Corso di Religione

MORALE



FORMAZIONE DELLA COSCIENZA MORALE
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Formazione della coscienza morale La formazione della coscienza morale è un percorso che ognuno è chiamato a compiere per discernere il bene e compierlo . Tutto ciò però non può avvenire in un assoluto solipsismo.
La coscienza morale si forma insieme con la comunità di appartenenza, attraverso il dialogo ed il confronto , l'apertura alla crescita comunitaria. Questa consapevolezza è indispensabile per evitare di fare della propria coscienza un oracolo interiore, privato, incomunicabile , chiuso ad ogni dialogo.
Nessuna coscienza umana può possedere in se stessa la verità assoluta : ascoltare la voce della comunità alla quale si appartiene è la condizione fondamentale perchè la ricerca della verità possa svolgersi nella storia, soprattutto quando si tratta di comunità di fratelli che condividono le stessa speranza e vanno insieme alla ricerca di quale, tra le tante che si offrono, sia la via giusta da percorrere . Nel caso dei cristiani si tratta di ascoltare continuamente la voce dei pastori, del magistero, del Papa, che di questa comunità sono parte prioritaria, perchè titolari del carisma del servizio alla verità.

Come si diventa soggetti morali ? L'esperienza ci insegna che la coscienza morale non è innata. La capacità di distinguere il bene dal male non si acquista una volta per sempre, ma progressivamente col crescere dell'età. La psicologia evolutiva osserva e studia le tappe di questa crescita, e può valutare il grado di moralità della condotta considerando l'età di una persona, l'educazione che ha ricevuto, la cultura che possiede, il carattere, ecc.

Come il singolo individuo conquista un po' alla volta la sua maturità morale, così anche le generazioni e i popoli mostrano una continua evoluzione del loro sistema morale. Ne sono prova, per esempio, il passaggio dalla poligamia alla monogamia, dal regime della pena di morte alla sua abolizione, da leggi razzistiche a leggi fondate sui diritti dell'uomo, dal costume della schiavitù al rispetto della uguale dignità di ogni persona, dalla emarginazione sociale del bambino, della donna, del malato al riconoscimento pieno dei loro diritti.
Lo sviluppo della coscienza morale segue delle tappe che gli psicologi hanno ormai definito con sufficiente chiarezza - il bambino, prima dell'età della ragione, è capace di esprimere sentimenti, ma è amorale: per lui buono è ciò che è gradevole, cattivo è ciò che è doloroso. In seguito sarà bene quello che è comandato, male quello che è proibito. Ripete il modello di giudizio e di comportamento che vede nei genitori. t però di primaria importanza educativa che questo modello proposto dagli adulti non sia arbitrario o discontinuo, ma basato su criteri oggettivi e coerenti;

- il fanciullo inizia a valutare da sé i propri atti. Spia di una coscienza che cresce è il senso di colpa o il rimorso per il male commesso, oppure la rivendicazione di un premio per il bene compiuto.

- a dieci anni sa già riconoscere con realismo anche le azioni altrui, comprese quelle degli adulti. Il suo comportamento rimane comunque "convenzionale": soddisfare le aspettative della famiglia e della società, conformandosi all'immagine leale ma stereotipica di "bravo bambino - brava bambina";

- l'età della ragione : con la preadolescenza esplode il desiderio di autonomia, ribolle la volontà - più proclamata che realizzata - di sganciarsi dalle idee e abitudini familiari. Impazienza di far sapere la propria opinione su tutto. Ma il giudizio morale rimane legato alla materíalità dell'atto, alla correttezza delle regole procedurali, alla legalità esteriore. Il comportamento giusto consiste nel fare i propri doveri (magari mugugnando), mostrare rispetto all'autorità in pubblico (senza privarsi del piacere di deriderla in privato coi compagni ... ), mantenere l'ordíne per il desiderio di mantenere l'ordíne;

- dai quindici anni in su si può parlare normalmente di una incipiente autononomia di giudizio rispetto alle norme e ai valori della famiglia e della società adulta circostante. In compenso si manifesta un vistoso appiattimento della condotta e dei giudizi sul modello dominante nel gruppo di coetanei. La tendenza a esasperare le relazioni, a chiudersi nel piccolo gruppo di amici, a identificarsi con i coetanei (cominciando dal modo di vestire, di comunicare, di atteggiarsi) ha risvolti inevitabili anche sulla scelta dei valori e sulla formazione della coscienza morale. La quale rimane comunque conflittualmente catalizzata in questi anni intorno al problema dominante, se non esclusivo, della libertà soggettiva;

- il giovane maturo, abbandonate certe velleità adolescenziali, arriva a darsi un quadro più sistematico e realistico di riferimenti etici. Entrano in gioco la maggior esperienza, una più acuta capacità critica, una certa obbiettività di giudizio coadiuvata dalla opportunità di confrontare insieme più soluzioni, sulla base di un più largo ventaglio di valori. Il che non significa però il raggiungimento di una piena maturità morale. 

