Corso di Religione
Parrocchie
(195) Base dell’impegno ecclesiastico per l’ambiente
sono i numerosi gruppi ed iniziative all’interno delle parrocchie,
che specialmente promovendo misure quotidiane di protezione dell’ambiente
apportano un contributo importante sul piano locale. In molte comunità sono
state nominati degli incaricati e delle commissioni specifici per “la
creazione e l’ambiente”. Spesso queste collaborano strettamente
con i pastori, con altre commissioni speciali, con comunità cristiane
vicine, con autorità statali incaricate della protezione della
natura oppure con gruppi locali. La responsabilità nei confronti
della creazione può però essere percepita proprio all’interno
degli organi parrocchiali esistenti.
(196) Ci sono numerose possibilità e numerosi
punti d’aggancio per collegare gli argomenti dello sviluppo sostenibile
alla vita della comunità. In proposito, alcuni esempi nella
vita pratica parrocchiale:
Congregazioni religiose
(204) L’operato della chiesa per il futuro della
creazione necessita della costante riflessione circa i suoi fondamenti
spirituali. In proposito papiro gli ordini possono dare preziosi contributi
in virtù della spiritualità che anima ciascuno e del
loro voto di povertà. Basta pensare per esempio alla spiritualità francescana
di una vita semplice e legata alla natura, alla cura benedettina della
cultura e della tradizione, che, grazie al principio della “stabilitas
loci”, si è rivelata tanto fruttuosa per lo sviluppo di
numerose regioni, agli impulsi dati da Hildegard von Bingen all’intera
scienza medica, o alla massima di Sant’Ignazio da Lodola, rivolta
al mondo e alla creazione, “Trovare Dio in tutte le cose”.
La spiritualità della creazione degli ordini religiosi trova
la sua concretizzazione in uno stile di vita e ad una amministrazione
delle cose al quale appartengono i seguenti elementi:
Accademie e istituti di formazione di responsabilità ecclesiastica
(214) Già dall’inizio degli anni Settanta,
dunque agli albori del movimento ecologico, le accademie e gli istituti
d’istruzione diocesani si sono interessati alla problematica
ambientale e molte persone operanti sia all’interno sia all’esterno
della chiesa hanno rivolto ad esse la loro attenzione. Un punto chiave
era in proposito l’approccio esplicativo teologico con il compito
biblico della creazione. In seguito si sono sollevate questioni attuali
relative alla protezione di ambiente e natura, quali, per esempio,
agricoltura e tutela della natura, riduzione e eliminazione dei rifiuti,
problemi energetici, energia nucleare, ambiente e Terzo Mondo. è divenuto
sempre più chiaro che un lavoro di formazione orientato in senso
ecologico ha bisogno di corrispondenti condizioni generali, cioè di
accademie e istituti di’istruzione organizzati e diretti secondo
un atteggiamento giusto verso l’ambiente. Così, nel progetto
di Passau “Cucina Regionale”, si sono ad esempio esaminate
quattro istituzioni ecclesiastiche e se ne sono ricavate e sviluppate
proposte per l’acquisto a livello regionale di grandi cucine.
(215) Dall’inizio degli anni Novanta, dopo anni
di un interesse e di una partecipazione relativamente buoni, diminuisce
la ricezione generale delle offerte formative in ambito ambientale.
I motivi di questo sono i seguenti:
Asili e scuole della chiesa
(217) Gli asili e le scuole sono luoghi importanti per
rendere consapevoli i bambini e i giovani, in senso specifico per la
loro età, della loro responsabilità nei confronti di
natura e ambiente. L’esperienza della natura con tutti i sensi,
ad esempio nel caso di esplorazioni, giochi immersi nella natura e
scoperte di spazi di divertimento naturali, hanno una posizione preminente
nell’educazione ambientale nell’asilo. Negli asili molte
educatrici manifestano in proposito grande impegno.
