Corso di Religione

ETICA E GLOBALIZZAZIONE



         


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La Nuova Globalizzazione
La globalizzazione , ovvero il mondo come un villaggio, è un fenomeno ricorrente nella storia : basta pensare ai grandi mondi globalizzati dell'antichità come quello Egizio, all'Impero Persiano o all' Impero Romano o alla percezione del mondo dopo la scoperta delle Americhe. STORIA Storicamente la nuova globalizzazione è la fase ultima della modernizzazione che, iniziata con la scoperta dell'America, è passata attraverso vari momenti caratterizzati dal sistema capitalistico il quale, nella sua evoluzione, si è affermato oggi come modello standard di riferimento contro altri possibili modelli. La scoperta dell'America è anteprima delle altre scoperte geografiche e cambia radicalmente il paradigma del mondo.



Infatti secondo la mentalità medievale, cosa che possiamo ricavare dalla figura di Ulisse di Dante nella Commedia, ognuno/ ogni cosa ha spazi delimitati e ogni fuoruscita da essi ( ad esempio il volo di Ulisse ) è "folle".



Dalla fine del 1400, in concomitanza con la scoperta dell'America, si verifica, inoltre, per certi aspetti, il primo episodio di globalizzazione riconducibile al capitalismo commerciale - manifatturiero e quindi al commercio triangolare.



Questo commercio è chiamato "triangolare" per i tre "scali" che le navi dovevano compiere e che assomigliano ai vertici di un triangolo : le navi partivano dall'Inghilterra vuote, arrivavano in Africa e, dopo essersi riempite di schiavi neri, andavano in America, qui i sopravvissuti erano venduti come schiavi nelle encomiendas e le navi erano caricate di materie prime con meta Inghilterra dove sarebbero state lavorate.

E' con il regno di Elisabetta la Grande che l'Inghilterra, fino a poco prima, secondo la definizione di Kulischer, "al margine del mondo civile", diventa una potenza in ascesa. Essa inizia infatti ad usare a pieno ritmo i numerosi e splendidi porti liberi dai ghiacci da Dover a Plymouth e controlla in modo autonomo i suoi commerci senza più bisogno della intermediazione dei mercanti tedeschi dell'Hansa né di quelli italiani.



Elisabetta la Grande svolge inoltre una politica estera estremamente decisa : decide di contrastare la Spagna e così facendo assicura all'Inghilterra un glorioso futuro di potenza navale. Infatti, dopo anni di ostilità , la Spagna di Filippo II passa all'attacco diretto : il "casus belli" è la decapitazione della fervente cattolica Mary Stuart, regina di Scozia e cugina di Elisabetta , ordinata da Elisabetta stessa.


Tuttavia nel 1588 le truppe Inglesi, grazie all'agilità delle loro imbarcazioni, sconfiggono nella Manica l'Invencible armada spagnola. Da questo momento l'Inghilterra diventa un'importantissima potenza navale, la cui espansione sarà contrastata solo a fine '800 quando il Kaiser di Germania Guglielmo II cerca di rivaleggiare in tale campo impostando una programma di armamento navale fatto di corazzate , cosa che porterà alla I guerra mondiale, scoppiata per molte concause, fra cui appunto la rivalità anglo/tedesca sui mari .


Si deve inoltre tener conto per l'epoca elisabettiana della rivoluzione della proprietà agricola inglese consistente nel superamento delle proprietà feudali e nella ridistribuzione delle terre che , in quanto "libere", potevano essere vendute e affittate. Nascono da ciò due nuovi ceti socali : la Gentry e la Yeomanry.


I componenti della gentry sono appartenenti alla piccola nobiltà e si interessano però direttamente alle loro terre ; gli Yeomen , di origine borghese, sono i fittavoli, cioè coloro che prendono in affitto un pezzo di terra e lo coltivano.

Tutti adottano un sistema capitalistico: investono capitali nel terreno e nelle innovazioni agricole dando luogo alla possibilità di trasferimento di capitali sempre maggiori , accumulati in agricoltura, nel settore della nascente manifattura ( e poi industria ) .

Si creano, così, le prime compagnie mercantili e, quindi, una fitta e agevole rete di trasporti : in tale periodo, come dice K. Marx, l'Inghilterra accumulò velocemente i capitali, andò avanti al resto di Europa, diventò un "modello classico del capitalismo ".


