Corso di Religione

         


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La comunicazione ed i suoi codiciLa comunicazione avviene mediante CODICI che fondamentalmente sono costituiti da SEGNI e SIMBOLI e la differenza tra segni e simboli nella comunicazione è profonda.

I segni rappresentano qualcosa di conosciuto e convenzionale e sono utilizzati per comunicare informazioni in modo chiaro ed efficiente mentre i simboli rappresentano qualcosa di complesso e variegato : possono avere molteplici significati e possono essere interpretati in modi diversi e vengono utilizzati per comunicare non solo informazioni ma anche emozioni, suggestioni, immaginazioni, etc.
" ...un SEGNO è monosemico cioè  ha un significato fisso, essendo un’indicatore (convenzionale) che sta per una cosa conosciuta oppure è un rimando a quella cosa medesima” ... un SIMBOLO indica un contenuto polisemico, rimanda a più significati (è non-convenzionale ) , non è definibile in modo preciso . [ C.G.Jung, ]I segni Il segno è la conoscenza essenziale del reale che è comunicabile in modo univoco. Attraverso i segni si può rappresentare la realtà in modo essenziale, comunicare una esperienza, un vissuto esperienziale preciso, ben determinato, riconoscibile e richiamabile alla mente senza equivoci.


Il segno è un  SIGNIFICANTE,l' "indicatore di un significato" , di una " traiettoria " che richiama alla mente una realtà determinata , solo quella .E' la comunicazione globale di una realtà , che tende alla precisione , che indica un significato in modo univoco, // non-equivoco ...

... la percezione di un segno attiva la memoria delle esperienze vissute, conoscitive, attraverso cui il segno è stato elaborato.

E' il modo della comunicazione in natura : attraverso i segni avviene l’interazione, la comunicazione e ciò -in qualche modo- vale anche per le piante - che comunicano biochimicamente - e gli animali che comunicano biochimicamente , sonoramente, gestualmente, etc.
La simbolizzazioneAstrazione  L' astrazione ( dal latino abstrahere, scostare) è un procedimento mentale attraverso il quale si sostituisce un insieme di oggetti particolari con un concetto, cioè un segno mentale più generale che descrive gli oggetti in base a proprietà a loro comuni. Il termine concetto deriva dall'espressione latina "cum capio" ( raccolgo, prendo assieme)
astrarre= passare dalla conoscenza di un ente particolare, tralasciandone gli aspetti accidentali, ad un concetto universale o essenza. Sinonimo : concettualizzare . Per esempio, a partire dall'insieme di tutte le piante esistenti si può ricavare il concetto di pianta che include le caratteristiche condivise da tutte le piante.
Simbolizzazione Quello di simbolo è uno dei concetti più dibattuti nella storia della cultura occidentale. Paul Ricoeur identifica i simboli con espressioni a doppio senso che le culture tradizionali hanno aggiunto alla nominazione degli "elementi" del cosmo... alle sue "dimensioni"... ai suoi "aspetti".  Mircea Eliade , storico delle religioni così lo definisce:
"Il pensiero simbolico è inerente all'essere umano : esso precede il linguaggio e la ragione, rivela aspetti della realtà - i più profondi- che sfidano ogni altro mezzo di conoscenza.[M.Eliade, Images et symboles ,Paris 1952] Il gioco, attività predominante della vita quotidiana di un bambino, assolve notevoli funzioni nel corso dello sviluppo infantile : sviluppa e consolida le abilità mentali, funzioni e modelli sociali, esercita la rappresentazione di vissuti emotivi e stati mentali interni.

Le competenze che il bambino mette in atto nel gioco sono l’espressione di due distinte capacità mentali:  la competenza esploratoria e la capacità rappresentazionale. Questa a sua volta è connessa alle capacità linguistiche ed alle capacità di attenzione e di simbolizzazione.

A 13-14 mesi il bambino accenna alle prime forme di gioco simbolico e verso i 18-20 nel gioco compare il simbolismo, prima attraverso azioni dirette verso di sé e successivamente dirette verso gli altri .

Il bambino è già in grado di “far compiendo azioni con oggetti immaginari o attribuendo agli oggetti "per finta" reali caratteristiche che di per essi sè non hanno.

