Corso di Religione

ETICA ECOLOGICA


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Conclusioni: operare per un futuro stabile dal punto di vista ecologico 22 ottobre 1998-appendice a Assumersi la responsabilità della Creazione , 1985.

La crisi ecologica come segno del nostro tempo
(273) La crisi ecologica e la ricerca sul piano sociale di un nuovo orientamento nel rapporto con la creazione sono dei caratteristici segni del nostro tempo. Ricercarli e spiegarli alla luce del Vangelo è qualcosa che appartiene essenzialmente alla missione della chiesa. Operare per un futuro stabile per quanto riguarda l’ecologia, in modo tale che si tenti di assicurare delle condizioni di vita umanamente dignitose anche alle future generazioni, non rappresenta per la chiesa un tema marginale, anzi è una parte integrante della sua missione salvifica, nell’ottica di una teologia pastorale che sia orientata in senso ampiamente ecologico. Si ha a che fare con delle questioni esistenziali per l’uomo e, dunque, anche per la chiesa.

(274) Nei contesti operativi pastorale e politico la chiesa deve imparare in modo ancor più deciso interrogarsi circa il bene dell’uomo non solo considerando i suoi coinvolgimenti sul piano individuale e sociale, bensì valutando altrettanto i nessi con l’ecologia. La natura, con il complesso reticolato dei suoi cicli ecologici autoregolati, è la “casa” (oikos) dell’uomo, senza la quale lui non può esistere e per la quale lui è responsabile anche davanti a Dio. La concezione cristiana di uomo e creazione offre una ricca fonte per poter chiarire questo modo di vedere e può quindi dare un importante contributo alla possibilità di orientarsi nella crisi ambientale.

Su questa base la chiesa esige di indirizzare tutti i processi sociali di sviluppo verso l’elemento umano, che comprende parimenti i rapporti individuali, sociali ed ecologici, poiché questo orientamento rischia sempre più di perdersi nella dinamica autonomizzante  dei molteplici processi di modernizzazione. La chiesa ha un compito sociale, quello cioè di portare a far sentire la propria voce nelle imprese di strutturazione che si sono prefissate alle soglie del terzo millennio. Si rivela proficuo, in questa prospettiva, utilizzare i molti processi che determinano dei capovolgimenti nel presente come opportunità per un nuovo impeto verso un operare solidale, giusto e sostenibile.

(275) A questo proposito, si presenta come concetto base accettato in tutto il mondo il modello dello sviluppo sostenibile, che richiede l’approfondimento della comprensione cristiana dell’uomo e della creazione e che ne può al contempo rendere valide le possibilità fondamentali sotto i condizionamenti della società moderna. È qui caratteristico che la problematica ambientale sia vista in stretta relazione con la problematica sociale a livello mondiale e con le questioni relative ai nuovi valori portanti per la costruzione del 21° secolo.

In questo modo si supera l’isolamento della questione ecologica e, anche per la chiesa, si apre un piccolo importante spiraglio per accedere alla tematica. L’operare della chiesa per un futuro stabile dal punto di vista ecologico deve concentrarsi sull’approfondimento etico del modello dello sviluppo sostenibile, come pure su iniziative volte alla sua realizzazione e sull’accompagnamento dei relativi processi politici. Si rivolge anche alla impostazione delle proprie strutture istituzionali. Il movimento sociale di ricerca che è sorto in seno ai processi relativi all’Agenda, significa per la chiesa possibilità ma anche impegno nel dare il proprio contributo ad un’intesa sul piano sociale in base ai valori portanti di una società umana e capace di un futuro, e nel sostenere con tutte le proprie forze tutti i mezzi e tutte le strade che conducano alla realizzazione di questo fine.

(276) Come conclusione del presente studio, si farà di seguito cenno ai più importanti suggerimenti operativi anziché produrre un riassunto dal punto di vista contenutistico. In primo piano sta la spiegazione della particolare importanza teologica, etica e pastorale di un operare per il futuro della creazione, come pure una registrazione orientata in senso pratico e una visione delle precipue possibilità d’intervento della chiesa. Non si tratta tanto di proposte della politica, bensì di un’accentatura piuttosto interna alla chiesa.

Quest’ultima è quindi ragionevole perché non mancano tanto buoni consigli e appelli morali in ambito politico e sociale – specialmente se riferiti alle questioni ecologiche -, piuttosto ciò che manca è il fatto che le proposte che si trovano sul tavolo delle discussioni vengano realizzate davvero. La forza per ottenere tutto ciò deve venire essenzialmente dalla società, attraverso la collaborazione cooperativa di molte persone che siano disposte a fare in prima persona il primo passo nella direzione necessaria. Se la chiesa, dal centro della fede, porta la sua stessa testimonianza per un operare solidale ed ecologicamente stabile, essa può contribuire in maniera convincente alle iniziative sociali per uno sviluppo sostenibile e alla preservazione della creazione.

Principi generali di un ordine del giorno ecclesiale per lo sviluppo sostenibile
(277) Per l’approccio cristiano alle questioni ecologiche è caratteristico potersi inserire all’interno delle loro relazioni riguardanti la teologia della creazione, l’antropologia, società ed etica. Questa iniziativa integrativa trova un’espressione adeguata sul piano politico nel modello dello sviluppo sostenibile. La chiesa accetta perciò tutto questo come impegnativo programma quadro di tutte le iniziative rivolte all’ambiente.

  • La chiesa vede il suo compito nel settore ambientale soprattutto nel contribuire, a partire dalla fede nella creazione e dall’immagine dell’uomo, ad una più profonda comprensione dello sviluppo sostenibile. Essa vede le questioni ecologiche fondamentalmente in una stretta connessione con le questioni legate alla giustizia sociale in tutto il mondo, all’assicurazione dell’esistenza economica e della pace. A partire da questo punto la chiesa può e vuole dare il suo contributo, a modo suo, alla realizzazione dell’Agenda 21.
  • Al riconoscimento del modello dello sviluppo sostenibile corrisponde un ampliamento dell’etica sociale cristiana verso il principio di una retificazione complessiva (retinità). Questo richiede di ricollegare lo sviluppo civilizzatorio alle condizioni funzionali dei sistemi ecologici portanti. Questo principio etico d’azione è da interpretare nel quadro dei principi sociali classici (personalità, bene comune, solidarietà, sussidiarietà) e, per mezzo della sua applicazione integrativa, può contribuire in modo essenziale a dare delle risposte eticamente differenziate ai problemi della crisi ecologica.
  • Sulla scorta di questo fondamento, alla chiesa sta sempre a cuore, nel caso degli interessi ecologici, la dignità dell’uomo. Quest’ultima, secondo la concezione biblica dell’uomo e della creazione, non sta mai in contraddizione con il riconoscimento del valore proprio della natura, perché la articolare dignità dell’uomo consiste esattamente nel fatto che lui, in quanto soggetto morale, è chiamato a e capace di responsabilità nei confronti delle creature a lui prossime.
  • La crisi ecologica rappresenta allo stesso tempo una sfida ed una possibilità ecumenica: per ottenere l’auspicabile efficacia su vasta scala ed un solido consenso a livello internazionale, sono necessarie la rafforzata collaborazione con altre confessioni, religioni e con tutti gli uomini di buona volontà. Molte esperienze dimostrano che, nella ricerca comune di nuovi orientamenti, i ponti lanciati verso le persone dal credo eterodosso e non credenti possono aumentare.
Operare in ambito ecclesiastico-istituzionale

(278) La chiesa rivolge delle pretese non solo alla politica, all’economia e alla società, bensì si premura di plasmare le sue stesse strutture istituzionali secondo le linee direttrici dell’Agenda 21. Una serie di provvedimenti pratici decisamente concreti può contribuire in modo essenziale a conferire all’impegno ecclesiastico in favore dell’ambiente, che finora si basa in molti ambiti prevalentemente su singole iniziative isolate, maggiore durata e più ampia risonanza.