Con la morte nel 1603 di Elisabetta la Grande si esaurisce la dinastia dei Tudor e salgono al trono gli Stuart. Sotto il regno di Giacomo I, figlio di Mary Stuart e già re di Scozia, viene riunito sotto un unico sovrano il così detto sacro trifoglio: Inghilterra, Scozia, Galles.

Le vicende dell'Inghilterra degli Stuart , e cioè la prima Rivoluzione inglese con la quale viene ucciso per la prima volta ufficialmente un re- Carlo I (1649) e quelle della seconda Rivoluzione, che manda in esilio gli Stuart restaurati e pone sul trono la dinastia degli Orange , lungi dall'indebolire l'Inghilterra , la rafforzano politicamente , tanto che tale stato si presenta sulla scena del Settecento come il più moderno di Europa , dotato di una Costituzione ( consuetudinaria) che fissa molto precisamente i rapporti fra i vari poteri ed istituzioni.


Non è un caso perciò che proprio in Inghilterra avvenga la prima rivoluzione industriale, resa possibile dall'abbondanza di materie prime , quali il carbone e la lana, dalle innovazioni tecniche ( spoletta volante, telaio , filatoi sempre più perfezionati, macchina a vapore ) , dall'abbondanza di forza lavoro salariata disponibile e dal fatto che i capitali accumulati in agricoltura ( dove era avvenuta una rivoluzione agricola di vasta portata che aveva determinato una produzione assai allargata ) furono dirottati verso la nascente industria.

Il secondo episodio di globalizzazione è riconducibile perciò al capitalismo industriale, fenomeno per cui si produce molto e in modo conveniente: da questo deriva infatti nella seconda metà del '700 l'ascesa industriale della Gran Bretagna e la sua conquista dei mercati mondiali. Nella prima metà del 1800, oltre all'Inghilterra, che è al primo posto, si trovano in buona posizione anche la Francia e il Belgio; nella seconda metà del '800 si aggiunge la Germania che ha un take off rapidissimo grazie all'intreccio di scienza e tecnica mentre l'industrializzazione italiana avviene solo negli anni '80 e presenta vistosi limiti.

Entrando nello specifico del modo di produzione capitalistico si può osservare che il capitalismo manifatturiero, tipico del '600 e '700, produce nella manifattura su scala ristretta, può sorgere grazie all'intervento statuale e spesso alla protezione regia, mentre il capitalismo industriale utilizza macchine complesse ( ad esempio a vapore ) che producono a ciclo continuo su larga scala , si avvale della divisione del lavoro e si proietta su un mercato allargato in cui per la prima volta, dalla rivoluzione neolitica in poi, cambia il sistema di riferimento fondamentale, non più il settore primario ma quello secondario

Inoltre, in questo tipo di produzione, si delineano gli imprenditori che investono il loro capitale diventando proprietari dei mezzi di produzione, ossia delle macchine, assai costose, con le quali vengono prodotte merci grazie ai salariati, cioè a coloro che vendono la propria forza lavoro in cambio di uno stipendio.

Dal 1700 si produce, dunque, in forma allargata.

Le industrie trainanti sono quelle tessili perché hanno bisogno di macchine non troppo raffinate, di materie prime e di lana, di cui l'Inghilterra abbondava, e di una rete di trasporti per poter commerciare; l'industria tessile favorisce in modo sinergico lo sviluppo di quella meccanica, chimica, estrattiva.


La Gran Bretagna, ricca di carbone, è il luogo "naturale" di tale sviluppo: dotata anche di un buon sistema di canali e di vie di comunicazione, procede alla macadamizzazione delle vie ( tipo asfaltatura moderna), costruisce ferrovie, produce ed usa energia su vasta scala , domina non a caso la scena del primo Ottocento .

Nell'ultimo decennio del secolo XIX e nel primo del XX lo sviluppo industriale delineato raggiunse la sua piena maturità, tanto che si può parlare di una "seconda rivoluzione industriale". Quest'ultima è caratterizzata dalla concentrazione dei capitali e della produzione, dal predominio delle grandi aziende e delle società per azioni, dall'affermarsi del capitale finanziario e dei monopoli.

Se il capitalismo industriale della prima metà dell'Ottocento era stato liberistico (il prezzo doveva essere fissato là dove domanda e offerta si incontravano e perciò era necessario che l'incontro avvenisse liberamente, senza frontiere esterne e senza lacci all'interno) perché ciò corrispondeva pienamente agli interessi delle poche potenze produttrici, avveniva ora, specie a causa della Grande Depressione (1873-1896), con la quale per la prima volta si aveva una gravissima crisi di sovrapproduzione e il capitalismo dimostrava di non sapersi autoregolare, una svolta verso il protezionismo : ogni stato economicamente forte cercava di proteggere i propri prodotti con dazi e di esportare il più possibile verso nuovi mercati , non più europei ma anche coloniali e complessivamente mondiali.