Spesso esse vengono
sostenute dai genitori e dai consigli dei genitori. Al di là dai
bambini, che raccontano quanto imparato in modo ancora immediato nella
loro famiglia, possono essere trasmessi degli impulsi anche ai genitori.
Aggiornamenti per le educatrici vengono offerti da associazioni specifiche
(per esempio la Caritas). Molteplici iniziative sull’educazione
ambientale, valide anche per gli asili gestiti da ecclesiastici, sono
offerte in parte da associazioni per la difesa della natura e dell’ambiente
e da specifiche istituzioni statali.
(218) In ambito scolastico si mostra in maniera crescente
che all’esigenza dell’educazione ad uno sviluppo sostenibile
non si può adempiere né soltanto con una trasmissione
di informazioni settoriali nell’insegnamento, né con azioni
pratiche nella strutturazione ecologica dell’ambiente scolastico.
Sono necessarie molte iniziative nuove sul piano concettuale (cf. capitolo
III 3.2). A prescindere da tutto ciò, sono da menzionare anche
molte esperienze positive, tra cui i numerosi gruppi sull’ambiente,
nei quali studenti e docenti discutono e si impegnano nel loro tempo
libero coinvolgendo tutta la classe, o ancora la molteplicità di
iniziative ecologiche nei giorni di intervento attivo o nelle settimane
dedicate a progetti specifici, che vengono spesso intrapresi con grande
fantasia e sortiscono il loro effetto ben oltre l’ambiente meramente
scolastico, anche tra la gente.
Katholikentag
(219) Durante le giornate cattoliche i temi relativi
all’ambiente hanno avuto per la prima volta un ruolo importante
alla fine degli anni Sessanta (Giornata dei Cattolici 1968 a Essen).
Se anche in quell’occasione la risonanza era ancora scarsa, le
discussioni sull’ecologia hanno gremito i locali nelle seguenti
giornate dei cattolici. A Monaco (1984), Berlino (1990) e a Karsruhe
(1992) ci sono stati dei saloni a tema allestiti per discutere sui
temi ambientali. Ultimamente a Magonza (1998) ci si è occupati
della sfera d’argomento “Preservazione della creazione” in
alcuni forum centrali, durante i quali, ad esempio, si è discusso
di sostenibilità come di un nuovo principio sociale. Diverse
iniziative ecclesiastiche in favore dell’ambiente hanno esposto
propri progetti e proprie azioni. Manifestazioni di podio con persone
preminenti nella sfera politica e scientifica hanno dato fino ad ora
ampi impulsi per delle trasformazioni della società. In questo
modo, negli ultimi due decenni, le giornate dei cattolici hanno subito
un’evoluzione che le ha fatte diventare, proprio in relazione
all’ambiente, degli ipotanti forum della responsabilità sociale
e della cooperazione alla costruzione di una nuova società.
Possesso fondiario della chiesa
(220) La maggior parte delle parrocchie negli spazi
rurali, come anche molti conventi fanno parte delle superfici boschive
e coltivabili che spesso vengono affittate a contadini della comunità.
In considerazione della responsabilità della chiesa verso natura
e ambiente è decisivo il modo in cui queste superfici vengono
amministrate. Un grande aiuto è fornito a tal riguardo da delle
norme direttive sul piano amministrativo insieme a dei criteri di una
gestione nel rispetto dell’ambiente e della natura, così come
se ne adottano da parecchi anni nell’arcidiocesi di Monaco e
Freising.
Queste linee direttive riguardano, tra le altre cose, la
particolare tutela degli spazi vitali di animali e piante, la cura
della boscaglia e delle zone arbustive, la conservazione dei pascoli,
il rispetto di superfici a riposo senza concimazione e senza adozione
di fitofarmaci in vicinanza di corsi d’acqua, la rinuncia all’impiego
in superficie di fitofarmaci. Simili criteri di massima sono in vigore
nell’arcidiocesi di Friburgo, ma sono discussi e pianificati
anche in altre diocesi.
