Corso di Religione

MORALE E LEGALE




 OBIEZIONE DI COSCIENZA ALLA LEGGE CIVILE
         


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Esiste il diritto di disobbedire ad una legge civile?Le leggi civiliLe Leggi Civili tendono ad imporre determinati comportamenti anche se la coscienza dell'individuo è contraria a quei comportamenti per ragioni etico-morali.

Le leggi civili sono stabilite dagli organi del " potere legislativo" e se questi orgnai sono composti da gruppi di di persone amorali o moralmente scorrette, le leggi saranno favorevoli ad alcuni gruppi sociali e sfavorevoli per altri.

Le leggi civili - per la coscienza dei cittadini, che è " libertà" e autodeterminazione - non sono mai determinazioni di valore assoluto. Ci possono essere sempre essere leggi civili che impongono alla coscienza individuale comportamenti contrari al bene comune, all'etica condivisa come all'etica personale.
Come si risolvono i conflitti tra le leggi civili e la coscienza morale-personale? Ordinamento giuridico e legge naturaleSi può determinare che esiste una Legge Morale naturale che ogni persona può conoscere con la ragione . Questa legge morale ogni persona puo' portarla a coscienza attraverso  l' applicazione della ragione alla conoscenza della natura umana .
Legge che è universalmente conoscibile e razionalmente condivisibile , non è una legge positiva, cioè non è oggettivabile una volta per tutte in un elenco di leggi positive  : piuttosto essa costituisce la  chiamata della natura umana  a scoprire tutte le capacità dell’uomo orientate al bene personale e comunitario e metterle in atto. Ci sono stati nella storia molti  tentativi , storicamente e culturalmente determinati, di declinare la legge naturale : la dichiarazione ONU del 48 sui  diritti universali dell’uomo  ne costituisce un esempio significativo.
L'obiezione di coscienza come appello etico. Nel tema della legalità è in gioco non solo la vita delle persone, la loro co-esistenza pacifica, il diritto ad un rispetto che si impone oggettivamente, ma anche la stessa concezione dell'uomo, la sua verità e la sua dignità.
Tutti gli ordinamento giuridici ( insieme delle leggi civili)  non sono assoluti per la coscienza : essi trovano il loro limite nella Legge morale naturale, che è universale."La legge morale naturale è mensura non mensurata : la misura non misurata di ogni legislazione positiva; talché, essendo il fine della legge positiva il bene della comunità, una legge che vada contro tale bene non è propriamente legge né ha alcuna sua vigenza morale; di più,  ogni legge che imponga un comportamento contrario alla legge morale, naturale e rivelata, deve essere sempre disobbedita."
[ G.Piana, teologo. cf.: Jesus- nov 1993]
Quando una Legge Civile contrasta con la Legge morale naturale, il primato è sempre della coscienza per cui è lecito moralmente (si deve) fare obiezione di coscienza , cioè disobbedire alla Legge Civile. L'obiezione di coscienza individuale In ogni coscienza individuale si trova una legge morale personale di riferimento. Anche la coscienza morale personale può essere in conflitto con una o più leggi civili. L' obiezione di coscienza alla legge civile si configura essa stessa come un diritto civile ma è possibile esercitarla solo se prevista da una apposita legge civile sull'obiezione di coscienza .Il riconoscimento dell'obiezione di coscienza nella legislazione italiana venne introdotto per la prima volta dalla legge 15 dicembre 1972, n. 772 che introdusse il beneficio all'obiezione contro il servizio militare di leva in Italia per motivi morali, religiosi e filosofici, introducendo quindi la possibilità di rifiutare il servizio militare sostituendolo con un servizio non armato; precedentemente non ottemperare al servizio militare obbligatorio significava che gli obbiettori di