Corso di Religione
Per approfondire:
...le radici dell'antiproibizionismo, in Thomas
S. Szasz, Il mito della droga. La persecuzione rituale delle droghe,
dei drogati e degli spacciatori, trad. it., 2a ed., Feltrinelli, Milano
1980; una critica dell'antiproibizionismo, nel mio Il controllo penale
degli stupefacenti. Verso la riforma della L. 685/1975, Jovene, Napoli
1990; l'approfondimento del problema etico connesso all'uso delle droghe,
in padre Lino Ciccone C.M., Salute & Malattia. Questioni di morale
della vita fisica, Ares, Milano 1986, pp. 323-436; l'antropologia dei
comportamenti drogastici, in Max Beluffi, Antropologia sociale dei comportamenti
drogastici, in Droga e società italiana. Indagine del Centro
Nazionale di Prevenzione e Difesa Sociale e dell'Amministrazione Provinciale
di Milano, Giuffrè, Milano 1974, pp. 539-584; una completa informazione
sul piano giuridico, in Giuseppe Amato e Giorgio Fidelbo, La disciplina
penale degli stupefacenti, Giuffrè, Milano 1994; un punto sulla
situazione italiana, in Alfredo Mantovano, Aggiornamento dal fronte
della lotta contro la droga, in Cristianità, anno XXV, n. 264,
aprile 1997, pp. 3-12; e due documenti di diversa autorevolezza: Il
punto di vista della Società Italiana di Farmacologia (SIF) sulla
proposta di liberalizzazione delle «droghe leggere», del
3-6-1995, ibid., anno XXIII, n. 247-248, novembre-dicembre 1995, pp.
16-20; e Pontificio Consiglio per la Famiglia, Liberalizzazione della
droga? «La droga non si vince con la droga», del 22-1-1997,
ibid., anno XXV, n. 261-262, gennaio-febbraio 1997, pp. 3-6.
Droga libera o liberi dalla droga? di Tommaso Scandroglio © Il Timone - n. 3 - Settembre / Ottobre 1999
Lo spinello libero non debella il flagello della droga: Svezia, Olanda
e Svizzera confermano con i fatti che liberalizzare le droghe è
rimedio peggiore del male.
C'è chi è drogato di eroina e chi di menzogne. A quest'ultima
categoria di "tossicodipendenti" apparteniamo, forse inconsapevolmente,
un po' tutti noi. Ne diventiamo parte quando prestiamo fede ai molti
spacciatori di pseudo-verità che affollano l'odierna città
dei mass-media. E, in particolare, ci riferiamo ai sostenitori delle
campagne favorevoli alla liberalizzazione delle droghe, leggere o pesanti
che siano. Costoro sostengono che vietare l'uso delle droghe non provoca
altro effetto che aumentare il numero dei tossicodipendenti e che se
la vendita delle droghe, almeno quelle leggere (hashish e marijuana),
fosse legalizzata, cioè non fosse più reato venderla,
la piaga della criminalità legata alla tossicodipendenza scomparirebbe
in breve tempo dalla nostra società. I sostenitori dello spinello
libero ci spiegano, infatti, che se il mercato degli stupefacenti fosse
controllato da apposite leggi e lo spaccio avvenisse alla luce del sole,
il mercato illegale e la criminalità organizzata ad esso affiliata
presto non avrebbero più ragion d'essere, perchè i centri
legali di distribuzione sottrarrebbero loro i clienti. Ma i fatti danno
ragione a questa teoria apparentemente ben costruita?
Non sembra proprio.
Infatti, quando in Italia si pensò di distribuire metadone (un
cocktail di sostanze che dovrebbero aiutare a disintossicarsi) ai tossicodipendenti
che volevano farla finita con la droga, i risultati non sono stati dei
migliori: la domanda di droga non è calata né tantomeno
è diminuito il numero dei reati commessi da chi fa uso di stupefacenti.
Qualcuno, forse, obbietterà che noi italiani non siamo un popolo
evoluto sul fronte della lotta alla droga e che, per constatare gli
effetti benefici prodotti dalla liberalizzazione delle droghe, occorre
guardare alle esperienze dei Paesi del nord Europa, famosi per essere
"socialmente progrediti". Ma si, andiamo pure a vedere qual
è stato il risultato in Svezia, Olanda, Svizzera di decennali
politiche volte alla depenalizzazione dello spaccio e alla distribuzione
legalizzata delle droghe.
Qualche tempo fa, dalle pagine di Avvenire,
il giornalista Maurizio Blondet ci informava che in Svezia nel 1965
era permessa la prescrizione medica di sostanze stupefacenti pesanti.