- per tutta la vita la coscienza, proprio per via della libertà, rimane aperta alle sollecitazioni interiori ed esteriori, a quelle positive come a quelle negative.

Come si trasmettono le norme morali(F.Pajer-Religione.SEI)

Valori e norme etiche non solo non devono ma non possono venire imposti.
Trasmettere valori, norme etiche non consiste semplicemenete nell' informare sulla esistenza di determinate regole di comportamento, occorre che i valori siano testimoniati oltre che indicati alla ragione del loro effettivo valere per la persona e per la storia. Argomentazione e testimonianza non hanno efficacia se non attraverso la libera e responsabile adesione.
Non è possibile l'imposizione( autoritarismo) e neppure la  persuasione (indottrinamento). Quando persuasione o imposizione riescono, esse non ottengono che un conformismo ai comportamenti , non  l'assunzione etica. La strada , l'unica possibile per la trasmissione di valori è quella del dialogo etico  che si stabilisce nella vita comunitaria attraverso gli influssi reciproci singolo-singolo e singolo-comunità ; influssi sempre liberanti-condizionanti,sia nella condivisione serena che nelle tensioni e nei conflitti.
La continua interazione della volontà-libertà-responsabilità personale con quella degli altri in un contesto di reciprocità matura le conoscenze etiche , la loro esplicitazione e trasmissione. Antropologia culturale, etnologia, storia delle religioni studiano da diverse angolature il fenomeno morale. 
Non è loro competenza dire se un sistema morale è buono o cattivo, utile o dannoso, attuale o sorpassato. Si limitano a spiegare come, in quali condizioni culturali, attraverso quali processi, un sistema morale di un gruppo sociale prende origine, si sviluppa, produce i suoi effetti, ed eventualmente scompare. Queste scienze umane ci offrono dei dati plausibili, illuminanti per la ricerca etico-religiosa di credenti e non credenti.

L'uomo, visto nella sua situazione concreta, si trova determinato da un insieme di condizionamenti che gli si impongono solo per il fatto di essere uomo. Egli è soggetto a un triplice livello di condizioni:
- biologicamente, è un vertebrato, mammifero bipede, di memoria e di un cervello più sviluppato degli altri animali; 
- fisicamente, si trova a vivere in un habitat naturale esposto al ciclo delle stagioni, a quel tipo di clima, a determinate condizioni del suolo, dell'aria, della alimentazione;
- socialmente, è "figlio" di quell'ambiente artificiale che è il gruppo sociale di appartenenza, artificiale nel senso che ogni gruppo, per funzionare e autoregolarsi, si dà un codice morale fatto di norme, usanze e costumi, linguaggio e simboli, interdizioni, tradizioni.

Da una parte l'uomo crede e pretende di essere libero, dall'altra si trova limitato per il solo fatto di essere "situato" nel tempo e nello spazio fisico e sociale. E tuttavia quest'uomo, pur condizionato, sa di non essere propriamente "programmato" dall'esterno: a differenza d'ogni altro vivente, ha saputo scrivere una storia di libertà, intrisa di successi e di orrori, ma sempre storia di libertà. Questo perché l'uomo, al di là dell'istinto animale, è una coscienza che pensa, che sceglie liberamente in base a delle norme e a dei valori.
Norme e valori sono determinati storicamente da ciascun gruppo sociale, anche se - come documenta la letteratura etnologica - la tradizione li fà risalire all'antenato mitico per dare loro un'aura di sacralità intoccabile e sottrarli quindi alla manipolazione del singolo.
L'insieme delle norme che un gruppo assume come valide e che propone ai suoi membri forma un modello culturale, che a sua volta si fonda su un sistema di valori.  Norme e valori sono solitamente detti e scritti, ma possono anche essere "non-detti", sottintesi: vivono implicitamente nel tessuto sociale e si traman dano per consuetudine  più che per discorso.

