dai quindici
anni in su si può parlare normalmente di una incipiente
autononomia di giudizio rispetto alle norme e ai valori della
famiglia e della società
adulta circostante. In compenso si manifesta un vistoso appiattimento
della condotta e dei giudizi sul modello dominante nel gruppo di coetanei.
La tendenza a esasperare le relazioni, a chiudersi nel piccolo gruppo
di amici, a identificarsi con i coetanei (cominciando dal modo di vestire,
di comunicare, di atteggiarsi) ha risvolti inevitabili anche sulla scelta
dei valori e sulla formazione della coscienza morale. La quale rimane
comunque conflittualmente catalizzata in questi anni intorno al problema
dominante, se non esclusivo, della libertà soggettiva;
- il giovane
maturo, abbandonate certe velleità adolescenziali, arriva
a darsi un quadro più sistematico e realistico di riferimenti
etici. Entrano in gioco la maggior esperienza, una più acuta
capacità critica, una certa obbiettività di giudizio
coadiuvata dalla opportunità di confrontare insieme più soluzioni,
sulla base di un più largo ventaglio di valori. Il che non
significa però il raggiungimento di una piena maturità morale.
- per tutta
la vita la coscienza, proprio per via della libertà, rimane
aperta alle sollecitazioni interiori ed esteriori, a quelle positive
come a quelle negative.
Come si trasmettono le norme morali(F.Pajer-Religione.SEI)
Valori e norme etiche non solo non devono ma non possono venire imposti.
Trasmettere valori, norme etiche non consiste semplicemenete nell' informare sulla esistenza
di determinate regole di comportamento, occorre che i valori siano testimoniati oltre che indicati alla ragione del loro effettivo valere per la persona e per la storia.
Argomentazione e testimonianza non hanno efficacia
se non attraverso la libera e responsabile adesione.
Non è possibile l'imposizione( autoritarismo) e neppure
la persuasione (indottrinamento). Quando persuasione
o imposizione riescono, esse non ottengono che un conformismo ai
comportamenti , non l'assunzione
etica.
La strada , l'unica possibile per la trasmissione di valori è quella
del dialogo
etico che si stabilisce nella vita comunitaria attraverso
gli influssi reciproci singolo-singolo e singolo-comunità ; influssi sempre liberanti-condizionanti,sia nella condivisione serena
che nelle tensioni e nei conflitti.
La continua interazione della
volontà-libertà-responsabilità personale con
quella degli altri in un contesto di reciprocità matura le conoscenze etiche , la loro esplicitazione
e trasmissione.
Antropologia
culturale, etnologia, storia delle religioni studiano da diverse angolature
il fenomeno morale.
Non è loro competenza dire se un sistema morale è buono o cattivo,
utile o dannoso, attuale o sorpassato. Si limitano a spiegare come, in quali
condizioni culturali, attraverso quali processi, un sistema morale di un gruppo
sociale prende origine, si sviluppa, produce i suoi effetti, ed eventualmente
scompare.
Queste scienze umane ci offrono dei dati plausibili, illuminanti per
la ricerca etico-religiosa di credenti e non credenti.
L'uomo, visto nella sua situazione concreta, si trova determinato
da un insieme di condizionamenti che gli si impongono solo per il fatto
di essere uomo. Egli è soggetto a un triplice livello di
condizioni:
- biologicamente, è un
vertebrato, mammifero bipede, di memoria e di un cervello più sviluppato
degli altri animali;
- fisicamente,
si trova a vivere in un habitat naturale esposto al ciclo delle stagioni,
a quel tipo di clima, a determinate condizioni del suolo, dell'aria,
della alimentazione;
- socialmente,
è "figlio" di quell'ambiente artificiale che è il
gruppo sociale di appartenenza, artificiale nel senso che ogni gruppo,
per funzionare e autoregolarsi, si dà un codice morale fatto
di norme, usanze e costumi, linguaggio e simboli, interdizioni, tradizioni.
