Corso di Religione

         


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La "storia" delle religioni Per tentare di comprendere il Sacro è necessario rifarsi ai fenomeni osservabili e documentabili in cui esso si manifesta : le jerofanìe . Nelle testimonianze religiose sono reperibili infinite testimonianze di manifestazioni del sacro , spesso non riconducibili a precise tipologie.
" ...Perchè si tratta di riti, miti, forme divine, oggetti sacri e venerati, simboli, cosmologie, teologumeni, uomini consacrati, animali, piante, luoghi sacri, etc.. E ogni categoria ha una morfologia propria, densa, ricca e lussureggiante ...Ci troviamo di fronte ad un materiale immenso ed eteroclito..." (*)
Sono le molteplici forme in cui il sacro si è manifestato e che gli uomini hanno accolto nella storia e delle quali noi troviamo documenti. Osserva M. Eliade :
"...Il fatto che la strega bruci un'immagine di cera contenente ciocca dei capelli della «vittima» senza rendersi conto in modo soddisfacente della teoria presupposta dall'atto magico, non ha suna importanza per la comprensione della magia simpatica.

L'importante, per capire questa magia, è sapere che simili atti furono possibili soltanto dal momento in cui certe persone si convinsero (sperimentalmente) o affermarono (teoricamente) che le unghie o i capelli o gli oggetti di un qualsiasi individuo intrattengono con lui una stretta relazione anche dopo esserne stati separati.

La credenza presuppone uno «spazio reticolato» che colleghi gli oggetti più distanti, legandoli gli uni agli altri per mezzo di una simpatia , retta da leggi specifiche (coesistenza organica, analogia simbolica, simmetrie funzionali).

Lo stregone (colui che agisce da mago) può credere all'efficacia della propria azione solo in quanto esiste un siffatto «spazio-rete». Che conosca o no questo «spaziorete», che sia o no a conoscenza della «simpatia» che lega i e all'individuo, non ha alcuna importanza.

È probabilissimo che fattucchiere odierne non abbiano una rappresentazione del mondo in armonia con le pratiche magiche da loro esercitate. Però, considerate in sé, queste pratiche possono rivelarci il mondo dal quale provengono, anche se chi se ne serve non vi accede teoricamente.

L'universo mentale dei mondi arcaici non è giunto fino a modo dialettico, nelle credenze esplicite delle persone, si è conservato nei miti, nei simboli, nelle costumanze che, malgrado degradazioni di ogni specie, lasciano ancora vedere chiare il loro senso originario. Essi rappresentano, in un certo senso dei «fossili viventi», e qualche volta basta uno solo di essi per ricostruire il complesso organico di cui è residuo. "

...è sicuro che tutto quanto l'uomo ha adoperato, sentito, incontrato o amato, potè diventare ierofania. Sappiamo, per esempio, che nel loro complesso i gesti, le danze, i giochi infantili, i giocattoli ecc. hanno origine religiosa: furono in passato oggetti o gesti cultuali. Sappiamo parimenti che l'architettura, i mezzi di trasporto (animali. veicoli, barche ecc.), gli strumenti musicali cominciarono con l'essere oggetti o attività sacre.

Si può supporre che non esista animale o pianta importante che, nel corso della storia, non abbia partecipato alla sacralità. Sappiamo anche che tutti i mestieri, arti, industrie, tecniche hanno origine sacra o assunsero, nel corso dei tempi, valori cultuali.

La lista potrebbe allungarsi passando ai gesti consueti (alzarsi, camminare, correre), alle varie occupazioni (caccia, pesca, agricoltura), a tutti gli atti fisiologici (alimentazione. vita sessuale), probabilmente anche alle parole essenziali della lingua, e così via.

Evidentemente, non dobbiamo immaginare che tutto il genere umano abbia attraversato tutte queste fasi, che ciascun gruppo umano abbia conosciuto, l'una dopo l'altra, tutte queste ierofanie. Tale ipotesi evoluzionistica, accettabile forse qualche generazione fa, va oggi esclusa del tutto.