  • In ambito dell’edilizia ecclesiastica sono da elaborare delle direttive generali per degli standard ecologici (materiali ecologici, norme sul risparmio energetico, impiego di energie rigenerative, arredamento semplice, ecc…).
  • La realizzazione di rappresentativi bilanci dell’energia per le case di proprietà della chiesa, specialmente case parrocchiali, edifici amministrativi e istituti d’istruzione, è un passo importante e necessario verso norme pratiche di difesa ambientale. Impianti ad energia solare dovrebbero essere installati con più frequenza negli edifici della chiesa. Per realizzare ciò ci sono già una serie di progetti modello riusciti, ai quali ci si può rifare.
  • Per un impiego agricolo delle proprietà della chiesa si dovrebbe dar vita in tutte le diocesi a delle direttive e dovrebbero essere sancite in modo vincolante per iscritto anche per i fittavoli (retificazione/interconnesione di biotopi, concimazione mirata e moderata, ecc…).
  • Secondo le possibilità si dovrebbe nominare in ogni parrocchia un interlocutore e responsabile per le questioni ambientali e, nel caso di decisioni rilevanti per l’ambiente, soprattutto nelle amministrazioni della chiesa, dovrebbe venir consultato. In proposito si possono promuovere anche delle offerte formative per delle qualificazioni aggiuntive.
  • Nella formazione di teologhe e teologi, diaconi, collaboratrici e collaboratori ecclesiastici si deve agire efficacemente per la trasmissione di conoscenze fondamentali e di competenze chiave in favore di uno sviluppo sostenibile. Si devono incentivare e proseguire anche le offerte di aggiornamento professionale in questo settore.

Operare per l’educazione e la formazione culturale
(279) Il cambiamento di rotta verso uno sviluppo sostenibile richiede un profondo mutamento dei valori, dei modelli di consumo e del modo di intendere la qualità della vita. Il contributo ad una simile trasformazione costituisce un punto nodale dell’impegno della chiesa per un futuro stabile sul piano ecologico, giusto socialmente, tranquillo e sicuro sul piano economico.

  • Educazione e formazione in favore di uno sviluppo sostenibile devono iniziare negli asili, nelle scuole e nel periodo di apprendistato. A tal fine, si devono elaborare e diffondere in modo mirato dei materiali pedagogici relativi ai contenuti dello sviluppo sostenibile e ai metodi didattici della sua trasmissione in maniera adeguata in base all’età e alla situazione. Delle disposizioni adeguate all’aggiornamento di educatori ed educatrici, di animatori e animatrici di gruppi dovrebbero venir offerti in modo da raggiungere aree il più vaste possibile. In particolare se si considerano le esperienze ambientali concrete e i potenziali di impegno attivo, sono da verificare le possibilità di una cooperazione con le associazioni ambientaliste.
  • La formazione degli adulti dovrebbe organizzarsi in modo tale che la necessità di informazione e discussione possa diminuire in molti modi; è richiesta la mediazione di competenze specifiche sulla tutela concreta della natura e dell’ambiente in ambito privato, professionale e politico. Le disposizioni e le iniziative rivolte all’educazione ambientale si devono sempre più collegare con concreti impulsi operativi, e vanno realizzate in cooperazione con i responsabili decisionali a livello sociale.
  • In tutti gli istituti d’istruzione si dovrebbero preferire delle forme ecologiche nel campo dell’edilizia, dell’impiego dell’energia, si dovrebbe evitare conseguentemente la eccessiva produzione di rifiuti e favorire lo smistamento dei rifiuti, allo stesso modo si dovrebbe preferire una cucina regionale orientata in modo naturale all’uso dei prodotti di stagione.

Cooperazione in ambito politico-sociale
(280) Di fronte ai forti conflitti d’interesse che spesso bloccano il necessario intervento comune per quanto riguarda l’ambiente, la chiesa può svolgere un importante servizio di conciliazione e mediazione, poiché è un’istituzione non immediatamente contrassegnata da specifici interessi e dipendenze a breve termine. Scopo delle iniziative ecclesiastiche in ambito politico è quello di creare consapevolezza, promuovere l’operato solidale e supportare tutti quei politici che sono disposti a impegnarsi responsabilmente anche per il raggiungimento di mete a lungo termine e spesso impopolari.

  • Per curare la sua responsabilità in campo ambientale la chiesa è tenuta ad una rafforzata collaborazione con le diverse istituzioni sociali.
  • A livello delle parrocchie la cooperazione nel creare piani di sfruttamento delle superfici e piani edilizi, nel realizzare provvedimenti di ordinamento territoriale, come anche iniziative in favore delle locali Agenda 21, offre un’importante possibilità per un miglioramento concreto della situazione ambientale in ogni rispettivo contesto.
  • A livello diocesano e sovra-diocesano, è da promuovere con forza la costituzione di commissioni apposite per rappresentare delle precise prese di posizione nei confronti dei temi attuali.
  • La chiesa dovrebbe nominare stabilmente dei rappresentanti che gestiscano il dialogo con i responsabili decisionali della politica e dell’economia, in particolare nel caso della partecipazione a conferenze internazionali.
Speranza per il futuro al di là dall’ottimismo del progresso

(281) In relazione a questo aspetto alla chiesa non interessa tanto un attivismo per la difesa di natura ed ambiente. Il suo vero intento è di sostenere e accompagnare l’azione per il futuro della creazione prendendo le mosse dalle fonti spirituali della fede, poiché la base di una costruzione del futuro il più profondamente umana è la speranza nel futuro, che, da un lato, è in grado di destare e attivare il pieno anelito dell’uomo, che però, dall’altro, sa al contempo valutare lucidamente i limiti delle possibilità umane. La chiesa ha il compito di testimoniare, mediante il suo operato, la speranza per questo mondo di uomini e donne cristiani, facendo ciò però, grazie al suo operare e nel suo operare, rinvia costantemente alla speranza che supera quanto vi è di umanamente realizzabile. Il futuro della creazione non si trova nelle mani degli uomini, ma nelle mani di Dio.

(282) La speranza di donne e uomini cristiani è rivolta al futuro di questo mondo. Così facendo essi seguono le tracce di una brama, di un impaziente desiderio, che non si può soddisfare solo mediante la promessa e i successi dovuti all’aumento del benessere tecnico ed economico. La loro speranza non si basa su un ottimismo dello sviluppo, bensì sulla testimonianza dell’amore e della giustizia. I cristiani credono che il mondo prometta qualcosa di più di se stesso.

Essi scoprono nella creazione la promessa di una riconciliazione e di un compimento che non assume le misure della capacità o dell’errore umani, che anzi si rivolge alle smisurate possibilità di Dio. Per la pratica di fede dei cristiani questo significa rapportarsi con tutto ciò che è al mondo nel modo in cui esso appare alla luce del suo compimento. Di qui si ottiene la necessaria selettività per imparare a distinguere ciò che è negativo da ciò che è positivo.

Da qui derivano la calma, la costanza, il coraggio di dare il proprio contributo nel plasmare il mondo in modo ostinatamente vicino al modello di una creazione conciliata (cf. Col 1,20). Laddove la speranza in un simile futuro è grande, aumenta anche la solidarietà nei confronti della creazione, sofferente e tormentata. Il “gemito della creazione” (cf. Rom 8,19-27) è esperito più dolorosamente, perché la differenza tra una creazione conciliata e una dilaniata diviene più grande.