Da una parte l'uomo crede e pretende di essere libero, dall'altra
si trova limitato per il solo fatto di essere "situato" nel
tempo e nello spazio fisico e sociale. E tuttavia quest'uomo, pur
condizionato, sa di non essere propriamente "programmato" dall'esterno:
a differenza d'ogni altro vivente, ha saputo scrivere una storia di
libertà, intrisa di successi e di orrori, ma sempre storia di
libertà.
Questo perché l'uomo, al di là dell'istinto
animale, è una coscienza che pensa, che sceglie liberamente
in base a delle norme e a dei valori.
Norme e valori sono determinati storicamente da ciascun gruppo sociale,
anche se - come documenta la letteratura etnologica - la tradizione li fà risalire
all'antenato mitico per dare loro un'aura di sacralità
intoccabile e sottrarli quindi alla manipolazione del singolo.
L'insieme
delle norme che un gruppo assume come valide e che propone ai suoi
membri forma un modello culturale, che a sua volta si fonda su un sistema
di valori. Norme e valori sono solitamente detti
e scritti, ma possono anche essere "non-detti", sottintesi:
vivono implicitamente nel tessuto sociale e si traman dano per
consuetudine
più che per discorso.
L'individuo viene introdotto fin dalla nascita nel patrimonio di regole
del gruppo: è la prima
socializzazione soprattutto mediante l'educazione familiare. Poi,
nelle società semplici arcaiche, al momento del passaggio alla
vita adulta, il giovane assume in pieno la responsabilitá personale
di queste regole: sono i
riti dell'iniziazione, ed è allora la seconda nascita, quella
sociale.
Nelle nostre società evolute, invece, il passaggio
alla vita adulta (età dell'adolescenza) è caratterizzato
da un lungo periodo di insicurezze e da numerosi conflitti. La conformità alle norme viene incoraggiata dal gruppo, che riconosce
a chi meglio si "integra" un maggior prestigio sociale.
Per il "ribelle"
o il "deviante' invece sono previste sanzioni, che nelle nostre
società
possono essere di ordine giuridico, ma che nelle società a base
tradizionale religiosa assumono un carattere magico-sacrale .
Quando infatti le norme sono collegate a credenze religiose, anche
le rispettive sanzioni positive o negative sono percepite come di origine
soprannaturale. Ciò
serve a rafforzare l'autorevolezza delle norme stesse, ma anche a creare
interiori sensi di colpa, che non si conciliano con una coscienza matura,
libera, serena.
Quanto ai contenuti
delle norme morali,
si possono distinguere tre dimensioni concentriche:
- la dimensione universale: a questo livello, il più
ampio possibile, la normativa si limita a enunciare quei pochi princìpi
fondamentali che stanno alla base dell'agire dell'uomo di tutti i
tempi e le culture. Per esempio: rispetta l'altro, non fargli del
male, di' sempre la verità, ecc.
Tutte le religioni e le civiltà
proclamano, variamente formulato, questo - principio
etico fondamentale:
«Non fare agli altri quello che non
vorresti fosse fatto a te» o, in forma positiva: « Fa'
agli altri quello che vorresti fosse fatto a te». Su questo - primo
"consenso etico", minimo ma universalmente diffuso,
si basano tutte le grandi civiltà della storia del passato
e del presente.
- la dimensione particolare: è la traduzione dei princìpi
fondamentali in norme concrete e circostanziate. Per esempio: non
divorziare, non bere alcoolici, santifica le feste di precetto. Queste
norme, elaborate dagli uomini in tempi e luoghi determinati in funzione
di particolari esigenze, non sono universali e possono di fatto cambiare.
Si può infatti osservare che le norme che regolano il matrimonio
variano da cultura a cultura, da un periodo storico a un altro; le
regole dietetiche sono soggette a fattori di costume etnico e di
clima; le stesse norme stabilite'dalla Chiesa (leggi ecclesiastiche)
variano da un Paese all'altro, com'è appunto il caso di alcune
feste di precetto;
- la dimensione singolare, del caso per caso: la morale rispetta l'unicità della persona e della sua situazione,
nel senso che cerca non di salvare il principio universale astratto,
ma di aiutare la singola persona concreta. Per esempio: se una
coppia
è in gravi difficoltà, deciderà o no di separarsi?
