Corso di Religione

         


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Due tendenze storiche dell'etica in occidente
IDEALISMO . dualismo anima-corpo
. criterio della morale: l'esercizio della virtù
. primato del volere-dovere

PLATONE (+ 347)
Convito, Fedro

SANT'AGOSTINO (+ 430)
De libero arbitrio

PIETRO LOMBARDO(+ 1160)
Libri quattuor sententiarum

SAN BONAVENTURA
(+ 1274)
ltinerarium mentis in Deum

GUGLIELMO D'OCKHAM (+ 1349)
Nominalismo

PIO IX (+ 1878)
Syllabus

MAX SCHELER (+ 1928)
Filosofia dei valori

TENDENZA DEONTOLOGICA
REALISMO . unità di materia e spirito
. criterio della morale: la felicità
. primato del capire-sapere

ARISTOTELE (+ 322)
Etica a Nicomaco 

PIETRO ABELARDO (+ 1 142)
Ethica seu scito teipsum
Sic et non
(adattamento aristotelismo:
Avicenna, Averroè)

  SANT'ALBERTO MAGNO (+ 1280)
SAN TOMMASO D'AQUINO (+ 1274) Summa theologiae   (bonum = rationabile)

SUAREZ (+ 1617)
Probabilismo

J.H.NEWMAN (+ 1890)
Sviluppo del dogma cristiano

Nuova teologia morale
concilio Vaticano Il (1962-65)

TENDENZA TELEOLOGICA

La moralità è solo egoismo ? Freud. Se una persona si sottomette a delle norme, specie quando costano sacrificio, è segno che in un modo o nell'altro ci ricava il suo vantaggio, e perciò la sua morale è fondata sull'interesse.
La  morale - sostiene S. Freud (1856-1939) - è la risultante di un compromesso tra il "principio del piacere" e il "principio di realtà". Perché il bambino accetta di tenersi pulito, di obbedire ai genitori, di non fare capricci? Semplicemente perché ha paura di perdere l'amore dei genitori, senza i quali non potrebbe vivere. Pur  di garantirsi i benefici di questo amore accetta il pedaggio della proibizione di qualcosa che per lui sarebbe gratificante.Per non cessare di essere amato, il bambino rinuncia a essere soddisfatto.In fondo è per salvaguardare il proprio interesse che si assoggetta a una morale.
Chi è allora l'uomo morale per Freud? Un egoista che sa di esserlo o un narcisista "che crede di essere migliore degli altri"!La libertà è un valore assoluto? Il radicalismo. Studiosi dei fenomeni sociali parlano da una ventina d'anni di "società radicale", di "cultura radicale".
Il radicalismo, in senso sociale e politico, è la tendenza ad opporsi all'ordíne sociale esistente e a ogni autorità per creare ordine basato sulla libertà assoluta e sull'uguaglianza democratica. In senso culturale, è la tendenza a "ritornare alle radici", a eliminare tutte quelle incrostazíoni storico-culturali, sistemi ideologici, tradizioni etiche, gerarchie di verità che, sedimentandosi lungo la storia, tendono a sclerotizzare la società.
La cultura radicale sviluppa anche una sua morale, che entra in conflitto frontale con la morale religiosa e anche con buona parte dei principi tradizionalí della morale laica. Una morale denominata "libertaria", in quanto «il valore morale che essa ritiene come supremo e assoluto è la libertà: anzitutto, libertà da tutto ciò che pretende d'imporre un freno al libero dispiegarsi dei bisogni, dei desideri e delle attrattive dell'uomo; poi libertà di fare tutto quello che a ognuno piace o che ognuno ritiene di poter fare. Società e cultura radicali si caratterizzano per tre tendenze, che incidono profondamente sullo stile di vita e sulla concezione etica dell'agire: - l'individualismo, « che ha portato al prevalere degli interessi dei singoli sugli interessi generali e sul bene comune, all'esaltazione degli egoismi individuali e di gruppo a scapito della necessaria solidarietà sociale; ha portato a parlare di diritti conculcatí, ma poco o nulla di doveri»';L'egualitarismoE' inteso come «tendenza all'uguaglianza assoluta e quindi alla abolizione di tutto ciò che rende gli uni diversi dagli altri»: di qui lotta alla "meritocrazia", opposizione all'autorità costituita, livellamento di ruoli sociali e familiari, forme di femminismo esasperato;