(283) Per operare in favore del futuro della creazione c’è bisogno dell’impegno di quante più persone credono in questo futuro. Un simile impegno ha bisogno di un ampio respiro, che aiuti a superare i rovesci e le delusioni passandovi oltre. Questa pratica, che si sorregge sulla fede nell’amore di Dio per la creazione, non è quanto di più semplice ed umile le donne e gli uomini cristiani possono apportare alla presa di coscienza degli interessi dell’ecologia. La loro speranza è dimostrata dal fatto che essi le danno un altro fondamento. Elementi di stimolo e ambiti d’azione dell’impegno ambientale della chiesa

(190) Dopo che è stato schizzato nel capitolo precedente l’importanza pastorale dell’operare per il futuro della creazione, si devono di seguito tematizzare in pratica i fatti, le possibilità e le difficoltà dell’impegno ecclesiastico per l’ambiente. Si tratta per prima cosa di fare il punto della situazione, per dimostrare dove all’interno della chiesa viene colmato lo scarto tra parole e azioni e quali esperienze vengono fatte in proposito.
Rafforzare le parole con le azioni

(191) Una testimonianza viva per la sua fede nella creazione la chiesa la può dare soprattutto operando concretamente per il futuro, poiché la credibilità e l’autorità della chiesa in materia d’ambiente viene essenzialmente misurata in base al fatto se essa stessa dia impulsi esemplari al proprio agire. A ciò fa riferimento già la comune dichiarazione del Consiglio delle Chiese Evangeliche in Germania e della Conferenza Episcopale Tedesca del 1985 “Assumersi la responsabilità della creazione”: “Un comportamento esemplare delle chiese e delle comunità, quasi fossero una sorta di proprietari, amministratori e incaricati al contempo, deve perciò supportare l’impegno per la formazione e l’educazione delle chiese, se esse non vogliono perdere la loro credibilità”.

La testimonianza di un rapporto responsabile con la creazione nel proprio agire non è sostanziale solo dal punto di vista della credibilità, bensì anche in considerazione del necessario bagaglio di esperienza per proposte differenziate e rilevanti sul piano pratico. La disponibilità a fare il primo passo per una consequenzialità tra parole e fatti, è di particolare importanza nella nostra società soprattutto perché noi, nel settore dell’ambiente, non abbiamo un deficit per quanto riguarda la conoscenza, bensì un deficit per quanto concerne il compimento, la realizzazione. Non mancano il sapere o gli appelli morali per un comportamento solidale ed giusto per l’ambiente, bensì mancano iniziative volte all’azione, che destino fiducia e che diano l’esempio.

(192) Per questo, per la chiesa, è proprio la sfera dell’agire pratico a rappresentare una grande sfida: spesso si prende atto a malapena delle numerose dichiarazioni dei vescovi come delle prese di posizione dei consigli diocesani, delle associazioni cattoliche e del Comitato Centrale delle Donne Cattoliche Tedesche; molti pongono innanzitutto la questione di cosa la chiesa stessa faccia concretamente in fatto di protezione della natura e dell’ambiente e di come essa assolva con il proprio operato il compito di responsabilità nei confronti della creazione. La via per passare dalle parole ai fatti deve essere solcata anche dalla chiesa stessa e, di fatto, lo è già in molti ambiti con considerevole impegno. Quindi, la concreta, talvolta poco nota, premura della chiesa, verso la tutela di natura e ambiente nei propri ambiti d’azione, guadagna più forte considerazione, imitazione e supporto.

(193) Compito della chiesa non è dunque solo quello di promuovere e rafforzare la presa di coscienza nei confronti della sostenibilità nella società (cf. in proposito il capitolo II.3), è  anzi parimenti quello di agire e di gestire il suo operato essa stessa in modo sostenibile. Per poter assolvere questo compito è necessario porsi ed affrontare scrupoli di fondo nei riguardi dell’impegno ecclesiastico per l’ambiente:

  • L’impegno in favore della natura e dell’ambiente non viene spesso ascritto al compito genuino della chiesa; in molte parrocchie e organi ecclesiastici la responsabilità per la creazione viene vista piuttosto come un’appendice trascurabile dal punto di vista pastorale.
  • Le numerose istituzioni e iniziative statali e associative vengono considerate sufficienti. Si ritiene che la chiesa non abbia, in proposito, alcuna competenza relativamente a questioni specifiche e che non possa perciò apportare alcun contributo specifico alla tutela della natura e dell’ambiente.
  • La preoccupazione di inserirsi, attraverso l’impegno ambientale, in conflitti politici e sociali, nei quali anche membri della chiesa presentano posizioni diverse, è qualcosa che tende a scoraggiare.

(194) Questi scrupoli ed impedimenti sono caratterizzati nelle sfere ecclesiastiche in modo molto differente. Hanno un ruolo fondamentale nel frenare chiaramente la chiesa nei propri campi d’azione in favore della protezione di ambiente e natura. Talvolta l’esitazione è affatto sensata e giusta, nella misura in cui necessità della sempre nuova riflessione su quale tipo di impegno sia coerente con il compito genuino e con la competenza della chiesa e su quali siano i luoghi, nei quali essa può impegnare più sensatamente le sue scarse risorse finanziarie e personali. Proprio in ambito ambientale non è facile per la chiesa trovare il suo profilo specifico. Ciò nonostante, se gli scrupoli divengono la linea direttiva generale, la stessa presenza ed autorità morale della chiesa nella società va perduta. Il contributo attivo della chiesa ad uno sviluppo sostenibile è un elemento immancabile di una contemporaneità responsabile.

Fattori portanti dell’impegno ambientale della chiesa

Parrocchie

(195) Base dell’impegno ecclesiastico per l’ambiente sono i numerosi gruppi ed iniziative all’interno delle parrocchie, che specialmente promovendo misure quotidiane di protezione dell’ambiente apportano un contributo importante sul piano locale. In molte comunità sono state nominati degli incaricati e delle commissioni specifici per “la creazione e l’ambiente”. Spesso queste collaborano strettamente con i pastori, con altre commissioni speciali, con comunità cristiane vicine, con autorità statali incaricate della protezione della natura oppure con gruppi locali. La responsabilità nei confronti della creazione può però essere percepita proprio all’interno degli organi parrocchiali esistenti.

(196) Ci sono numerose possibilità e numerosi punti d’aggancio per collegare gli argomenti dello sviluppo sostenibile alla vita della comunità. In proposito, alcuni esempi nella vita pratica parrocchiale:

  • presentazione della dimensione della creazione nella cerimonia dell’eucaristia, nelle grandi feste cristiane (racconto della creazione a Pasqua, incarnazione a Natale, presenza dello Spirito nella creazione nella Pentecoste), nel ringraziamento per il raccolto e nei pellegrinaggi.
  • Inserimento della tematica della creazione e dell’ambiente negli asili, nel lavoro giovanile e nella formazione degli adulti, come anche nella preparazione alla prima comunione e alla cresima
  • Istituzione di una domenica o di una settimana dell’ambiente all’interno della comunità
  • Azioni concrete di protezione dell’ambiente: riduzione dei rifiuti e utilizzo di prodotti riciclati nelle manifestazioni e nelle feste parrocchiali; informazioni e iniziative rivolte al risparmio energetico nella comunità; coltivazione di arbusti e alberi locali su terreno della chiesa
  • Utilizzo e vendita di prodotti da lavorazione biologica dai paesi in via di sviluppo (caffè, the, miele e altri) dopo le funzioni religiose e in occasione di manifestazioni religiose
  • Osservanza degli interessi dello sviluppo sostenibile nelle decisioni di competenza dell’amministrazione ecclesiastica
  •  Gruppi di discussione rivolti sulla responsabilità verso la creazione e lo sviluppo sostenibile; questi possono, tra l’altro, cooperare alle relative iniziative politico-comunali, dimostrando come una collaborazione ecumenica si riveli spesso molto fruttuosa.

(197) Per quanto concerne tutte queste iniziative l’inserimento pastorale dell’impegno ambientale nella liturgia, nell’annuncio della fede e nella vita di comunità chiariscono i nessi con il fulcro della fede e contribuiscono a non far appiattire questo impegno in semplici azioni isolate o contrapposizioni

Associazioni cattoliche (198) Un atteggiamento orientato all’azione ed impegnato per affrontare le problematiche ambientali in diversi campi d’azione lo manifestano le associazioni cattoliche, delle loro consociazioni, delle delegazioni diocesane e del Comitato Centrale dei cattolici Tedeschi (ZDK). Sono da evidenziare in particolare le seguenti iniziative:

(199) Il Movimento Cattolico della Popolazione Rurale, con membri provenienti dagli ambienti rurali, elabora e discute temi quali “economia rurale e salvaguardia della natura”, “animali co-creature – per una zootecnia geneticamente giusta”, “potenzialità e limiti dell’ingegneria genetica nell’agricoltura”. Quale interlocutore nelle difficili discussioni sulle riforme auspicabili per una agricoltura ecologicamente, socialmente ed economicamente capace di un futuro il movimento KLB ha acquistato multilaterale fiducia.