La simbolizzazione è una caratteristica essenziale della cultura : la capacità simbolica consiste nell'attribuire a un segno ( un suono, un oggetto, un valore, etc.) significati che vanno oltre il segno ( "un grido" , ad esempio, può essere reazione ad uno stimolo doloroso oppure un avvertimento sportivo etc.). Nei segni grafici e poi nei linguaggi , soprattutto quelli nell'arte, si ritrova fino ai massimi livelli questa competenza tipicamente umana.
Simbolizzare : attribuire ad oggetti reali  della natura o creati dall'uomo caratteristiche , significati, valori che non possiedono in sè ma che vanno oltre gli oggetti stessi. Il bambino già fra i due e i cinque anni dimostra di saper costruire sviluppando in sé la capacità di apprezzare e creare esempi di linguaggio simbolico come frasi e racconti, la simbolizzazione bidimensionale come i disegni, la simbolizzazione tridimensionale come la manipolazione della creta, la simbolizzazione gestuale come la danza, la simbolizzazione musicale come il canto o la simbolizzazione teatrale come la drammatizzazione attraverso forme di recitazione. Il Mistero custodito dal LabirintoTutte le culture antiche narrano l' archetipo del Centro " " ..... l'Albero che incorpora la realtà assoluta, la sorgente della vita e della sacralità e che per tale qualità sta al Centro del Mondo. .. Che si tratti di un Albero Cosmico o di un Albero della Vita immortale, o della Conoscenza del bene e del male, la strada che a esso conduce è «via difficile», piena di ostacoli: l'Albero (CENTRO) si trova in regioni inaccessibili ed è custodito da mostri...è' destino degli «eroi» superare tutti questi ostacoli e uccidere il mostro che difende l'accesso all'Albero (o all'erba dell'immortalità, alle Mele d'Oro, al Vello d'Oro ecc. ) "  (M.Eliade, op.cit.)

Il Labirinto è l'archetipo dell'incertezza ( Dante Alighieri ) , // della perplessità ( Jorge Luis Borges)

Nel " canto naasseno" --testo innico della comunità gnostica dei naasseni- è descritta la disperata ricerca dell'anima che si sforza di trovare una via d'uscita dal LABIRINTO DELL'INCERTEZZA

"Ora essa porta la corona e guarda la luce; ora viene precipitata nella miseria; ora piange e poi si rallegra; ora piange e ride nello stesso tempo; ora viene giudicata e muore; ora torna a rinascere; e un labirinto senza uscita rinchiude nell'angoscia l'infelice errante
(Ippolito, Rei 5,10,2).
L' eroe che superava gli ostacoli del Labirinto e uccideva il Mostro che cutodiva il Centro raggiungeva la conoscenza materialeSPIRITUALE delle cose . Qo 8,1 Chi è come il saggio? Chi conosce la spiegazione delle cose? La sapienza dell'uomo ne rischiara il volto, ne cambia la durezza del viso.Tutti i linguaggi sapienziali sono fortemente simbolici: non distinguono una realtà spirituale separata da una realtà materiale: la realtà viene percepita ed espressa come un tutto in relazione dinamica e indissolubile. I sapienti dell'antichità, i saggi ,erano coloro che avevano percorso un cammino di conoscenza dentro il mondo e dentro le rivelazioni del sacro. In questo cammino avevano colto i significati nascosti nelle rivelazioni in rapporto alle domande profonde della vita e li hanno espressi con parole umane.Cercavano di trasmettere questi significati- non evidenti nel mondo della quotidianità, non esprimibili nei linguaggi consueti- attraverso racconti speciali : miti, poemi, saghe, fiabe, etc.

Attraverso questi racconti " sapienziali" i saggi attraevano le menti dei comuni mortali spiegando loro gli enigmi del mondo La mente comune, introdotta ed educata nei linguaggi sapienziali , faceva un percorso di conoscenza e poteva cogliere i significati del mondo reale. Il codice sapienziale : "il proverbio, il mito, la saga, le leggenda, l'epopea, la parabola, l'enigma, la sciarada, il labirinto, etc." fungeva da spina dorsale, da memoria sintetica della sapienza, sulla quale l'uomo semplice poteva poi costruire la sua educazione sapienziale e guidare la sua vita nella verità, verso la pienezza della vita mondana e ultramondana.
Il SIMBOLOIl SIMBOLO è un SEGNO, quindi un SIGNIFICANTE,  che rimanda a più significati,  stimolando sentimenti, emozioni, suggestioni, immaginazioni, etc.Si puo' rappresentare come un  composto di tre strati:
- uno piu' esterno, il SIGNIFICANTE
- uno mediano, il medium cioè il  CONTESTO COMUNICATIVO mundus immanginalis  (che fa da ponteper raggiungere lo strato più profondo)
- ed uno piu' profondo, il SIGNIFICATO