L'individuo viene introdotto fin dalla nascita nel patrimonio di regole del gruppo: è la prima socializzazione soprattutto mediante l'educazione familiare. Poi, nelle società semplici arcaiche, al momento del passaggio alla vita adulta, il giovane assume in pieno la responsabilitá personale di queste regole: sono i riti dell'iniziazione, ed è allora la seconda nascita, quella sociale.

Nelle nostre società evolute, invece, il passaggio alla vita adulta (età dell'adolescenza) è caratterizzato da un lungo periodo di insicurezze e da numerosi conflitti.  La conformità alle norme viene incoraggiata dal gruppo, che riconosce a chi meglio si "integra" un maggior prestigio sociale.

Per il "ribelle" o il "deviante' invece sono previste sanzioni, che nelle nostre società possono essere di ordine giuridico, ma che nelle società a base tradizionale religiosa assumono un carattere magico-sacrale  . Quando infatti le norme sono collegate a credenze religiose, anche le rispettive sanzioni positive o negative sono percepite come di origine soprannaturale. Ciò serve a rafforzare l'autorevolezza delle norme stesse, ma anche a creare interiori sensi di colpa, che non si conciliano con una coscienza matura, libera, serena.

Quanto ai contenuti delle norme morali, si possono distinguere tre dimensioni concentriche:

- la dimensione universale: a questo livello, il più ampio possibile, la normativa si limita a enunciare quei pochi princìpi fondamentali che stanno alla base dell'agire dell'uomo di tutti i tempi e le culture. Per esempio: rispetta l'altro, non fargli del male, di' sempre la verità, ecc.

Tutte le religioni e le civiltà proclamano, variamente formulato, questo - principio etico fondamentale: «Non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te» o, in forma positiva: « Fa' agli altri quello che vorresti fosse fatto a te».  Su questo - primo "consenso etico", minimo ma universalmente diffuso, si basano tutte le grandi civiltà della storia del passato e del presente. - la dimensione particolare: è la traduzione dei princìpi fondamentali in norme concrete e circostanziate. Per esempio: non divorziare, non bere alcoolici, santifica le feste di precetto. Queste norme, elaborate dagli uomini in tempi e luoghi determinati in funzione di particolari esigenze, non sono universali e possono di fatto cambiare.

Si può infatti osservare che le norme che regolano il matrimonio variano da cultura a cultura, da un periodo storico a un altro; le regole dietetiche sono soggette a fattori di costume etnico e di clima; le stesse norme stabilite'dalla Chiesa (leggi ecclesiastiche) variano da un Paese all'altro, com'è appunto il caso di alcune feste di precetto;

- la dimensione singolare, del caso per caso:  la morale rispetta l'unicità della persona e della sua situazione, nel senso che cerca non di salvare il principio universale astratto, ma di aiutare la singola persona concreta. Per esempio: se una coppia è in gravi difficoltà, deciderà o no di separarsi? Un convertito dall'islam al cristianesimo dovrà ancora astenersi dall'alcool? A questo livello, la morale deve risolvere dei conflitti tra norme ugualmente vincolanti, cercare un compromesso per il bene delle persone, dare più spazio alle scelte responsabili della coscienza di ciascuno.
Le tre dimensioni ( universale, particolare e singolare ) sono complementari e tutte importanti, se si vuol evitare 
- l'idealismo dei primi princìpi (l'universale), 
- o il legalismo moralistico (il particolare), 
- o l'individualismo relativistico del caso per caso (il singolare).
Di qui nasce un'urgenza in ordine alla propria e altrui educazione morale:  dotarsi di criteri concreti e applicabili di giudizio e di scelta,  anziché interessarsi solo al "che cosa si deve o non si deve fare".

“Tutti gli esseri soggetti al divenire non restano mai identici a se stessi, ma passano continuamente da uno stato ad un altro mediante un cambiamento che opera sempre, in bene o in male… Ora, essere soggetto a cambiamento è nascere continuamente… Ma qui la nascita non avviene per un intervento estraneo, come è il caso degli esseri corporei… Essa è il risultato di una scelta libera e noi siamo così, in un certo modo, i genitori di noi stessi , creandoci come vogliamo e con la nostra scelta dandoci la forma che vogliamo”

(Giovanni Paolo II: Veritatis Splendor, 71).

Catechismo Univesrale della Chiesa Cattolica

1783   La coscienza deve essere educata e il giudizio morale illuminato. Una coscienza ben formata è coscienza retta e veritiera. Essa formula i suoi giudizi secondo la ragione, in conformità al vero bene voluto dalla sapienza dei Creatore. L'educazione della coscienza è indispensabile per tutti gli esseri umani , giacchè tutti sono esposti a influenze negative e tutti  sono tentati dal peccato a preferire il loro proprio arbitrio e a rifiutare gli insegnamenti certi.

