Corso di Religione

La situazione religiosa in Italia .




         


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La dimensione del pluralismo religioso in italia source: 21 agosto 2020 riforma.it

«Gli Italiani si stanno allontanando dalla chiesa cattolica, triplicato il numero degli atei e di chi non va a messa» Così titolava  La Stampa segnalando l’indagine contenuta nel nuovo libro del sociologo Franco Garelli Gente di poca fede (Il Mulino – 256 pagine, 15,20 euro). 
Un’analisi tesa a fotografare i cambiamenti del «sentimento religioso nazionale» (dagli anni novanta in poi), che malgrado l’evidente calo percentuale resta «vivace».

L’Italia, si legge: «Cuore» della cristianità è un Paese «incerto e stanco di Dio».  Gli italiani appaiono «persone di poca fede» e sempre più indifferenti agli appuntamenti liturgici settimanali della chiesa cattolica che ha «perso la sua centralità» nella vita di tutti i giorni. 
Gli italiani, dunque, «credono di meno e praticano di meno. Solo un quinto partecipa regolarmente ai riti, mentre un terzo non ci va mai». L’indagine è focalizzata sulla religione maggioritaria, concordataria. Ma questi sono dati che devono far riflettere tutti i cristiani. 

L’info-grafica pubblicata dal quotidiano nazionale torinese (per facilitare la lettura dei dati) ricorda che il 30% degli italiani crede che Dio non esista (25 anni fa era appena il 10%). 

Il 23% invece ritiene che in Dio credano solo le persone più ingenue e illuse, quest’opinione l’aveva solo il 5% della popolazione nel 1990. 

E ancora, che il 43% degli italiani aderisce al cattolicesimo come «deposito di valori», cinquant’anni fa era il 27%. 

Poi, è sceso al 57% il numero degli sposi che opta per il rito religioso contro l’83% di un quarto di secolo fa. 

Il 67% degli italiani però è favorevole all’esibizione del crocifisso nei luoghi pubblici. 

«Lo scenario religioso – afferma Garelli – è in grande movimento in un paese in cui crescono l’ateismo e l’agnosticismo tra i giovani, i seguaci di altre fedi e culture, nuove domande/percorsi spirituali. 
A fronte di ciò, il legame cattolico si fa più esile, il Dio cristiano sembra più sperato che creduto, la pratica religiosa manifesta tutta la sua stanchezza. Tuttavia il sentimento religioso resta vivace nella nazione, pur in un’epoca in cui molti si rifugiano in un cattolicesimo «culturale» a difesa dei valori della tradizione.  La perdita di centralità della chiesa cattolica nelle vite di tutti i giorni convive di fatto con una nuova religiosità al plurale: una fede impersonata da credenti sempre più deboli o «soli» dinanzi alle questioni dell’esistenza, che per la prima volta si confrontano con spiritualità diverse, giunte a noi attraverso la rete o le migrazioni». 

Dati e analisi quelle proposte da Garelli che ricordano un’indagine analoga realizzata qualche tempo fa dal professor Alberto Melloni e che denunciava l’allarmante analfabetismo religioso presente nel nostro Paese.

Melloni ricordava (era il 2014, sempre per il Mulino con il libro da lui curato: Rapporto sull’analfabetismo religioso in Italia) che un italiano su 4, il 26,4%, era convinto «che la Bibbia fosse stata stata scritta da Mosè, mentre il 20,4% riteneva che l’autore fosse stato Gesù». 

E ancora, che il 51,2% non sa dire chi abbia dettato i dieci comandamenti e che solo il 14,3% conosce il sesto comandamento «Non commettere adulterio», poi trasformato dalla tradizione cattolica in «Non commettere atti impuri».

Un’ignoranza (specifica), che s’intreccia con quella più ampia che già allora portava molte persone a non conoscere la «religione» di Primo Levi (nel 39% dei casi) o a non aver mai sentito parlare di Martin Lutero (dal 49,5% del Nord-est al 66, 3% del Sud Italia).

