi.

Questo sentimento cosmico di comunione è più ampio di tutti gli ambiti della natura che noi possiamo conoscere e dominare. Perciò oggi è tempo di mettere al centro la santità della Terra e di integrarci consapevolmente nella comunità della terra. Arriviamo a parlare di un tema particolare della teologia cristiana, tema che nella svolta ecologica verso la Terra e le sue condizioni di vita diventa oggi attuale: la teologia naturale .

Mentre con questa espressione, tuttavia, tradizionalmente si intendeva una conoscenza indiretta di Dio a partire dalla natura, oggi abbiamo bisogno di una conoscenza indiretta della natura a partire da Dio .
Le crisi ecologiche distruggono le condizioni vitali della Terra. Per conservarla malgrado le forze distruttive, abbiamo bisogno di un sì alla Terra che superi tali forze e di un invincibile amore per la Terra. C’è forse un riconoscimento maggiore e un amore più forte della fede nella presenza di Dio nella terra e nelle sue condizioni di vita?

Abbiamo bisogno di una teologia della Terra e di una nuova spiritualità della creazione.

Abitare nella Casa Comune di Leonardo Boff servicioskoinonia.org/boff/

L'ecologia è diventata il contesto generale di tutti i problemi, progetti ufficiali e privati. Il futuro del nostro pianeta e della nostra civiltà è collegato ad esso. Da dove deriva la sua inevitabile importanza. O cambiamo il nostro modo di abitare nella Casa Comune o possiamo affrontare drammatiche situazioni ecologiche e sociali, non troppo a lungo. Qui ci sono frammenti di un discorso ecologico.

1.
L'irrazionalità del nostro modo di vivere Il modello della società e il significato della vita che gli esseri umani hanno proiettato per se stessi, almeno negli ultimi 400 anni, sono in crisi. Questo modello ci ha fatto credere che l'importante è accumulare un gran numero di mezzi di sostentamento, ricchezza materiale, beni e servizi per godere del nostro breve passaggio attraverso questo pianeta.

Per raggiungere questo scopo, siamo aiutati dalla scienza che conosce i meccanismi della natura e la tecnica che effettua interventi in esso per il beneficio umano. Abbiamo provato a farlo con la massima velocità possibile. In breve, si cerca il massimo beneficio con l'investimento minimo e nel minor tempo possibile.

L'essere umano, in questa pratica culturale, è inteso come un essere sulle cose, disponendole a suo piacimento, mai come qualcuno che è con le cose, vivendo con loro come membro di una più ampia comunità planetaria e cosmica. L'effetto finale è triste, solo ora visibile in modo innegabile, è quello espresso in questa frase attribuita a Gandhi: "La Terra è abbastanza per tutti, ma non per i consumisti".

Il nostro modello di civiltà è così assurdo che, se i benefici accumulati dai paesi ricchi fossero generalizzati agli altri paesi, avremmo bisogno di altre quattro Terre uguali a quelle che abbiamo.
Questo dimostra l'irrazionalità che questo modo di vivere implica. Ecco perché Papa Francesco nella sua enciclica "s ulla cura della casa comune " richiede una radicale conversione ecologica e un consumo sobrio e solidale.

2.
La natura è padrona In tempi di crisi di civiltà come la nostra è imperativo consultare la fonte originale di tutto: la natura, la grande maestra. Cosa ci insegna? Lei ci insegna che la legge fondamentale della natura, dell'universo e della vita non è la competizione, che divide ed esclude, ma la cooperazione, che aggiunge e include.
Tutte le energie, tutti gli elementi, tutti gli esseri viventi, dai batteri e virus agli esseri più complessi, siamo tutti collegati tra loro e, quindi, siamo interdipendenti. Uno coopera con l'altro per vivere. Una rete di connessioni ci avvolge su tutti i lati, rendendoci collaborativi e attenti. Piaccia o no, questa è la legge della natura e dell'universo.

E grazie a questa rete di interdipendenze siamo arrivati ​​fin qui. Questa somma di energie e connessioni ci aiuta a uscire dalle crisi ea fondare un nuovo saggio di civiltà. Ma ci chiediamo: siamo abbastanza saggi per affrontare situazioni critiche e rispondere a nuove sfide?

3.
Tutto è collegato a tutto.
La realtà che ci circonda e di cui facciamo parte non dovrebbe essere pensata come una macchina ma come un organismo vivente, non come costituita da parti stagne, ma come sistemi aperti, che formano reti di relazioni.
In ogni essere e nell'intero universo prevalgono due tendenze fondamentali: l'una è affermarsi individualmente e l'altra da integrare in un tutto più grande. Se non ti auto-affermi, corri il rischio di sparire. Se non è integrato in un insieme più grande, interrompe la fonte di energia, si indebolisce e può anche scomparire. È importante bilanciare queste due tendenze.

Altrimenti, cadiamo nell'individualismo più feroce - l'autoaffermazione - o il collettivismo più omogeneizzante - l'integrazione nel tutto. Ecco perché dobbiamo sempre andare e venire dalle parti al tutto, dagli oggetti alle reti, dalle strutture ai processi, dalle posizioni alle relazioni.

La natura è, quindi, sempre co-creativa, partecipativa, collegata e ricollegata a tutto e tutti e principalmente alla Fonte Originale da cui tutti gli esseri hanno origine.

4.
La fine è presente dall'inizio .
Quando i primi elementi materiali dopo il big bang iniziarono a formarsi e vibrare insieme, fu già annunciata una fine: l'emergere dell'universo, uno e diversificato, ordinato e caotico, l'apparizione della vita e lo scoppio della coscienza.

Tutto si è mosso e interconnesso per iniziare la gestazione di un cielo futuro, che è iniziato qui sotto, come un piccolo seme, e cresciuto e cresciuto fino alla nascita alla fine dei tempi. Quel paradiso, fin dall'inizio, è l'universo stesso e l'umanità ha raggiunto la sua pienezza e il suo compimento.

Non c'è il paradiso senza la Terra, né la Terra senza il cielo. Se è così, invece di parlare della fine del mondo, dovremmo parlare di un futuro del mondo , della Terra e dell'Umanità.»

Il cosmo testimonierà l a redenzione dell’uomo ad opera di Gesù che lo rende UOMO , e ne condividerà la Pace (cf Is 35,1-2.6-7). Il mondo nuovo, l'Umanità Nuova che ha la «conoscenza» di Dio cioè la comunione con Lui, (cf Is 11,9) sarà segnato dalla trasfigurazione dell’umanità in UMANITA'. La bellezza del cuore umano tempio dello Spirito si rifletterà nel Mondo Creato. N.D.R.


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