1784 L'educazione della coscienza è un compito di tutta la vita.  Fin dai primi anni dischiude al bambino la conoscenza e la pratica della legge interiore, riconosciuta dalla coscienza morale. Un'educazione prudente insegna la virtù; preserva o guarisce dalla paura, dall'egoismo e dall'orgoglio, dai sentimenti della colpevolezza e dai moti di compiacenza che nascono daI debolezza e dagli sbagli umani. L'educazione della coscienza garantisce la libertà e genera la pace del cuore.


Il processo formativo L’uomo è un essere storico, non è realizzato definitivamente ma è una continua potenzialità; egli ha una identità da costruire e realizzare nel suo continuo divenire; allo stesso tempo è un essere cosciente, padrone della propria esistenza, posto sempre dinanzi alla questione di che fare, di come vivere, di come costruirsi per realizzarsi liberamente.

La  psicologia ci dice che il bambino costruisce una immagine  di  se'  attraverso  cio' che i genitori, l'ambiente,gli amici,gli  chiedono  di  essere. Se  egli riconosce come buona e desiderabile l'immagine  ideale  di  sè  che  gli viene proposta , farà tutta una  serie  di  scelte  che  corrispondono  a  quel  suo  ideale  personale. Egli  acquista  in  tal  modo,gradualmente  una  propria  identità e quindi  una  coscienza  di  sè che comprende i suoi limiti, i suoi errori, le sue mancanze.

Questo è il risultato di un lungo processo evolutivo e di crescita umana. Il  bambino  accetta gradatamente le norme della propria  cultura  man mano  che matura fino ad avere l'esperienza necessaria ,la memoria  per   poter fare sinderesi. Sinderesi o sinteresi, deriva dal greco sinterèsis , syn - tereo, verbo che significa vedere, osservare quindi fare l' esame di sè. Secondo San Tommaso, la sinderesi esprime la tendenza innata dell'anima umana verso il bene e il suo rifiuto del male (Summa theologica 1,1 q.94, art.1). Dalla sideresi dipende quindi la capacità dell'uomo di desiderare il bene e di provare rimorso per il male compiuto.

La  vita individuale e collettiva fin dall'infanzia è plasmata  da  un insieme di modelli di comportamento, evidenti, creduti, simbolicamente interiorizzati,che costituiscono l'ethos sociale , il costume sociale .  Nessun   individuo   nella  sua   esistenza  è   completamente    libero  dall'ethos sociale. Ognuno di noi ha formato la propria identità  "attingendo" abbondantemente ed inevitabilmente dall'ethos sociale del proprio ambiente di vita.

L' esperienza morale della persona ha carattere evolutivo e progressivo (cf.: teorie della personalità) per cui  ogni persona per autorealizzarsi, evitando il male e compiendo il bene ha bisogno di una  educazione etica e morale congruente con i bisogni psicologici della propria età .

Quando la coscienza psicologica viene scossa da esperienze cognitivie significative, da nuove conoscenze di cui si comprende il significato, l'importanza, il valore per la vita personale e collettiva , essa può accolgliere creativamente il nuovo valore e rimanervi trasformata  ; soltanto allora questa coscienza trasformata giunge alla norma morale e se ne sente vincolata.  

Un semplice apprendimento cognitivo non produce automaticamente una maturazione morale. Non è sufficiente sapere cosa è bene e cosa è male per maturare una coscienza morale . La conoscenza morale in quanto conoscenza dei valori comporta un insopprimibile legame con l'esperienza dei valori stessi: è una conoscenza particolare, di tipo  valutativo-vitale.

Il bene non ha bisogno di imporsi attraverso il rinnegamento di bisogni naturali o attraverso una adulterazione della autenticità originaria della persona; ogni educazione repressiva fondata su l'inibizione tout-court del desiderio umano non ha fondamento così come non l'ha una educazione permissiva in cui ogni desiderio umano è imperativo morale.
La prospettiva della educazione etica e morale  è  necessariamente genetico-evolutiva.

Il passaggio dal sapere concettuale, facile da trasmettere, al sapere valutativo , raggiungibile solo attraverso un certo coinvolgimento esperienziale è un processo graduale, con ritmi diversi in ogni persona.