Il significante( aspetto sensibile) è l'ente, la carta di identità dell’essere; la faccia esteriore ( ESSOTERICA) del simbolo , quella percepibile dai sensi ; è la conoscenza razionale dell’essere individuale, localizzabile nello spazio e nel tempo, descrivibile filologicamente e storicamente e misurabile.
Appartiene alla MATERIA, il mondo mutevole e provvisorio delle Forme sensibili Il ponte - il mezzo, il medium è la forma comunicativa ( parola-mito, segno grafico pittorico scultoreo, forma musicale, danza, festa. rito, etc ) il contesto comunicativo , ciò che MASSAGGIA l'immaginazione,  l'inconscio e l'anima  e sollecita la metaintuizione .
Appartiene al MONDO IMMAGINALE della suggestione, dell'emozione, dell'intuizione,... Il significato- aspetto sovrasensibile è la faccia nascosta ( ESOTERICA) del simbolo; è la rivelazione , il significato , l’essere reale, il senso, la sua identità conosciuta globalmente nella coscienza ma non localizzabile spaziotemporalmente , non descrivibile oggettivamente :sono significati, valori , etici , estetici , spirituali ...
Appartiene al MONDO INCORRUTTIBILE dello SPIRITO.
La coscienza umana può raggiungere  i significati del simbolo solamente attraversando il ponte, il mundus immaginalis , un contesto comunicativo che MASSAGGIA l'interiorità, l'inconscio, per e-vocare i significati nascolsti, il MESSAGGIO e portarli alla coscienza.
Gli ideogrammi I cinesi erano popoli poco portati al pensiero logico astratto e produssero una lingua molto diversa da quella che si sviluppò in occidente.

Molte delle parole potevano essere usate come aggettivi, sostantivi, verbi,e la loro successione non era determinata da regole grammaticali quanto dal contenuto emotivo della frase. La parola cinese più che un concetto era un simbolo che richiamava alla mente un complesso indeterminato di emozioni ed immagini ( ideogrammi)

L ’intenzione di chi parlava non era tanto quella di esprimere una idea intellettuale, quanto di toccare, emozionare, influenzare l’ascoltatore. Analogamente il carattere scritto non era un segno astratto, ma piuttosto una forma organica che conservava l’intero complesso emotivo ed immaginario della parola. Gli antichi scritti cinesi sono brevi ma anche ricchissimi .
Le macchie di Rorschach
Il test di Rorschach si compone essenzialmente di 10 tavole, su ciascuna delle quali è riportata una macchia d'inchiostro simmetrica: 5 monocromatiche, 2 bicolori e 3 colorate. Le tavole sono sottoposte all'attenzione del soggetto una alla volta e, per ciascuna e senza limiti di tempo imposto, gli viene chiesto di esprimere tutto ciò cui, secondo lui, la tavola somiglia.

Le tavole/macchie sono simboli che stimolano ,in un contesto comunicativo psicologo-cliente , l'inconscio : raccontando cosa il cliente vede nella macchia egli racconta la propria interiorità. Dall'interpretazione delle risposte date a ciascuna tavola è possibile – a seconda del tipo di siglatura e di approccio teorico interpretativo – delineare un profilo per attitudini, un profilo di personalità (Sfera dell'Intelligenza, dell'Affettività e del Contatto Sociale) e identificare eventuali nodi problematici del soggetto.
Il simbolo ... è un segno percettibile ( significante) che provoca, massaggia l'interiorità, l'emotività, l'immaginazione (l'inconscio, il mondo intermedio, immaginale)// attiva l’intuizione, richiama, collega, incastra, fa risonanza ... con la realtà nascosta , il sovra-sensibile che esso rappresenta, il MESSAGGIO.Ciò che del simbolo è ESSOTERICO , il significante rimanda ad una realtà nascosta, ESOTERICA, il MESSAGGIO che è irrimediabilmente impossibile da conoscere in modo immediato attraverso l’intelligenza razionale.