coscienza, in quanto "disertori" venivano reclusi nelle carceri militari o in ospedali psichiatrici militari, per poi perdere molti dei propri diritti civili. Tuttavia la legge del 1972 comminava pesanti limitazioni agli obiettori, che saranno poi superate dalla legge 8 luglio 1998, n. 230, che sancì il pieno riconoscimento giuridico dell'obiezione di coscienza inteso come diritto della persona: i giovani possono scegliere di difendere la Patria, con il servizio militare o con il servizio sostitutivo civile. L'esercizio del diritto all'obiezione è possibile anche in altri ambiti, come nella sperimentazione animale e all'aborto, da parte dei medici. (wiki)Obiezione di coscienza e cristianiIl cristiano non agisce moralmente perchè segue norme esteriori dettate da Dio, cioè non segue una morale  eteronoma : la vita morale dei cristiani infatti si fonda sul dono della VITA eterna per la quale essi sono orientati nella coscienza dallo Spirito di Carità .La " morale cristiana" non si riferisce mai ad una morale rivelata da Dio come qualcosa di esterno all'uomo : non esiste un insieme di leggi morali positive   propriamente cristiane . I cristiani , in quanto vivono la comunione di VITA con Dio e tra loro come una comunione nella Carità , è lo Spirito-Carità che interiormente li ispira all'azione. I cristiani - come tutti- sono chiamati a fare obiezione di coscienza a tutte le leggi civili che contrastano con la Legge Morale Naturale ma anche a quelle che contrastano con l'ispirazione della Carità.Quando l'autorità religiosa cristiana enuncia principi morali , essa parla ai cristiani e non intende assolutamente imporli a tutti. Nello stesso tempo però parla a tutti quando esplicita la Legge morale naturale , che ogni coscienza puo' scoprire in modo autonomo, con l'esercizio della ragione. I cristiani -proprio in quanto ispirati dalla Rivelazione-Carità- sono chiamati a scoprire con la ragione la Legge morale naturale ed a seguirla. A ri-conoscere tale legge naturale tende l'attività della scienza morale, filosofica ... e teologica. ( Dei Verbum I,6) Il santo Concilio professa che “ Dio, principio e fine di tutte le cose, può essere conosciuto con certezza con il lume naturale dell'umana ragione a partire dalle cose create” (cfr. Rm 1,20); ma insegna anche che  è merito della Rivelazione divina se “ tutto ciò che nelle cose divine non è di per sé inaccessibile alla umana ragione, può, anche nel presente stato del genere umano, essere conosciuto da tutti facilmente, con ferma certezza e senza mescolanza d'errore ” Il Magistero cristiano Nelle diverse situazioni storiche non sempre tutti i cristiani hanno chiarissima nella coscienza la mozione della Carità : esiste per questo un MAGISTERO anche per l'ambito delle scelte morali.
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Quando un cristiano ( il MAGISTERO) non trova nella Rivelazione Cristiana ( Gesù) una chiara ispirazione della Carità allora deve riferirsi alla Legge Morale Naturale. Per questo ogni cristiano è sempre chiamato alla formazione di una retta coscienza anche partecipando attivamente al dialogo tra le scienze etico-morali e le scienze giuridiche esplicitando la Legge Morale Naturale per ogni scelta personale e collettiva.
Lo stato etico In campo morale la "legge" ( morale ) ha la sua importanza, ma non è l'elemento cardine. La parola "legge" evoca l'idea di norma, dovere, obbligo. Ora, se questo è necessario, non è questo però che costituisce il valore della moralità. 
La vera moralità è quella che sa fare a meno della legge civile : non nel senso di sentirsi autorizzati a trasgredirla, ma nel senso di compiere liberamente il bene previsto dalla legge civile senza avere il bisogno che qualcuno l'imponga per forza. Questo sarebbe l'ideale, ma in realtà sappiamo che le cose non funzionano così. 