Questo processo non è possibile sempre e comunque : solo dopo un itinerario autoeducativo - percorso senza regressioni e fissazioni- l'imperativo morale, il valore morale nascerà dalla libertà della persona e ne esprimerà le aspirazioni più profondea. Occorre attraversare una serie di stadi intermedi di maturità morale per tanti versi paralleli agli stadi dello sviluppo della cognitività e della personalità in generale.

La conoscenza morale diventa coscienza morale quando i valori si possiedono interiormente come normativi e vincolanti per i propri comportamenti . Non basta conoscere il bene ed il male: la conoscenza deve penetrare nel vissuto della persona e permettere che il bene sia percepito come bene esperienziale  cioè come valore della persona.

Sviluppo della qualità morale secondo Kohlberg .

LIVELLO PREMORALE PRECONVENZIONALE
IL BAMBINO (0-5 anni , non ragiona )


E' capace di esprimere sentimenti ma è amorale: per lui è buono cio' che e' gradevole,cattivo cio' che è doloroso.In seguito sarà bene ciò che è comandato, male ciò che è proibito. Ripete il modello dei genitori.

A - orientamento  conformista: obbedisce  alle  regole  per  evitare   le   punizioni. Accetta il potere che si manifesta nelle punizioni. La bontà di un atto è determinata dalle conseguenze fisiche.La motivazione a conformarsi è la paura :essa genera valori. Il valore della vita umana dipende dagli attributi fisici .Prova sensi di colpa se gli adulti non provvedono a soddisfare i suoi bisogni

B- orientamento conformista-edonista : sI  conforma  alle  regole   per   ottenere benefici, piacere.La bontà di un atto è determinata dal soddisfacimento di bisogni con piacere. La motivazione ai comportamenti è la speranza della ricompensa. Il valore della vita umana dipende dalla capacità strumentale di soddisfare i propri bisogni.   Prova sensi di colpa se non riesce a procurarsi il necessario soddisfacimento piacevole dei propri bisogni.

Proporre un modello non arbitrario ma basato su criteri oggetivi e coerenti, non  fermo e continuo. Il  bambino deve  definire il  suo  ruolo  nella  società  che lo circonda, deve prepararsI a prendere alla fine il suo posto come uomo o  come donna. Le  qualità morali sono comunI a uomo e donna e in  questo  campo il  bambino  può imparare  attraverso  l'imitazione da entrambi i genitori (non ci sono teorie chiare in proposito).

Poichè  i genitori sono le figure dominanti e le  fonti  primarie di gratificazioni  e divieti, l'atteggiamento  del  bambino  neI loro confronti è un misto di desiderio di essere approvato e di ribellione.
Per  quanto tra genitori e bambini si svolga una specie di  tiro alla  fune con  occasionale negativismo e ribellione, a lungo andare l'influenza dei genitorI è quella dI modelli di identificazione che i bambinI tendono a copiare.

Un  aspetto  importante della identificazione con i  genitori  implica  l'assunzione  da parte del bambino deI loro standard di  condotta. Egli  impara così ad agire neI confrontI degli altrI secondo criteri di bene e di male ed a resistere alla tentazione di trasgredire le regole dI un comportamento accettabile.Anche fratelli e sorelle,coetanei ed altri adulti hanno una influenza   assai importante nello sviluppo della identità .

IL  BAMBINO  COMINCIA A VEDERSI COME UN SOGGETTO DISTINTO O  DOTATO  DI VALORE, O  AL  CONTRARIO  COME UN INDIVIDUO  INADEGUATO  ATTRAVERSO  LE PROPRIE RELAZIONI CON I FRATELLI E LE SORELLE E CON I SUOI COETANEI AL  DI FUORI DELLA FAMIGLIA. Secondo  la teoria genetica il presente risulta comprensibile per  una continuità  temporale con antecedenti storici. Secondo la teoria  della interazione  il presente è comprensibile in rapporto a fattori che  lo influenzano. Allora  sI  può ipotizzare un processo di maturazione psichica  della   persona  analogica alla maturazione dell'embrione i cuI tempI  e  modi   sono relativamente  indipendentI dall'esperienza   di interazione   ambientale, cioè  il  processo si svolge  nonostante  ampie differenze   ambientali.

Ciò  fa pensare  che  ci  sia  un  processo  dI crescita   responsabile dei  comportamenti  umani  fatta  di stadi, fasi, periodi   critici e dunque possibili ritardi o salti di fasi. D'altra   parte le interazioni  ambientali  possono   stimolare   e qualificare la maturazione psichica. Il  processo  evolutivo  del comportamento è  determinato  da  fattori  interni di crescita piuttosto che da influenze esterne: la  maturazione   può creare condizioni favorevoli all'apprendimento ma per lo  più  il  comportamento si sviluppa grazie alla loro azione combinata.  Il  bambino impare a parlare solo quando è cresciuto abbastanza ma  il  linguaggio che apprende è quello che sente parlare intorno a sè.