Un convertito dall'islam al cristianesimo dovrà ancora astenersi
dall'alcool? A questo livello, la morale deve risolvere dei conflitti
tra norme ugualmente vincolanti, cercare un compromesso per il bene
delle persone, dare più spazio alle scelte responsabili della
coscienza di ciascuno.
Le tre dimensioni ( universale, particolare e singolare ) sono complementari e tutte
importanti, se si vuol evitare
- l'idealismo
dei primi princìpi (l'universale),
- o il legalismo
moralistico (il particolare),
- o l'individualismo
relativistico del caso per caso (il singolare).
Di qui nasce un'urgenza in ordine alla propria e altrui educazione
morale: dotarsi di criteri concreti e applicabili di
giudizio e di scelta, anziché interessarsi solo al "che cosa si deve o non
si deve fare".
“Tutti gli esseri soggetti al divenire non restano mai identici a se stessi, ma passano continuamente da uno stato ad un altro mediante un cambiamento che opera sempre, in bene o in male… Ora, essere soggetto a cambiamento è nascere continuamente… Ma qui la nascita non avviene per un intervento estraneo, come è il caso degli esseri corporei… Essa è il risultato di una scelta libera e noi siamo così, in un certo modo, i genitori di noi stessi , creandoci come vogliamo e con la nostra scelta dandoci la forma che vogliamo”
(Giovanni Paolo II: Veritatis Splendor, 71).
Catechismo Univesrale della Chiesa Cattolica
1783 La
coscienza deve essere educata e il giudizio morale illuminato. Una
coscienza ben formata è coscienza
retta e veritiera. Essa formula i suoi giudizi secondo la ragione,
in conformità al vero bene voluto dalla sapienza dei Creatore.
L'educazione della coscienza è indispensabile per tutti gli esseri
umani , giacchè tutti sono esposti a influenze negative e tutti sono
tentati dal peccato a preferire il loro proprio arbitrio e a rifiutare
gli insegnamenti certi.
1784 L'educazione
della coscienza è un compito di tutta la vita. Fin dai primi anni dischiude al bambino la conoscenza e la pratica della
legge interiore, riconosciuta dalla coscienza morale. Un'educazione prudente
insegna la virtù; preserva o guarisce dalla paura, dall'egoismo
e dall'orgoglio, dai sentimenti della colpevolezza e dai moti di compiacenza
che nascono daI debolezza e dagli sbagli umani. L'educazione della coscienza
garantisce la libertà e genera la pace del cuore.
Il processo formativo
L’uomo è un essere storico, non è realizzato definitivamente ma è una continua potenzialità; egli ha una identità da costruire e realizzare nel suo continuo divenire; allo stesso tempo è un essere cosciente, padrone della propria esistenza, posto sempre dinanzi alla questione di che fare, di come vivere, di come costruirsi per realizzarsi liberamente.
La psicologia ci dice che il
bambino costruisce una immagine di se' attraverso
cio' che i genitori, l'ambiente,gli amici,gli chiedono di
essere. Se egli riconosce come buona
e desiderabile l'immagine ideale di sè
che gli viene proposta , farà tutta una serie
di scelte che corrispondono a quel
suo ideale personale. Egli acquista in
tal modo,gradualmente una propria identità e quindi una coscienza di sè che comprende
i suoi limiti, i suoi errori, le sue mancanze.
Questo è il risultato di un lungo processo evolutivo e di
crescita umana. Il bambino accetta gradatamente le norme
della propria cultura man mano che matura fino ad
avere l'esperienza necessaria ,la memoria per poter
fare sinderesi. Sinderesi o sinteresi, deriva dal greco sinterèsis , syn - tereo, verbo che significa vedere, osservare quindi fare l' esame di sè. Secondo San Tommaso, la sinderesi esprime la tendenza innata dell'anima umana verso il bene e il suo rifiuto del male (Summa theologica 1,1 q.94, art.1). Dalla sideresi dipende quindi la capacità dell'uomo di desiderare il bene e di provare rimorso per il male compiuto.
