Corso di Religione

         


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Il Mistero e le rivelazioni. Le"domande ultime"
Leggi : " religiosità ".Religione e senso della vita cf. " Religione e senso della vita" - Queriniana-brescia-Recensione
" Nelle religioni c’è sempre una risposta alla questione del senso dell’esistenza , che ha sempre appassionato, ma a volte anche infastidito la filosofia, da Platone fino a Bergson, Heidegger e Levinas. Il fatto è che ci sono solo tre tipi di risposte possibili alla questione difficile, ma lampante, del senso dell’esistenza:
Le risposte religiose (o in senso ampio "spirituali "), quelle che riconoscono, in modo naturale o riflesso, che l’esistenza è collegata a una qualche potenza superiore.

Non è sbagliato dire che queste risposte sono prevalse nella storia dell’umanità, in quasi tutte le sue culture e in tutte le sue epoche.
Ci sono le risposte secolari più recenti. Esse non sempre contestano l’esistenza di una trascendenza, ma scommettono maggiormente sulla felicità umana. Ne esistono due grandi tipi:
- una forma più utopistica e umanistica
- e una versione più edonistica e individuale.

La risposta umanistica alla questione del senso dell’esistenza aspira al miglioramento della condizione umana. Essa vuole ridurre la sofferenza e lottare contro l’ingiustizia, perché sostiene che la vita umana rappresenta un fine in sé e la sua dignità merita di essere difesa.

Si tratta di risposte del tutto rispettabili, che compongono la “religione” più o meno dichiarata delle nostre società avanzate, ma esse presuppongono tutte le risposte religiose, dalle quali prendono prestiti importanti quando parlano della dignità umana o dell’ingiustizia che va combattuta, ma anche quando sognano una liberazione futura.

Le risposte più edonistiche proclamano, da parte loro, che bisogna godere questa vita, perché essa è la sola che ci venga data. Risulta evidente come la risposta religiosa, o più esattamente la sua assenza, si trovi qui presupposta: è perché non si dà orizzonte superiore, né trascendenza, che bisogna approfittare pienamente della nostra vita. Qui è il piacere o il godimento immediato che devono essere la fonte della nostra felicità.

Agostino non aveva torto quando segnalava che anche qui si trattava di religione (La fede cristiana, 1.38.69)1: coloro che rifiutano i beni atemporali venerano in effetti le cose temporali, perché è da esse che si aspettano la beatitudine. Ciò non verrà sempre ammesso, ma qui c’è senz’altro una forma di “religione”, vale a dire un culto e una credenza in qualche cosa che ci renderà felici.


3. Esistono infine delle “risposte” alla questione del senso della vita che consistono nel dire che la vita non ha senso (o che la questione stessa è posta male).

Ma ancora una volta, se si ritiene che la vita non ha senso o che è assurda, è perché si contesta che essa abbia un senso religioso o trascendente, realmente credibile e verificabile. Risposta disincantata, lucida per certi versi, perché coglie la piena misura del male e dell’incomprensibile sofferenza dell’esistenza, ma che non risponde veramente alla domanda: Perché si vive?

Quanto a coloro che ritengono che la questione è posta male, bisogna chiedere loro in che modo converrebbe porla. La questione può essere impostata certamente in modo diverso, ma si fa fatica a concepire un’esistenza dell’homo sapiens, vale a dire di un vivente consapevole della propria condizione, che non si ponga mai, a un qualsiasi grado, domande sul senso del suo breve soggiorno nel tempo, anche se tali domande devono restare aperte (e resteranno tali più per la filosofia che per la religione) 

È in questo senso che Agostino, all’inizio delle sue Confessioni, dice che l’uomo è un enigma per se stesso. La filosofia scaturisce da questo enigma, senza ignorare che la religione cerca di rispondervi.

L’intento di una filosofia della religione non è solo quello di riflettere, a distanza, su un oggetto particolare, come avviene in una filosofia della cultura, dell’arte, del diritto o del linguaggio.
Il compito di una filosofia della religione è quello di meditare sul senso di questa risposta e sul posto che essa può avere nell’esistenza umana sia individuale sia collettiva.