I limiti della natura umana (egoismo, disattenzione, ignoranza, diversa concezione della vita e dei valori... rendono necessari diversi codici di comportamento : abbiamo coi bisogno del codice civile, del codice penale, del codice stradale, codice marittimo, di codici deontologici etc..
Il giusnaturalismoIl diritto civile - inteso come l'insieme delle leggi (positive) atte a promuovere il bene comune di una società dovrebbe prescrivere solo comportamenti conformi alla legge morale naturale. Il diritto dovrebbe essere ispirato ad un diritto naturale che esplicita la struttura naturale della coscienza di ogni uomo .
Una legge civile,  quando esplicita la legge morale naturale, ha valore pedagogico per il sentire etico e la vita morale di tutti . Di fatto, nella storia sono nati e si ripetono casi di prevaricazione delle leggi civili sul diritto naturale( vedi per es. le leggi civili di regolazione delle nascite in Cina).

Succede infatti che spesso il potere civile prevarichi sulla legge religiosa (persecuzioni, cesaropapismo, laicismo ... ) o, al contrario, che il potere religioso prevarichi sulle leggi che regolano autonomamente le realtà umane (teocrazia, Stati confessionali, clericalismi, il "caso Galileo", dittature ideologizzate...)

Il diritto civile spesso tollera atti in sé immorali (per esempio la deportazione di essere umani o l'uccìsione di malati terminali o quella forma di omicidio tollerato che è l'eutanasia, l'uccisione di embrioni umani,...etc. ).
E' importante nel nostro tempo salvaguardare  la distinzione tra atto legalizzato e atto morale , in quanto c'è la tendenza nel potere (politico, militare,economico,mediatico, etc.) ad arrogarsi abusivamente il diritto di dire cos'è bene e cos'è male per i cittadini, senza far riferimento ad alcun ordine superiore di valori umani (uno stato etico) come la Legge Morale Naturale.   Occorre che la coscienza retta dei cittadini faccia resistenza attiva sia al risorgere di uno "Stato etico"  che rivendica un ruolo di "educatore" che non gli spetta, sia al diffondersi di uno "Stato qualunquista" o eticamente agnostico, che incoraggerebbe un'anarchia morale. La legge civile ha sempre un valore pedagodico serve cioè come strumento per "guidare" persone e gruppi a comportarsi con il massimo di risultati positivi e il minimo di inconvenienti. Le leggi civili sono il guard-rail , le striscie segnaletiche della strada morale.

L'assenza assoluta di leggi civili getterebbe subito nel caos la società. Non è pensabile, per esempio, in una società , abolire le leggi che regolano l'istituto della proprietà privata o quelle che regolano la comunicazione radiotelevisiva, o quelle che regolano la circolazione stradale. 

Ma oltre ai comportamenti richiesti per una convivenza civile ordinata e imposti legislativamente,  ne esistono altri che non hanno un riflesso diretto società e sono imposti alla coscienza solo moralmente, cioè da un proprio giudizio morale.

Comportamenti come quelli sessuali, quelli alimentari, di abbigliamento, le letture personali , il modo di trascorrere le vacanze o il tempo libero non possono essere imposti per decreto da una autorità politica o amministrativa : ci si troverebbe di fronte ad uno STATO ETICO! Cioè ad una DITTATURA.
Questo tipo di comportamenti si impongono da sé, nella coscienza degli interessati e -se questa è rettamente formata- si impongono come come Legge morale naturale.I cristiani non impongono mai le loro scelte etiche all'intera società anzi sono chiamati a combattere ogni Stato Etico ( civile o religioso) per difendere la struttura stessa della coscienza umana che è essenzialmente LIBERTA' cioè autodeterminazioneStrutture sociali che impongono ai cristiani comportamenti contrari alla Carità. Anche i cristiani, complessivamente, sperimentano molte difficoltà sia nel seguire le ispirazioni della Carità quindi anche la legge morale naturale . Tali difficoltà derivano soprattutto dalle strutture sociali politiche culturali , ambientali di vita che solo loro imposte di fatto e per questo si configurano come " strutture di peccato".
Icristiani combattono tutte quelle strutture politiche, sociali, economiche, culturali , educative, ludiche, etc. che li condizionano pesantemente nell'esercizio della loro  libertà ispirata dalla Carità e dalla Legge Morale Naturale. E questa battaglia è a vantaggio di tutti perchè tende a realizzare il diritto naturale come diritto civile. Obbedienza alla legge e obiezione di coscienza.Educare alla Legalità- Nota Pastorale CEI

Un problema particolare che oggi si pone di fronte a una cultura della legalità è quello dell'obiezione di coscienza.

Come conciliare il dovere dell'obbedienza alla legge con l'obiezione di coscienza? La riserva del giudizio di coscienza non può condurre a vanificare ogni imperatività della legge?
Occorre affermare innanzi tutto che l'obiezione di coscienza si radica non nell'autonomia assoluta del soggetto rispetto alla norma e tanto meno nel disprezzo della legge dello Stato, ma nella coerente fedeltà alla stessa fondazione morale della legge civile. L'obiezione di coscienza, infatti, di fronte a una legge dello stato attesta il valore prioritario della persona e della sua giusta libertà, afferma la necessità che ogni norma civile sia coerente con il valore morale e richiama a tutti, e in primo luogo a ogni cristiano, che bisogna ubbidire a Dio piuttosto che agli uomini (19).

L'obiezione di coscienza è, dunque, qualcosa di estremamente serio, avendo il suo fondamento nello stesso modo di pensare l'uomo, la sua dipendenza da Dio e il suo rapporto con lo stato e con le sue leggi. Si collega a una precisa antropologia personalistica, rifiuta ogni concezione totalizzante dello stato, punta decisamente sull'intima connessione tra legalità e moralità e assume una connotazione morale, anzi religiosa.