(221) A tutela della natura vengono istituiti sulle
superfici coltivabili dei sistemi di unione di biotopi, che mettono
in sintonia le esigenze dello sfruttamento scientifico e della protezione
della natura. Non poche opere religiose, in altre parole parti di terreni
o beni immobili, hanno affittato o venduto delle superfici particolarmente
preziose dal punto di vista ecologico, a dei costi convenienti per
le finalità della tutela della natura.
Numerose superfici di
proprietà della chiesa servono, inoltre, come luoghi ideali
per la coltivazione di vecchie varietà di frutta locali. In
questi posti la protezione della natura acquista significato per la
cultura del paesaggio. Le possibilità di richiedere in favore
di queste iniziative anche dei supporti nell’ambito di programmi
statali per la protezione della natura, possono essere sfruttate, di
conseguenza, ancor più coerentemente.
(222) Accanto alle superfici utili all’agricoltura
si presta attenzione al giusto sfruttamento e alla giusta cura ambientale
anche di alte superfici della chiesa (per esempio nella zona circostante
le chiese, le istituzioni ecclesiastiche e i conventi). A questo intento
sono riconducibili interventi quali il trapianto di cespugli, arbusti
e fiori adatti al luogo, la rinuncia a diserbanti chimici e un rivestimento
del suolo il più possibile permeabile (dunque nessuna sigillatura
di grandi superfici).
Negli ultimi tempi anche i cimiteri rientrano
negli interessi della tutela della natura e dell’ambiente. Alcune
diocesi hanno elaborato dei criteri per la tutela dell’ambiente
nei cimiteri. Questi criteri riguardano ad esempio la possibilità di
ridurre i rifiuti tramite l’uso di corone e addobbi riducibili
in concime organico, oppure la preferenza di piante locali. Se si riesce
a realizzare con la gestione ambientalista dei cimiteri un po’ della
bellezza della creazione e del suo naturale ciclo di continuo divenire
e trapassare, questi posti, che sono luoghi dell’unità di
vita e morte, possono divenire importanti segni dell’annunciazione.
Immobili della chiesa
(223) La chiesa è una committente ed amministratrice
di edifici non insignificante. Da ciò derivano numerosi incarichi
e possibilità per un giusto operare nel segno dell’ambiente.
Nel caso della costruzione o del rinnovo di nuovi edifici vengono adottati
già in molti casi i principi del costruire ecologico. Questo
riguarda soprattutto i materiali da costruzione adottati, i sistemi
di combustione, come anche una nuova estetica della semplicità nell’architettura
e nell’arredo degli interni.
Nell’arcidiocesi di Berlino
sono stati elaborati ampi criteri di costruzione, che si rivelano vantaggiosi
per l’arte del costruire e del rinnovare. Altre diocesi si stanno
al momento cimentando nell’elaborazione di criteri simili. Poiché i
potenziali di risparmio nel contesto dell’edificare ecologico
sono molto alti e talvolta possono essere utilizzate le sovvenzioni
statali, ci sono in questo settore delle potenzialità allettanti
dal punto di vista finanziario.
(224) Di gran significato è l’utilizzo
di sorgenti energetiche rigenerative, perché queste non nuocciono
ulteriormente all’atmosfera a causa del biossido di carbonio,
a differenza dei combustibili fossili. Nell’arcidiocesi di Fribugo
si promuovono le energie rinnovabili in modo esemplare. Se si pianifica
un rinnovo del riscaldamento, vengono specialmente promosse finanziariamente
delle tecniche di produzione energetica ecologiche e rinnovabili, per
esempio collettori solari per la produzione di acqua calda, impianti
foto-voltaici, centrali elettriche per il riscaldamento in blocco oppure
impianti di riscaldamento con legna da ardere. In alcune città e
regioni, nelle quali la corrente può essere immessa nella rete
pubblica attraverso fonti di energia rigenerative e viene rimborsata
in modo da coprire le spese, le parrocchie hanno installato impianti
foto-voltaici. Le grandi superfici dei tetti degli edifici ecclesiastici
offrono buone possibilità in merito.