La filosofia della religione vuole essere così una riflessione sulla religione, sulla sua essenza e le sue ragioni, e anche sulla sua irragionevolezza.
.. forse c’è qualche cosa come una filosofia che appartiene alla religione stessa, una via della saggezza, se si vuole, tale che la filosofia, nella sua ricerca specifica di saggezza (è il senso del termine philo-sophía) non può disdegnare .. e dalla quale essa ha delle cose da imparare: ... e se per caso ci fosse più saggezza nella religione che nella filosofia stessa? »Altri mondi ( Prolusione di Julien Ries - ricercatore professore a Lovanio di antropologia religiosa- il 27 ottobre 2010 a Milano, nell' aula magna dell' Università Cattolica, in occasione della laurea honoris causa. )
Dopo la morte, la vita. Per tutti i popoli. Non solo Celti, Etruschi, Germani: la credenza nell' aldilà esiste dalla preistoria .Le prime tombe, apparse verso il 90.000 a.C., e la grande quantità di tombe dell' uomo di Neanderthal, a partire dall' 80.000 a.C., mostrano che nella preistoria i vivi credevano a una sopravvivenza dei loro defunti, dal momento che le tombe contenevano tracce di alimenti e di utensili destinati ad essere usati dai defunti inumati.

A questo, a partire dal Paleolitico Superiore (40.000 a.C.), si aggiunse un trattamento speciale del corpo del defunto, che veniva coperto di ocra rossa, simbolo del sangue e dunque della vita, con una particolare cura della testa e l' applicazione di conchiglie nelle orbite oculari, segni di una nuova visione, e strumenti sempre più numerosi accanto al corpo del defunto, il che sta a indicare che non si doveva entrare nell' aldilà privi di bagagli. Verso il 10.000 a.C., all' apparizione dei primi villaggi, vicini ai centri abitati troviamo dei cimiteri, segni di un legame tra i vivi e i morti.

Volgiamo lo sguardo alle antiche popolazioni indoeuropee, gli Etruschi, i Celti e i Germani. Provenienti dall' Asia Minore, le popolazioni etrusche si fissarono in Toscana. Quando i Romani avevano appena iniziato a familiarizzarsi con la scrittura, gli Etruschi erano già in possesso di un alfabeto, ereditato dai Greci. Per quanto riguarda il mondo dei defunti, disponiamo di numerose pitture che ornano le pareti delle camere funebri: scene di caccia, di gioco, banchetti e danze. Non va trascurata poi la sontuosità delle tombe, a partire dall' VIII secolo a.C. vere e proprie dimore funebri.

Vi sono stati trovati una grande quantità di suppellettili e una ricca gamma di utensili domestici. La tomba è costruita a immagine della casa: è la residenza del defunto. Il tema del viaggio verso l' aldilà rende ragione del gran numero di scene rappresentate sulle urne funerarie e sui sarcofagi ritrovati dagli archeologi. I Celti occuparono la Germania meridionale, la Gallia, la Gran Bretagna, l' Irlanda, l' Italia settentrionale e la Spagna.

La loro culla è l' Europa centrale e occidentale: si tratta di un miscuglio di razze che adotta diversi dialetti indoeuropei. Attualmente si è capito che il mondo celtico era in possesso di una religione popolare, ma anche di una religione delle classi superiori, i druidi e i cavalieri. Le testimonianze dell' antichità mettono in evidenza l' importanza della credenza druidica nell' immortalità dell' anima. La loro competenza religiosa, poetica e sacerdotale faceva dei druidi, nella società, il corpo di saggi contrapposto al corpo guerriero. I druidi erano i mediatori tra gli uomini e il mondo soprannaturale.

Il paradiso celtico, chiamato Sid in Irlanda, è «un tumulo soprannaturale», un mondo meraviglioso in cui i defunti conducono un' esistenza paradisiaca. Un paradiso situato ad est dell' Irlanda, oltre il sole calante. Tutto è bello, giovane, affascinante e puro. I messaggeri dell' altro mondo vengono a cercare i defunti e li introducono in questo mondo meraviglioso: vi si sente una musica dolcissima, vi si consumano cibi succulenti, vi si bevono idromele e vino.

Il Sid è un mondo perfetto, uscito dalla mediazione e dall' insegnamento dei druidi, un luogo di felicità e di pace. Un elemento importante scoperto nelle tombe galliche è l' uovo rotto, simbolo della vita. È legato alla genesi del mondo e rappresenta il rinnovamento periodico del cosmo. In alcune regioni d' Irlanda, nella tomba venivano gettate delle lettere ai defunti. Colpisce l' ottimismo dell' escatologia celtica.

Diversi elementi spiegano questo fenomeno: la grande prosperità della società grazie alla metallurgia, l' influsso della civiltà greca, una classe sacerdotale composta da druidi, da bardi specialisti del canto e della poesia e da indovini (vate) delegati alla divinazione e all' arte della natura, così come la dottrina dell' immortalità dell' anima trasmessa dalla tradizione druidica.