OGNI  CULTURA  STABILISCE UNA SERIE DI COMPORTAMENTI CHE  SI  ASPETTA VENGANO SEGUITI DA UOMINI E DONNE. LO SVILUPPO DEL RAGIONAMENTO MORALE E' UN RISULTATO DELL'APPRENDIMENTO SOCIALE.  Il  bambino  accetta gradatamente le norme della propria cultura  man  mano che divente abbastanza grande da avere l'esperienza necessaria  e  poter fare discernimento. Il processo dI autoidentificazione può infrangersI nel momento in  cuI sI  scoprono differenze razziali o  etniche,ma  riprende  quando  le   amicizie interetniche cominciano ad essere basate più sugli interessi  comuni.

LIVELLO CONVENZIONALE
IL FANCIULLO (età della ragione 6-11)

Incomincia a valutare da sè i propri atti. A 7 anni si riascontra una coscienza etica che valuta i valori dell'io normativo. Li riesamina li corregge, li realizza. Prova sensi di colpa o rimorso se commette il male. Rivendica un premio per il bene compiuto.  

C - orientamento conformista-relazionale: sI  conforma alle  regole  per  mantenere la reputazione dI bravo bambino.Il comportamento buono è quello che pèiace agli altri.La motivazione ai comportamenti è la speranza di approvazione,ottenere piacere psicologico attraverso l’approvazione sociale.Il valore della vita umana dipende dalla empatia e dall’affetto che   la persona riceve.

D - orientamento conformista-autoprotettivo: sI conforma alle regole  per  evitare la censura e la colpevolezza.Il comportamento buono è quello del fare il proprio dovere.La motivazione viene dall’evitare il biasimo dell’autorità.Il valore della vita umana è sacro perchè così stabilito dalle leggi religiose e sociali.


LIVELLO POST - CONVENZIONALE
IL PREADOLESCENTE (età del desiderio di autonomia: 11-14)

Vuole sganciarsi dal convenzionale famigliare e sociale.E' impaziente di far sapere le proprie opinioni su tutto. Il giudizio morale è legato alla materialità dell' atto,alla correttezza delle procedure, alla legalità esteriore.

A 12 anni si riscontra una coscienza etica -estetica che elabora strutture etiche ed ideologiche. Mette in discussione i valori dell'io normativo ,acquisice concetti personali,forma una scala divalori. In seguito  elaborerà una filosofia di vita.  

A 13 anni acquisice la capacità riflessiva e valutativa.  

 E - orientamento conformista -autoritario : sI conforma alle regole  alle  convenzionI  per assumere una posizione dI    giudice imparziale.Il giusto è ciò che è democraticamente concordato.Il buon coomportamento è quello che rispetta le regole concordate.La motivazione   al conformismo autoritario viene dal bisogno di fare il giudice imparziale del benessere della società..La vita è valutatat in base al benessere di tutti e di ciascuno, in base ai diritti universali.

F - orientamento conformista-autosalvifico: sI conforma per evitare la condanna della  propria coscienza. Si orienta al principio etico universale cioè al principio individuale di coscienza. L’azione buona è quella che si basa sulla decisione autonoma di valori universali. La motivazione viene dal bisogno di evitare la condanna, cioè salvarsi. La vita umana ha valore sacro perchè appartiene ad una individualità che è al di sopra di qualsiasi altro valore.


L'ADOLESCENTE (15-maturità )


Incipiente autonomia di giudizio rispetto alle norme e ai valori della famiglia e della società adulta circostante.Vistoso appiattimento sui comportamenti del gruppo. La coscienza rimane conflittualmente catalizzata intorno al problema dominante della libertà soggettiva.

L'emancipazione  dalla autorità parentale e dalla  dipendenza  emotiva   daI genitorI inizia nell'infanzia,ma il processo sI accelera molto nel corso della adolescenza. Per svolgere compiutamente il suo ruolo dI adulto l'adolescente  deve cominciare a staccarsI dalla famiglia e cominciare a  sviluppare una certa autonimia dI comportamento ed una sempre maggiore indipendenza nelle emozioni,neI valorI e nelle idee. La facilità del passaggio dipende in larga misura daglI  atteggaimentI parentali. GlI studI dimostrano che una famiglia partecipata forma  un adolescente fiducioso in se stesso ed efficiente.