Ogni simbolo è ' costituito di una catena di percorsi figurativi , analogicisignificanti ma tutti inadeguati a cogliere i significati. Sono percorsi ridondanti : tendono a massaggiare l'immaginazione per portare la coscienza verso una risonanza con la realtà sovra-sensibile, nascosta sia alla percezione sensoriale che alla capacità razionale .

La ridondanza agisce sul profondo , sollecita l'inconscio ( // interiore, segreto)   e scatena l' emotività perchè l'immaginazione risuoni con la realtà sovrasensibile che esso invoca : il significato , l'aspetto  ESOTERICO ( // interiore, sovrasensibile // segreto // il MESSAGGIO) 

dare la mano > salutare, amicizia, patto, accordo, affetto, solidarietà, ...
bacio > saluto, affetto ,devozione, intimità...
acqua > fresco, lavato, pulito, purificato, disseta, irriga, ...
campana > richiamo, convocazione, pericolo, festa... pane >appetito, fame, sfamare, bisogno, solidarietà ..
3 > un insieme perfetto..
7 > una cosa completa ..
croce  > incrocio, attenzione, rallentare oppure, crocefissione, cristianesimo , crocifisso, Gesù, prontosoccorso , etc.
bilancia  > pesatura, tribunale, giustizia, eguaglianza , costellazione, compleanno figlia, etc

Simboli e linguaggi La percezione della natura  trasmette qualcosa che investe tutto l' essere, qualcosa di vitale ma c’è anche qualcosa che sta oltre ciò si vede, qualcosa che affascina : l’uomo guarda la Natura e scopre la Bellezza, intuisce la Bellezza ed ama la Vita. La Bellezza e la Vita che la natura fa amare non sono oggetti sensibili e non possono essere rappresentati con SEGNI. 

I linguaggi che esprimono il vissuto interiore, soprasensibile , spirituale, diventano comunicabili in quanto contengono una forte dimensione simbolica.
Il contenuto esperienziale come insieme di significati , sentimenti, ispirazioni non si può esprimere compiutamente con i linguaggi della ragione , con i segni-concetti che tendono all'univocità della comunicazione .La bellezza, l' armonia ovvero "lo spirito del vissuto esperienziale" possono essere comunicati solo da linguaggi a forte contenuto simbolico come quelli dell'Arte e delle Religioni. Il Linguaggio simbolico di Anna Sena Vitaliano -

" Prerogativa esclusiva della specie umana, il linguaggio simbolico può essere definito come un sistema arbitrario di comunicazione caratteristico di sogni, miti, fiabe, rituali, romanzi, in cui le espressioni interiori, i sentimenti e i pensieri vengono espressi come se fossero esperienze sensoriali, avvenimenti del mondo esterno.Retto da una logica diversa da quella convenzionale, di cui ci serviamo durante il giorno, una logica cioè in cui non tempo e spazio sono le categorie dominanti, ma intensità e associazione, è forse l’unico linguaggio universale, che mai sia stato creato dall’uomo, rimasto identico per ogni civiltà e nel corso della storia.

Ma  andiamo con ordine ed esaminiamo innanzitutto la sua natura.
Supponiamo di voler spiegare a qualcuno la differenza che esiste fra il sapore del vino bianco e quello del vino rosso. Potrebbe sembrare una cosa semplicissima, essendoci la differenza ben nota, eppure ci risulterà estremamente difficile rendere in parole questa differenza di gusto, per cui, con molta probabilità, si finirà per dire: “Guarda, non riesco a spiegartelo. Bevi del vino bianco e poi del vino rosso e capirai da solo qual è la differenza”.

Paradossalmente, non incontriamo difficoltà nel trovare le parole adatte a spiegare l’ingranaggio più complicato, eppure esse sembrano inutili a descrivere una semplice esperienza del senso del gusto. Ora, osservando bene, vediamo che lo stesso problema ci si ripresenta quando vogliamo spiegare un’esperienza emotiva.

Prendiamo, per esempio, uno stato d’animo in cui ci sentiamo perduti, abbandonati in un mondo che ci appare squallido, spaventoso e vogliamo comunicare queste sensazioni ad un amico, vedremo che, anche in questo caso, ci ritroviamo ad annaspare alla ricerca di parole che meglio lo rappresentano ed alla fine ci  rendiamo conto che nulla di ciò che abbiamo detto ha fornito una spiegazione adeguata allo scopo.