" ... una jerofanìa presuppone un distacco netto dell' oggetto rispetto al resto circostante : un oggetto diventa sacro nella misura in cui incorpora ( quindi rivela) un cosa diversa da sè.. in qualche luogo in un dato momento storico, ciascun gruppo umano ha trasfigurato per proprio conto un certo numero di oggetti, animali, piante gesti, trasformandoli in ierofanie, ed è assai probabile che, in fin dei conti, nessuna cosa sia sfuggita a tale trasfigurazione, continuata attraverso decine di millenni di vita religiosa.  "
"Tutte le cose del nostro mondo sono " profane" e tutte possono diventare sacre cioè acquisire una dimensione nuova, la sacralità appunto.

Non tutte le cose di fatto però sono diventate sacre : c'erano e ci sono pietre sacre, montagne sacre, etc. ma non tutte le pietre e montagne sono sacre.

Osserva ancora Eliade :
"... L'occidentale è avvezzo a riferire spontaneamente le nozioni del sacro, della religione, e perfino della magia, a certe forme storiche della vita religiosa giudeo-cristiana, e quindi le ierofanie straniere gli sembrano in gran parte aberranti.

Anche se fosse disposto a considerare con simpatia certi aspetti delle religioni esotiche anzitutto delle religioni orientali soltanto con difficoltà riuscirà a capiire la sacralità delle pietre, per esempio, o l'erotica mistica.

E anche supponendo che tali ierofanie eccentriche possano in quache modo giustificarsi (per esempio considerandole «feticismi» =venerazione di oggetti), è quasi sicuro che un uomo moderno sarà refrattario alle altre ierofanie, ed esiterà a riconoscere il loro valore di ierofanie, cioè di modalità del sacro.

Walter Otto osservava nel suo Die Gòtter Grierenlands che riesce molto ostico all'uomo moderno afferrare la sacralità delle «forme perfette», una delle categorie del divino che erano di uso corrente presso gli antichi Greci.

La difficoltà diventerà più grave quando si dovrà considerare un simbolo come manifestazione del sacro, o quando si tratterà di sentire che le stagioni, i ritmi, o la pienezza delle forme (di qualsiasi forma) sono altrettanti modi della sacralità. ... gli uomini delle culture arcaiche li consideravano tali. ... questi atteggiamenti furono talvolta tacciati di panteismo, feticismo, infantilismo ecc., .. (*)


xIl sacro si manifesta sempre in una determinata situazione storica.

Ogni documento del sacro può considerarsi una sua manifestazione, una jerofanìa( o una cratofanìa, manifestazione di forze occulte o teofanìa // epifania , manifestazione di un dio ) , nella misura in cui esprime un momento della sua storia, vale a dire un'esperienza del sacro fra le innumerevoli varietà esistenti.


In ogni documento del sacro troviamo- sia una modalità con cui il sacro si dà nella storia - sia la posizione dell'uomo rispetto ad essa in quel determinato momento storico. Anche le esperienze più personali del sacro sono colte dentro un linguaggio ed una cultura storica per cui ogni jerofanìa ha un carattere di unicità . (*)
Jerofanìa e rivelazioneLa manifestazione in sè del sacro , il fatto storico-sacro ( jerofanìa , cratofanìa, teofanìa ) insieme con le parole con cui una determinata cultura lo riconosce, lo accoglie e lo trasmette ( tradizione ) è RIVELAZIONE Ogni rivelazione così intesa appartiene ad un momento storico e ad una cultura perciò è "singolare ", cioè sacra. "...l'esperienza religiosa nel suo aspetto personale, soggettivo, è ... ricca e ...complessa. Le sue manifestazioni abbracciano un ampio ventaglio che va dal timore servile all'unione gioiosa (in alcuni casi, mistica) passando attraverso il sentimento filiale, l'adorazione, la riparazione, il rendimento di grazie, l'indigenza implorante, l'immolazione e il sacrificio, lo spirito contemplativo, ecc. Queste e altre manifestazioni possono mutarsi in un atteggiamento e in uno stile che definiscono la religiosità di un individuo, di un gruppo e dei membri di una religione, ..."
(**)