La vita individuale
e collettiva fin dall'infanzia è plasmata da
un insieme di modelli di comportamento, evidenti, creduti, simbolicamente
interiorizzati,che costituiscono l'ethos sociale , il costume sociale . Nessun individuo nella sua esistenza
è completamente libero dall'ethos
sociale. Ognuno di noi ha formato la propria identità "attingendo"
abbondantemente ed inevitabilmente dall'ethos sociale del proprio ambiente
di vita.
L' esperienza
morale della persona ha carattere evolutivo e progressivo (cf.: teorie
della personalità) per cui ogni persona per autorealizzarsi,
evitando il male e compiendo il bene ha bisogno di
una educazione etica e morale congruente con i bisogni psicologici
della propria età .
Quando
la coscienza psicologica viene scossa da esperienze cognitivie significative, da nuove conoscenze di cui si comprende il significato, l'importanza, il valore per la vita personale e collettiva , essa può accolgliere creativamente
il nuovo valore e rimanervi trasformata ; soltanto allora questa coscienza
trasformata giunge alla norma morale e se ne sente vincolata.
Un semplice apprendimento cognitivo non produce automaticamente una maturazione morale. Non è sufficiente sapere cosa è bene e cosa è male per maturare una coscienza morale .
La conoscenza
morale in quanto conoscenza dei valori comporta un
insopprimibile legame con l'esperienza dei valori stessi: è una conoscenza
particolare, di tipo valutativo-vitale.
Il bene non ha bisogno
di imporsi attraverso il rinnegamento di bisogni naturali o attraverso una adulterazione
della autenticità originaria della persona; ogni educazione repressiva fondata su l'inibizione tout-court del desiderio umano non ha fondamento
così come non l'ha una educazione permissiva in cui ogni desiderio umano
è imperativo morale.
La prospettiva
della educazione etica e morale è necessariamente genetico-evolutiva.
Il passaggio dal sapere concettuale, facile da trasmettere, al sapere valutativo , raggiungibile solo attraverso un certo coinvolgimento esperienziale è un processo graduale, con ritmi diversi in ogni persona.
Questo processo non è possibile sempre e comunque : solo dopo un itinerario autoeducativo - percorso senza regressioni e fissazioni-
l'imperativo morale, il valore morale nascerà dalla libertà della persona e ne esprimerà
le aspirazioni più profondea.
Occorre attraversare una serie di stadi intermedi di maturità morale per tanti versi paralleli agli stadi dello sviluppo
della cognitività e della personalità in generale.
La conoscenza morale diventa coscienza morale quando
i valori si possiedono interiormente come normativi e vincolanti per i propri comportamenti . Non basta conoscere il bene ed il male: la conoscenza deve penetrare nel vissuto della persona e permettere
che il bene sia percepito come bene esperienziale cioè come
valore della persona.
Sviluppo della qualità morale secondo
Kohlberg
.
LIVELLO PREMORALE PRECONVENZIONALE
IL BAMBINO (0-5 anni , non ragiona )
E' capace di esprimere sentimenti ma è amorale:
per lui è buono cio' che e' gradevole,cattivo cio' che è doloroso.In seguito sarà bene ciò che è comandato,
male ciò che è proibito.
Ripete il modello dei genitori.
A - orientamento conformista: obbedisce
alle regole per evitare le punizioni. Accetta il potere che si manifesta nelle punizioni.
La bontà di un atto è determinata dalle conseguenze fisiche.La
motivazione a conformarsi è la paura :essa genera valori.
Il valore della vita umana dipende dagli attributi fisici .Prova sensi
di colpa se gli adulti non provvedono a soddisfare i suoi bisogni
B- orientamento conformista-edonista : sI
conforma alle regole per ottenere
benefici, piacere.La bontà di un atto è determinata dal
soddisfacimento di bisogni con piacere.