La notte seguente facciamo un sogno: ci vediamo alla periferia di una città, poco prima che sorga l’alba, le strade sono deserte, le case hanno un aspetto misero, ciò che ci circonda ci appare estraneo e non abbiamo a disposizione nessuno dei soliti mezzi di trasporto per poter raggiungere luoghi a noi familiari e ai quali sentiamo di appartenere.

Quando ci svegliamo e ci ricordiamo del sogno, ci accorgiamo che la sensazione che abbiamo provato nel sogno era esattamente quella sensazione di smarrimento e di grigiore che il giorno prima abbiamo cercato di descrivere al nostro amico.

E’ soltanto un’immagine, alla cui realizzazione bastò meno di un secondo; eppure si tratta di una descrizione più viva e precisa di quella che avremmo potuto fornire parlando diffusamente di questa sensazione.

L’immagine che vediamo nel sogno è il simbolo di qualcosa che abbiamo sentito.

Ma cos’è un simbolo? Un simbolo viene spesso definito come qualcosa che sta al posto di qualcos’altro. Questa definizione potrebbe apparire piuttosto deludente, ma diventa più interessante se consideriamo quei simboli in cui espressioni sensoriali come il vedere, l’udire, l’odorare e il toccare stanno al posto di qualcos’altro che è un’esperienza interiore, un sentimento o un pensiero.

Un simbolo di questo genere è qualcosa che sta al di fuori di noi stessi e ciò che esso simbolizza è qualcosa che sta dentro di noi.

Nel linguaggio simbolico le esperienze interiori vengono espresse come se fossero esperienze sensoriali, cioè come qualcosa che abbiamo fatto o subìto nel mondo esteriore; in esso il mondo esterno è un simbolo del mondo interno, un simbolo per le nostre anime e per le nostre menti.

Ora, se si definisce un simbolo come qualcosa che sta al posto di qualcos’altro, la domanda da porsi è:
“Qual è l’esatta correlazione fra il simbolo e ciò che esso simbolizza”?
A questa domanda si può rispondere facendo innanzitutto una distinzione fra tre tipi di simboli: il convenzionale, l’accidentale, l’universale, dei quali solo gli ultimi due esprimono le esperienze interiori come se fossero esperienze sensoriali e posseggono gli elementi del linguaggio simbolico.

Il simbolo convenzionale Il simbolo convenzionale è, dei tre, il più conosciuto, dato che lo usiamo nel linguaggio di tutti i giorni. Se vediamo la parola “tavolo” o sentiamo il suono “tavolo”, le lettere T-A-V-O-L-O stanno al posto di qualcos’altro, cioè al posto dell’oggetto tavolo che vediamo, tocchiamo e usiamo.

Che relazione c’è fra la parola tavolo e l’oggetto tavolo? Fra di esse non c’è nessun rapporto; infatti, l’oggetto tavolo non ha niente a che fare con il suono tavolo e l’unico motivo per cui questa parola simbolizza l’oggetto è che, in qualche modo, si è convenuto di chiamare questo particolare oggetto con questo particolare nome.

Apprendiamo quest’associazione fin da bambini mediante l’esperienza ripetuta di ascoltare quella parola in riferimento a quell’oggetto, fino a che viene a stabilirsi una durevole associazione.

Esistono tuttavia alcune parole in cui l’associazione non è soltanto convenzionale. Per esempio, quando diciamo “puah”! facciamo con le labbra un movimento di disgusto emettendo aria: è un’espressione di disgusto, cui partecipa la bocca.

Per mezzo di questa rapida espulsione di aria, imitiamo e perciò esprimiamo l’intenzione di espellere qualcosa, di estrometterla da noi stessi. In questo, come in altri casi, il simbolo ha un rapporto intrinseco con l’emozione che rappresenta.


Le parole non sono, tuttavia, l’unico dei simboli convenzionali, sebbene esse ne siano gli esempi più frequenti e più conosciuti. Anche le figure, infatti, possono essere simboli convenzionali; una bandiera, per esempio, può rappresentare un certo Paese, eppure non vi è nessuna relazione fra i singoli vessilli e i Paesi cui si riferiscono.