Eppure, scriveva il professor Melloni, «soltanto il 15% degli italiani si dice non credente; il 55% afferma di essere interessato all’insegnamento di altre religioni e il 63,2 di essere favorevole all’apertura di moschee o altri luoghi di culto».
Eppure, quasi la totalità della popolazione italiana si dichiara cattolica.  Un’appartenenza religiosa, come è stato riaffermato oggi dal professor Garelli, e a distanza di sei anni,  ancora percepita più che altro come una sorta di religione civile.  La definizione di «analfabetismo religioso» affermava nel «pamphlet» di Melloni (ricco di firme autorevoli) il professore (valdese) Paolo Naso – nel capitolo dedicato ai costi sociali dell’analfabetismo religioso – «È un concetto che in un paese sempre più multiculturale e multireligioso andrebbe interpretato in termini più generali e inclusivi di quanto non accada abitualmente in Italia: tanto sul fronte cattolico che su quello “laico”, troppo spesso il campo dell’analisi si restringe alla tradizione religiosa maggioritaria e si riduce alla denuncia di un “profondo analfabetismo che tocca anche i contenuti basilari della fede, accompagnato anche dall’incapacità a sapere dare delle ragioni del perché si è cristiani” o che impedisce agli italiani “di capire il senso di quello che dice il papa”».

Il neonato libro di Garelli, oggi basato su una recente grande indagine nazionale, prosegue nell’opera di ricerca sugli effetti di una secolarizzazione, di una post secolarizzazione (termini ormai vetusti, abusati, e da molti esperti ritenuti non più adatti a raccontare i recenti cambiamenti) e
ci restituisce l’immagine di un Paese ancora «incerto su Dio», ma ricco di «sentimenti religiosi» anche se fortemente «disorientato e ondivago» nelle valutazioni etiche e morali. I capitoli:
Le credenze. Ateismo, fede certa, fede dubbiosa;
La varietà cattolica e il dinamismo delle minoranze religiose;
La stanchezza della pratica. Preghiera, riti comunitari e di passaggio, religiosità popolare;
Vitalità del sentimento religioso;
Il mantra negativo nei confronti della chiesa e la sua immagine pubblica compromessa (nonostante papa Francesco);
Francesco: un papa controcorrente o di facciata? Spiritualità orizzontale o spiritualità verticale?;
I dilemmi etici degli italiani. Morale pubblica e privata, bioetica ed eutanasia;
Vivere e credere in un’epoca multireligiosa.


2019 In Italia i cattolici sono in declino. Lo prova l’ultima delle periodiche ricerche dell’IPSOS, il cui presidente Nando Pagnoncelli ne riferisce sull’ultimo numero di “ Vita e Pensiero ”, la rivista dell’Università Cattolica di Milano. source : http://magister.blogautore.espresso.repubblica.it/2019/11/22/

Rispetto a dieci anni fa, i cattolici impegnati, che frequentano almeno settimanalmente le funzioni religiose e prestano attività volontaria, sono calati di 2 punti e sono oggi il 9 per cento della popolazione.

I cattolici assidui, che frequentano le funzioni almeno una volta alla settimana ma non fanno volontariato, sono precipitati dal 21 al 14 per cento.

I cattolici tiepidi, che frequentano saltuariamente le funzioni religiose, sono diminuiti dal 39 al 34 per cento.

I cattolici non praticanti sono stabili, intorno al 12 per cento.

Mentre sono quasi raddoppiati coloro che si definiscono non credenti, dal 14 al 27 per cento degli italiani, con i picchi più alti tra i giovani – il 46 per cento tra i 18 e i 24 anni e il 39 per cento tra i 25 e i 34 anni – e tra i ceti più dinamici e istruiti, specie del Nord.

I non credenti sono quindi oggi in Italia decisamente più numerosi dei cattolici che vanno a messa la domenica. Quanto agli orientamenti politici, nelle elezioni europee della primavera del 2019 la Lega è stata il partito più votato dai cattolici praticanti, sia assidui, col 32,7 per cento dei voti, che saltuari, col 38,4 per cento.

Seguono il Partito democratico, col 26,9 per cento dei voti tra i praticanti assidui e col 20 per cento tra i saltuari, e il Movimento 5 Stelle, col 14,3 per cento tra gli assidui e il 18,9 per cento tra i non credenti.

Se si sommano i voti dati alla Lega, a Forza Italia e a Fratelli d’Italia, tra i cattolici il centrodestra è decisamente in testa, col 48,2 per cento tra i praticanti assidui e il 55,9 per cento tra i saltuari.

L’elevato gradimento espresso dai cattolici per il leader della Lega, Matteo Salvini, risulta legato prevalentemente ai temi dei migranti e della sicurezza. Scrive Pagnoncelli:

“Per quanto la Chiesa e il papa si siano esplicitamente e con fervore espressi per una politica di accoglienza sia pur ‘temperata’, anche tra i cattolici più assidui prevale un atteggiamento di condivisione delle politiche più restrittive. Nei momenti di intransigente chiusura dei porti praticata da Salvini, la maggioranza relativa dei cattolici impegnati, il 44 per cento, sposava la linea intransigente di impedire qualunque sbarco, consenso che arrivava alla maggioranza assoluta tra i cattolici assidui, col 51 per cento”.