(225) In molti edifici ecclesiastici sono stati realizzati
dei provvedimenti per il risparmio energetico e per l’uso razionale
dell’energia. Un primo passo, al contempo semplice ed efficace,
in questa direzione è l’utilizzo di lampade a risparmio
energetico. Per avere una visione d’insieme sull’impiego
di energia vengono eseguite delle analisi energetiche.
In questo modo
divengono visibili i punti deboli negli edifici e possono essere forniti
i consigli necessari, dal giusto riscaldamento e la giusta aerazione
delle stanze fino al necessario ricambio dell’impianto di riscaldamento.
Nell’arcidiocesi di Bamberga sono state condotte negli ultimi
anni ben oltre 100 analisi energetiche negli edifici ecclesiastici
per opera di un esperto. In connessione con l’inaugurazione su
tutto il territorio federale dell’iniziativa di digiuno dell’associazione
Misereor, nel 1993, che si è svolta a Bamberga, l’arcidiocesi
si è impegnata coerentemente a tener conto del risparmio energetico
negli edifici della chiesa.
(226) Un versante totalmente diverso, sul quale la chiesa è responsabile
in quanto proprietaria di edifici, è quello della protezione
delle specie. Le torri campanarie e le capriate dei soffitti di chiese
e conventi sono, ad esempio, degli importanti biotopi per pipistrelli,
taccole, gheppi e cicogne. In collaborazione con esperti della protezione
ambientale statale e associazionistica gli spazi vitali esistenti sono
individuati, curati e ricreati.
Passi concreti nel futuro
(227) La molteplicità delle menzionate attività per
l’ambiente in ambito ecclesiastico non esclude che, in alcuni
ambiti, ci siano ancora considerevoli problemi e deficit lungo il faticoso
cammino che conduce dalle parole ai fatti. Di seguito devono essere
sviluppati degli impulsi e dei passi concreti per il loro superamento
per quanto concerne tre aspetti cruciali: l’organizzazione istituzionale,
la cultura e il contributo politico. Non si tratta più soltanto
di fare il punto della situazione, bensì di scandagliare quali
siano le possibilità d’intervento per il futuro.
Possibilità d’azione in ambito
ecclesiastico-istituzionale
(228) Le iniziative di impegno ambientale finora intraprese
dalla chiesa sono ancora troppo legate alla casualità: sono
spesso dipendenti dal fatto che ci siano o meno attive in loco delle
persone direttamente interessate alle questioni ecologiche e che ci
sia o meno la d9sponibilità e possibilità di scendere
in campo per questi interessi, al di l’a dagli obblighi quotidiani.
Se le iniziative menzionate non rimarranno rimanere delle mere iniziative
singole, la richiesta dello sviluppo sostenibile deve raccolta ai diversi
livelli ecclesiastici (parrocchia, diocesi, Conferenza Episcopale),
anche dal punto di vista organizzativo. Le correlazioni di competenze
istituzionali per le questioni ambientali semplificano, inoltre, la
comunicazione a tutti i livelli, sia interni alla chiesa, sia ecumenici
o politici. Infine, esse sono un mezzo importante per scegliere persone
qualificate e coinvolgerle in pianificazioni a lungo termine. Se la
chiesa vuole dunque impegnarsi in modo affidabile e continuativo per
uno sviluppo sostenibile, sono necessarie le conseguenze strutturali
derivanti da una mutata coscienza.
(229) Una simile istituzionalizzazione conduce naturalmente
ad uno scopo solo se l’impegno sul piano personale rimane vivo,
senza mai scemare: laddove nelle chiese ci si consulta e si pianifica,
e dove vengono prese decisioni concrete, la prospettiva ecologica deve
essere realizzata da persone, che apportano le relative qualificazioni
specifiche e sono disposte ad esigere con impegno i frutti conseguenti
dai loro sforzi.