Le caratteristiche della Seconda Rivoluzione Industriale furono sinteticamente queste:
- lo sviluppo industriale fu sostenuto da invenzioni e tecnologiche che permisero un migliore sfruttamento delle materie primescientifiche, nel campo della metallurgia vennero approntati metodi nuovi per la lavorazione dell'acciaio.
- Nuove fonti di energia, il petrolio e l'elettricità, vennero poi ad aggiungersi al carbone che aveva costituito, fino agli anni '70 del XIX secolo , l'unica fonte di energia capace di azionare le macchine industriali.
- Inoltre l'applicazione delle scoperte scientifiche alla produzione determinò un grandioso sviluppo dell'industria chimica, soprattutto nel settore dei coloranti, degli esplosivi e dei medicinali.


- Il progresso industriale ebbe effetti diretti sull'agricoltura che venne meccanizzata , tanto che le nazioni più progredite furono quelle che riuscirono a dirottare mano d'opera dall'agricoltura all'industria , elevando però le rese agricole (basti pensare all'ascesa della produzione americana)

In concomitanza con il nuovo sviluppo industriale si ebbe quello del capitale finanziario, che non si limitò a convogliare il risparmio verso l'industria, il commercio, i trasporti, ma giunse a conquistare un ruolo decisivo nel fondare industrie e nell'imprimere direzione ad esse.


I capitali eccedenti vennero anche investiti all'estero, sia attraverso il finanziamento di importanti opere (es. il taglio dell'istmo di Suez), sia attraverso il l'esportazione di grosse masse di capitali in paesi economicamente arretrati (ma ricchi di materie prime e di manodopera a buon mercato), sotto forma di prestito o di investimento produttivo. I paesi che beneficiarono di tali prestiti furono peraltro costretti a reinvestire le somme loro concesse nell'acquisto di macchinari e manufatti provenienti dai paesi creditori e a sottostare anche politicamente alle loro direttive.


L'allargamento del mercato fu favorito anche dallo sviluppo dei mezzi di trasporto e delle vie di comunicazione; nell'ambito dei trasporti marittimi: di fondamentale importanza fu ad esempio il taglio dell'istmo di Suez, che spostò la quasi totalità del traffico tra l'Oceano Atlantico settentrionale e l'Oceano Indiano dalla vecchia rotta che toccava Capo di Buona Speranza a quella che attraversava il Mediterraneo e il Mar Rosso ;e quello, successivo, di Panama, che mise in comunicazione l'Oceano Atlantico con il Pacifico.

Tutto ciò giovò all'unificazione mondiale del mercato e portò ad una sempre più stretta interdipendenza fra le singole economie nazionali. Non a caso gli USA, promotori di Panama, furono, grazie anche all'insieme di condizioni favorevoli che li riguardarono - ad esempio la presenza sul loro territorio di petrolio- la vera nuova grande potenza in ascesa del capitalismo mondiale .


Per capire quello che avviene realmente a fine Ottocento occorre però introdurre qualche considerazione sul fenomeno del colonialismo e imperialismo.

Nel XVI secolo aveva avuto inizio, in America, da parte della Spagna e del Portogallo, quello che fu definito " primo colonialismo". Il "Nuovo Mondo" e le popolazioni che lo abitavano erano viste come occasione di puro sfruttamento, rapina di prodotti primi e preziosi, con alcune differenze: mentre l'impero portoghese non ebbe mai, ad eccezione del Brasile, carattere di stabile occupazione, quello spagnolo costituì un impero territoriale vastissimo che dal Nord del Messico giungeva fino in Argentina e in Cile.


Qui si riversavano dalla Spagna schiere di avventurieri richiamati dalle ricchezze del suolo e del sottosuolo ricco di metalli preziosi, seguiti da soldati e funzionari inviati dal governo centrale, oltre che da missionari che volevano convertire al cattolicesimo gli Indios. A quelli spagnoli e portoghesi si accompagnarono poi gli insediamenti coloniali di Olanda, Francia e Inghilterra ; occorre però dire che la fisionomia di essi rimase abbastanza limitata politicamente fino alla prima metà dell'Ottocento, quando gli stati europei diedero una maggiore stabilità politica alla loro penetrazione economica .