Va notato che il fenomeno migratorio è influenzato da una percezione largamente distorta. Basti pensare che in media gli italiani ritengono che gli stranieri rappresentino il 30 per cento della popolazione residente, contro il 10 per cento reale, e che i musulmani siano il 20 per cento dei residenti, contro il 4 per cento effettivo.

In ogni caso, alla chiusura nei confronti dei nuovi arrivi si accompagnano rapporti sereni e civili con gli stranieri già presenti in Italia.

“Questa ambivalenza di fondo – commenta Pagnoncelli – è ben rappresentata dalle mamme di una parrocchia del Nord Italia che sono solite trascorrere la domenica pomeriggio a cucire i vestitini per i bambini di famiglie straniere poco abbienti ma si dichiarano favorevoli alla linea della fermezza e alla chiusura dei porti e si esprimono con entusiasmo nei confronti di Salvini. Oppure all’attivista della Lega che si prodiga per cercare una camicia da notte e una vestaglia per una donna nigeriana sola e in procinto di partorire”.

In Italia, dunque, tra la Chiesa, il papa e i cattolici le opinioni non sono allineate, anche nei segmenti più praticanti. È un fenomeno che riguarda l’intero mondo occidentale, dove conta sempre di più l’opinione individuale. Anche quando si ascolta che cosa dice la Chiesa, la decisione la si prende da soli. Conclude Pagnoncelli:

“Fede e politica sono due frammenti di un’identità individuale multipla, frammenti che conformano sempre meno le opinioni e gli atteggiamenti dei credenti, che paiono essere lontani da una visione unica e coerente di se stessi. Questo passaggio, e la necessità di rapportarsi ad esso, è centrale anche per la Chiesa. E i cattolici sono parte di questa mutevole società”.

2016 L'Italia del primate d'Italia è un po' meno cattolica

Aumentano i seguaci di altre confessioni religiose nella nazione ove risiede il papa. Ma i più numerosi non sono i musulmani. Sono gli ortodossi e i protestanti. E c'è chi si fa buddista .


di Sandro Magister -http://chiesa.espresso.repubblica.it/

ROMA, 11 novembre 2016 – Oltre che vescovo di Roma, Jorge Mario Bergoglio è anche primate d'Italia. E nonostante il numero ridottissimo delle visite pastorali che compie nelle parrocchie romane e nelle diocesi italiane, la Chiesa che è in Italia e l'Italia stessa sono divenute il suo habitat naturale.

Non solo. Il fenomeno sociale che più sta a cuore a papa Francesco è indubitabilmente quello delle migrazioni, al punto che ha riservato a sé – e a sé solo – la direzione dell'ufficio di curia ad esse deputato, all'interno del neocostituito dicastero "per lo sviluppo umano integrale".

Ebbene, proprio le migrazioni stanno sensibilmente mutando il paesaggio umano e religioso italiano.

In campo religioso, la Chiesa cattolica non ha più quell'incontrastato monopolio che ha avuto per secoli, fino a pochi anni fa.

Il cattolicesimo resta di gran lunga la prima religione in Italia. Ma accanto ad esso crescono altre confessioni cristiane e altre fedi.

Non solo a motivo dei flussi migratori, ma anche, in minore misura, per le conversioni.


L'8 novembre 2016 il CESNUR, il Centro studi sulle nuove religioni diretto a Torino dal sociologo Massimo Introvigne, ha reso pubblici i dati aggiornati a quest'anno sulle minoranze religiose presenti in Italia, inquadrandoli in un resoconto molto approfondito e dettagliato:

Le religioni in Italia


Le tabelle riassuntive fornite dal CESNUR sono due. La prima riguarda i soli cittadini italiani regolarmente registrati come tali, mentre la seconda si estende a tutti gli stranieri presenti in Italia, compresa una stima approssimativa dei clandestini.

Tra gli oltre 55 milioni di cittadini italiani, gli appartenenti a minoranze religiose sono 1.781.207, pari al 3,2 per cento del totale.

La prima minoranza religiosa tra i cittadini italiani è quella dei Testimoni di Geova, con oltre 424.000 fedeli. Seguono i musulmani con 302.000 e i cristiani ortodossi con 212.000.