(200) La tensione tra ecologia ed economia viene elaborata nell’ambito delle associazioni cattoliche, soprattutto del Movimento dei Lavoratori Cattolici (KAB), della Lega degli Imprenditori Cattolici (BKU) e del Kolpingwerk.Da sottolineare in proposito sono delle iniziative per una protezione dell’ambiente che non porti alla soppressione di posti di lavoro, bensì che contribuisca anzi, come impulso innovatore per una tecnica capace di futuro, alla loro assicurazione. Laddove ciò riesce si realizza un requisito centrale della sostenibilità.

(201) Le associazioni di donne Comunità Femminile cattolica della Germania (kfd) e Lega delle Donne Cattoliche Tedesche (KDFB) discutono con impegno le possibilità di una gestione sostenibile dell’economia domestica ed offrono ai consumatori consulenza e supporto. Nel contesto del tema centrale (1997-99) “Tempi di cambiamento: oggi in un futuro sostenibile” la Lega delle Cattoliche Tedesche (KDFB) affronta temi attuali di politica ambientale e li collega ad impulsi spirituali. Essa promuove a tutti i livelli dell’associazione, e secondo modalità che rispettino le donne ed estensibili a varie generazioni, la conversione dei programmi d’intervento della Conferenza dell’Unione Europea di Rio de Janeiro (Ambiente e Sviluppo, 1992) e di Pechino (Conferenza mondiale delle Donne, 1995), come anche di entrambi i documenti più ampiamente discussi in ambiente ecclesiastico relativi al comune pronunciamento delle chiese “Per un futuro in solidarietà e giustizia” e allo studio commissionato dal Misereor e dal BUND, “Germania capace di futuro. Un contributo ad uno sviluppo sostenibile globale”.

(202) L’approccio con le questioni ecologiche attuali (per esempio il traffico, lo scarico di rifiuti, l’energia nucleare, l’ingegneria genetica, il turismo) grazie a prese di posizione adeguate è ciò che caratterizza l’operato delle Associazioni giovanili. Esse presentano all’opinione pubblica le loro posizioni consapevoli del proprio valore, conducono a termine azioni e si confrontano con rappresentanti del mondo della politica e dell’economia.

Se anche perciò viene espressa qualche critica in ambito sia ecclesiastico che extra-ecclesiastico, è da riconoscere che le associazioni giovanili non evitano di affrontare dei temi controversi, che sono spesso disposte a dei personali cambiamenti di comportamento e che hanno già dato una gran quantità di impulsi innovativi. Esemplari nel sostegno portante delle associazioni giovanili sono in proposito, non da ultime, le case in cui si consumano alimenti di produzione biologica, che sono state e vengono tuttora rinnovate e condotte secondo requisiti ecologici.
 
(203) Il Movimento Cattolico della Gioventù Rurale (KLJB) e la Comunità Giovanile Cattolica (KJG) hanno dato continuano a dare, con azioni e prese di posizione mirate, degli impulsi creativi per la ricerca di nuovi stili di vita solidali e tollerabili per l’ambiente, talvolta cooperando con i consigli diocesani in azioni che incentivassero il “digiuno auto-imposto” o impulsi spirituali e pratici per una “parrocchia in sintonia con l’ambiente”. Una considerevole risonanza nell’opinione pubblica è stata riscontrata dall’operazione “Eco-Credito Duemila”, svolta su tutto il territorio federale e riguardante la problematica del clima, iniziativa che è stata realizzata dalla KJG.

Con fascicoli tematici informativi sul tema del traffico, dell’energia, dei rifiuti, dell’ambiente e dello sviluppo, così come delle possibilità ecologiche d’intervento in loco si è fatta luce sui nessi tra il nostro modo di vivere e le condizioni di vita degli uomini nei paesi in via di sviluppo. Nella primavera del 1997 la KLJB ha concluso la “Dichiarazione politica per un rinnovamento ecologico e sociale della nostra società ” e la accompagna, nell’ambito del programma cruciale “Azione Z – il futuro lo facciamo noi”, ad innumerevoli iniziative relative a stili di vita capaci di dare un futuro. In tutte queste attività diviene chiaro che la questione ambientale è diventata per i giovani un punto centrale di aggancio per lo sviluppo di una autonoma coscienza sociale della responsabilità.

Congregazioni religiose

(204) L’operato della chiesa per il futuro della creazione necessita della costante riflessione circa i suoi fondamenti spirituali. In proposito papiro gli ordini possono dare preziosi contributi in virtù della spiritualità che anima ciascuno e del loro voto di povertà. Basta pensare per esempio alla spiritualità francescana di una vita semplice e legata alla natura, alla cura benedettina della cultura e della tradizione, che, grazie al principio della “stabilitas loci”, si è rivelata tanto fruttuosa per lo sviluppo di numerose regioni, agli impulsi dati da Hildegard von Bingen all’intera scienza medica, o alla massima di Sant’Ignazio da Lodola, rivolta al mondo e alla creazione, “Trovare Dio in tutte le cose”. La spiritualità della creazione degli ordini religiosi trova la sua concretizzazione in uno stile di vita e ad una amministrazione delle cose al quale appartengono i seguenti elementi:

  1. celebrazione liturgica della creazione come dono di Dio, come sorgente della gioia e come oggetto di cure
  1. organizzazione, cura e amministrazione del patrimonio conventuale nel rispetto dell’ambiente e della natura, soprattutto per quanto riguarda le superfici coltivabili, come anche degli edifici
  1. forme attuali di uno stile di vita semplice e che risparmi le risorse.

(205) Il necessario approfondimento degli impulsi della teologia della creazione, allo stesso modo l’acquisizione di conoscenze pratiche in materia di protezione ambientale e di amministrazione ecologica ha spesso maggior successo grazie allo scambio tra i monasteri. Da molti anni, ad esempio, ha luogo per questo motivo il forum ecumenico annuale “Responsabilità per la creazione”, per i conventi bavaresi e le comunità evangeliche. Non poche congregazioni religiose hanno dato apporti pionieristici nell’ambito della viticoltura, dell’agricoltura e del giardinaggio ecologici, ed adottano i prodotti da sé ottenuti nelle istituzioni conventuali e nelle sedi congressuali. Altre hanno posto il punto nodale del loro impegno ambientale nella mediazione pedagogica dell’amore cristiano per la creazione, alla qual cosa sono da ricondurre i contributi della riflessione sui fondamenti biblici, le esperienze meditative e sensibili della natura, così come le competenze pratiche.

(206) Il gran numero dei conventi che si impegnano in modo eccellente per uno sviluppo sostenibile con loro spiritualità, il loro stile di vita e il loro operato sul versante dell’agricoltura, o su quello sociale e pedagogico, non può venir elencato completamente. Tuttavia si devono considerare esemplari le Cistercensi di St. Marienthal nella diocesi di Dresda-Meißen, i Salesiani di Don Bosco a Benediktbeuern con il centro per l’ambiente e la cultura, nella diocesi di Augusta, e i Benedettini di Plankstetten nella diocesi di Eichstätt. Nell’unione di spiritualità e pratica gli ordini religiosi possono dare, ben oltre lo spazio dei loro conventi, degli impulsi degli di credibilità ed innovativi per uno sviluppo di stili di vita e amministrazioni sostenibili, e, in tal modo, possono diventare delle cellule germinali cristiane per una società capace di futuro e possibile in futuro.