La seconda ondata espansionistica in ambito coloniale è infatti legata alla Seconda Rivoluzione Industriale che incentivò con le sue dinamiche la conquista stabile di nuove terre o la modernizzazione del sistema amministrativo di quelle esistenti: fu questa l'età dell'Imperialismo.

Gli stati industrializzati, fra cui specialmente Inghilterra, Francia, Germania, volevano controllare nuovi e più vasti mercati che assicurassero loro sia il rifornimento delle materie prime necessarie alla produzione, sia lo smercio dei manufatti , sia l'impiego di capitali ad interessi più alti rispetto a quelli possibili in Europa, tanto che nel giro di pochi anni le potenze industriali si spartirono tutto ciò che era conquistabile: ciò determinò un' aumentata conflittualità tra esse , ad esempio fra Inghilterra e Francia, che avevano conquistato la maggior parte dell'Africa e dell'Asia, e la Germania che era entrata più tardi in questa corsa.


Gli USA, inseritisi solo alla fine Ottocento nel quadro coloniale, attuarono un controllo di esso diverso da quello esercitato dagli stati europei , non tanto cioè impiantando governi stabili quanto legando a sé quelli esistenti.

All'origine della Prima Guerra mondiale stanno tutti i conflitti sopra delineati che , sommandosi alla questione balcanica , costituiscono un potente esplosivo per il primo vero episodio storico di globalizzazione reale . Infatti a questa "grande guerra" , come dice il nome, parteciparono, oltre che gli stati europei, gli USA, la Cina e anche il Giappone. Da questo conflitto uscirono sconfitte l'Austria e la Germania.


Nei confronti di quest'ultima, che venne privata di tutte le sue colonie, vennero stipulati i patti di Versailles(1919) con i quali la Francia, vincitrice del conflitto insieme a Inghilterra, Italia, Usa , volle imporre alla Germania, che nel 1870 le aveva strappato le regioni dell'Alsazia Lorena, condizioni durissime .

Non a caso molti dicono che proprio nelle clausole di Versailles stanno molti motivi per lo scoppio della seconda guerra mondiale. Se Francia e Inghilterra erano uscite vincitrici dalla I guerra mondiale, risultava però ormai chiaramente come altre fossero le potenze in ascesa e come esse si ponessero al di fuori dell'Europa o ai margini di essa.

Fuori dell'Europa stavano gli USA. Essi avevano vinto la guerra ma si erano poi isolati come politica estera dal resto del mondo, passando attraverso la grave crisi del 1929 e uscendo successivamente da essa . Reinseritisi poi di prepotenza nel quadro internazionale con la loro decisiva partecipazione alla Seconda Guerra Mondiale (1939-1945) entrarono nel conflitto con il dicembre 1941 dopo l'attacco giapponese a Pearl Harbour e centripetarono intorno a sé i paesi occidentali dell'Alleanza antinazista e antifascista, tanto che alla fine del conflitto, intatti nel loro poderoso apparato industriale e non avendo subito distruzioni sul loro territorio, diventarono egemoni del blocco occidentale - e quindi non solo europeo- nel suo complesso , anche grazie al Piano Marshall di aiuti all'Europa .


La Russia, paese solo in parte ascrivibile all'Europa, entrata come impero zarista nella I guerra mondiale e uscita da essa con la Rivoluzione Bolscevica del 1917 : divenuta quindi con il nome di URSS il primo stato che si richiamava ai principi del socialismo , si pose già con il secondo piano quinquennale di Stalin (1928-33) ai vertici della produzione industriale mondiale calamitando intorno a sé, dopo la Seconda guerra mondiale , cui partecipò nell' ambito dell'alleanza antifascista e antinazista, una vasta area geografica non solo europea ma più latamente mondiale, situazione durata fino al 1989 ( caduta del muro di Berlino ).

Sempre in un'area non europea c'è il caso del Giappone . Esso , che fino alla metà dell' Ottocento era rimasto isolato dal resto del mondo, era stato poi costretto ad aprire i suoi porti al commercio statunitense ed europeo. L'arrivo di mercanti e operatori americani ed europei provocò forti squilibri nel paese : quest'ultimo era dominato dall'alta feudalità, che attraverso l'istituto dello Shogunato ereditario (lo Shogun era il primo ministro ) deteneva l'effettivo potere, mentre l'imperatore (Mikado), pur essendo oggetto di culto, rimaneva in realtà segregato nel suo palazzo di Kyoto.