Mircea Eliade  ha così classificato i documenti del sacro che attestano le jerofanìe :

-jerofanìe celesti o uraniche
-jerofanie telluriche ( della terra )
-jerofanìe solari e lunari
-jerofanìe aquatiche
-jerofanìe vegetali
-jerofanìe agrarie
-jerofanìe litiche
( pietre )


" Per il semplice fatto che l'uomo prende coscienza di una rivelazione del sacro, questa rivelazione diventa storica, quale che sia il piano sul quale si compie. La storia interviene non appena l'uomo fa l'esperienza del sacro, seguendo l'ispirazione dei propri bisogni.

Non esiste una ierofania che non sia «storica», dal momento in cui si manifesta come ierofania. La manipolazione e la trasmissione delle ierofanie ne accentuano ancor più la «storicizzazione». Tuttavia la loro struttura permane identica, ed è appunto tale permanenza che ci permette di conoscerle.

Gli dèi del cielo possono aver subito innumerevoli trasformazioni: la loro struttura celeste rimane nondimeno il loro elemento permanente, la costante della loro personalità. Le fusioni e le interpolazioni sopravvenute in una figura divina della fecondità sono forse innumerevoli: non intaccano però affatto la sua struttura tellurica e vegetale.

Non basta osservare che non esiste forma religiosa che non tenti di avvicinarsi il più possibile al proprio archetipo ( la sua struttura propria ) , cioè a purificarsi dai suoi rivolgimenti e sedimenti «storici». Ogni dea tende a diventare una Grande Dea, incorporando tutti gli attributi e le funzioni che comporta l'archetipo della Grande Dea.

Cosicché possiamo già registrare nella storia dei fatti religiosi, un doppio processo:
- da una parte apparizione continua e folgorante di ierofanie, e di conseguenza una eccessiva frammentazione della manifestazione del sacro nel Cosmo;
- dall'altra, l' unificazione delle ierofanie in seguito all'innata loro tendenza a incarnare gli archetipi   quanto più perfettamente è possibile, realizzando così pienamente la loro struttura propria ( // l'archetipo). "
... ci limitiamo ad affermare che quasi tutte le posizioni religiose dell'uomo gli furono date sin dai tempi primitivi. Da un certo punto di vista, non v'è soluzione di continuità fra i «primitivi» e il cristianesimo. ... la dialettica della ierofania si rivela identica, nel caso di un churinga australiano come in quello dell'incarnazione del Logos. In ambedue siamo di fronte a una manifestazione del sacro in un frammento del Cosmo, e in ambedue vi troviamo implicitamente posto il problema della «personalità» e dell' «impersonalità» della epifania.
.. nel caso di ierofanie elementari (mana ecc.) non sempre è possibile precisare se la rivelazione del sacro abbia una strutti personale o impersonale: le due strutture quasi sempre coesistono, perché il «primitivo» si preoccupa non tanto dell'opposizione «personale/impersonale» quanto dell'opposizione «reale (come potente ecc.) / irreale». ... questa medesima polarità, sotto innumerevoli formule, si ritrova nelle religioni e nelle mistiche più «evolute ».
(***)

Lo spazio sacrosinMonte Sinai

"Ogni cratofanìa o jerofanìa , indistintamente, trasfigura il suo teatro : da spazio profano, quale era prima, quel luogo è promosso a spazio sacro."


La costruzione da parte dell'uomo di spazi sacri " si fonda in ultima analisi su una rivelazione primordiale  che in illo tempore svelò l'archetipo dello spazio sacro, archetipo copiato e ripetuto all'infinito per l'erezione di ciascun nuovo altare, tempio, santuario.