Il libertarismoEsso considera ogni norma morale come essenzialmente oppressiva: «Perciò l'uomo, che ha il diritto inalienabile di disporre liberamente di sé per essere felice, deve liberarsi da tutte quelle forme morali che limiterebbero e in un certo modo incatenerebbero la sua libertà di disporre di sé come meglio gli pare. L'uomo quindi deve liberarsi da ogni tabù morale, tramandato dal passato» Il libertarismo vede nel superamento dei tabù della vecchia morale una "scelta di civiltà" e vede, per esempio, nel divorzio, nell'aborto, nel líbero amore, nell'omosessualità, nell'eutanasia, una riconquista di "diritti civili" finora conculcati dalla morale religiosa. "
Il relativismo   eticoLa coscienza individuale  è il luogo dove nascono le scelte umane. Lì ciascuno  decide ciò che è bene o male per sè stesso e per gli altri  relativamente a ciascuna situazione contingente , personale, della vita. Nel dibattito culturale delle società occidentali postmoderne si parla spesso di  relativismo etico  come di una acquisizione fondamentale della cultura contemporanea, una conquista di libertà della coscienza individuale.
Il relativismo etico sostiene l'impossibilità teoretica sia di ricondurre a un unico principio la molteplicità dei valori etici tra loro contrastanti presenti nelle società sia di dare fondamento universale ai valori propri di una determinata civiltà. Il relativismo etico viene considerato un principio acquisito, assoluto e indiscutibile : ognuno stabilisce secondo criteri propri , individuali, percio' relativi , quali comportamenti siano umani e quali non, quali siano giusti e quali ingiusti.
Secondo questa ideologìa non è possibile individuare criteri  universali per riconoscere il bene , qualcosa di vero-per-tutti,: il rapporto tra la coscienza individuale che si ha del bene  e la società civile, deve essere dominio delle leggi civili. Vale a dire che lo stato di diritto dovrebbe garantire a ciascuno di vivere secondo i comportamenti che la propria coscienza individuale decide, avendo come riferimento solo se stessa, il proprio sentire ,la propria cultura e la propria volontà e razionalità e indicando solo le regole per non ledere con i propri comportamenti i diritti degli altri.

In tutte le culture si ritrova , espresso in modi diversi, un  giudizio  sui comportamenti umani che li divide in comportamenti morali o immorali riferendoli ad un senso comune del costume (in latino  mores). Questo fatto esprime la possibilità per le società umane di scoprire e condividere  criteri di giudizio  per poter dire quali comportamenti sia autenticamente umani e quali disumani.
Secondo l' ideologia del relativismo etico non ci sono piu' comportamenti morali o immorali, perchè ogni comportamento deciso da una coscienza umana è per se stesso autenticamente umano e nessuno puo' addurre criteri universali per definirlo morale o immorale. Dunque si dovrebbe parlare solamente di comportamenti legali o illegali.   

Se una coscienza decide di interrompere la propria vita senza danneggiare nessuno, le regole sociali devono garantirglielo , senza esprimere giudizi morali cioè circa la autenticità umana dell'atto.

Così se decide di interrompere una gravidanza,o di amputarsi un arto o di drogarsi, o di farsi clonare,o di fare e sciogliere matrimoni e famigie, etc. Secondo questa prospettiva sarebbe perfettamente inutile un dibattito etico che sia alla ricerca di una verità, di significati e valori autenticamente umani, ragionevolmente condivisibili dall'umanità.

Il relativismo in campo etico  è  un elemento della vita contemporanea cui bisogna rassegnarsi?
Se il relativismo etico diventa l'ideologia di uno stato esso diventa una dittatura. La dittatura del relativismo ! LA "QUESTIONE MORALE" Cresce nella società contemporanea l'attesa per un'etica non-confessionale, per una cosiddetta " morale laica "  indipendente da qualsiasi rivelazione divina ma prodotto della sola ragione umana. Si torna a parlare spesso di "questione morale", come del problema numero uno da risolvere se si vuol curare le patologie del sistema politico ed economico. Si cercano punti d'intesa intorno a "tavole di valori comuni", su cui possano con vergere e collaborare credenti e non-credenti.

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IL RELATIVISMO ETICO

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