In questo senso la forma più alta di obiezione di coscienza nella tradizione cristiana è stata quella dei martiri, i quali hanno pagato con la vita la loro fedeltà a Dio in contrasto con la legge degli uomini.
L'obiezione di coscienza, fondata sulla dignità e sulla libertà della persona, «è un diritto nativo e inalienabile, che gli ordinamenti civili delle società devono riconoscere, sancire e proteggere: diversamente si rinnega la dignità personale dell'uomo e si fa dello stato la fonte originaria e l'arbitro insindacabile dei diritti e dei doveri delle persone» È necessario poi osservare che l'obiezione di coscienza si configura in maniera diversa in uno stato totalitario e in uno Stato democratico.

Il primo pretende dai cittadini un'adesione totale della coscienza alla legge, non concedendo né spazi per convincimenti diversi da quelli di coloro che detengono il potere, né la possibilità di prefigurare una diversa soluzione legislativa dei problemi della società.

Il secondo, lo stato democratico, non impone un'adesione incondizionata alle regole fissate dall'autorità, ma lascia al cittadino la possibilità di riflettere e di esprimere liberamente le proprie obiezioni sulla realtà legislativa del momento, e così di preparare il nuovo, operando per un'eventuale modifica della mentalità comune e della stessa legislazione.

Viene così riconosciuta la possibilità di sottrarsi ad alcuni dettati della legge, qualora la coscienza del singolo cittadino, non per semplice personale capriccio, ma per un giustificato motivo etico, ritenga di obbedire a scelte diverse.

In tal modo lo stato riconosce di non poter essere totalizzante, non solo perché non chiede un'adesione incondizionata della coscienza del singolo alla legge, ma anche perché non esige da tutti e in tutti i casi lo stesso comportamento esteriore, quando questo dovesse costringere il soggetto a contravvenire a quei doveri ai quali si sente obbligato per motivi inalienabili di eticità.

Bisogna inoltre tenere presente che l'obiezione di coscienza ( in Italia) non si esprime soltanto nelle due forme più diffuse in questi ultimi anni, quella al servizio militare e quella all'intervento d'aborto.

A proposito poi di queste due forme è del tutto necessario rilevame la diversità di prospettiva: nel caso del servizio militare non esiste propriamente una morale obbligatorietà di opposizione a esso, ma si ha una significativa scelta profetica nei confronti dell'uso delle armi; nel secondo caso il comandamento di non uccidere l'innocente obbliga moralmente in modo grave tutti e sempre, senza eccezioni.

L'obiezione di coscienza, comunque, si motiva solo quando è in gioco una ragione etica imprescindibile per il soggetto. Infatti l'ordinamento giuridico non può affidarsi alla psicologia varia di singoli soggetti portati talvolta a vedere una crisi di coscienza laddove questa non è in realtà chiamata in causa, trattandosi soltanto di opinioni del tutto personali: diversamente l'ordinamento giuridico si dissolverebbe in miriadi di posizioni, nelle quali diverrebbe impossibile la stessa convivenza sociale.

Egualmente l'ordinamento giuridico non può tener conto del semplice dissenso di un cittadino a una legge dello stato, della quale non comprende il significato e il valore. L'obbedienza alla legge, se non si vuole un'anarchia basata su di un individualismo sfrenato, può e deve essere pretesa, quando non contraddice alle oggettive e fondamentali esigenze della coscienza, nel senso sopra ricordato,
e comunque tenendo ben presente che non è compito dello stato stabilire norme di coscienza, dal momento che il cristiano non accetta uno stato etico. Infine l'ordinamento giuridico non può accettare neppure quella forma di obiezione che è stata chiamata «obiezione ipotetica»: questa non tende ad affermare un valore etico o religioso, ma solo a negare un certo modello sociale e, pertanto, si basa solo su ideologie diverse da quelle accolte dall'ordinamento vigente.

L'ordinamento giuridico deve essere vigilante e scoraggiare chi, ricorrendo all'obiezione, tende in realtà non a salvaguardare la coscienza e i suoi valori, ma solo a tutelare la propria comodità o, peggio ancora, interessi di casta o di corporazione.
Solo l'obiezione di coscienza rettamente intesa e sollevata, e talvolta anche riconosciuta dall'ordinamento giuridico, proprio perché è rispettosa dei fondamentali valori morali della persona, non diminuisce ma rafforza il senso della legalità: la legge civile non può essere un'imposizione violentatrice della coscienza, dev'essere, invece, uno strumento reale di crescita umana dei singoli e della società.

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