Essi sono accettati per designare quella particolare nazione e noi traduciamo l’impressione visiva di quella bandiera nel concetto di quella nazione, sempre su una base convenzionale.
Il simbolo accidentale L’esatto opposto del simbolo convenzionale è il simbolo accidentale sebbene entrambi abbiano un elemento in comune: non esiste alcuna relazione intrinseca far il simbolo e ciò che esso simbolizza.

Supponiamo che una persona abbia avuto una triste esperienza in una certa città; ogni qualvolta sentirà il nome di questa città, essa lo assocerà facilmente ad uno stato di tristezza, proprio come lo assocerebbe ad uno stato di gaiezza se vi avesse avuto un’esperienza piacevole.

E’ evidente che la città di per se stessa non ha niente di triste o di allegro: è l’esperienza individuale collegata con quella città che la rende simbolo di un determinato stato d’animo.

Al contrario del simbolo convenzionale, il simbolo accidentale non può essere condiviso da nessun’altro, a meno che non si espongano o non si siano vissuti gli eventi connessi con il simbolo stesso.

Per questa ragione i simboli accidentali hanno un impiego limitato nei miti, nelle favole o nelle opere d’arte scritte in linguaggio simbolico, perché questi simboli non possono essere comunicati a meno che lo scrittore non aggiunga un commento prolisso ad ogni simbolo utilizzato. Nei sogni, invece, questo tipo di simboli è molto frequente.


Il simbolo universale Contrariamente ai precedenti, il simbolo universale è l’unico in cui esiste una relazione intrinseca far il simbolo e ciò che esso rappresenta. Tale simbolo può essere definito universale perché è comune a tutti gli uomini, a differenza non solo del simbolo accidentale che per la sua stessa natura è del tutto personale, ma anche del simbolo convenzionale che è limitato ad un gruppo di persone che hanno in comune una stessa convenzione.

Il simbolo universale è radicato nelle facoltà del nostro organismo, nei nostri sensi e nella nostra mente, che sono comuni a tutti gli uomini e non limitato a determinati individui o a determinati gruppi.

Ritroviamo esempi di simboli universali, per esempio,  nel sogno “alla periferia di una città”, precedentemente citato, in cui l’ambiente deserto, estraneo e squallido, ha in effetti una relazione significativa con uno stato d’animo di smarrimento e di ansietà; li si ritrova nell’esperienza di ogni essere umano: se pensiamo, per esempio, al fuoco, ritroviamo in esso alcune caratteristiche come vitalità, potenza, energia, movimento, stabilità, ecc.; quindi, quando usiamo il fuoco come simbolo, vogliamo esprimere l’esperienza interiore caratterizzata da quegli stessi elementi che notiamo nell’esperienza sensoriale del fuoco, con la prevalenza, a volte dell’uno, a volte dell’altro, di questi elementi.

Li si ritrova, ancora, nel nostro stesso corpo: infatti, essendo il corpo l’espressione della mente, il sangue affluisce rapidamente alla testa quando siamo infuriati e ne fugge quando siamo spaventati; il cuore batte più rapidamente quando siamo adirati e tutto il corpo ha un tono diverso quando siamo lieti e quando siamo tristi.

Quindi, lo stesso fatto che noi esteriorizziamo i nostri umori con le espressioni del viso e i nostri atteggiamenti, e i nostri sentimenti con movimenti e con gesti così precisi che gli altri riescono a riconoscere con molta maggiore esattezza attraverso il nostro comportamento che non attraverso le nostre parole, sta a dimostrarci l’esistenza di un simbolo universale, proprio attraverso la relazione fra esperienza mentale ed esperienza fisica.

Alcuni simboli universali, poi, differiscono nel significato a seconda della diversità che esiste nel loro significato reale presso le varie civiltà.


Ad esempio, la funzione e, di conseguenza, il significato del sole è diverso nei Paesi nordici e in quelli tropicali. Infatti, mentre nei primi il sole è l’amato potere fonte di calore, di vita e di protezione, essendoci abbondanza d’acqua ed essendo ogni tipo di crescita condizionato da una sufficiente quantità di sole; nei secondi essendo il suo calore molto più forte, esso rappresenta una potenza pericolosa e perfino minacciosa da cui l’uomo deve difendersi, mentre l’acqua è considerata la sorgente della vita e la condizione principale per ogni tipo di crescita.