Nel 1977, dopo dodici anni di sperimentazione, il Paese ha fatto dietro
- front: oggi, per chi ha in tasca una sola dose di eroina è
prevista una reclusione in carcere che può arrivare fino a sei
anni. Non solo. Non si fa più distinzione, come invece accade
in Italia, tra droghe leggere e pesanti, ma si considerano "stupefacenti"
anche semplici tranquillanti e sedativi, con le implicazioni legali
che ne conseguono. Perchè questo mutamento di politica nei confronti
della lotta alla droga? Perchè tanta severità nel punire?
Evidentemente, la strada della liberalizzazione non ha portato quegli
esiti positivi che ci si aspettava. Infatti, dati alla mano, le statistiche
hanno messo in evidenza che in Svezia ben il 90% dei soggetti che facevano
uso di droghe pesanti, dopo due anni di seria carriera nel mondo della
tossicodipendenza, si macchiava di qualche reato, nonostante che per
procurarsi la droga fosse sufficiente chiederla direttamente al proprio
medico. Nei primi due anni di liberalizzazione, tra gli arrestati per
i reati più diversi, il numero di tossicodipendenti era aumentato
dal 18,5% al 35,8% per gli uomini e dal 31% al 53% per le donne.
Ma
il dato che forse impressiona di più e il seguente: la percentuale
di ragazzi tra i 15 e i 19 anni che erano entrati nel tunnel della droga
era passata da1 3,6% durante gli anni del proibizionismo al 30% nel
periodo della droga libera. Di fronte a questi risultati deludenti,
la Svezia ha ora risposto con una campagna capillare e severissima nelle
scuole e nei quartieri più a rischio, denunciando apertamente
i gravi rischi della tossicodipendenza. Grazie a questa iniziativa ed
ad altre simili protratte per un decennio, il numero di adolescenti
che almeno una volta hanno provato uno stupefacente e calato dal 13
al 5%. Anche in Svizzera hanno battuto la strada della somministrazione
vigilata di eroina, ma le cose non hanno funzionato come avrebbero desiderato
gli ideatori di questo programma. Il VPM, un'associazione di 700 medici
svizzeri, ha fatto notare che l'esperimento non è stato condotto
in maniera scientifica.
Mancava infatti il gruppo di controllo, cioè
un gruppo di tossicodipendenti esclusi dalla distribuzione controllata
di eroina, ma che assumeva metadone. Persino un organismo interno dell'ONU
(il Narcotic Control Board) è stato molto critico nei confronti
dell'esperimento svizzero, impedendo alla Svizzera di acquistare eroina
(ben 116 chili all'anno) da poter poi distribuire.
Le cose non sono andate meglio in Olanda. I famosi coffee - shops, locali
dove si può acquistare legalmente ogni sorta di droghe leggere,
smerciavano anche droghe pesanti e diventavano luoghi di incontro per
spacciatori. Dal '92 l'Olanda non rende più note chissà
perchè - le statistiche sulla popolazione dei tossicodipendenti
presenti nella nazione: l'ultima cifra fornita corrisponde all'impressionante
numero di un milione di "tossici" su una popolazione di 15
milioni di persone. Oltre a ciò, il 50% dei giovani di età
inferiore ai 24 anni è abituale consumatore di droghe.
Nonostante il peso di queste cifre c'è chi ancora si ostina a
credere che lo spinello libero sia la soluzione al dramma sociale della
droga anche in Italia: cosi si rischierà non solo di incrementare
buchi nelle braccia di chi si droga, ma di fare un bel buco nell'acqua
in questa decisiva battaglia per la salute dei giovani.
Ricorda
"L'uso della droga causa gravissimi
danni alla salute e alla vita umana. Esclusi i casi di prescrizioni
strettamente terapeutiche, costituisce una colpa grave. La produzione
clandestina di droghe e il loro traffico sono pratiche scandalose; costituiscono
una cooperazione diretta, dal momento che spingono a pratiche gravemente
contrarie alla legge morale" (Catechismo della Chiesa Cattolica,
n. 2291).
"Non si può parlare della "libertà di drogarsi"
né del "diritto alla droga", perché l'essere
umano non ha il diritto di danneggiare se stesso e non può né
deve mai abdicare alla dignità personale che gli viene da Dio.
(Giovanni Paolo II, Discorso ai partecipanti al Simposio "Solidali
con la vita", Città del Vaticano 9 - 11 novembre 1997).
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