La motivazione ai comportamenti è la speranza della ricompensa. Il valore della vita umana dipende dalla capacità strumentale
di soddisfare i propri bisogni. Prova sensi di colpa se non riesce a procurarsi il necessario soddisfacimento
piacevole dei propri bisogni.
Proporre un modello non arbitrario ma basato su criteri oggetivi e coerenti, non
fermo e continuo.
Il bambino deve definire il suo ruolo
nella società che lo circonda, deve
prepararsI a prendere alla fine il suo posto come uomo o come
donna. Le qualità morali sono comunI a uomo e donna e
in questo campo il bambino può
imparare attraverso l'imitazione da entrambi i genitori (non ci sono teorie chiare in proposito).
Poichè i genitori sono le figure dominanti e le fonti
primarie di gratificazioni e divieti,
l'atteggiamento del bambino neI loro confronti
è un misto di desiderio di essere approvato e di ribellione.
Per quanto tra genitori e bambini si svolga una specie di tiro
alla fune con occasionale negativismo e
ribellione, a lungo andare l'influenza
dei genitorI è quella dI modelli di identificazione che i bambinI tendono a copiare.
Un aspetto importante della identificazione con i genitori
implica l'assunzione da parte del bambino deI loro
standard di condotta. Egli impara così ad agire
neI confrontI degli altrI secondo criteri di bene e di male
ed a resistere alla tentazione di trasgredire le regole dI un comportamento
accettabile.Anche fratelli e sorelle,coetanei ed altri adulti
hanno una influenza assai importante nello sviluppo della
identità .
IL BAMBINO COMINCIA A VEDERSI COME UN SOGGETTO DISTINTO
O DOTATO DI VALORE, O AL CONTRARIO COME
UN INDIVIDUO INADEGUATO ATTRAVERSO LE PROPRIE RELAZIONI
CON I FRATELLI E LE SORELLE E CON I SUOI COETANEI AL DI FUORI
DELLA FAMIGLIA. Secondo la teoria genetica il presente risulta comprensibile
per una continuità temporale con antecedenti
storici. Secondo la teoria della interazione il
presente è comprensibile in rapporto a fattori che lo influenzano. Allora
sI può ipotizzare un processo di maturazione psichica
della persona analogica alla maturazione dell'embrione
i cuI tempI e modi sono relativamente indipendentI
dall'esperienza di interazione ambientale, cioè
il processo si svolge nonostante ampie differenze
ambientali.
Ciò fa pensare che ci
sia un processo dI crescita responsabile
dei comportamenti umani fatta di stadi, fasi, periodi
critici e dunque possibili ritardi o salti di fasi. D'altra
parte le interazioni ambientali
possono stimolare e qualificare la maturazione
psichica. Il processo evolutivo del
comportamento è determinato da fattori interni
di crescita piuttosto che da influenze esterne: la maturazione
può creare condizioni favorevoli all'apprendimento
ma per lo più il comportamento si sviluppa
grazie alla loro azione combinata. Il bambino impare
a parlare solo quando è cresciuto abbastanza ma il linguaggio
che apprende è quello che sente parlare intorno a sè.
OGNI CULTURA STABILISCE UNA SERIE DI COMPORTAMENTI
CHE SI ASPETTA VENGANO SEGUITI DA UOMINI E DONNE.
LO SVILUPPO DEL RAGIONAMENTO MORALE E' UN RISULTATO DELL'APPRENDIMENTO
SOCIALE. Il bambino accetta gradatamente le norme della propria cultura man mano che divente abbastanza grande
da avere l'esperienza necessaria e poter fare discernimento.
Il processo dI autoidentificazione può infrangersI nel momento
in cuI sI scoprono differenze razziali o etniche,ma
riprende quando le amicizie interetniche
cominciano ad essere basate più sugli interessi comuni.
LIVELLO CONVENZIONALE
IL FANCIULLO (età della ragione 6-11)
Incomincia a valutare da sè i propri atti.
A 7 anni si riascontra una coscienza etica che valuta i valori dell'io normativo. Li riesamina li corregge, li realizza.
Prova sensi di colpa o rimorso se commette il male.