"..La nozione di spazio sacro implica l'idea della ripetizione della jerofanìa primordiale che ha consacrato quello spazio, trasfigurandolo, singolarizzandolo, in breve isolandolo dallo spazio profano circostante.

... Uno spazio sacro trae la propria validità dalla permanenza della jerofanìa che una volta l'ha consacrato.

La jerofanìa dunque non ha avuto solatanto l'effetto di santificare una data frazione dello spazio profano omogeneo , ma assicura amche per l'avvenire il perdurare di quest sacralità. Là, in quella zona, la jerofanìa si ripete...

E' la continuità delle jerofanìe che spiega la perennità degli spazi consacrati.... Le rocce, le sorgenti, le grotte , i boschi, le montagne venerate nell'antichità continuano sotto forme variabili ad esserlo ancora oggi."

...Se fossero gli uomini a scegliere gli spazi sacri, questa continuità non esisterebbe : le jerofanìe sono eventi autonomi, indeducibili, imprevedibili, che si impongono all'uomo dall'esterno. "

In questo senso ogni costruzione di un nuovo insedimento umano-per gli antichi- era una ricostruzione del mondo stesso.Il Centro ( ombelico) del Mondo" Gli spazi sacri per vari e diversamente elaborati che siano hanno tutti un tratto comune : c'è sempre una zona ben definita che rende possibile ( sotto forme del resto svariatissime) la comunione con la sacralità "
(***)
Il Centro del Mondo ( o ombelico della terra ) è il luogo dove si incontrano tutte le dimensioni o sfere cosmiche (o Cieli) e dove si può passare dall'una all'altra.

Lì si situa l'Albero Cosmico on Axis Mundi ( l'asse del mondo) che collega tutte le dimensioni : Cielo ,Terra e Inferi o Sottoterra.
acAxis Mundi

Nel Centro del mondo si situa la Montagna Sacra, dove si incontrano Cielo e Terra . ( vedi : religiosità celeste )

Il tempio , lo spazio sacro è il luogo dove gli altri mondi si sono manifestati in questo mondo dunque in questo luogo c'è la Montagna Sacra, questo luogo è attraversato dall'Axis Mundi , li è il Centro del mondo .

Per estensione ogni Tempio o palazzo , ogni città sacra e residenza dei sovrani sono assimilati ad una Montagna sacra e quindi sono Centro dove passa l'Axis Mundi, dove si incontrano Cielo , Terra e Inferi, questo mondo e gli altri mondi.
Ogni nuova creazione sacra -in questo mondo- è ripetizione della creazione archetipica, primordiale.

Il nostro mondo è stato creato nel Centro del Mondo
y Il frassino Yggdrasill ( Ygg è Odino) sorregge con i suoi rami i nove mondi:
1- Ásaheimr, mondo degli Æsir,
2- Álfheimr, mondo degli elfi,
3- Miðgarðr, mondo degli uomini,
4- Jötunheimr, mondo dei giganti,
5- Vanaheimr, mondo dei Vanir,
6- Niflheimr, mondo del gelo (o della nebbia secondo altre versioni),
7- Múspellsheimr, mondo del fuoco,
8- Svartálfaheimr, mondo degli elfi oscuri e dei nani ed
9- Hel, mondo dei morti. Questi nove mondi costituiscono l'intero universo ( fonte: Wikipedia)

Al centro la MONTAGNA SACRA, AXIS MUNDI

" .. In moltissimi miti e leggende compaiono
- un Albero Cosmico , che simboleggia l'Universo (i sette rami corrispondono ai sette cieli),
- un albero o una colonna centrale che sostiene il mondo,
- un Albero della vita o un albero miracoloso che conferisce l'immortalità a chi mangia i suoi frutti ecc. (cfr. §§ 97 sgg.)