Ambito parrocchiale
(230) L’ancoraggio strutturale inizia a livello
della parrocchia. Qui alcune iniziative già presenti in alcuni
altri luoghi (cf. capitolo III.2) possono essere intraprese, ancorando
l’istituzione di commissioni specifiche per le tematiche ambientali
agli ordinamenti o agli statuti per i consigli di parrocchia. Se un
rappresentante della commissione specifica viene cooptato in quanto
membro del consiglio parrocchiale, può assicurare e far fruttare
comunque le esigenze della protezione della natura e dell’ambiente
proprio in qualità di “responsabile parrocchiale per
l’ambiente”. A queste stesse persone dovrebbe essere reso
libero l’accesso agli organi dell’amministrazione dei beni
parrocchiali (collegio ecclesiastico, consiglio d’amministrazione
patrimoniale), poiché è qui che vengono prese le decisioni
sul finanziamento di progetti e provvedimenti, che hanno a che vedere
con la tollerabilità ambientale. Laddove nelle parrocchie, per
mancanza di spazi o per mancanza di persone adatte, non si possano
nominare dei relativi responsabili o non si possano istituire delle
commissioni specifiche, si presenta il caso di creare delle pertinenze
adatte a livello sovra-parrocchiale (ad esempio associazione parrocchiale,
decanato, regione).
(231) Proprio nel campo dell’impegno ecologico
si dovrebbe dar un valore più accentuato alla collaborazione
ecumenica. L’impegno comune di uomini e donne cristiani di confessioni
differenti, di appartenenti a diverse religioni e di credenti e non
credenti offrono buone possibilità per conoscersi e per ridurre
le ansie relazionali. Operare per la creazione è una esigenza
che unisce profondamente molte persone di confessioni diverse. Questo
può e dovrebbe diventare un punto di partenza anche nella chiesa
per sperimentare che ciò che accomuna è, in molte situazioni,
ben più importante di ciò che separa. Così l’operare
per il futuro della creazione diviene un importante campo di prova
per una chiesa aperta e capace di dialogare.
Ambito diocesano
(232) A livello diocesano si offrono innumerevoli possibilità per
dare rilievo all’esigenza di uno sviluppo sostenibile tramite
un ancoraggio strutturale. In qualità di direttori delle loro
diocesi i vescovi diocesani hanno in quest’ambito molteplici
possibilità di intervento. Questo vale specialmente per ciò che
concerne della nomina dei responsabili ambientali della diocesi, che,
in alcune diocesi tedesche, si è conservata già da un
decennio (cf. capitolo III.2.2). Per conferire ai responsabili dell’ambiente
le possibilità di influenza relative alle loro mansioni, essi
non possono lavorare “accanto” all’apparto amministrativo
esistente e agli organi diocesani consultivi e decisionali, bensì essi
dovrebbero essere coinvolti in tutti i processi consultivi e decisionali
rilevanti per l’ambiente.
(233) Un singolo incaricato diocesano sull’ambiente
non può naturalmente garantire da solo un operato giusto sul
piano ambientale in tutta la diocesi. Perciò è indispensabile,
anche nelle sezioni tradizionali dei vicariati generali, sia dare maggior
valore alle conoscenze relative alla sfera della tutela ambientale
nell’indizione delle nomine, sia poi verificare anche le concrete
attività e competenze, per comprendere fino a che punto si debbano
prendere in considerazione nuovi, ulteriori aspetti di uno sviluppo
sostenibile. Quanto detto riguarda ad esempio sia il settore dell’edilizia,
sia quello della finanza con l’ambito legato ai beni immobili,
oppure il settore del personale, che dovrebbe proporre regolarmente
tematiche legate alla protezione dell’ambiente anche nel contesto
della formazione continua dei principali incaricati, dei collaboratori
e dei membri onorari al servizio alla chiesa.