Se l'adolescente riesce a stabilire solide relazioni con i ragazzi della sua eta' potra' piu' facilmente emanciparsi dai vincoli famigliari. L'appoggio e' il sistema valoriale dei coetanei che lo aiutano ad effettuare il passaggio dal controllo parentale all'autonomia individuale. Per conseguire un certo grado di coerenza nella sua condotta sociale l'adolescente deve far propri certi modelli di comportamento . Egli deve decidere da se' chi aspira ad essere ed accertare per proprio conto quali sono le cose che valgono.
La formazione della identità personale è un processo attraverso cui si acquisisce la personalità adulta integrata. Finchè permangono   le  identificazionI  separate  con   le   figure significative   dell'ambiente. I genitori,fratellI e sorelle,il conoscente prediletto,l'insegnante, la personalità  è frammentaria  spesso contradditoria. Questa  dispersione deI ruolI se non è superata  può  provocare  seri  disturbI della personali tà .

E'   tipico dell'adolescente  essere  secondo i  suoI  modellI dI identificazione ed essere se stesso, essere sincero e sleale, timido e  ardito, indipendente e dipendente.

E'  tipico  dell'adolescente  ricercare  una  varietà  dI esperienze    soggettive. I  valorI assuntI dall'adolescente e il modo con cuI eglI  giudica  se  stesso  rapparesentano ovviamente il risultato dI numerosi fattori di fondo  che  determinano  la natura delle sue esperienze  e  delle  sue aspettative.

IL GIOVANE MATURO

Buona capacità critica, di discernimento, di giudizio , di esperienza e conoscenza di valori non garantiscono ancora raggiungimento di una piena maturità morale. Per ogni specifico dinamismo educativo esiste un momento ideale di massima efficacia,una occasione in un certo senso unica che si presenta una sola volta nell' età evolutiva. Persa questa occasione,l’eventuale recupero presenta difficoltà supplementari non facilemente sormontabili.

Così l'amore accogliente e la disciplina hanno la loro massima efficacia educativa nell'infanzia , l'insegnamento morale nella età della ragione. L' assenza di una tempestiva discilplina capace di imporre anche le necessarie frustrazioni rendendole sopportabili con la forza dell' affetto più che una facilitazione per lo sviluppo morale si presenta oggi come  causa di anomia, disadattamento sociale, insicurezza psicologica e dipendenza paralizzante.

La disciplina dovrà essere gradualmente sempre più ragionata e condizionata al consenso del discepolo per essere vissuta sempre più come autodisciplina.L’impiego tardivo di durezze disciplinari non facilita l’educazione.

Durante l’adolescenza ha il suo momento più efficale il dinamismo della  identificazione con il  peer group di cui condivide i valori, assume le  tendenze e gli stereotipi e contemporanemaente con figure adulte di  successo.
L'identificazione è una vera e propria assimilazione interiore che porta veramente a pensarsi nella figura del proprio eroe. Nella seconda adolescenza quest eroe diventa sempre più un eroe concreto e possibile. Attraverso l'assimilazione per identificazione l'io giunge alla identità reale. (oggi con sempre maggior difficoltà)

LIVELLO DI RESPONSABILITA' MORALE

L'ADULTO RIUSCITO


Il modo in cui ci si autoriconosce accettati o rifiutati dall'ambiente nei primi anni di vita dara' la tonalita' di base al copione che recitere mo per il resto della nostra vita. Lo sviluppo della persona ha come obiettivo l' affermazione dell'io. Quando l'individuo consegue questo obiettivo diventa autonomo. Quando l'individuo e' autonomo, puo' aspirare alla trascendenza-autotrascendenza. Cioe' alla liberta' !.
Una persona e' matura, ha affermato il suo io quando e' in grado di ri'conoscere i propri pensieri, sentimenti, valori. E le sue azioni sono coerenti con tali valori. La coscienza ci chiama continuamente a realizzare la nostra identita' in modo autentico . Questa chiamata permanente ad essere se stessi ed a scoprire e costruire se stessi configura il senso di responsabilita' la coscienza e' la sede della responsabilita' nessuno puo' sfuggire alla responsabilita' perche' nessuno puo' sfuggire alla coscienza.

Responsabilizzare è creare le condizioni per cui, attraverso la sua stessa esperienza il giovane possa divenatre consapevole dell’efficacia positiva o negativa che le sue azioni e decisioni hanno su se stesso,sugli altri e sulla società.Si rende così trasparente la solidarietà reale e costitutiva della umanità.