Ciascuno di questi miti e leggende si rifa alla teoria del «centro», nel senso che l'Albero incorpora la realtà assoluta, la sorgente della vita e della sacralità e in tale qualità sta al Centro del Mondo. Che si tratti di un Albero Cosmico o di un Albero della Vita immortale, o della Conoscenza del bene e del male, la strada che a esso conduce è «via difficile», piena di ostacoli: l'Albero si trova in regioni inaccessibili ed è custodito da mostri 

Non è concesso al primo venuto di giungere fino all'albero né, una volta arrivato, di riuscire vittorioso nel duello impegnato col mostro che vi sta di guardia. E' destino degli «eroi» superare tutti questi ostacoli e uccidere il mostro che difende l'accesso all'albero o all'erba dell'immortalità, alle Mele d'Oro, al Vello d'Oro ecc. "



Valga per tutti il simbolo del Labirinto destinato a difendere il Centro.

In generale, dice M.Eliade, si può dire che un gruppo di tradizioni religiose sottolinea il desiderio dell'uomo di trovarsi senza sforzo nel Centro ( i nostalgici del Paradiso , magari perduto), un altro gruppo sottolinea la difficoltà di trovarvisi ( difensori del Centro).
Tutti i simbolismi però  ci dicono che l'uomo può vivere soltanto in uno spazio sacro che sia nel Centro e che tutte le consacrazioni di spazi al sacro mirano a realizzare l'archetipo del Centro. Certamente troviamo documenti di realizzazioni grossolane di questo archetipo, ciò non toglie che la ricerca sia una costante.

.. La molteplicità dei Centri si spiega con la struttura stessa dello spazio sacro che ammette la coesistenza di una infinità di luoghi in uno stesso Centro."
(***)
La montagna più bella e più sacra del mondo si trova in Tibet. E' il Monte Kailash (6.714 m).

E' la montagna più sacra di tutta l'Asia venerata da oltre mezzo miliardo di persone in India, Tibet, Nepal e Bhutan; è infatti sacra ai fedeli di quattro religioni.

Per i tibetani di fede Bon, il Kailash è il "gigante di cristallo" sul quale Thonpa Shenrab, il fondatore della religione Bön, discese sulla Terra dal cielo.

Gli induisti lo considerano la dimora di Shiva che vi risiede insieme alla consorte Parvati. Per i buddisti è la dimora della divinità tantrica Chakrasamvara e della sua consorte Vajravarahi; Gli jainisti lo adorano come Monte Ashtapada, il luogo dove il grande saggio e fondatore della religione Rishabanatha ricevette l'illuminazione.

I Tibetani ritengono che il Kailash sia il centro di un mandala, o sacro cerchio, che rappresenta lo spazio divino di Demchog, dove possono recarsi per apprendere la potenza e la saggezza che li renderanno liberi dalla schiavitù della sofferenza.

Il pellegrinaggio alla montagna, significa quindi raggiungere il centro stesso dell’universo, il punto cosmico dove ogni cosa ha inizio e fine, la sorgente divina di tutto ciò che esiste e ha significato.
Sacro e profano : unione e separazione Se il sacro è l'extra-ordinario, il suo antonimo, l'ordinario, è il profano.

Profano è tutto ciò che rientra nell' ordinarietà dell'esistenza : il mondo, l'uomo, le cose.
" ..La unificazione e/o separazione di sacro e profano è un tema antico quanto l'uomo.

1- Nelle mentalità arcaiche c'era la percezione di una fondamentale non-distanza, non-separazione tra spirituale e materiale, tra corpo e anima, tra teorico e pratico, tra spazio e tempo, tra simbolo e realtà, tra apparenza ed essenza, tra sacro e profano.

La mentalità arcaica era una mentalità unitaria , a-duale : per l'uomo arcaico la dualità sacro-profano era considerata una jattura (cosa indesiderabile e nefasta). Sacro e profano non dovevano essere separati, anzi , lo sforzo dell'uomo arcaico era quello di mantenere l'unità tra il sacro e la vita ordinaria : il sacro è potenza soprannaturale, vita ; e una vita de-sacralizzata è una vita de-potenziata, debole, precaria .