Gli antichi Germani e Scandinavi sono molto diversi dai Celti. Georges Dumézil ha mostrato che la funzione sacerdotale, quella del sacro, fu relegata al secondo posto dalla funzione guerriera, impostasi grazie al dio Odino-Wotan, l' arbitro dei combattimenti. Da qui l' esaltazione della violenza, che si trova all' origine del pessimismo. A questo si aggiunge la nozione di destino, elemento centrale della religione germanica. Il destino, gaefa-gifta, è un dono iniziale da svilupparsi con l' eroismo.

La hamingja è la forma che assume il destino quando si lega a una famiglia. Il Germano non è mai solo: fa parte di una Sippe, un clan. Dal 3500 a.C. sono presenti le tombe megalitiche, i dolmen, tombe delle Sippe e dei capi. Con la cremazione prendono forma i campi di urne. Durante il periodo delle tombe megalitiche i vivi portavano le offerte vicino alle tombe, accendendovi dei fuochi. Immediatamente dopo la morte vengono chiusi la bocca, gli occhi e le narici del defunto e lo si interra in un punto dal quale può vedere la sua casa e i paesaggi che gli sono familiari. Nella tomba vengono messi gli oggetti di cui il defunto deve disporre nell' aldilà.

I Germani temevano il ritorno dei defunti. Al momento dei funerali si faceva uscire il cadavere dalla casa attraverso un' apertura che veniva subito richiusa, in modo che non ritrovasse, eventualmente, il cammino del ritorno. Nell' altro mondo ci sono due possibili luoghi di soggiorno. Il primo è chiamato Hel, Halja in gotico. È una valle glaciale, dominata dal freddo e da torrenti e protetta da enormi porte e bastioni.

L' altro luogo di soggiorno è il Valhalla o Valhöll, zona riservata a coloro che sono stati prescelti dal dio Odino, vale a dire i guerrieri caduti in battaglia e tutti coloro che sono morti durante un atto eroico. Sono chiamati einherjar, eroi d' élite. Godono di un soggiorno piacevole, facendo combattimenti quotidiani nei quali non vi sono feriti e banchetti con bevute di idromele sacro presentato dalle Valchirie, le divine assistenti dei dio Odino. I guerrieri si nutrono di carne di cinghiale. Dodici stanze del Valhalla sono riservate agli dei, con cui gli eroi passeranno l' eternità.

C' è poi la prateria di Odino, Oddinsakr, il campo degli immortali, di coloro che godono dell' immortalità: per loro non esiste né malattia né vecchiaia né morte. Una vegetazione d' oro copre la prateria e un brillante sole la illumina: il verde della prateria simboleggia la vita, mentre il giallo è il segno indoeuropeo dell' immortalità."
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Le Religioni custodiscono le Rivelazioni del Sacro , un potere proveniente da altri mondi .

I
n modi diversi esse esprimono la certezza che siamo in questo mondo per un periodo finito e indicano come bisogna vivere in questo mondo per nascere perfetti nel " mondo altro, quello definitivo".
Il bambino prima di nascere a questo mondo vive per 9 mesi i nel grembo materno. Per 9 mesi quello è il suo mondo, il mondo che egli percepisce e conosce solo quel mondo. I suoi sensi gli rappresentano il mondo del grembo materno come l'unico mondo possibile, il mondo in cui egli è felice e in cui sarà  felice per sempre . Non ne vede altri.

Veggenti a Medjugorje (Bosnia)  "vedono" un " altro mondo".

Il bambino non conosce il nostro mondo perchè ancora non gli è dato di percepirlo in modo pieno. Rispetto al nostro mondo è ancora cieco.

Percepisce qualcosa del nostro mondo come in un sogno ma se dovessimo comunicargli che egli entro i 9 mesi dovrà  morire al suo mondo probabilmente egli si spaventerebbe.

Anche se provassimo a convincerlo che morire al mondo materno significa nascere al nostro mondo e acquisire una coscienza ed una vita autonoma piena, libera e creativa, forse non ci crederebbe.

Noi ora siamo morti al mondo materno e siamo nati a questo mondo . Viviamo nel grembo dell ' Universo , in questo mondo che percepiamo con i sensi. Abbiamo acquisito una coscienza nuova : ora noi vediamo cio' che non potevamo vedere dal grembo materno. 
Questo mondo sensibile ci appare come l'unico mondo possibile. Siamo nati a questo mondo per rimanervi per sempre ? Tutti sappiamo con certezza che non siamo in questo mondo per rimanerci per sempre. Siamo nati a questo mondo per rimanervi per un periodo: 60, 70 , 90, 120 anni e dopo questo periodo dobbiamo morire a questo mondo.