Incaricati dell’ambiente e commissioni specifiche” “Creazione e Ambiente” nelle diocesi

(207) La responsabilità per la creazione è stata istituzionalizzata in circa la metà delle diocesi tedesche mediante la convocazione di incaricati dell’ambiente diocesani. Essi sono operanti in parte già dalla metà degli anni Ottanta. Le seguenti impostazioni del problema, che stanno dietro a una differente individuazione dell’aspetto cruciale nelle singole diocesi, caratterizzano il lavoro dei responsabili dell’ambiente diocesani:

  1. Promozione della coscienza della responsabilità per la natura e l’ambiente sullo sfondo della concezione cristiana della creazione e dell’immagine cristiana dell’uomo (attraverso prediche, relazioni, discussioni, offerte di dialogo, produzione di materiali di lavoro e di pubblicazioni)
  1. Formazione continua di collaboratori ecclesiastici su questioni pratiche di protezione della natura e dell’ambiente (per esempio custodi, sagrestani, segretarie e segretari, collaboratrici e collaboratori all’economia domestica)
  1. Consulenza della direzione diocesana, degli organi diocesani (per esempio dei consigli e delle associazioni) e delle parrocchie    
  1. Contatti con istituzioni, associazioni statali e sociali e gruppi operanti su questioni ecologiche; interlocutori diocesani per questi organi
  1. Osservazione della situazione nel contesto ambientale; elaborazione di giudizi e prese di posizione
  1. Lavoro della stampa e dei media per illustrare all’opinione pubblica le iniziative ecclesiastiche per la preservazione della creazione.

(208) Per mezzo di pubblicazioni, gli incaricati dell’ambiente danno impulsi ad un rapporto responsabile con natura e ambiente in ambito ecclesiastico. Così, gli incaricati all’ambiente delle diocesi bavaresi hanno pubblicato un abbiccì ambientale “Responsabilità verso la creazione nella comunità” (1990) e un depliant “Cimitero - luogo della vita” (1994). In collaborazione con l’associazione dei sagrestani del Sud della Germania, gli incaricati dell’ambiente delle diocesi della Germania meridionale hanno fatto uscire la pubblicazione “Sagrestani e custodi – difensori della creazione” (1997). Una proiezione di diapositive “Iniziative– responsabilità per la creazione nella comunità”, con esempi pratici tratti dalle parrocchie, supporta queste pubblicazioni.

(209) Particolare interesse lo riscuotono le azioni di “auto-digiuno”, che mostrano al singolo i primi passi concreti e ragionevoli verso l’azione e li compiono insieme. Queste azioni si verificano fin dal 1989 in una serie di diocesi, in parte in cooperazione con altre chiese cristiane, con associazioni a difesa della natura oppure con imprese di servizi. In alcune diocesi (per esempio Eichstätt, Essen. Friburgo, Monaco e Freising, Treviri, Padeborn, Passau), i responsabili dell’ambiente, insieme al Consiglio Diocesano dei Cattolici e con l’appoggio della direzione diocesana, hanno istituito dei premi ambientali. Questi rappresentano un segno distintivo per uno speciale impegno e stimolano nuove iniziative.

(210) Per collegare le singole attività e per fissare dei criteri di massima ecologici il più possibile ad ampio raggio d’estensione, i responsabili dell’ambiente di sono impegnati per l’elaborazione di piano ambientali diocesani. La dieta diocesana della diocesi di Aachen ha deciso nel 1996 lo sviluppo e l’attuazione di un piano ambientale vasto e a lungo termine. Con il titolo “Diocesi capace di futuro: Passau” l’ordinariato episcopale e il Consiglio Diocesano dei cattolici della diocesi di Passau hanno reso note le linee ecologiche fondamentali per liturgia e annuncio, cultura, lavoro ed energia, amministrazione degli edifici ecclesiastici, per i terreni, per l’ufficio e il commercio.

(211) Nelle commissioni specifiche “Creazione e ambiente” del Consiglio Diocesano collaborano esperti delle più disparate discipline. Essi consigliano il collegio e l’assemblea plenaria sulle questioni ambientali, elaborano risposte, organizzano convegni e promuovono interventi concreti. I temi rilevanti per ciò che concerne l’ambiente svolgono un ruolo importante anche nei sinodi diocesani, nel caso di avvenimenti diocesani e fori pastorali a livello diocesano. Da ciò dovrebbero scaturire soprattutto impulsi e stimoli per il lavoro nelle parrocchie. Grazie alla collaborazione con i responsabili diocesani dell’ambiente si possono ancorare gli sforzi a basi ancor più ampie.

Opere ecclesiastiche di sostegno e “Conferenza Collettiva Chiesa e Sviluppo” (GKKE)

(212) L’incoraggiamento per molti gruppi ecclesiastici e non ecclesiastici ad impegnarsi, in Germania e in tutto il mondo, per la giustizia e la preservazione della creazione, deriva specialmente dalle opere di sostegno della chiesa. In tal modo, per esempio, l’opera di soccorso Misereor congiunge esplicitamente l’opzione preferenziale per i poveri con il modello dello sviluppo sostenibile: l’impegno è rivolto alla creazione e alla protezione di un mondo nel quale anche i poveri possano crescere in conformità alla loro dignità come figli di Dio, e in cui vengano preservate le naturali premesse per un corrispondente diritto delle generazioni future.

Poiché le opere di sostegno della chiesa mantengono l’aspetto della sostenibilità come criterio di autorizzazione ai loro progetti, sorgono giustamente spontanee delle domande relative a che tipo di rapporto possano avere gli uomini in Germania con lo sviluppo sostenibile. Per questo Misereor introduce nel dibattito tedesco sull’ecologia la dimensione del “Terzo Mondo” e si impegna coerentemente alla costituzione di una coscienza in proposito.

(213) Anche la Conferenza Collettiva Chiesa e Sviluppo (GKKE), al cui interno collaborano entrambe le grandi chiese della Germania, ha fatto propria negli anni passati in modo ancor più forte la questione della sostenibilità ecologica nella politica di questo mondo. La GKKE dialoga con il governo, il parlamento e i partiti tedeschi, altrettanto con i grandi gruppi di interesse (per esempio le associazioni di industrie, l’unione dei coltivatori), e con aziende, per dischiudere – insieme a questi – delle prospettive di una gestione dei beni tollerabile per la società e l’ambiente, nell’interesse dei poveri e ponendosi davanti ai complessivi pericoli ambientali.

Luoghi e ambiti dell’impegno ambientale ecclesiastico

Accademie e istituti di formazione di responsabilità ecclesiastica

(214) Già dall’inizio degli anni Settanta, dunque agli albori del movimento ecologico, le accademie e gli istituti d’istruzione diocesani si sono interessati alla problematica ambientale e molte persone operanti sia all’interno sia all’esterno della chiesa hanno rivolto ad esse la loro attenzione. Un punto chiave era in proposito l’approccio esplicativo teologico con il compito biblico della creazione. In seguito si sono sollevate questioni attuali relative alla protezione di ambiente e natura, quali, per esempio, agricoltura e tutela della natura, riduzione e eliminazione dei rifiuti, problemi energetici, energia nucleare, ambiente e Terzo Mondo. è divenuto sempre più chiaro che un lavoro di formazione orientato in senso ecologico ha bisogno di corrispondenti condizioni generali, cioè di accademie e istituti di’istruzione organizzati e diretti secondo un atteggiamento giusto verso l’ambiente. Così, nel progetto di Passau “Cucina Regionale”, si sono ad esempio esaminate quattro istituzioni ecclesiastiche e se ne sono ricavate e sviluppate proposte per l’acquisto a livello regionale di grandi cucine. 

(215) Dall’inizio degli anni Novanta, dopo anni di un interesse e di una partecipazione relativamente buoni, diminuisce la ricezione generale delle offerte formative in ambito ambientale. I motivi di questo sono i seguenti:

  1. Le numerose ed attuali relazioni sui media nascondono per molti il bisogno di informazione.
  1. Specialmente i problemi ambientali globali producono sentimenti di impotenza e rassegnazione ed intensificano l’atteggiamento secondo il quale non si può comunque cambiare nulla.
  1. Tra conoscenza sull’ambiente ed azioni concrete in suo favore si apre una grossa breccia. Il semplice discutere di problemi ambientali in occasione di manifestazioni culturali viene recepito come insufficiente.