Ciò vale per la
formazione di chi opera nel servizio pastorale, ma altrettanto per
i custodi, i sagrestani, le governanti, le segretarie del parroco ecc.
Accanto alle offerte culturali a livello diocesano sono necessarie
anche offerte di formazione a lungo termine e a livello sovra-diocesano,
che trasmettano alle collaboratrici e ai collaboratori teologici e
pedagogici delle diocesi una qualificazione aggiuntiva su problemi
teologici, etici e pratici della tematica della creazione. Le partecipanti
e i partecipanti a queste offerte possono in seguito apportare il loro
bagaglio specifico nei loro ambiti lavorativi a livello della parrocchia,
del decanato, in associazioni e enti istituzioni culturali e possono
attivarsi a livello consultivo oltre queste stesse sfere di competenza.
La responsabilità verso la creazione nelle diocesi si può porre
anche su un’ampia base personale.
(234) Per quanto riguarda le decisioni in ambito finanziario,
ci sarà bisogno di nuovi criteri decisionali. Proprio in vista
di uno sviluppo sostenibile non è può più attivare
alcuna “politica del risparmio” a breve termine. Non sempre
la soluzione “più conveniente” a breve termine è davvero
vantaggiosa per quanto riguarda i costi anche in una prospettiva a
medio- e lungo termine. C’è dunque la necessità di
direttive concrete che, nel decidere, permettano di conferire alla “tollerabilità ambientale” un
peso tale che anche le spese più elevate siano giustificate,
tanto più che grazie a molti “investimenti per l’ambiente”,
soprattutto nel campo dell’energia, si possono ottenere spesso
degli effetti di risparmio che a lungo termine non sono affatto irrilevanti.
Queste direttive dovrebbero fissare (per iscritto) in modo impegnativo
dei sostegni in favore della protezione ambientale relativamente ad
alcuni ambiti che si trovano sotto la responsabilità diocesana – ad
esempio quello edilizio, quello dell’amministrazione delle superfici
ecclesiastiche, quello concernente la realizzazione di manifestazioni
ecclesiastiche, i viaggi di servizio, quello che concerne i provvedimenti
sul risparmio energetico e l’utilizzo di energie rinnovabili
(cf. Per un futuro in solidarietà e giustizia, n. 247). Al rispetto
di questi supporti si dovrebbero, ad esempio, collegare delle sovvenzioni
finanziarie della diocesi a sostegno di progetti concreti. Simili modi
di procedere non sono né nuovi né tanto meno sono impossibili
da pretendere. Anche in altri contesti, per esempio per quanto riguarda
l’arte cristiana, le priorità vengono fissate in modo
tale, che viene data la preferenza alla soluzione più sensata
e non alla più economica. Inoltre, sono a disposizione dei forme
supporto per l’istallazione di impianti dimostrativi per sfruttare
l’energia solare sui tetti delle chiese.
Ambito della Conferenza Episcopale Tedesca
(235) Sulla sfera della Conferenza Episcopale Tedesca
insiste il gruppo di lavoro per le problematiche ecologiche che è correlato
alla commissione per le problematiche sociali (VI). Il suo compito
consiste sia nel coordinare e collegare le diverse forze della chiesa
che si occupano di problemi di protezione ambientale, sia anche nell’interessarsi,
secondo il punto di vista della chiesa, delle problematiche ancor aperte
in connessione con uno sviluppo sostenibile. Il gruppo di lavoro elabora
delle prescrizioni contenutistiche per la presa di posizione della
chiesa riguardo alle questioni relative a responsabilità verso
la creazione e sviluppo sostenibile, come anche per un impegno della
chiesa per l’ambiente. Questo gruppo inserisce le posizioni
dell’ecologia negli altri ambiti di lavoro della Conferenza Episcopale
Tedesca, è a disposizione per un appoggio appropriato e fa proposte
per quanto riguarda le modalità con cui la chiesa debba intervenire
all’interno della discussione sociale sull’ambiente (ad
es. attraverso consultazioni, collaborazione negli organi, prese di
posizione).