Tutti dovremo morire a questo mondo ma a nessuno pare vero. Ci crediamo ...e non ci crediamo, ci spaventa ...e siamo rassegnati .
Che cosa sappiamo del significato della nostra morte? Quale coscienza portiamo dentro di noi, ogni giorno , della nostra morte certa ? La coscienza che abbiamo dell'Universo è quella prevalente dei  sensi ( 5 e secondo alcuni di più) . A volte riusciamo a penetrare nel mistero della realtà  aldilà di ciò che percepiamo con i 5 sensi , attraverso l'intuizione, come un 6° senso.

Gli artisti ci fannto sentire, ascoltare , vedere aspetti della realtà  percepita che noi non " vediamo" , rivelano una coscienza piu' ampia della realtà percepita.

Infine ci sono fatti in cui riconosciamo la possibilità  di una coscienza ancora più ampia; sono le " visioni" degli sciamani, gli oracoli di sibille e profeti , persone capaci di percezioni permanenti di "altri mondi". Tramite loro si sono rivelati " i mondi degli spiriti", l' aldilà di questo mondo fisico-sensibile.

Il bambino nel grembo della madre si forma per la Vita Nuova. Tutto è orientato alla Nascita. Nel grembo della madre egli vive una vita tutta particolare, è adeguato a quella vita ma si prepara alla Nuova Vita. Per vivere nel grembo della madre egli ha l'indispensabile : dovrà  lasciar quel grembo, non si "attrezza" per viverci per sempre.

Se il bambino si "specializzasse " per vivere bene nel grembo della madre come se dovesse viverci per sempre non si formerebbe in modo adeguato per la Vita Nuova che lo attende! Alla nascita sarebbe un "pesce fuor d'acqua" ( e morirebbe!)

Se la madre e il suo ambiente comunicassero "veleni" al nascituro questo si formerebbe in modo sbagliato e sarebbe inadeguato , non potrebbe vivere nel Nuovo mondo non avendo raggiunto la pienezza del suo essere

Se la Madre, la Madre Terra, la Madre Famiglia, la Madre Scuola, la Madre Società , invece di formare l'essere umano in modo perfetto perchè nasca adeguato al Mondo Futuro, gli comunicassero menzogne e veleni , cosa sarebbe di lui ?
Tutti cercano di apprendere tante cose utili per vivere bene in questo mondo ; ma cosa apprendono per nascere  adeguati in un " mondo che verrà ' " ? J.Bosch Visione di " Altri Mondi"Cosa è "religione" ? Il discorso sulla religione è quello che più facilmente si presta alla strumentalizzazione. Tre intellettuali laici hanno scritto il loro pensiero

" .. Quando si confrontano diverse tradizioni religiose, bisogna stare attenti a non dare per scontata la propria idea di che cosa sia una religione. Infatti, con la parola "religione" si possono intendere almeno quattro cose diverse:

1-Religione come pratica .Un insieme di tradizioni, di riti, di racconti, di abitudini e di cerimonie che vengono coltivati da un certo gruppo di persone e che vengono trasmessi di generazione in generazione.

2-Religione come visione complessiva della vita . Una serie di credenze, un sistema di regole di comportamento, una concezione di ciò che è giusto e ciò che è sbagliato e, in generale, una certa "visione del mondo".

3-Religione come teologia . Una dottrina che spiega il rapporto dell'essere umano con tutto ciò che sta al di là  della realtà  materiale, ovvero con la sfera ultraterrena.

4-Religione come atteggiamento spirituale intimo . Un rapporto individuale che ciascuna persona sviluppa con ciò che è sacro.

A volte le persone si identificano pienamente con una determinata religione, altre volte interpretano la tradizione a cui appartengono in maniera personale.

A seconda dell'accezione alla quale ci si riferisce, una certa tradizione spirituale potrà  essere considerata come una religione oppure no. 

Ad esempio, alcuni studiosi di storia delle religioni si chiedono se il Buddhismo possa essere inteso come una religione nello stesso senso in cui lo sono l'Ebraismo, il Cristianesimo o l'Islam.