Rivendica un premio per il bene compiuto.
C - orientamento conformista-relazionale: sI
conforma alle regole per mantenere la reputazione
dI bravo bambino.Il comportamento buono è quello che pèiace
agli altri.La motivazione ai comportamenti è la speranza di approvazione,ottenere
piacere psicologico attraverso l’approvazione sociale.Il valore
della vita umana dipende dalla empatia e dall’affetto che
la persona riceve.
D - orientamento conformista-autoprotettivo: sI
conforma alle regole per evitare la censura e la colpevolezza.Il
comportamento buono è quello del fare il proprio dovere.La motivazione
viene dall’evitare il biasimo dell’autorità.Il valore
della vita umana è sacro perchè così stabilito
dalle leggi religiose e sociali.
LIVELLO POST - CONVENZIONALE
IL PREADOLESCENTE (età del desiderio di autonomia: 11-14)
Vuole sganciarsi dal convenzionale famigliare e sociale.E' impaziente
di far sapere le proprie opinioni su tutto.
Il giudizio morale è legato alla materialità dell' atto,alla
correttezza delle procedure, alla legalità esteriore.
A 12 anni si riscontra una coscienza etica -estetica che elabora strutture etiche ed ideologiche. Mette in discussione i valori dell'io normativo ,acquisice concetti
personali,forma una scala divalori.
In seguito elaborerà una filosofia di vita.
A
13 anni acquisice la capacità riflessiva e valutativa.
E - orientamento conformista -autoritario : sI conforma alle regole alle convenzionI per assumere
una posizione dI giudice imparziale.Il giusto
è ciò che è democraticamente concordato.Il buon
coomportamento è quello che rispetta le regole concordate.La
motivazione al conformismo autoritario viene dal bisogno
di fare il giudice imparziale del benessere della società..La
vita è valutatat in base al benessere di tutti e di ciascuno,
in base ai diritti universali.
F - orientamento conformista-autosalvifico: sI
conforma per evitare la condanna della propria coscienza. Si
orienta al principio etico universale cioè al principio individuale di coscienza. L’azione
buona è quella che si basa sulla decisione autonoma di valori
universali. La motivazione viene dal bisogno di evitare la condanna, cioè salvarsi. La
vita umana ha valore sacro perchè appartiene ad una individualità
che è al di sopra di qualsiasi altro valore.
L'ADOLESCENTE (15-maturità )
Incipiente autonomia di giudizio rispetto alle norme e ai valori della
famiglia e della società adulta circostante.Vistoso appiattimento
sui comportamenti del gruppo.
La coscienza rimane conflittualmente
catalizzata intorno al problema dominante della libertà soggettiva.
L'emancipazione dalla autorità parentale e dalla dipendenza
emotiva daI genitorI inizia nell'infanzia,ma il processo
sI accelera molto nel corso della adolescenza. Per svolgere compiutamente
il suo ruolo dI adulto l'adolescente deve cominciare a staccarsI
dalla famiglia e cominciare a sviluppare una certa autonimia dI
comportamento ed una sempre maggiore indipendenza nelle emozioni,neI
valorI e nelle idee. La facilità del passaggio dipende in larga
misura daglI atteggaimentI parentali. GlI studI dimostrano che
una famiglia partecipata forma un adolescente fiducioso in se
stesso ed efficiente.
Se l'adolescente riesce a stabilire solide relazioni con i ragazzi della
sua eta' potra' piu' facilmente emanciparsi dai vincoli famigliari.
L'appoggio e' il sistema valoriale dei coetanei che lo aiutano ad effettuare
il passaggio dal controllo parentale all'autonomia individuale. Per
conseguire un certo grado di coerenza nella sua condotta sociale l'adolescente
deve far propri certi modelli di comportamento . Egli deve decidere
da se' chi aspira ad essere ed accertare per proprio conto quali sono
le cose che valgono.
La formazione della identità personale
è un processo attraverso cui si acquisisce la personalità
adulta integrata. Finchè permangono le identificazionI separate
con le figure significative dell'ambiente.