(236) Il presidente del gruppo di lavoro può portare,
all’interno degli organi episcopali consultivi e decisionali,
il contributo delle conoscenze e degli stimoli fin qui acquisiti. Ciò è necessario
affinché non venga dato spazio alla prospettiva dello sviluppo
sostenibile solo isolatamente in un gruppo di lavoro, bensì affinché questa
prospettiva trovi normalmente considerazione. Al di là dai presidenti
del gruppo di lavoro vengono inoltre allacciati anche contatti con
i “vescovi ambientalisti” in altre conferenze episcopali,
per osservare lo scambio reciproco ed eventualmente per permettere
la coordinazione.
(237) La comunità di lavoro già esistente
dei responsabili per l’ambiente delle diocesi tedesche, che,
a livello sovra-diocesano serve in particolare allo scambio di esperienze
e alla connessione del lavoro sull’ambiente nelle diocesi,
sta inoltre a disposizione della Conferenza Episcopale e dei suoi organi
per uno specifico lavoro.
Ambito europeo e ecclesiastico internazionale
(238) A livello europeo, si presentano come struttura
di comunicazione internazionale il Consiglio delle Conferenze Episcopali
(CCEE) oppure la Commissione delle Conferenze Episcopali della Comunità Europea
(ComECE). In seno a questi organi, si possono porre accenti in materia
di protezione dell’ambiente già attraverso la scelta dei
temi di consultazione all’ordine del giorno. Le iniziative sull’ambiente
esistenti in ambito ecclesiastico dovrebbero essere promosse e si dovrebbero
perseguire dei collegamenti a livello internazionale ed europeo. In
questo senso, la Seconda Assemblea Ecumenica Europea del 1997, svoltasi
a Graz all’insegna del tema “Conciliazione – dono
di Dio e fonte di nuova vita”, ha consigliato di istituire una
rete di responsabili per l’ambiente delle chiese d’Europa
e di coordinare in senso ecumenico l’impegno in favore dell’ambiente,
sia sul piano teorico sia su quello pratico, a livello europeo. A tal
proposito è stato sottolineato che c’è bisogno
di esperti per ancorare la preservazione della creazione alla vita
delle chiese. Le chiese partecipanti e le conferenze episcopali sono
state perciò pregate di nominare dei responsabili per le questioni
ambientali, laddove questo non sia ancora stato fatto.
(239) Sul piano ecclesiastico internazionale derivano
importanti possibilità influsso dal fatto che la Santa Sede,
in altre parole lo Stato della Città del Vaticano prenda parte,
come soggetto attivo del diritto internazionale, a conferenze internazionali
su temi rilevanti per l’ambiente (ad esempio conferenze sul clima).
Quanto meglio si riesce trovare delle persone che prendano atto del
diritto ecclesiastico a partecipare e a osservare con continuità e
con competenza in merito all’ecologia, tanto più efficacemente
possono essere rappresentate le richieste della chiesa in questi organi.
Oltre a ciò, la permanente assegnazione di temi rilevanti sul
piano ecologico ad una autorità vaticana, che lavori in modo
continuativo, sarebbe molto utile.
(240) Delle immediate possibilità d’azione
per uno sviluppo globalmente sostenibile vengono offerte specialmente
dall’organizzazione e dall’esperienza diffusa in tutto
il mondo delle opere cattoliche missionarie e di carità, così come
dalle associazioni cattoliche. Molte di queste hanno incluso da lungo
tempo il criterio della sostenibilità nell’emissione
di finanziamenti e nella loro partecipe gestione dei progetti. Con
il loro molteplice impegno per la giustizia sociale, così anche
per uno sviluppo economico e culturale che possa reggere sul piano
ecologico, le opere di soccorso cattoliche ed evangeliche offrono un
insostituibile lavoro di base per un mondo umanamente degno.
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