(216) La cultura ambientale si trova, per i suddetti motivi, davanti a grandi sfide e deve cercare nuove strade in merito ai contenuti e ai metodi. A questo riguardo, specialmente l’intenso impegno dimostrato in ambito ecclesiastico con lo studio “Germania capace di un futuro”, accompagnato da un’ingente quantità di materiali, ha dato un importante impulso. Come fattori chiave per l’accettazione delle proposte formative in ambito ambientale si distinguono, tra le altre: l’avviamento di un rapporto sensibile (ed orientato all’esperienza con la natura, un chiaro orientamento all’azione e rivolto a dei gruppi di destinatari, iniziative integrative sulla stregua del concetto dello sviluppo sostenibile (cf. in proposito capitolo III.3.2).

Asili e scuole della chiesa

(217) Gli asili e le scuole sono luoghi importanti per rendere consapevoli i bambini e i giovani, in senso specifico per la loro età, della loro responsabilità nei confronti di natura e ambiente. L’esperienza della natura con tutti i sensi, ad esempio nel caso di esplorazioni, giochi immersi nella natura e scoperte di spazi di divertimento naturali, hanno una posizione preminente nell’educazione ambientale nell’asilo. Negli asili molte educatrici manifestano in proposito grande impegno.

Spesso esse vengono sostenute dai genitori e dai consigli dei genitori. Al di là dai bambini, che raccontano quanto imparato in modo ancora immediato nella loro famiglia, possono essere trasmessi degli impulsi anche ai genitori. Aggiornamenti per le educatrici vengono offerti da associazioni specifiche (per esempio la Caritas). Molteplici iniziative sull’educazione ambientale, valide anche per gli asili gestiti da ecclesiastici, sono offerte in parte da associazioni per la difesa della natura e dell’ambiente e da specifiche istituzioni statali.

(218) In ambito scolastico si mostra in maniera crescente che all’esigenza dell’educazione ad uno sviluppo sostenibile non si può adempiere né soltanto con una trasmissione di informazioni settoriali nell’insegnamento, né con azioni pratiche nella strutturazione ecologica dell’ambiente scolastico. Sono necessarie molte iniziative nuove sul piano concettuale (cf. capitolo III 3.2). A prescindere da tutto ciò, sono da menzionare anche molte esperienze positive, tra cui i numerosi gruppi sull’ambiente, nei quali studenti e docenti discutono e si impegnano nel loro tempo libero coinvolgendo tutta la classe, o ancora la molteplicità di iniziative ecologiche nei giorni di intervento attivo o nelle settimane dedicate a progetti specifici, che vengono spesso intrapresi con grande fantasia e sortiscono il loro effetto ben oltre l’ambiente meramente scolastico, anche tra la gente.

Katholikentag

(219) Durante le giornate cattoliche i temi relativi all’ambiente hanno avuto per la prima volta un ruolo importante alla fine degli anni Sessanta (Giornata dei Cattolici 1968 a Essen). Se anche in quell’occasione la risonanza era ancora scarsa, le discussioni sull’ecologia hanno gremito i locali nelle seguenti giornate dei cattolici. A Monaco (1984), Berlino (1990) e a Karsruhe (1992) ci sono stati dei saloni a tema allestiti per discutere sui temi ambientali. Ultimamente a Magonza (1998) ci si è occupati della sfera d’argomento “Preservazione della creazione” in alcuni forum centrali, durante i quali, ad esempio, si è discusso di sostenibilità come di un nuovo principio sociale. Diverse iniziative ecclesiastiche in favore dell’ambiente hanno esposto propri progetti e proprie azioni. Manifestazioni di podio con persone preminenti nella sfera politica e scientifica hanno dato fino ad ora ampi impulsi per delle trasformazioni della società. In questo modo, negli ultimi due decenni, le giornate dei cattolici hanno subito un’evoluzione che le ha fatte diventare, proprio in relazione all’ambiente, degli ipotanti forum della responsabilità sociale e della cooperazione alla costruzione di una nuova società.

Possesso fondiario della chiesa

(220) La maggior parte delle parrocchie negli spazi rurali, come anche molti conventi fanno parte delle superfici boschive e coltivabili che spesso vengono affittate a contadini della comunità. In considerazione della responsabilità della chiesa verso natura e ambiente è decisivo il modo in cui queste superfici vengono amministrate. Un grande aiuto è fornito a tal riguardo da delle norme direttive sul piano amministrativo insieme a dei criteri di una gestione nel rispetto dell’ambiente e della natura, così come se ne adottano da parecchi anni nell’arcidiocesi di Monaco e Freising.

Queste linee direttive riguardano, tra le altre cose, la particolare tutela degli spazi vitali di animali e piante, la cura della boscaglia e delle zone arbustive, la conservazione dei pascoli, il rispetto di superfici a riposo senza concimazione e senza adozione di fitofarmaci in vicinanza di corsi d’acqua, la rinuncia all’impiego in superficie di fitofarmaci. Simili criteri di massima sono in vigore nell’arcidiocesi di Friburgo, ma sono discussi e pianificati anche in altre diocesi.

(221) A tutela della natura vengono istituiti sulle superfici coltivabili dei sistemi di unione di biotopi, che mettono in sintonia le esigenze dello sfruttamento scientifico e della protezione della natura. Non poche opere religiose, in altre parole parti di terreni o beni immobili, hanno affittato o venduto delle superfici particolarmente preziose dal punto di vista ecologico, a dei costi convenienti per le finalità della tutela della natura.

Numerose superfici di proprietà della chiesa servono, inoltre, come luoghi ideali per la coltivazione di vecchie varietà di frutta locali. In questi posti la protezione della natura acquista significato per la cultura del paesaggio. Le possibilità di richiedere in favore di queste iniziative anche dei supporti nell’ambito di programmi statali per la protezione della natura, possono essere sfruttate, di conseguenza, ancor più coerentemente.

(222) Accanto alle superfici utili all’agricoltura si presta attenzione al giusto sfruttamento e alla giusta cura ambientale anche di alte superfici della chiesa (per esempio nella zona circostante le chiese, le istituzioni ecclesiastiche e i conventi). A questo intento sono riconducibili interventi quali il trapianto di cespugli, arbusti e fiori adatti al luogo, la rinuncia a diserbanti chimici e un rivestimento del suolo il più possibile permeabile (dunque nessuna sigillatura di grandi superfici).

Negli ultimi tempi anche i cimiteri rientrano negli interessi della tutela della natura e dell’ambiente. Alcune diocesi hanno elaborato dei criteri per la tutela dell’ambiente nei cimiteri. Questi criteri riguardano ad esempio la possibilità di ridurre i rifiuti tramite l’uso di corone e addobbi riducibili in concime organico, oppure la preferenza di piante locali. Se si riesce a realizzare con la gestione ambientalista dei cimiteri un po’ della bellezza della creazione e del suo naturale ciclo di continuo divenire e trapassare, questi posti, che sono luoghi dell’unità di vita e morte, possono divenire importanti segni dell’annunciazione.

Immobili della chiesa

(223) La chiesa è una committente ed amministratrice di edifici non insignificante. Da ciò derivano numerosi incarichi e possibilità per un giusto operare nel segno dell’ambiente. Nel caso della costruzione o del rinnovo di nuovi edifici vengono adottati già in molti casi i principi del costruire ecologico. Questo riguarda soprattutto i materiali da costruzione adottati, i sistemi di combustione, come anche una nuova estetica della semplicità nell’architettura e nell’arredo degli interni.

Nell’arcidiocesi di Berlino sono stati elaborati ampi criteri di costruzione, che si rivelano vantaggiosi per l’arte del costruire e del rinnovare. Altre diocesi si stanno al momento cimentando nell’elaborazione di criteri simili. Poiché i potenziali di risparmio nel contesto dell’edificare ecologico sono molto alti e talvolta possono essere utilizzate le sovvenzioni statali, ci sono in questo settore delle potenzialità allettanti dal punto di vista finanziario.