Se per religione si intende un rapporto tra l'essere umano e un Essere Superiore, allora il Buddhismo (che non parla di Dio) non lo è; ma se si estende il significato del termine per intendere un insieme di insegnamenti spirituali e morali accettati con fede da una comunità  e praticati nella vita quotidiana, allora anche il Buddhismo rientra a pieno titolo nella definizione. "

« Gli dei possono essere pensati in forme molto diverse ...Una variante abbastanza rara del pensiero religioso, anche se ormai è dominante nel mondo, è il monoteismo...

«Politeismo e monoteismo non sono dunque solo delle teorie religiose, ma anche delle caratteristiche fondamentali dello stile di pensiero di una società . »

« Il pensiero della cultura europea è comunque profondamente influenzato dalla religione monoteista: la giustizia, la scienza, l'arte europee (e in genere occidentali) sono segnate dal privilegio accordato all'unità  rispetto alla pluralità .  Solo l'esistenza di una causa ben definita ci sembra una spiegazione completa, solo una forma chiusa soddisfa il nostro senso estetico, e così via. ...» .."
( U.Eco F.Colombo J.LeGoff )

Queste affermazioni rispecchiano una tendenza cuturale molto diffusa : ridurre il discorso religioso ad un pensiero , un pensiero qualunque , magari raro , come quello monoteista , ma comunque opinabile e relativo come ogni altro .

Espressioni improprie come "pensare gli dèi" e come " teorie religiose " spesso esposte dogmaticamente, costituiscono luoghi comuni molto diffusi. Tutto ciò è disinformazione che crea confusione.

Le Scienze religiose Ogni religione è un fatto ed un fenomeno tipicamente " umano" e può -e deve -essere " spiegato" anche con le funzioni psicologiche, fisiologiche, psicologiche, artistiche, etc. che definiscono l'uomo . I testi religiosi si studiano criticamente attraverso le scienze linguistiche e letterarie: analisi filologica e linguistica, analisi letteraria , critica dell'arte, etc..

Ogni religione è un fenomeno che può essere osservato e studiato in modo scientifico e critico: - filosofia delle religioni ,



- psicologia delle religioni ,



- sociologia delle religioni ,



- teologia delle religioni , ( prospettive )



- storia delle religioni ,



- antropologia religiosa ,



- neurologia delle religioni

e tutte le scienze di cui si avvalgono gli storici delle religioni.etc. ;

Nello studio scientifico delle religioni appare evidente che :
- le religioni non "pensano" le divinità , sono le filosofie a "pensare " in modo   critico
- le religioni non fanno "teorie religiose del mondo, dell'uomo, dell'aldilà" , etc... : sono le scienze che fanno ipotesi e formulano teorie.
Ciò che è peculiare delle religioni è la loro  relazione fondante  con le  manifestazioni  del Sacro : Tutte le religioni ruotano intorno ad una Rivelazione del Sacro e inversamente  quando non ruotano intorno al Sacro non si possono chiamare propriamente religioni. 

Alle  rivelazioni  -liberamente- si può aderire (oppure no) con  la fede  mentre alle religioni che ne derivano si può aderire sia con la fede che per  soddisfare il proprio naturale bisogno religioso o civile .

Tutte le religioni sono considerate scientificamente  un prodotto umano che tende a soddisfare il sentimento religioso  e spesso contengono - insieme ai riferimenti al Sacro ed alle sue rivelazioni- superstizioni e congetture evidenti .

Porre fede ad una religione potrebbe significare accogliere anche congetture e superstizioni .
La coscienza è libertà e richiede che  vi si accosti sempre a partire da un approccio scientifico di base  , quindi critico, analitico, pena cadere nella superstizione e nella confusione.Definire "religione". Il progetto LISOR-MTSR www.cesnur.org

NOTA -Sacro, rivelazione, religione, fede, ... sono termini che si riferiscono allo stesso fenomeno, quello delle religioni, che è un fenomeno molto complesso e che non può essere ridotto ad una semplice definizione . «" ...A metà  degli anni 1990 all'interno della Facoltà  di Teologia dell'Università  di Leida è stato fondato il Leiden Institute for the Study of Religion (LISOR), che ha avviato con la cooperazione di vari organismi europei un progetto chiamato MTSR (Methods and Theories in the Study of Religion, "Metodi e teorie nello studio della religione"), consacrato prioritariamente allo studio delle possibili definizioni di "religione".

Al progetto LISOR-MTSR ha partecipato Massimo Introvigne, che è anche uno degli autori dei saggi raccolti nel volume finale del progetto, curato da Jan G. Platvoet e Arie L. Molendijk, The Pragmatics of Defining Religion. Contexts, Concepts and Contests (Brill, Leida 1999).