Nell'umanità arcaica il sacro doveva pervadere tutta la vita ; il cosmo tutto era considerato come possibile luogo di jerofania e non c'era la necessità di riservare luoghi speciali, dedicati, per la manifestazione del sacro: esso poteva essere attivato ovunque.

Ordinariamente ogni azione della vita quotidiana era legata al sacro e si ritrovano ovunque luoghi sacri , oggetti sacri, etc. Alcuni luoghi venivano considerati sacri , cioè scelti  rispetto a tutti gli altri perchè luoghi di jerofanìa , i santuari .

2.. -In tutte le antiche civiltà il sacro si presenta come una dimensione separata dal profano, dalla ordinarietà. Separata nel tempo , nello spazio, nelle persone, nelle cose e governata dal sovrano .

Nelle civiltà antiche  , strettamente legate al sovrano, le religioni erano organizzate in funzione della vita imperiale. Non solo religione e cultura ma religione e potere organizzato diventano una cosa sola.

Il sacro non può più essere presente nella natura e nella storia come qualcosa di accessibile a tutti , nella quotidianità ; incontrare il sacro può essere anche pericoloso e l'incontro va " protetto"; l'incontro con il sacro deve rientrare sotto il dominio del sovrano e viene riservato a tempi sacri, in luoghi sacri, con la mediazione di riti sacri, persone sacre, etc.

Il sacro si presenta in strutture stabilmente organizzate e separate da quelle profane, le istituzioni sacre : caste sacerdotali, templi, calendari religiosi, etc.

(***)
Il TempioIl Tempio è il simbolo della presenza del sacro nel mondo.

In ogni cultura il Tempio è un simbolo che attiva e orienta la persona - il sentimento religioso innato nell'uomo- verso il mistero,  il sacro,  l'incontro con la divinità.  
Chiunque entri in un tempio,  di qualsiasi religione, sente il Mistero più vicino,  si dispone all'incontro con trascendente.  Nel tempio si svolgono i riti che attraverso i simboli attivano la percezione animica e dispongono la persona all'incontro. 

Prima di entrare nel Tempio l'uomo sente il bisogno di purificarsi,  lavarsi , prepararsi all'incontro con il sacro, che è la perfezione. 

Micene, ( città a 30 km. a sud di Corinto, Grecia) raggiunse il massimo spendore tra il 1400-1100 a.C.; fu distrutta nel 468 a.C. ad opera di Argo. Oggi si vedono numerose tombe a cupola risalenti al XV-XIV sec a.C.

Nella civiltà   cretese-micenea tutte le pratiche religiose erano rivolte ad una comunicazione diretta della persona con il divino : i palazzi contenevano  normalmente spazi destinati alla apparazione e presenza dl divino , si trattava di  ordinarietà.

Nelle religioni sciamaniche   luoghi come montagne, laghi, fiumi, siti, etc.,sono considerati sacri nella loro  straordinaria materialità perchè memoriali rivelativi della presenza del sacro, scatenanti la percezione del sacro.  Si tratta sempre di luoghi sacri dentro una realtà tutta  ordinariamente pervasa dal sacro.

Nelle grandi e più recenti civiltà antiche, quelle ricche, fiorenti, ritroviamo i grandi templi dedicati a determinate divinità: egizi, mesopotamici, persiani, greci, romani, druidici, etc. In essi si svolgevano i riti religiosi dell'impero, il sacro organizzato .

La mentalità religiosa popolare rimaneva ancora una mentalità a-duale per cui cui sacro e profano coesistevano nel mondo così come nel tempio.
Il Tempio -come istituzione religiosa- è uno spazio sacro, circoscritto, riservato all'incontro con gli dèi . Tempio può essere un campo o un edificio, o uno specchio d'acqua, un fiume, una montagna, la persona stessa.