Sono questi ultimi definiti dialetti simbolici e sono determinati da quelle differenze di condizioni naturali per cui alcuni simboli assumono un significato diverso in diversi regioni della Terra. Esistono, infine, simboli che hanno più di un significato, a seconda dei diversi tipi di esperienze che possono essere connesse con il medesimo fenomeno naturale.


Consideriamo di nuovo il simbolo del fuoco. Se osserviamo il fuoco in un caminetto, che è fonte di benessere, esso è l’espressione di uno stato di vitalità, di calore, di piacere; se vediamo, invece, un edificio o una foresta in fiamme, esso ci traduce un’esperienza di minaccia e di terrore e ci ricorda l’impotenza dell’uomo di fronte agli elementi della natura.

Il fuoco, dunque, può essere la rappresentazione simbolica della vitalità interiore e della felicità come pure della paura, dell’impotenza o delle proprie tendenze distruttive.

Lo stesso vale per il simbolo dell’acqua, che può rappresentare una forza tremendamente distruttiva, se scatenata da una tempesta o dalla rottura degli argini di un fiume, nel qual caso è espressione simbolica dell’orrore e del caos, o, al contrario, se si pensa ad una vacanza al mare, essa è simbolo di pace e benessere.

Tutto ciò che è stato descritto a proposito del linguaggio simbolico, viene ben esemplificato dalla fiaba Cappuccetto Rosso, in cui proprio attraverso i simboli viene offerta una variante del tema del conflitto uomo-donna, che seguiremo nella nota, se pur controversa, descrizione di Erich Fromm.

Il cappuccetto di velluto rosso è simbolo delle mestruazioni; la ragazzina di cui ascoltiamo le avventure è diventata una donna matura e si trova ora di fronte al problema del sesso. L’ammonimento della madre a “non fermarsi a raccogliere i fiorellini nel bosco” è un chiaro avvertimento contro i pericoli del sesso e contro quelli di perdere la propria verginità.

L’appetito sessuale del lupo è risvegliato dalla vista della ragazzina che cerca di sedurre suggerendole di “guardarsi intorno e di ascoltare il dolce canto degli uccellini”. Cappuccetto Rosso “alza gli occhi” e, seguendo il consiglio del lupo “si addentra sempre di più nel bosco”.

Ella agisce in tal modo ricorrendo ad un caratteristico processo di razionalizzazione: per convincere se stessa che non c’è nulla di male, pensa che, tutto sommato, alla nonna farebbe piacere ricevere dei fiori. Ma questa deviazione dalla retta via viene severamente punita. Il lupo, camuffatosi da nonna, divora l’innocente ragazzina e, una volta soddisfatto il suo appetito si addormenta.

Fin qui la fiaba sembra avere un semplice tema moralistico: il pericolo del sesso, ma, è ancor più complicata.

Qual è la parte svolta dall’uomo e com’è rappresentato il sesso? Il maschio è rappresentato come un animale crudele e astuto e l’atto sessuale è descritto come un atto di cannibalismo in cui il maschio divora la femmina.

Un simile punto di vista non è condiviso dalle donne, che godono degli uomini e del sesso, ma è espressione di un retrostante, profondo antagonismo nei confronti degli uomini e del sesso.

L’odio e i pregiudizi contro gli uomini affiorano, in maniera ancora più netta, alla fine del racconto. Ancora dobbiamo ricordare, infatti, che la superiorità della donna sta nella sua capacità di generare.

In che modo viene allora messo in ridicolo il lupo? Mostrando che ha tentato di recitare la parte di una donna incinta, portando nel suo ventre esseri vivi.

Cappuccetto Rosso mette nel suo ventre alcune pietre, simbolo di sterilità, e il lupo si accascia al suolo e muore.

La sua azione, in base alla primitiva legge del taglione, è punita secondo la sua colpa: viene ucciso dalle pietre, simbolo di sterilità, venendo così beffato per aver usurpato la parte della donna incinta.

La  fiaba, in cui le principali figure sono rappresentate da tre generazioni di donne (il cacciatore che appare alla fine è la figura convenzionale del padre senza peso effettivo), narrerebbe, in filigrana la storia del trionfo delle donne che odiano gli uomini, e termina con la loro vittoria, assumendosi, appunto, quale simbolo dell’eterno conflitto fra i sessi..
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