I genitori,fratellI e sorelle,il conoscente prediletto,l'insegnante,
la personalità è frammentaria spesso
contradditoria. Questa dispersione deI ruolI se non è
superata può provocare seri disturbI
della personali tà .
E' tipico dell'adolescente essere secondo
i suoI modellI dI identificazione
ed essere se stesso, essere sincero e sleale, timido e ardito, indipendente
e dipendente.
E' tipico dell'adolescente ricercare una
varietà dI esperienze soggettive. I valorI assuntI dall'adolescente e il modo con cuI eglI giudica
se stesso rapparesentano ovviamente il risultato
dI numerosi fattori di fondo che determinano
la natura delle sue esperienze e delle sue aspettative.
IL GIOVANE MATURO
Buona capacità critica, di discernimento, di giudizio , di esperienza
e conoscenza di valori non garantiscono
ancora raggiungimento di una piena maturità morale. Per ogni specifico dinamismo educativo esiste un momento ideale di massima
efficacia,una occasione in un certo senso unica che si presenta una
sola volta nell' età evolutiva. Persa questa occasione,l’eventuale
recupero presenta difficoltà supplementari non facilemente sormontabili.
Così l'amore accogliente e la disciplina hanno la loro massima efficacia educativa nell'infanzia , l'insegnamento
morale nella età della ragione. L' assenza di una tempestiva discilplina capace
di imporre anche le necessarie frustrazioni rendendole sopportabili
con la forza dell' affetto più che una facilitazione per lo sviluppo
morale si presenta oggi come causa di anomia, disadattamento
sociale, insicurezza psicologica e dipendenza paralizzante.
La disciplina dovrà essere gradualmente sempre più ragionata
e condizionata al consenso del discepolo per essere vissuta sempre più
come autodisciplina.L’impiego tardivo di durezze disciplinari
non facilita l’educazione.
Durante l’adolescenza
ha il suo momento più efficale il dinamismo della identificazione
con il peer group di cui condivide i valori,
assume le tendenze e gli stereotipi
e contemporanemaente con figure adulte di successo.
L'identificazione è una vera e propria assimilazione interiore
che porta veramente a pensarsi nella figura del proprio eroe. Nella
seconda adolescenza quest eroe diventa sempre più un eroe concreto
e possibile. Attraverso l'assimilazione per identificazione l'io giunge
alla identità reale. (oggi con sempre maggior difficoltà)
LIVELLO DI RESPONSABILITA' MORALE
L'ADULTO RIUSCITO
Il modo in cui ci si autoriconosce accettati o rifiutati dall'ambiente nei primi anni di vita dara' la tonalita' di base al copione che
recitere mo per il resto della nostra vita. Lo sviluppo della persona
ha come obiettivo l' affermazione dell'io. Quando l'individuo consegue
questo obiettivo diventa autonomo.
Quando l'individuo e' autonomo, puo' aspirare alla trascendenza-autotrascendenza.
Cioe' alla liberta' !.
Una persona e' matura, ha affermato il suo io quando e' in grado di
ri'conoscere i propri pensieri, sentimenti, valori.
E le sue azioni sono coerenti con tali valori. La coscienza ci chiama
continuamente a realizzare la nostra identita' in modo autentico . Questa
chiamata permanente ad essere se stessi ed a scoprire e costruire se
stessi configura il senso di responsabilita' la coscienza e' la sede
della responsabilita' nessuno puo' sfuggire alla responsabilita' perche'
nessuno puo' sfuggire alla coscienza.
Responsabilizzare è creare le condizioni per cui, attraverso
la sua stessa esperienza il giovane possa divenatre consapevole dell’efficacia
positiva o negativa che le sue azioni e decisioni hanno su se stesso,sugli
altri e sulla società.Si rende così trasparente la solidarietà
reale e costitutiva della umanità.
Il senso di responsabilita' e' una qualita' tipica dell' adulto riuscito.