(224) Di gran significato è l’utilizzo di sorgenti energetiche rigenerative, perché queste non nuocciono ulteriormente all’atmosfera a causa del biossido di carbonio, a differenza dei combustibili fossili. Nell’arcidiocesi di Fribugo si promuovono le energie rinnovabili in modo esemplare. Se si pianifica un rinnovo del riscaldamento, vengono specialmente promosse finanziariamente delle tecniche di produzione energetica ecologiche e rinnovabili, per esempio collettori solari per la produzione di acqua calda, impianti foto-voltaici, centrali elettriche per il riscaldamento in blocco oppure impianti di riscaldamento con legna da ardere. In alcune città e regioni, nelle quali la corrente può essere immessa nella rete pubblica attraverso fonti di energia rigenerative e viene rimborsata in modo da coprire le spese, le parrocchie hanno installato impianti foto-voltaici. Le grandi superfici dei tetti degli edifici ecclesiastici offrono buone possibilità in merito.

(225) In molti edifici ecclesiastici sono stati realizzati dei provvedimenti per il risparmio energetico e per l’uso razionale dell’energia. Un primo passo, al contempo semplice ed efficace, in questa direzione è l’utilizzo di lampade a risparmio energetico. Per avere una visione d’insieme sull’impiego di energia vengono eseguite delle analisi energetiche.

In questo modo divengono visibili i punti deboli negli edifici e possono essere forniti i consigli necessari, dal giusto riscaldamento e la giusta aerazione delle stanze fino al necessario ricambio dell’impianto di riscaldamento. Nell’arcidiocesi di Bamberga sono state condotte negli ultimi anni ben oltre 100 analisi energetiche negli edifici ecclesiastici per opera di un esperto. In connessione con l’inaugurazione su tutto il territorio federale dell’iniziativa di digiuno dell’associazione Misereor, nel 1993, che si è svolta a Bamberga, l’arcidiocesi si è impegnata coerentemente a tener conto del risparmio energetico negli edifici della chiesa.

(226) Un versante totalmente diverso, sul quale la chiesa è responsabile in quanto proprietaria di edifici, è quello della protezione delle specie. Le torri campanarie e le capriate dei soffitti di chiese e conventi sono, ad esempio, degli importanti biotopi per pipistrelli, taccole, gheppi e cicogne. In collaborazione con esperti della protezione ambientale statale e associazionistica gli spazi vitali esistenti sono individuati, curati e ricreati.

Passi concreti nel futuro (227) La molteplicità delle menzionate attività per l’ambiente in ambito ecclesiastico non esclude che, in alcuni ambiti, ci siano ancora considerevoli problemi e deficit lungo il faticoso cammino che conduce dalle parole ai fatti. Di seguito devono essere sviluppati degli impulsi e dei passi concreti per il loro superamento per quanto concerne tre aspetti cruciali: l’organizzazione istituzionale, la cultura e il contributo politico. Non si tratta più soltanto di fare il punto della situazione, bensì di scandagliare quali siano le possibilità d’intervento per il futuro.

Possibilità d’azione in ambito ecclesiastico-istituzionale

(228) Le iniziative di impegno ambientale finora intraprese dalla chiesa sono ancora troppo legate alla casualità: sono spesso dipendenti dal fatto che ci siano o meno attive in loco delle persone direttamente interessate alle questioni ecologiche e che ci sia o meno la d9sponibilità e possibilità di scendere in campo per questi interessi, al di l’a dagli obblighi quotidiani. Se le iniziative menzionate non rimarranno rimanere delle mere iniziative singole, la richiesta dello sviluppo sostenibile deve raccolta ai diversi livelli ecclesiastici (parrocchia, diocesi, Conferenza Episcopale), anche dal punto di vista organizzativo. Le correlazioni di competenze istituzionali per le questioni ambientali semplificano, inoltre, la comunicazione a tutti i livelli, sia interni alla chiesa, sia ecumenici o politici. Infine, esse sono un mezzo importante per scegliere persone qualificate e coinvolgerle in pianificazioni a lungo termine. Se la chiesa vuole dunque impegnarsi in modo affidabile e continuativo per uno sviluppo sostenibile, sono necessarie le conseguenze strutturali derivanti da una mutata coscienza.

(229) Una simile istituzionalizzazione conduce naturalmente ad uno scopo solo se l’impegno sul piano personale rimane vivo, senza mai scemare: laddove nelle chiese ci si consulta e si pianifica, e dove vengono prese decisioni concrete, la prospettiva ecologica deve essere realizzata da persone, che apportano le relative qualificazioni specifiche e sono disposte ad esigere con impegno i frutti conseguenti dai loro sforzi.

Ambito parrocchiale

(230) L’ancoraggio strutturale inizia a livello della parrocchia. Qui alcune iniziative già presenti in alcuni altri luoghi (cf. capitolo III.2) possono essere intraprese, ancorando l’istituzione di commissioni specifiche per le tematiche ambientali agli ordinamenti o agli statuti per i consigli di parrocchia. Se un rappresentante della commissione specifica viene cooptato in quanto membro del consiglio parrocchiale, può assicurare e far fruttare comunque le esigenze della protezione della natura e dell’ambiente proprio in qualità di “responsabile parrocchiale per l’ambiente”. A queste stesse persone dovrebbe essere reso libero l’accesso agli organi dell’amministrazione dei beni parrocchiali (collegio ecclesiastico, consiglio d’amministrazione patrimoniale), poiché è qui che vengono prese le decisioni sul finanziamento di progetti e provvedimenti, che hanno a che vedere con la tollerabilità ambientale. Laddove nelle parrocchie, per mancanza di spazi o per mancanza di persone adatte, non si possano nominare dei relativi responsabili o non si possano istituire delle commissioni specifiche, si presenta il caso di creare delle pertinenze adatte a livello sovra-parrocchiale (ad esempio associazione parrocchiale, decanato, regione).

(231) Proprio nel campo dell’impegno ecologico si dovrebbe dar un valore più accentuato alla collaborazione ecumenica. L’impegno comune di uomini e donne cristiani di confessioni differenti, di appartenenti a diverse religioni e di credenti e non credenti offrono buone possibilità per conoscersi e per ridurre le ansie relazionali. Operare per la creazione è una esigenza che unisce profondamente molte persone di confessioni diverse. Questo può e dovrebbe diventare un punto di partenza anche nella chiesa per sperimentare che ciò che accomuna è, in molte situazioni, ben più importante di ciò che separa. Così l’operare per il futuro della creazione diviene un importante campo di prova per una chiesa aperta e capace di dialogare.

Ambito diocesano

(232) A livello diocesano si offrono innumerevoli possibilità per dare rilievo all’esigenza di uno sviluppo sostenibile tramite un ancoraggio strutturale. In qualità di direttori delle loro diocesi i vescovi diocesani hanno in quest’ambito molteplici possibilità di intervento. Questo vale specialmente per ciò che concerne della nomina dei responsabili ambientali della diocesi, che, in alcune diocesi tedesche, si è conservata già da un decennio (cf. capitolo III.2.2). Per conferire ai responsabili dell’ambiente le possibilità di influenza relative alle loro mansioni, essi non possono lavorare “accanto” all’apparto amministrativo esistente e agli organi diocesani consultivi e decisionali, bensì essi dovrebbero essere coinvolti in tutti i processi consultivi e decisionali rilevanti per l’ambiente.

(233) Un singolo incaricato diocesano sull’ambiente non può naturalmente garantire da solo un operato giusto sul piano ambientale in tutta la diocesi. Perciò è indispensabile, anche nelle sezioni tradizionali dei vicariati generali, sia dare maggior valore alle conoscenze relative alla sfera della tutela ambientale nell’indizione delle nomine, sia poi verificare anche le concrete attività e competenze, per comprendere fino a che punto si debbano prendere in considerazione nuovi, ulteriori aspetti di uno sviluppo sostenibile. Quanto detto riguarda ad esempio sia il settore dell’edilizia, sia quello della finanza con l’ambito legato ai beni immobili, oppure il settore del personale, che dovrebbe proporre regolarmente tematiche legate alla protezione dell’ambiente anche nel contesto della formazione continua dei principali incaricati, dei collaboratori e dei membri onorari al servizio alla chiesa.