Nella cultura greca al tempo dello sviluppo della  filosofia appare la concezione della dualità anima-corpo, la separazione tra spirito-materia, apparenza-essenza, sacro-profano .

Tale mentalità venne trasferita nei templi per cui in essi troviamo spazi separati per il sacro e il profano. Lo spazio templare viene così diviso in 3 parti:

exp- il santuario in cui si trova il santo dei santi mai accessibile o accessibile solo in determinati tempi ai sommi sacerdoti .

Nel santuario si trova il santissimo o santo dei santi , spazio riservato al simbolo della divinita',

- il fano, la parte sacra o santa  accessibile al clero  cioè al personale addetto al sacro, come sacerdoti, sacerdotesse, aiutanti, etc.

- il profano, la parte accessibile ai laici, cioè il popolo.

La stessa struttura si trova nei templi di altre religioni.

Nell'ebraismo biblico Dio si è rivelato come   santo , parola che indica qualcosa di assolutamente diverso, trascendente, separato da questo mondo, sacro per eccellenza, radicalmente incompatibile con il profano e particolarmente con il male che questo inevitabilmente contiene.

Egli anzi è santissimo perfetto, puro, onnipotente, tremendo, divino appunto. Egli non puo' venire a contatto  diretto con il profano, l'imperfetto,  impuro, che è  debole, perchè lo distruggerebbe.Il sacro  è percepito come qualcosa di puro-perfetto e il profano come qualcosa di impuro-imperfetto e la mescolanza sacro-profano è sempre  considerata pericolosa .

Per accedere al santo è necessario essere santi. L'uomo non può santificarsi da sè poichè non possiede il sacro, ma Dio sì : l'uomo, che appartiene al profano, puo' essere santificato dalla potenza del sacro  ed entrare nella dimensione del santo ( i sacerdoti i profeti, i re venivano " unti" dal sacro, lo Spirito di Dio e perciò santificati.

Venivano in fatti qualificati come messia , unti , appunto consacrati ).  Sacro e profano , a livello di luoghi, tempi, persone, oggetti ,etc. nell'ebraismo dovevano rimanere rigorosamente separati. Una separazione rigorosa tra sacro e profano si ritrova anche in altre religioni.
Nella cultura occidentale cresciuta insieme alle religioni bibliche è utilizzata la parola santo insieme a sacro. Parola di origine ebraica ( qadosh ) sinonimo di sacro ( qodesh) che è utilizzata nella bibbia per esprimere anche altri significati .
La radice qdsh rende l'idea della santità, attributo riservato a Dio.
Qodesh è il sacro, la santità stessa, le cose e persone sacre ;
qadosh è il santo
qadoshim sono i santi
qaddesh è santificare .
Qadesh
, il santo è anche il santuario , cioè la parte del tempio ebraico di Gerusalemme riservata alla presenza di Jhwh, il Dio della Bibbia. Per estensione, santuario o santo , indica in generale anche qualsiasi spazio sacro riservato alla presenza di un dio , di un suo simulacro o simbolo sacro.
La separazione spesso implica conseguenze :
-il profano che invade il sacro provoca una  profanazione
-il sacro che invade il profano provoca una contaminazione.
-Solo un rito di  purificazione  puo' ristabilire l'ordine.
Sacro e profano possono comunicare secondo un ordine preciso stabilito da Dio : il rito religioso ( sacro) mira proprio a questa comunicazione. Nel rito religioso l'uomo riceve l'inseminazione del sacro, della potenza salvifica divina (la  benedizione nell'ebraismo e nell'islam , la grazia santificante nel cristianesimo); nella  ordinarietà della vita però è indispensabile mantenere la netta separazione tra sacro e profano.
Il tempio nell' ebraismo, islam e cristianesimo Il luogo sacro nell'ebraismo era uno solo: il Tempio di Gerusalemme; l'ultimo, distrutto dai Romani nel 70 d.C. non è stato ricostruito.

sinag Sinagoga ebraica

Dalla distruzione del 1° tempio , nel 600 a.C. ca. si riuniscono in gruppi ( sinagoghe) ; i luoghi di riunione si chiamano anch'essi sinagoghe.