Questo dinamismo educativo opera con il massimo di efficacia alle soglie
della età adulta , quando la persona è in vista di assumersi
ruoli sociali cioè quando ai singoli educatori subentra l’educatore-società
nella sua complessità. Una società che tende a relegare i giovani nell’adolescenza
di parcheggio non fa educazione al senso di responsabilità. Si
cerca allora di ovviare con il volontariato ed il servizio. Ma non basta.
L' adulto maturo diventa alla fine
l'educatore di se stesso. SVILUPPO DELLA COSCIENZA MORALE SECONDO
KOHLBERG
F.Pajer, Religione, SEI
STADIO
ORIENTAM.
MORALITA'
MOTIVAZIONE
bambino
il valore della vita umana dipende dalla posizione sociale e dagli attributi fisici del possessore
orientamento
alla punizione e alla obbedienza ; alla accettazione del potere superiore che si rende palese attraverso le punizioni
la bontà o malizia di un atto sono determinate dalle conseguenze fisiche, senza considerare il significato umano e il valore delle conseguenze
si obbedisce alle regole per evitare la punizione la paura genera i valori.
fanciullo
il valore della vita umana dipende dalla capacità "strumentale" di soddisfare i propri bisogni e quelli degli altri non abbandona i propri piaceri per amore degli altri
orientamento relativista strumentale ; egoistico: elementi di reciprocità vissuti in modo utilitaristico ; edonista
la bontà di un atto è determinata dalla soddisfa zione dei propri bisogni e occasio nalmente dei bisogni degli altri le conseguenze dell'azione devono essere piacevoli per lui
ci si conforma alla norma per ottenere ricompense, per ricavare dei vantaggi la speranza della ricompensa è la motivazione fondamentale
preadolescente
il valore della vita umana dipende dalla empatia e dall'affetto verso la persona
orientamento interpersonale del bravo bambino/ bambina
il comporta mento buono è quello che piace agli altri, li aiuta ed è approvato da essi e il buon comporta mento è indicato dalle aspettative di comporta mento stereotipico
conformità alla immagine di ciò che è maggio ranza o "naturale" ; "ottenere piacere psicologico" attraverso l'approva zione sociale; guadagnare l'approva zione ed evitare disappro vazioni o critiche dagli altri ;
adolescente
la vita è valore universale ma non intrinseco
il valore della vita umana è sacro per la posizione che occupa in un certo ordine categoriale, morale o religioso, di diritti e di doveri "membro genera lizzato della società
orientamento alla legge e all'ordine costituito : "devoto appassionato della legge"
il comporta mento giusto consiste nel fare il proprio dovere, mostrare rispetto per l'autorità, mantenere l'ordine sociale (per se stesso)
Ci si conforma per evitare il biasimo da parte dell'autorità legittima e il senso di colpa che sorge ; essere fedele alla legge ; mancano le ragioni interiori del comporta mento
giovane
la vita è valutata in funzione del benessere della comunità e dei diritti universali dell'uomo ; è al di sopra della legge ; è al di sopra di qualsiasi comporta mento concreto
orienta mento legalista verso il contratto sociale (relativismo dei valori personali ed enfasi sulle regole procedurali per raggiungere il consenso)
il giusto consiste in ciò che è costituzio nalmente e de mocratica mente accordato - azione buona è quella che rispetta i diritti generali dell' individuo secondo i parametri criticamente esaminati e sui quali conviene la società.
Ci si conforma per mantenere il rispetto dello spettatore imparziale che giudica in termini di benessere per la comunità ; considerazioni razionali di utilità sociale;
il bene comune è valore
adulto
la vita è sacra in quanto espressione di un valore umano universale fondato sul rispetto dell'indivi dualità al di sopra di qualsiasi altro valore -ogni uomo è "un fine in se stesso"
orienta mento al principio etico universale e verso i principi individuali di coscienza
l'azione buona è quella che si basa sulla decisione di coscienza in accordo con i princìpi etici scelti autonoma mente e che si appellano a comprensività logica, universalità e coerenza ; accordo della coscienza individuale ai "princìpi etici universali"
Ci si conforma per evitare un'auto-condanna ; "decisione di coscienza individuale" ; "convinzioni di uguaglianza"