Il senso di responsabilita' e' una qualita' tipica dell' adulto riuscito. Questo dinamismo educativo opera con il massimo di efficacia alle soglie della età adulta , quando la persona è in vista di assumersi ruoli sociali cioè quando ai singoli educatori subentra l’educatore-società nella sua complessità. Una società che tende a relegare i giovani nell’adolescenza di  parcheggio non fa educazione al senso di responsabilità. Si cerca allora di ovviare con il volontariato ed il servizio. Ma non basta.

L' adulto maturo diventa alla fine l'educatore di se stesso. SVILUPPO DELLA COSCIENZA MORALE SECONDO KOHLBERG
F.Pajer, Religione, SEI

STADIO
ORIENTAM.
MORALITA'
MOTIVAZIONE
bambino


il valore della vita umana dipende dalla posizione sociale e dagli attributi fisici del possessore
orientamento alla punizione e alla obbedienza ; alla accettazione del potere superiore che si rende  palese attraverso le punizioni
la bontà o malizia di un atto sono determinate dalle conseguenze fisiche, senza considerare il significato umano e il valore delle conseguenze
si obbedisce alle regole per evitare la punizione la paura genera i valori.

fanciullo

il valore della vita umana dipende dalla capacità "strumentale" di soddisfare i propri bisogni e quelli degli altri non abbandona i propri piaceri per amore degli altri

orientamento relativista strumentale ; egoistico: elementi di reciprocità vissuti in modo utilitaristico ; edonista
la bontà di un atto è determinata dalla soddisfa zione dei propri bisogni e occasio nalmente dei bisogni degli altri le conseguenze dell'azione devono essere piacevoli per lui
ci si conforma alla norma per ottenere ricompense, per ricavare dei vantaggi la speranza della ricompensa è la motivazione fondamentale
preadolescente



il valore della vita umana dipende dalla empatia e dall'affetto verso la persona

orientamento interpersonale del bravo bambino/ bambina
il comporta mento buono è quello che piace agli altri, li aiuta ed è approvato da essi e il buon comporta mento è indicato dalle aspettative di comporta mento stereotipico
conformità alla immagine di ciò che è maggio ranza o "naturale" ;  "ottenere piacere psicologico" attraverso l'approva zione sociale; guadagnare l'approva zione ed evitare disappro vazioni o critiche dagli altri ;
adolescente

la vita è valore universale ma non intrinseco

il valore della vita umana è sacro per la posizione che occupa in un certo ordine categoriale, morale o religioso, di diritti e di doveri "membro genera lizzato della società

orientamento alla legge e all'ordine costituito : "devoto appassionato della legge"
il comporta mento giusto consiste nel fare il proprio dovere, mostrare rispetto per l'autorità, mantenere l'ordine sociale (per se stesso)
Ci si conforma per evitare il biasimo da parte dell'autorità legittima e il senso di colpa che sorge ; essere fedele alla legge ; mancano le ragioni interiori del comporta mento
giovane

la vita è valutata in funzione del benessere della comunità e dei diritti universali dell'uomo ; è al di sopra della legge ; è al di sopra di qualsiasi comporta mento concreto

orienta mento legalista verso il contratto sociale (relativismo dei valori personali ed enfasi sulle regole procedurali per raggiungere il consenso)
il giusto consiste in ciò che è costituzio nalmente e de mocratica mente accordato - azione buona è quella che rispetta i diritti generali dell' individuo secondo i parametri criticamente esaminati e sui quali conviene la società.
Ci si conforma per mantenere il rispetto dello spettatore imparziale che giudica in termini di benessere per la comunità ; considerazioni razionali di utilità sociale; il bene comune è valore
adulto

la vita è sacra in quanto espressione di un valore umano universale fondato sul rispetto dell'indivi dualità al di sopra di qualsiasi altro valore -ogni uomo è "un fine in se stesso"

orienta mento al principio etico universale e verso i principi individuali di coscienza
l'azione buona è quella che si basa sulla decisione di coscienza in accordo con i princìpi etici scelti autonoma mente e che si appellano a comprensività logica, universalità e coerenza ; accordo della coscienza individuale ai "princìpi etici universali"
Ci si conforma per evitare un'auto-condanna ; "decisione di coscienza individuale" ; "convinzioni di uguaglianza"

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FORMAZIONE DELLA COSCIENZA MORALE
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