Al quarto posto, prime fra i protestanti, figurano le pentecostali Assemblee di Dio, con circa 150.000 fedeli, ma se a questi si sommano i protestanti di tutte le altre denominazioni (valdesi, metodisti, battisti, avventisti, altri gruppi pentecostali, ecc.) il loro numero complessivo li riporta in testa alla classifica con 450.000 fedeli.

Al quinto posto i buddisti, con 157.000 fedeli, costituiscono il segmento in più forte espansione tra i cittadini italiani, non per immigrazione ma per conversione, specie alla corrente della Soka Gakkai con i suoi 80.000 seguaci.

Ecco il quadro completo dei non cattolici, tra chi ha la cittadinanza italiana:
Protestanti 450.392
Testimoni di Geova e assimilati 424.259
Musulmani 302.090
Ortodossi 212.318
Buddisti 157.011
Ebrei 36.256
Induisti e neo-induisti 35.672
Movimenti del potenziale umano 30.000
Mormoni e assimilati 26.750
Cattolici “di frangia” e dissidenti 25.500
Movimenti organizzati New Age e Next Age 20.000
Area esoterica e della “antica sapienza” 16.450
Sikh, radhasoami e derivazioni 14.693
Altri gruppi di origine cristiana 6.000
Bahá'i e altri gruppi di matrice islamica 4.250
Gruppi di Osho e derivati 4.100
Altri gruppi di origine orientale 3.530
Nuove religioni giapponesi 3.150
Altri 9.386


Se però si allarga lo sguardo a tutti gli stranieri presenti sul territorio italiano, compresi i clandestini, il quadro cambia.

Gli stranieri ammontano a 5.026.000, l'8,3 per cento della popolazione italiana residente, che è di oltre 60 milioni. Tra di essi vi sono anche 908.000 cattolici. Se si tolgono questi dal calcolo, il totale degli immigrati di fede non cattolica è quindi di 4.118.000, il 6,8 per cento dell'intera popolazione.

E tra questi il primato numerico non è dei musulmani – contrariamente al sentire diffuso – ma dei cristiani ortodossi e protestanti, che sommati ai cattolici fanno il 53,9 per cento degli stranieri.

Seguono i musulmani, con il 32 per cento, in calo di due decimali rispetto al 2015, e poi man mano i seguaci di altre religioni, con una porzione significativa anche di agnostici e atei.

Per riassumere:

Ortodossi 1.541.000
Musulmani 1.609.000
Protestanti e altri cristiani 255.000
Atei e agnostici 227.004
Induisti 149.000
Buddisti 111.000
Altre religioni orientali 78.000
Religioni tradizionali 56.000
Ebrei 7.000
Altri 85.000


Se di nuovo si ricalcolano anche gli stranieri di fede cattolica, risulta quindi che il fenoneno migratorio ha portato in Italia 2.704.000 nuovi cristiani, molti di più dei musulmani.

Ha commentato il professor Introvigne:

"Non c'è l'islamizzazione da molti paventata ma c'è invece una certa nuova cristianizzazione, perché tramite l'immigrazione la percentuale di cristiani in Italia è destinata a crescere, e cresce anche la percentuale di persone che frequentano le chiese, perché la pratica religiosa è molto più alta anche per i cattolici venuti dall'Africa, dal Perù o dalle Filippine, rispetto a chi è nato in Italia".

Quest'ultimo indicatore ha però per la Chiesa cattolica anche il suo rovescio. L'accresciuta pluralità delle religioni in Italia favorisce un aumento delle unioni miste, con i genitori uno cattolico e uno no, e quindi con una meno sicura trasmissione della fede cattolica ai figli.

È ciò che accade su più larga scala negli Stati Uniti, come prova una recentissima indagine del Pew Research Center: One-in-Five U.S. Adults Were Raised in Interfaith Homes

Mentre con i genitori entrambi cattolici quasi due figli su tre mantengono l'appartenenza alla Chiesa cattolica, lo stesso non accade per i figli di genitori uno cattolico e l'altro protestante.

Tra i figli di queste coppie miste si dichiarano oggi cattolici il 29 per cento, protestanti il 38 per cento e senza un'appartenenza religiosa il 26 per cento. E analogamente, tra i figli di un genitore cattolico e di un altro genitore privo di appartenenza religiosa si dichiarano oggi cattolici il 32 per cento, protestanti il 20 per cento e senza una religione il 42 per cento.



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