Il popolo, la cui occupazione era fondamentalmente agricola , era oppresso da una forte tassazione a beneficio dei ceti privilegiati. L'arrivo degli stranieri determinò però complessivamente un accelerato adattamento nei confronti del modello occidentale. il paese si avviò così verso una moderna industrializzazione che assunse presto un ritmo vertiginoso, senza, però, che mutassero le tradizioni culturali e religiose di fondo, solo che tali tradizioni, ad esempio la frugalità, l'obbedienza, la pazienza vennero messe al servizio della nuova ottica industriale, alla stessa maniera gli esponenti delle vecchie famiglie gentilizie si trasformarono in moderni capitani di industria .


Fu così che il Giappone, liquidato lo shogun e restaurato il Mikado , comprò tecnologie avanzate, produsse acciaio su brevetto tedesco, impiantò una fitta rete ferroviaria, costruì cantieri navali, fece addestrare il suo esercito da militari tedeschi. Inoltre si lanciò sulla via dell'imperialismo: il bisogno di nuove terre dove riversare la propria popolazione e i prodotti delle proprie industrie, lo portò a rivolgere le proprie mire sulla Cina, ma ciò determinò una rivalità con la Russia zarista che sfociò nella guerra Russo-Giapponese conclusasi con la vittoria navale del Giappone nel 1905 a Tsushima.

Sarà poi il Giappone, schierato tramite il Patto anti-comintern e Patto di acciaio con la Germania nazista e l'Italia fascista, a scatenare la seconda guerra mondiale: da questo grande conflitto il Giappone uscì annientato (le città di Hiroshima e Nagasaki vennero rase al suolo dalle bombe atomiche americane nell'agosto 1945 ); nonostante ciò nel corso di un quindicennio il Giappone, grazie anche alla protezione degli USA che fecero del Giappone un avamposto anticomunista in Oriente, ebbe una ripresa economica la quale , per la sua rapidità e intensità, non ha avuto eguali nella storia economica contemporanea. Se le cose di cui abbiamo parlato in quest'ultima parte sono prevalentemente politiche , occorre ora reinserirle in una rete di riferimento più propriamente economica, sebbene gli ultimi avvenimenti, ad esempio la conferenza di Seattle e quella di Washington, non possano prescindere dal quadro politico.

Osserviamo allora come alla Seconda Rivoluzione industriale siano seguite in modo sempre più rapido le successive Rivoluzioni , quella atomica e quella informatica, arrivando alla fase attuale di post-industrializzazione . Questa parola non indica una situazione in cui non ci sono più industrie ma una realtà in cui le industrie si avvalgono di sistemi raffinati di produzione con enorme risparmio di mano d'opera o in cui le industrie stesse vengono trasportate dai paesi ex industrializzati nelle zone più arretrate, dove è comprabile mano d'opera a basso prezzo e sono impiantabili strutture altamente inquinanti .

Sicuramente però è la Rivoluzione informatica , dagli anni Settanta del Novecento in poi, ad avere avuto la preminenza nei processi di globalizzazione: non è infatti pensabile una globalizzazione di capitali, tecnologie, mercati senza un'informazione simultanea e senza la possibilità di comprare e vendere in tempo reale .

 Quanto ai rapporti di forza dei vari paesi occorre dire che essi tendono a collocarsi sempre più su livelli diversi da quelli propriamente politici, trattandosi di ambiti addirittura metaeconomici.

Non conta cioè l'economia dei vari paesi o settori internazioni ma contano i possessori dei megacapitali mondiali che , trasportabili in tempo simultaneo da un mercato all'altro, dirigono in tempo quasi reale le sorti del mondo.

La nuova globalizzazione è la causa ed il risultato della competizione tra USA - Europa - Giappone iniziata nel secondo dopoguerra , è
- il frutto della strategia delle imprese ,
- tese al massimo profitto per soddisfare i risparmiatori - investitori;
- tese a pervenire al miglior rapporto qualità/prezzo per soddisfare i consumatori,
- favorita dalle telecomunicazioni, dalla tecnologia informatica che annulla le distanze geografiche e dai   trasporti a  basso costo.

Per l'Unione Europea, l'avvento di una unica moneta, di un unico Stato, è stata una necessità, l'unico modo per l'Europa di avere una voce nel mondo, senza subire le regole altrui.

Il trattato di Maastricht è figlio della globalizzazione dell'economia. Che ancora non è finita.


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