Ciò vale per la formazione di chi opera nel servizio pastorale, ma altrettanto per i custodi, i sagrestani, le governanti, le segretarie del parroco ecc. Accanto alle offerte culturali a livello diocesano sono necessarie anche offerte di formazione a lungo termine e a livello sovra-diocesano, che trasmettano alle collaboratrici e ai collaboratori teologici e pedagogici delle diocesi una qualificazione aggiuntiva su problemi teologici, etici e pratici della tematica della creazione. Le partecipanti e i partecipanti a queste offerte possono in seguito apportare il loro bagaglio specifico nei loro ambiti lavorativi a livello della parrocchia, del decanato, in associazioni e enti istituzioni culturali e possono attivarsi a livello consultivo oltre queste stesse sfere di competenza. La responsabilità verso la creazione nelle diocesi si può porre anche su un’ampia base personale.

(234) Per quanto riguarda le decisioni in ambito finanziario, ci sarà bisogno di nuovi criteri decisionali. Proprio in vista di uno sviluppo sostenibile non è può più attivare alcuna “politica del risparmio” a breve termine. Non sempre la soluzione “più conveniente” a breve termine è davvero vantaggiosa per quanto riguarda i costi anche in una prospettiva a medio- e lungo termine. C’è dunque la necessità di direttive concrete che, nel decidere, permettano di conferire alla “tollerabilità ambientale” un peso tale che anche le spese più elevate siano giustificate, tanto più che grazie a molti “investimenti per l’ambiente”, soprattutto nel campo dell’energia, si possono ottenere spesso degli effetti di risparmio che a lungo termine non sono affatto irrilevanti.

Queste direttive dovrebbero fissare (per iscritto) in modo impegnativo dei sostegni in favore della protezione ambientale relativamente ad alcuni ambiti che si trovano sotto la responsabilità diocesana – ad esempio quello edilizio, quello dell’amministrazione delle superfici ecclesiastiche, quello concernente la realizzazione di manifestazioni ecclesiastiche, i viaggi di servizio, quello che concerne i provvedimenti sul risparmio energetico e l’utilizzo di energie rinnovabili (cf. Per un futuro in solidarietà e giustizia, n. 247). Al rispetto di questi supporti si dovrebbero, ad esempio, collegare delle sovvenzioni finanziarie della diocesi a sostegno di progetti concreti. Simili modi di procedere non sono né nuovi né tanto meno sono impossibili da pretendere. Anche in altri contesti, per esempio per quanto riguarda l’arte cristiana, le priorità vengono fissate in modo tale, che viene data la preferenza alla soluzione più sensata e non alla più economica. Inoltre, sono a disposizione dei forme supporto per l’istallazione di impianti dimostrativi per sfruttare l’energia solare sui tetti delle chiese.

Ambito della Conferenza Episcopale Tedesca (235) Sulla sfera della Conferenza Episcopale Tedesca insiste il gruppo di lavoro per le problematiche ecologiche che è correlato alla commissione per le problematiche sociali  (VI). Il suo compito consiste sia nel coordinare e collegare le diverse forze della chiesa che si occupano di problemi di protezione ambientale, sia anche nell’interessarsi, secondo il punto di vista della chiesa, delle problematiche ancor aperte in connessione con uno sviluppo sostenibile. Il gruppo di lavoro elabora delle prescrizioni contenutistiche per la presa di posizione della chiesa riguardo alle questioni relative a responsabilità verso la creazione e sviluppo sostenibile, come anche per un impegno della chiesa per l’ambiente.  Questo gruppo inserisce le posizioni dell’ecologia negli altri ambiti di lavoro della Conferenza Episcopale Tedesca, è a disposizione per un appoggio appropriato e fa proposte per quanto riguarda le modalità con cui la chiesa debba intervenire all’interno della discussione sociale sull’ambiente (ad es. attraverso consultazioni, collaborazione negli organi, prese di posizione).

(236) Il presidente del gruppo di lavoro può portare, all’interno degli organi episcopali consultivi e decisionali, il contributo delle conoscenze e degli stimoli fin qui acquisiti. Ciò è necessario affinché non venga dato spazio alla prospettiva dello sviluppo sostenibile solo isolatamente in un gruppo di lavoro, bensì affinché questa prospettiva trovi normalmente considerazione. Al di là dai presidenti del gruppo di lavoro vengono inoltre allacciati anche contatti con i “vescovi ambientalisti” in altre conferenze episcopali, per osservare lo scambio reciproco ed eventualmente per permettere la coordinazione.

(237) La comunità di lavoro già esistente dei responsabili per l’ambiente delle diocesi tedesche, che, a livello sovra-diocesano serve in particolare allo scambio di esperienze e alla connessione  del lavoro sull’ambiente nelle diocesi, sta inoltre a disposizione della Conferenza Episcopale e dei suoi organi per uno specifico lavoro.

Ambito europeo e ecclesiastico internazionale

(238) A livello europeo, si presentano come struttura di comunicazione internazionale il Consiglio delle Conferenze Episcopali (CCEE) oppure la Commissione delle Conferenze Episcopali della Comunità Europea (ComECE). In seno a questi organi, si possono porre accenti in materia di protezione dell’ambiente già attraverso la scelta dei temi di consultazione all’ordine del giorno. Le iniziative sull’ambiente esistenti in ambito ecclesiastico dovrebbero essere promosse e si dovrebbero perseguire dei collegamenti a livello internazionale ed europeo. In questo senso, la Seconda Assemblea Ecumenica Europea del 1997, svoltasi a Graz all’insegna del tema “Conciliazione – dono di Dio e fonte di nuova vita”, ha consigliato di istituire una rete di responsabili per l’ambiente delle chiese d’Europa e di coordinare in senso ecumenico l’impegno in favore dell’ambiente, sia sul piano teorico sia su quello pratico, a livello europeo. A tal proposito è stato sottolineato che c’è bisogno di esperti per ancorare la preservazione della creazione alla vita delle chiese. Le chiese partecipanti e le conferenze episcopali sono state perciò pregate di nominare dei responsabili per le questioni ambientali, laddove questo non sia ancora stato fatto.

(239) Sul piano ecclesiastico internazionale derivano importanti possibilità influsso dal fatto che la Santa Sede, in altre parole lo Stato della Città del Vaticano prenda parte, come soggetto attivo del diritto internazionale, a conferenze internazionali su temi rilevanti per l’ambiente (ad esempio conferenze sul clima). Quanto meglio si riesce trovare delle persone che prendano atto del diritto ecclesiastico a partecipare e a osservare con continuità e con competenza in merito all’ecologia, tanto più efficacemente possono essere rappresentate le richieste della chiesa in questi organi. Oltre a ciò, la permanente assegnazione di temi rilevanti sul piano ecologico ad una autorità vaticana, che lavori in modo continuativo, sarebbe molto utile.

(240) Delle immediate possibilità d’azione per uno sviluppo globalmente sostenibile vengono offerte specialmente dall’organizzazione e dall’esperienza diffusa in tutto il mondo delle opere cattoliche missionarie e di carità, così come dalle associazioni cattoliche. Molte di queste hanno incluso da lungo tempo il criterio della sostenibilità nell’emissione di finanziamenti e nella loro partecipe gestione dei progetti. Con il loro molteplice impegno per la giustizia sociale, così anche per uno sviluppo economico e culturale che possa reggere sul piano ecologico, le opere di soccorso cattoliche ed evangeliche offrono un insostituibile lavoro di base per un mondo umanamente degno.



Esse sono delle pioniere nell’interesse premuroso nei confronti di questo mondo come comunità solidale nella gestione dei problemi e delle chance provocati dall’industrializzazione e la modernizzazione che si estendono globalmente, gestione che si rivela possibile solo se affrontata comunemente. Nello scambio mondiale di esperienze e di informazioni come anche negli incontri religiosi e culturali che organizzano le opere di soccorso, diventa vivo il carattere della chiesa come chiesa mondiale. Vale dunque la pena permettere di utilizzare questi collegamenti e queste possibilità operative internazionali in modo ancor più efficace per le esigenze di uno sviluppo sostenibile.


Magistero Cattolico :

VERITATIS SPLENDOR

CARITAS IN VERITATE

LAUDATO SI'



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