La sinagoga principale di una città viene anche chiamata " tempio"..

 Il cristianesimo, nato come religione minoritaria, di piccoli gruppi, diventa in occidente, sotto il governo dell' Imperatore romano Todosio (dopo il 330) religione dell' Impero e percio' religione di massa.

I cristiani ricevono in dono le Basiliche Romane che vengono utilizzate come luoghi di riunione del popolo cristiano.Con il Medio Evo e con l'introduzione  del culto Eucarestico , le Case dei cristiani, chiamate comunemente chiese, vengono strutturate come un tempio , con una parte sacra destinata al clero ed una parte destinata al popolo, separate da una Balaustra

Le Chiese cristiane riformate (protestanti, evangelici,anglicani, etc) hanno evidenziato la realtà profana dell' edificio di riunione abolendo i simboli equivoci o addirittura tutti i simboli.

Con il Concilio Vatiano II (1964) anche i cattolici hanno cercato di mettere in evidenza nei simboli delle chiese la specificità del cristianesimo abolendo le balaustre , la separazione tra clero e popolo, etc.
chiesaIl cristianesimo rivela che la trascendenza-separazione  di Dio rispetto al mondo non è  assoluta: Gesù è l'uomodio , unione di natura umana e divina. esso  è anche -e propriamente- la fine della separazione tra sacro e profano tra materia e spirito, tra Dio e l'uomo, anzi è la incarnazione stessa del divino nell'umano.

Gesù è il Cristo, il Messia  che introduce i cristiani nella dimensione divina facendoli partecipare della natura divina , dando loro lo status e le prerogative che anticamente erano riservate solo ai sacerdoti .

Nel cristianesimo non dovrebbe esistere separazione tra sacro e profano poichè  il sacro entra e dimora nelle persone, esse stesse sono il tempio della divinita' e le chiese solo luoghi di riunione.

I popoli cristiani però continuano a credere in una separazione tra anima e corpo, tra sacro e profano e a ritenere necessaria la mediazione di un luogo sacro, di tempi sacri e di un sacerdozio sacro in virtù dell' influsso delle culture antiche, quella greco-romana -per esempio- nella civiltà occidentale

Con l'introduzione della pratica della conservazione della riserva Eucarestica (= ostie consacrate) nel tabernacolo le chiese funzionano a tutti gli effetti come templi dotati di santuario ( il tabernacolo appunto ).

La credenza di una reale presenza di Dio solo nel taberancolo delle chiese, nella eucarestia, piuttosto che nelle persone cristiane ,rimane ancora  diffusa nella cultura occidentale contemporanea.

Tutto il popolo è sacerdotale , ha accesso diretto al sacro in quanto partecipa della natura divina stessa ma anche i cristiani hanno un clero cioè persone sacre ( consacrate ) : vescovi, preti e diaconi .

mos
moschea


Nell' Islam, i fedeli di Allah si riuniscono nelle  moschee, che non sono templi ma semplici luoghi di riunione che rendono  visibile la comunità religiosa musulmana sia agli uomini che ad Allah stesso.

Nei tempi rituali, in qualsiasi luogo però, possono ritagliarsi uno spazio sacro semplicemente distendento per terra un tappetino o un indumento( o altro ) che li "separi" dal suolo, dalla terra,(profana)  e , simbolicamente lavati , purificati da gesti rituali, nella preghiera del cuore si dispondono alla relazione con Allah.

(**) Manuel Guerra Storia delle religioni -La Scuola.
(***) Mircea Eliade Trattato di storia delle Religioni-Bollati-Boringhieri.

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