Una delle conclusioni del progetto è che non esiste oggi, nelle scienze sociali e nello studio delle religioni in genere, una definizione condivisa di "religione".

Etimologicamente religione deriva dal latino religio. Cicerone fa derivare da religere , Lattanzio da religare, S.Agostino da re-eligere. Viene accettata dalla maggioranza dei dizionari latini la derivazione proposta da Cicerone perchè re ha valor rafforzativo a differenze delle altre in cui ha vaolore reiterativo. Religare deriva da re-legere e poichè in latino la vocale breve si muta ( e, a diventano i ) quando nelle composte viene a trovarsi al centro della parola, in definitiva religione deriva da religere. In questo modo la parola ciceroniana rispecchierebbe il ritualismo della religione pagana che obbligava a ripetere ( rileggere) ogni rito che non veniva svolto in modo scrupoloso.

Le definizioni che fanno riferimento a un Dio personale e quelle che insistono sulla distinzione fra una sfera del sacro e una del profano sono ormai minoritarie.

Alcuni giuristi (e alcuni governi) insistono sulla auto-definizione come criterio per identificare una religione: ma questo criterio, già  di per sè del tutto soggettivo, è stato messo in crisi negli Stati Uniti dagli scandali delle mail-order churches [chiese postali] , "religioni" fasulle di cui chiunque può diventare "ministro" pagando una somma e che nascondono elaborati schemi di evasione .

L 'idea, diffusa nell'opinione pubblica, secondo cui una religione, per essere tale, dovrebbe essere necessariamente "benevola" o operare per il bene comune non è accettata dagli storici, che ritengono normalmente "religiosi" movimenti di terrorismo "sacro" e altri, come quello indiano dei thug (almeno nella sua fase originaria), insieme criminali e fondati su una complessa teologia, nè dubitano della natura di "religioni" di sistemi fondati sul sacrificio umano.

Separare la religione da un'immagine necessariamente positiva e sottolineare che l'etichetta di religione non è obbligatoriamente un marchio di qualità  o un certificato di buona condotta, potrebbe attenuare alcune delle polemiche suscitate da chi vorrebbe negare lo status di religioni a "sette" accusate di praticare la "manipolazione mentale", il "lavaggio del cervello", o lo sfruttamento dei propri membri.

A prescindere dalla ambiguità  della categoria di "setta", dovrebbe essere evidente che"derive" criticabili si ritrovano sia nelle "vecchie" sia nelle "nuove" religioni, e non possono essere utilizzate come criterio per distinguere le "vere" religioni dalle "pseudoreligioni" (un'etichetta, quest'ultima, puramente polemica e del tutto priva di contenuto informativo).
Il progetto LISOR-MTSR conferma che la natura di "religione" non è (o non è più) un carattere che inerisce a certe realtà , ma una rivendicazione politicamente contestata nelle società  contemporanee (dove troviamo peraltro anche rivendicazioni "negative" di gruppi che non vogliono essere considerati religioni). Il problema non può pertanto essere risolto con definizioni di tipo "essenzialista" [ che definisce l'essenza della religione], e lo studioso non può che premettere che tutte le possibili definizioni sono socialmente costruite, politicamente negoziate e orientate a determinati risultati.

Dopo questa premessa, si potrà  aggiungere che, se il risultato che si vuole ottenere è un'ampia difesa della libertà  religiosa e del pluralismo ( scopo , intenzionalità ) , le definizioni più recenti proposte dalle scienze sociali non più (nè meno) "vere" di altre sembrano prestarsi meglio allo scopo.

Le definizioni più recenti proposte dalle scienze sociali descrivono le religioni come sistemi di  risposte (che generano organizzazioni e strutture) non puramente fattuali nè suscettibili di verifica empirica alle domande ultime sull'origine e sul destino della persona umana  che ogni uomo e ogni donna si pongono Descrizioni, come si vede, - che non considerano decisiva l'auto-definizione, - che escludono sia la necessità  di un riferimento a un Dio (personale o meno) sia la "benevolenza" e il contributo positivo al bene comune, - e infine che evitano di avventurarsi sul terreno di nozioni controverse come quelle di "rito" o di "comunità ".

Così come sembrano adatte a ottenere risultati di tipo politico sul piano della difesa della libertà  religiosa, queste definizioni o descrizioni della religione sembrano utili a ottenere anche risultati di tipo cognitivo quando si tratti ...di ricostruire mappe del "campo religioso".» 


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